• • • • • • • • . , • I s t i t u z i o n i , società e f o r m e u r b a n e • • • - - • ~ • - . - • • • •. . Gli A c u r a E m a n u e l e G r e c o • • Progetti Donzelli LA CITTÀ GRECA ANTICA Istituzioni, società e forme urbane a cura di Emanuele Greco © 1999 Donzelli editore, Roma ISBN 88-7989-507-9 _ _ _ _ _ _ _ LA CITTÀ GRECA ANTICA _ _ _ _ _ __ Indice Introduzione p. VII di Emanuele Greco Parte prima. La città La polis: società e istituzioni 5 di Mario Lombardo La polis e lo sfruttamento della terra 37 di Luigi Gallo Le necropoli e i riti funerari 55 di Angela Pontrandolfo Verso il canone della polis 83 di Piero Lo Sardo Parte seconda. Le città L'Eubea • 99 di Fabrizio Pesando Le città cretesi 111 di Athanasis Kalpaxis Il Peloponneso 129 di Massimo Osanna Atene 161 di Emanuele Greco e Massimo Osanna V ',Indice - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Mileto 183 di Fausto Longo Le città del Mar Nero 205 di Aleksandra Wasowicz Thasos 221 di Didier Viviers Megara Iblea 251 o di Miche! Gras e Henri Tréziny !mera • 269 di Nunzio Allegro Ischia e Cuma 303 di Lorena Jannelli \ •• Metaponto • 329 di Liliana Giardino e Antonio De Siena Poseidonia di Fausto Longo Cirene 385 di Ida Baldassarre Le città focee 395 di Miche! Bats e Henri Tréziny 0413 Turi di Emanuele Greco Alessandria 431 di Fabrizio Pesando 453 Indice dei nomi e dei luoghi 462 Elenco delle illustrazioni 464 Gli autori VI _ _ _ _ _ _ _ LA CITTÀ GRECA ANTICA _ _ _ _ _ __ Introduzione Obiettivo principale di questo libro è il tentativo di fondere i due aspetti principali riguardanti la città greca antica che, anche a una scor sa solo superficiale della immane bibliografia sull'argomento, risultano tradizionalmente separati: la città nel senso di comµnità (quella che i civitas city romani chiamavano e che oggi gli inglesi chiamano e i fran cite') urbs cesi e la città nella sua dimensione materiale (cioè le latine e oppidum, town ville). o l'inglese e la francese Si vedrà che anche nella lingua greca questi due concetti erano connotati da due distinte paro !~, al contrario di quanto avviene nella lingua italiana, che usa la paro la città in entrambi i sensi. L'argomento occupa una sua indiscussa e ininterrotta centralità nel dibattito che la cultura contemporanea destina allo studio del!' Antico in generale1 Nella prefazione a un suo recente libro sullo spazio pub • blico nelle città greche, Tonio Holscher (1998) dopo aver riproposto sui diversi approcci alla città greca una gustosa ed acuta osservazione di Oswyn Murray (1990), per il quale, se per un tedesco la città greca può essere descritta solo in un manuale di diritto costituzionale, per un francese è una santa comunione, per un inglese è un incidente storico e per un americano un misto di pratiche mafiose e di libertà individuali, annuncia di voler seguire nel suo studio una prospettiva generazionale piuttosto che nazionale. Ciò vuol dire, per lo studioso tedesco, recu perare la dimensione più squisitamente politica e protestare contro la diffusa, attuale tendenza a privilegiare la sfera sacrale come fattore de terminante, quando si procede alla definizione della città greca2 A noi • sia consentito ricordare anche la buona tradizione italiana, che al pro blema ha dato contributi di grande rilevanza, di norma non adeguata mente utilizzati; mi riferisco in particolare a tutta quella serie di studi ' Per una riflessione storiografica su questo punto, cfr. Finley 1984. 