Era un carattere riservato, poco propenso a parlare di sé. Professionalmente godeva di non poca stima, ma nel corso degli anni non aveva allacciato che poche e formali relazioni sociali. Preoccupava quel suo sguardo, ora fisso, ora di inquietante mobilità. Sicché quando una sera, bevendo un cognac nel salotto di un hotel dopo una cena di rappresentanza, se ne uscì con una sorta di sospiro, e i due giovani colleghi seduti accanto a lui azzardarono un «Qualche ricordo, professore?», pensarono di aver fatto un passo falso. Ma lui rispose: «Sì, ma non è precisamente una memoria lontana. In realtà questa è una traccia che passa a lato del tempo». E aggiunse: «La mia ultima sera a Milano».
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