ebook img

La Chiesa e le sfide della modernità PDF

208 Pages·2007·0.864 MB·Italian
Save to my drive
Quick download
Download
Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.

Preview La Chiesa e le sfide della modernità

Filoramo.qxp 10-07-2007 20:49 Pagina I Sagittari Laterza 155 Filoramo.qxp 10-07-2007 20:49 Pagina II © 2007, Gius. Laterza & Figli Prima edizione 2007 Filoramo.qxp 10-07-2007 20:49 Pagina III Giovanni Filoramo La Chiesa e le sfide della modernità Editori Laterza Filoramo.qxp 10-07-2007 20:49 Pagina IV Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Finito di stampare nel luglio 2007 SEDIT - Bari (Italy) per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN 978-88-420-8402-0 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Filoramo.qxp 10-07-2007 20:49 Pagina V Introduzione 1. Viviamo oggi in Italia un rinnovato scontro tra Chiesa cat- tolica e, in particolare, il magistero nelle sue più autorevoli espressioni, e modernità: uno scontro che sembrava apparte- nere al passato, impensabile in una società, come oggi si ten- de sempre più a dire, postsecolare, e che, invece, da qualche anno, è entrato a far parte del nostro presente, in forme per molti aspetti nuove rispetto al passato, ma con una virulenza che discende da un manicheismo ideologico che si riconnet- te direttamente a questo passato. Perché le cose siano arrivate a questo punto e stiano pro- vocando nel tessuto civile, sociale e culturale del paese guasti che rischiano di essere irreparabili, è questione semplice e complessa nel contempo. Per secoli la Chiesa ha rifiutato la modernità, comunque intesa e definita, nei suoi aspetti essen- ziali, a cominciare da quella libertà di religione che può esse- re assunta a cardine e simbolo della moderna libertà di eman- cipazione della ragione dell’uomo dalla tutela di entità supe- riori, a cominciare da quella della stessa Chiesa. Si è dovuto attendere l’avvento sul soglio pontificio di Giovanni XXIII, la sua intuizione profetica dei «segni dei tempi» come ricono- scimento dell’autonomia della storia prodotta dagli uomini, per conoscere una svolta epocale, che ha trovato un sigillo au- torevole in alcuni documenti del Concilio Vaticano II pro- mosso dallo stesso pontefice, come la costituzione pastorale sui rapporti col mondo moderno Gaudium et spes, che, pur tra inevitabili compromessi, costituisce una indubbia presa di Filoramo.qxp 10-07-2007 20:49 Pagina VI VI Introduzione distanza nei confronti dello schema tradizionale della genea- logia dei mali della modernità, risalenti in ultima analisi alla diabolica emancipazione dell’uomo promossa dalla Riforma. Perché, su questo punto decisivo, già a partire da alcuni cenni problematici di Paolo VI, ma poi in maniera sistematica durante il lungo pontificato di Giovanni Paolo II e, a quanto lasciano intravedere alcuni segnali, anche nel nuovo pontifi- cato di Benedetto XVI, il magistero abbia deciso di fare mar- cia indietro, inaugurando e portando avanti una guerra totale contro il relativismo e i suoi valori e cioè contro l’Illuminismo e la cultura moderna, può essere spiegato prima di tutto sullo sfondo della profonda crisi identitaria che oggi la Chiesa co- nosce, in particolare nella sua terra d’elezione: l’Italia. Le ra- gioni di questa crisi sono molteplici. La prima, e più evidente, sta proprio nel successo che l’individualismo libertario, moto- re immobile del relativismo etico e dei fenomeni culturali ad esso collegati, ha conosciuto e continua a conoscere, in modo inarrestabile e con esiti spesso negativi che da molti anni han- no acceso tra i suoi difensori più attenti e lungimiranti un vivo dibattito. Questo successo si manifesta anche all’interno del- lo stesso campo religioso cattolico, con esiti destabilizzanti di una portata tale da spiegare, almeno in parte, la reazione deci- sa da parte del magistero. Tra le altre