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La Biblioteca scomparsa PDF

200 Pages·1990·7.024 MB·Italian
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Luciano Canfora La biblioteca scomparsa l Sellerio editore Palermo 1986 © Sellerio editore via Siracusa 50 Palermo 1988 Quinta edizione riveduta dall'Autore 1990 Sesta edizione La biblioteca scomparsa l Luciano Canfora. · 6. ed. - Pa· lermo : Sellerio, 1990 203 p. ; piante ; 17 cm. · (La memoria ; 140) r. CANFORA, Luciano l. ALESSANDRIA n'EGITTO. Biblioteca dei Tolomei CDD. 027.032 (a cura di S. & T. · Torino) La biblioteca scomparsa Nunc adeamus bibliothecam, non illam quidem multis instructam libris, sed exquisitis. ERASMO I La tomba del faraone Sotto il regno di Tolomeo Soter, Ecateo di Abdera venne in Egitto. Risalì il Nilo fino a Tebe, l'antica capitale dalle cento porte, ognuna delle quali era così ampia - secondo quanto risultava ad Omero - da consentire il passaggio a duecento armati, carri e ca valli compresi. C'erano ancora, ben visibili, le mura del tempio di Ammone. Mura spesse ventiquattro piedi e alte quattrocentocinque cubiti, per un peri metro di decine e decine di stadi. Dentro, tutto era stato saccheggiato, da quando sull'Egitto si era ab battuto Cambise, il re folle dei Persiani, un vero fla gello, che aveva persino deportato in Persia gli ar tigiani egizi, pensando di servirsene per i palazzi di Susa e Persepoli. Poco oltre c'erano le tombe regali. Ne restavano in piedi soltanto diciassette. Nella valle delle regine i sacerdoti gli mostrarono la tomba delle concubine di Zeus, le nobili principesse consacrate, prima del matrimonio, alla prostituzione, per devo zione al dio. Poco oltre gli si parò dinanzi un mauso leo imponente. Era la tomba di Ramsete n, il faraone che aveva combattuto in Siria contro gli Ittiti. Gre cizzato, il suo nome suonava Osymandyas. Ecateo entrò. L'ingresso era un portale lungo ses santa metri e alto venti. Lo attraversò e si trovò in un 11 peristilio che aveva forma di quadrato, ogni lato del quale era lungo circa centoventi metri: il soffitto era un unico blocco di pietra di un azzurro cupo punteg giato di stelle. Questo cielo stellato era sorretto da colonne alte circa otto metri. Più che colonne in real tà erano figure scolpite, una diversa dall'altra, tutte ricavate da blocchi monolitici. Via via che procedeva, Ecateo prendeva nota della pianta dell'edificio. Ora era daccapo ad un portale: simile a quello dell'in gresso ma tutto decorato di rilievi e dominato da tre statue, tutte e tre ricavate da blocchi di pietra nera. Delle tre, la più grande (la più grande statua esi stente in Egitto, gli assicurarono i sacerdoti) eccel leva di tanto sulle altre due che queste le giun gevano alle ginocchia. La statua gigantesca, i cui piedi misuravano quasi quattro metri, raffigurava Ramsete. Alle sue ginocchia da un lato la madre dal l'altro la figlia. Nella sala del cielo stellato il soffitto era alto otto metri, qui si perdeva quasi alla vista e l'inatteso mutare, di sala in sala, dell'altezza del cielo sconcertava ancor più il visitatore. Ciò che in partico lare impressionò Ecateo fu che l'enorme statua di Ramsete fosse ricavata da un unico blocco e non pre sentasse né una scalfittura né una macchia. « Que st'opera - annotò - è ammirevole non soltanto per le dimensioni, ma soprattutto per la tecnica con cui è lavorata e per la natura della pietra». Alla base v1 era una iscrizione che Ecateo si fece tradurre in greco: « Sono Ramsete, re dei re» diceva. Poi segui- 12 tava alquanto oscuramente: «Se qualcuno vuole co noscere quanto grande io sia e dove io mi trovi, su peri una delle mie opere ». La frase non era univoca. « Quanto grande » poteva ovviamente riferirsi alle dimensioni. Tale interpretazione poteva essere avva lorata dal fatto che quelle parole si trovavano proprio ai piedi della gigantesca statua, e comunque non male si accordavano con l'altra curiosità che il faraone pro metteva di soddisfare: « dove io mi trovi ». Ma « quanto grande » poteva avere anche valore trasla to, non riferirsi insomma alla statura, ma per esem pio alle « opere », cui si accennava subito dopo. Ed anche l'altra espressione, « dove io mi trovi »,proprio in quanto invito, o sfida, a rintracciare il sarcofago, lasciava intendere che la sua collocazione era occulta e consentita soltanto a certe condizioni. In ogni caso il visitatore curioso, da questo punto in poi, veniva sfidato, invitato ad una prova. Prospettata anch'essa in modo ambiguo: « superi una delle mie opere» (nikato ti ton emon ergon), compia cioè - par di ca pire - imprese ancora più grandi delle mie. Se que sta era l'interpretazione esatta, si trattava in sostanza di un dhrieto. La statua immane si parava dinanzi al visitatore, ancora al principio del suo cammino, e lo scoraggiava dal cercare il sarcofago. Ma era l'unica interpretazione possibile? Comunque Ecateo e i suoi accompagnatori procedettero. Isolata, nella enorme sala, troneggiava un'altra statua, alta circa dieci me tri, raffigurante una donna con tre corone. Qui l'enig ma gli fu subito spiegato: era - gli dissero i sacerdo- 13 ti -la madre del sovrano, e le tre corone significavano che era stata figlia, moglie e madre di un faraone. Dalla sala delle statue si passava in un peristilio adorno di bassorilievi raffiguranti la campagna del re jn Battriana. Qui i sacerdoti diedero anche informa zioni storico-militari: in quella campagna - dissero - l'esercito del re era di ben quattrocentomila fanti e ventimila cavalieri, divisi in quattro formazioni cia scuna delle quali al comando di uno dei figli del re. Quindi illustrarono i bassorilievi. Ma non sempre erano d'accordo nelle spiegazioni. Ad esempio dinan zi alla parete dove era rappresentato Ramsete impe gnato in un assedio, con accanto un leone, «una par te· degli interpreti - annotò Ecateo - ha sostenuto che si trattasse di un leone vero, che, reso mansueto e allevato dal re, affrontava al suo fianco i pericoli nelle battaglie; altri invece reputavano che il re, co raggioso oltre ogni dire ma, insieme, bramoso di lodi fino alla volgarità, si fosse fatto rappresentare con il leone a significare l'audacia del proprio animo». Ecateo si volse alla successiva parete, dove erano i nemici vinti e prigionieri, raffigurati tutti senza mani e senza genitali: perché effeminati - gli spiegarono - e senza forza di fronte ai pericoli della guerra. Sulla terza parete era raffigurato il trionfo del re reduce dalla guerra ed i sacrifici da lui compiuti per ringra ziare gli dei. Lungo la quarta parete, invece, spicca vano due grandi statue sedute, che la coprivano in parte. Lì vi erano, proprio accanto alle statue, tre passaggi. 14 È questo l'unico caso in cui Ecateo indica in modo esplicito e circostanziato il tipo di accesso da un am biente al successivo. Attraverso quei tre passaggi si entrava in un'altra ala dell'edificio, dove erano cele brate non più le gesta guerresche ma le opere di pace del faraone. 15

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