1 Cfr. per esempio de Polignac 1984 e le osservazioni di van Effenterre 1985. VII _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Emanuele Greco _ _ _ _ _ _ _ _ _ __ segnati dall'approccio socio-economico, che in Italia è stato usato, nel la stragrande maggioranza dei casi, con equilibrio e misurato senso cri tico3; argomenti ora ripresi e rilanciati da uno studioso americano4 • Lo scopo di questo libro non è però quello di produrre una nuova sintesi sul problema delle origini della città greca, ma di offrire elementi di riflessione a partire da situazioni concrete, per un periodo che va polis dalla formazione della fino alla morte di Alessandro Magno, se condo una periodizzazione che, se pure generica e non certo valida a dare conto dei momenti di cesura (specialmente quello finale) in ogni angolo del Mediterraneo, viene comunemente utilizzata per segnare il poleis. percorso dell'esperienza civile delle libere Non pochi autori5 ma solo a partire da qualche anno a questa parte, , tenuto conto della produzione scientifica corrente, hanno lamentato la separazione di cui si diceva tra la città greca in quanto oggetto di studio storico e la dimensione materiale e archeologica del problema. Le ragio ni sono abbastanza evidenti e qui le riassumiamo solo schematicamente. Il punto di osservazione storico dominante (già nell'Antichità stes sa, se solo si pensi a Tucidide) è sempre stato quello politico; la storia è fondamentalmente (e per alcuni ancora oggi solamente) storia politica. È evidente come, in questo quadro, il contributo dell'archeologia sia assolutamente insignificante, per non dire nullo. Ne consegue che oc corre diffidare degli archeologi, che si rifugiano nella storia politica con i ferri del loro mestiere, senza discrezione metodica e con una imme diatezza di sconcertante ingenuità. Punto di incontro tra la storia poli tica e l'archeologia finiscono così per essere solo le belle illustrazioni (vasi, edifici, statue) che quest'ultima può fornire per montare eleganti copertine o apparati iconografici di saggi di storia. Tuttavia, se una caratterizzazione fondamentale dobbiamo ricono scere all'andamento dei nostri studi, specialmente nel secondo dopo guerra, questa non può che riguardare il profondo allargamento della prospettiva storica a una serie di aspetti (società, economia, commer cio, abitudini alimentari, riti funerari ecc.) per i quali la ricerca archeo logica non solo è i,nportante, ma addirittura insostituibile. Dall'altro canto, è avvenuto che l'archeologo - e qui mi riferisco essenzialmente a quello che indaga lo spazio urbano antico - difficilmente ha affronta to la ricerca sul terreno con strumentazione concettuale adeguata, ri manendo, per lo più, prigioniero della sua matrice di storico dell'arte. 'Cfr. per esempio Mele 1978, 1979; Ampolo 1980; Musti 1981; Lepore 1987. 'Tandy 1997. 'Snodgrass 1993; Greco - Torelli 1983; Greco 1989; Fischer-Hansen 1996. VIII _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Introduzione _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __ La conclusione è che la storia dell'urbanistica greca non ha dato fin qui, al polis a ben vedere, un contributo rilevante dibattito sulla in generale. Inoltre, i recenti tentativi di ripercorrere lo sviluppo della città gre ca in età classica prodotti da architetti e studiosi di storia dell'architet tura6 hanno suscitato più critiche che consensi, non solo per il caratte re spesso aleatorio e filologicamente infondato di molte delle loro ri costruzioni, ma per la povertà e l'angustia della prospettiva storica, tut ta dominata da ansie teleologiche mirate all'esaltazione della perfezio ne greca e del modello democratico, ovviamente presunto, come è sta to ben messo in luce dai critici più avveduti7 Di ben altro spessore so • no invece alcune delle ricerche avviate da qualche anno dal Copenha gen Polis Centre, diretto da M. H. Hansen, che si propongono come importante punto di riferimento, proprio perché tentano la sintesi tra tradizione letteraria, documentazione epigrafica e stato delle cono scenza archeologiche8 • Nel libro che qui presentiamo, abbiamo voluto perciò procedere partendo dalla necessità di valorizzare