ragioni, direttamente o indirettamente ricollegabili a questa causa di fondo, si può an- noverare il pluralismo religioso che ormai si è affermato, pri- ma di tutto come conseguenza dei processi immigratori che hanno toccato il nostro paese, e che ha contribuito in modo de- cisivo, sul terreno stesso della pratica religiosa, a metter fine, a quanto pare in modo irrevocabile, al monopolio cattolico. Ma forse è sul terreno culturale che i segni di questa corrosione si rivelano più minacciosi. In una società postindustriale e della comunicazione come la nostra, in cui la produzione, il con- trollo del bene culturale e la sua mediazione si rivelano fattori politici decisivi, lo scollamento crescente della Chiesa nei con- fronti dei valori culturali dominanti ha finito per mettere in moto e, comunque, favorire un complesso processo di reazio- Filoramo.qxp 10-07-2007 20:49 Pagina VII Introduzione VII ne, che si è tradotto in un Progetto culturale tanto vasto quan- to generico, salvo sullo scopo di fondo: restaurare una cultura cattolica come collante e rinnovato fattore identitario in un universo cattolico per molti aspetti vivo, ma anche pericolosa- mente diviso e contraddittorio. 2. Il Progetto culturale promosso dalla Conferenza episcopa- le italiana (Cei) si iscrive, a sua volta, in un più generale pro- cesso restaurativo, che costituisce l’oggetto di questo saggio: ridare vigore alla dottrina sociale della Chiesa come «carta di fondazione» e bussola per una rinnovata identità cattolica. In sintesi, si tratta del modo in cui, in particolare durante il lun- go pontificato di Giovanni Paolo II, si è cercato di elaborare uno strumento, al passo coi tempi, che permettesse alla Chie- sa di affrontare la nuova complessa situazione in cui essa vive- va e che potremmo definire della «modernità in crisi». Le «sfide della modernità», infatti, che oggi la Chiesa si trova a dover affrontare vanno viste sullo sfondo della «crisi» stessa che la modernità sta attraversando. Con questa espres- sione, abbastanza aperta e, nel contempo, neutra per per- mettere il coesistere nel suo seno di differenti concezioni ac- comunate appunto dalla critica alla modernità tradizionale, si intende in genere il fatto che oggi si impone un superamento della modernità tradizionale, anche se le ricette proposte di- vergono. Se, per un verso, infatti, ci si accorda sul fatto che le strutture tradizionali di inquadramento sociale e spirituale dell’individuo sono entrate in una crisi irreversibile e che, di conseguenza, i «grandi racconti», i miti come il progresso, «sono arrivati al capolinea» e cioè hanno perso la loro fun- zione di cemento sociale e culturale, di spiegazione condivi- sa e non problematica del mondo, anche perché i soggetti so- ciali che se ne nutrivano e li alimentavano, dalla famiglia alla scuola, dai partiti alle istituzioni, sono anch’essi entrati in cri- si; per un altro, si discute sulle cause e sulla diagnosi di que- sto male, come dimostra anche la difficoltà di trovare un ac- cordo terminologico. Non è ora il caso di insistere su questo Filoramo.qxp 10-07-2007 20:49 Pagina VIII VIII Introduzione aspetto semantico, pur importante e rivelativo, e precisa- mente su quale sia il termine più indicato (postmodernità? modernità tardiva? surmodernità?) adatto a descrivere que- sta situazione di crisi. Per i nostri scopi conviene invece insi- stere sul fatto che, comunque, non si è usciti dalla logica del- la modernità, come del resto dimostra la radicalità stessa del- la risposta del magistero ecclesiastico che ci accingiamo ad esaminare; ad essere cambiati, sono gli oggetti, ma ancor pri- ma – dal momento che gli oggetti possono essere rimasti gli stessi di precedenti sfide – il modo in cui oggi la sfida si pone. Con una inevitabile dose di violenza interpretativa, si pos- sono ricondurre gli innumerevoli dibattiti sorti intorno a que- sta