la documentazione materiale, archeologica. È una scelta che ha bisogno di qualche chiarimento. Rac poleis colte enciclopediche specifiche o articoli relativi a singole in en ciclopedie più generali certo non difettano9 In questi repertori noi pos • siamo consultare le voci corrispondenti alle singole città, nelle quali troveremo, di norma, una breve informazione sulle vicende del sito, una scheda sintetica con la storia delle scoperte, lo stato delle ricerche, l'esame di singole situazioni monumentali, la bibliografia e, a volte, an che qualche illustrazione. Nella recente collana einaudiana / Greci, a cura di Salvatore Settis, ancora in corso di pubblicazione, il lettore tro verà invece una serie di capitoli di inquadramento generale, di grande utilità e con un taglio critico-problematico di notevole spessore, per orientarsi entro il dibattito scientifico più avanzato che, ovviamente, ri guarda tutta la cultura greca. Dal nostro canto, abbiamo da un lato selezionato un certo numero di città (e tra breve diremo con quali criteri); dall'altro, abbiamo cercato di evitare di dare ai singoli contributi un taglio da voce d'enciclopedia o da guida archeologica del sito preso in esame. L'approccio che abbiamo pri vilegiato e cercato di rispettare è quello di mettere in evidenza i proble- 'Mi riferisce> al ben noto libro di Hoepfner e Schwandner (1994). ' Musti 1995; Ferrucci 1996. . 'A questo proposito si segnala soprattutto la grossa raccolta relativa all'architettura de gli edifici pubblici della città greca (Hansen - I'ischer Hansen I 994 ). ' Si pensi alle singole voci della Realencyclopaedie, del!' Enciclopedia dell'Arte Antica o della Princeton Encyclopaedia of Classil·al Sites, per fare qualche esempio. IX _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Emanuele Greco _ _ _ _ _ _ _ _ _ __ mi fondamentali che lo stato delle nostre conoscenze permette di defini re e valorizzare nelle città di volta in volta prese in considerazione, com presi brevissimi cenni alla storia delle scoperte, che riteniamo necessari non al fine di redigere una cronaca, ma per mettere in evidenza i diversi modi con cui gli studiosi hanno affrontato la ricerca sul terreno. Carmine Ampolo ha, giustamente, in più di un' occasione' attirato 0 l'attenzione su un'acuta osservazione di Gaetano De Sanctis 11 Vi si pro • pone un approccio di straordinaria attualità, che vale la pena di rileggere: polis Lo stesso concetto di per abbracciare del pari Atene, Sparta, Marsiglia, la Parrasia, I' Atamania, deve ridursi a tale astranezza, deve talmente spogliarsi di ogni lineamento concreto da rassomigliare assai al concetto che sant' Agosti prope nihil. no dava della materia come metafisico componente della sostanza: Tendenze più o meno manifeste alla generalizzazione non mancano anche ai nostri giorni e non tutte vanno respinte, ovviamente, se è vero che le riflessioni, soprattutto quelle di carattere teorico, sono da utilizza re come strumenti euristici, quando si vanno ad aggregare le diverse do cumentazioni12. Ma certamente la generalizzazione è sconsigliata quando si parla di urbanistica greca, tranne che per quella serie di elementi co muni che segnano, per così dire, il paesaggio di una città greca, renden dola riconoscibile e distinguibile da un'altra, come avvertiva Strabone 4, 2) che invitava a non confondere una città fenicia con una greca, (111, facendo ricorso allo schema, cioè al disegno del suo impianto urbano. Dunque la storia della città greca, sotto il profilo materiale, è essen zialmente la storia delle singole città. La nostra selezione doveva perciò procedere secondo due coordinate, quella geografica, regionale, e quella cronologica, in modo da forni re una significativa esemplificazione dei va ri ,,modelli» di città a partire dal continente greco e dalle isole, fino ali' A sia minore, al Mar Nero, alla Magna Grecia, alla Sicilia, ali' Africa, alle co ste meridionali della Francia e a quelle orientali della Penisola iberica. Anche il critico più distratto potrà facilmente elencare la serie di città non comprese in questa silloge; per fare un esempio, non vi si trovano Olinto né Priene né Cassope, ma la loro esclusione sarà più facilmente giustificabile se si tiene conto che avendo privilegiato gli aspetti proble matici della storia degli impianti urbani greci abbiamo evitato di moltipli care gli esempi, trattandosi in quei casi di città inquadrabili nella tradizio- • '' Ampolo 1980, 1987-89. " Si tratta della recensione, apparsa in «Rivista di Filologia e istruzione classica•, 1934, 12, pp. 95 sgg., alla prima edizione ( 1932) del libro di V. Ehrcnbcrg, Der Staat der Griechen, i,1 seguito più volte ristan1patl> e tradotto in varie lingue. '' Si vedano, per esempio Lepore 1987; Sakellariou 1989; Ampolo 1987-89; Murray 1990; A,npolo 1996. X _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Introduzione _ _ _ _ _ _ _ _ _ __ ne che discende nettamente dagli ambiti coloniali (come nel caso di Olin to e Cassope), o sortite dalle esperienze urbanistiche greche successive al i' adozione dei principi della città regolare a scacchiera, introdotti per la prima volta nel corso del V sec. a.C, come nel caso di Priene. Fin qui possiamo aver dato l'impressione di seguire un concetto ul polis, tratradizionale di intendendone la storia urbana unicamente co me articolazione dei monumenti compresi entro le mura. Avendo già avuto in passato l'occasione di affrontare il problema sotto un'angola zione ben diversa 13 ci limiteremo qui a riassumere brevemente la so , stanza della questione. polis È diventato ormai banale affermare che il concetto di è il risul tato della inscindibile fusione dei due elementi principali che lo com l'asty chora, Polis pongono, (cioè lo spazio urbano) e la il territorio. è generalmente la comunità dei cittadini, che si distribuisce nello spazio di cui è sovrana, all'interno del quale distinguiamo l'abitato principale (quella che noi chiamiamo città) e la campagna, sede delle attività pro duttive primarie (quelle agrarie) esercitate da cittadini che risiedono in città o nei distretti rurali, villaggi, demi o fattorie isolate, senza che la re polites sidenza sia dirimente per quanto attiene lo statuto di (cittadino), cioè di colui che gode dei pieni diritti (vale a dire i maschi adulti). Me no banale risulta la riaffermazione del concetto, se si considera la storia archeologica del problema. Così, per quanto riguarda la storia monu mentale della città greca, la letteratura scientifica è stata a lungo domi solo nata dalla convinzione che per urbanistica si debba intendere la sto ria dello spazio urbano entro le mura. È fin troppo facile obiettare, se questo dovesse essere il punto di vista da cui osservare il fenomeno, che, per fare un esempio macroscopico, Sparta non sarebbe una città, perché mantenne a lungo la sua organizzazione politica in forma di distretti ru rali, cd ebbe le mura solo nel III scc. a. C. Anche la scelta di studiare in tal modo la storia urbana finisce così con il rientrare entro quell'ottica generalizzante che non arriva a comprendere la grande diversità spazia le e temporale con cui il fenomeno si manifestò, e che produce risultati parziali, dominata com'è da una visione largamente modernizzante. C'è poi un altro aspetto che non va sottovalutato; certamente, dal punto di vista fenomenico (e l'archeologia studia le cose che appaiono, quelle concrete) non si possono mettere sullo stesso piano i monumenti della chora, città con quelli della campagna; nella se si fa astrazione da quei casi in cui la città ha impiantato nel territorio grandi santuari (templi cd '' Greco - Torelli 1983. Xl