crisi, alle sue origini/natura/diagnosi, a tre tipi di propo- ste avanzate per superarla. Mentre la prima proposta, di tipo regressivo, invoca un ritorno alla tradizione, predicando la «restaurazione» di un certo numero di territori e di valori ri- fiutati dalla modernità; e la seconda, di tipo decostruzionista, spingendo all’eccesso la critica della ragione moderna di ma- trice illuministica e delle sue pretese fondative, finisce per mettere in contraddizione la modernità con se stessa, privan- dola di ogni fondamento e pervenendo a esiti nichilistici; la terza, di tipo ricostruttivo, ritiene, invece, che in realtà i va- lori moderni non vadano né abbandonati in nome di valori del passato né decostruiti, ma finalmente realizzati. Dove si colloca, su questo sfondo plurale e in movimento, la Chiesa? A prima vista, si sarebbe tentati di dire: nel primo campo, quello della restaurazione. In effetti, il primo è stato lo schema dominante, come ricordato, fino al Concilio Vati- cano II, uno schema «dualistico» caratterizzato dallo scontro di due mondi inconciliabili: da un lato, un universo domina- to dalla razionalità scientifica e tecnica, in cui l’affermazione dell’autonomia dell’individuo e delle istituzioni corrode alla base i fondamenti teologico-politici dell’ordine sociale, co- stringendo la religione a ripiegare nel privato; dall’altro, un sistema romano che articola l’unità organica della morale, della religione e dell’ordine sociale, con lo scopo di scongiu- Filoramo.qxp 10-07-2007 20:49 Pagina IX Introduzione IX rare la minaccia dell’individualismo uscito dalla Riforma e dell’ordine sociale uscito dalla Rivoluzione. La posizione di fortezza assediata assunta a lungo dalla Chiesa sembra giusti- ficare questo schema, che trova una sua concretizzazione sto- rica nell’epoca del trionfare della laicizzazione, il momento della messa in discussione politica del monopolio della co- scienza sui beni spirituali (la coscienza) e materiali (beni ec- clesiastici). In questo scontro, in gioco è il monopolio della verità. Per il cattolicesimo intransigente – il cui rapporto col mondo è formalizzato dal Sillabo di Pio IX del 1864 – la ve- rità è sostanziale, positiva, data una volta per tutte dall’alto. L’autonomia del politico e della scienza sono intollerabili. La fedeltà del cattolico implica la sottomissione all’autorità legit- tima del magistero, che garantisce la permanenza della verità. La fase più recente della modernità, che ha avuto nel Con- cilio Vaticano II un primo formale riconoscimento positivo, ha messo in realtà in moto un processo più complesso. Esso è rappresentato dal lavoro interno allo stesso cattolicesimo operato dalla modernità, secondo percorsi che variano col va- riare del registro predominante nella scomposizione e ricom- posizione messe in atto da questo lavorio interno di un bacil- lo, che agisce ora in profondità nello stesso campo ecclesia- stico, attivando processi complessi di ridefinizione, ma anche di reazione (se non di rigetto). Si pensi alle condizioni nuove che la modernizzazione della società impone non soltanto all’intervento dell’istituzione nel mondo, ma, in conseguenza di ciò, anche (o soprattutto) alla sua organizzazione interna e alla definizione che ella dà della sua missione; o ai conflitti in- terni che questo lavorio interno mette in moto; o, infine, alla trasformazione delle mentalità religiose, risucchiate inevita- bilmente in questo maelstrom. Mentre cambiano nel mondo «esterno» in modo radicale le condizioni d’esistenza degli in- dividui, dei gruppi sociali e dell’intero corpo sociale, inevita- bilmente si trasformano le aspirazioni, le attese, le stesse espe- rienze di chi vive all’interno del gran corpo ecclesiale. La Chiesa può anche, e legittimamente, pretendere di orientare

See more

The list of books you might like

Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.