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La Bibbia commentata dai Padri. Antico Testamento. Edoso, Levitico, Numeri, Deuteronomio PDF

545 Pages·2003·100.614 MB·Italian
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Grafica di Rossana Quarta © 2003, Città Nuova Editrice Via degli Scipioni, 265 -· 00192 Roma tel. 063216212 -e-mail: [email protected] Con approvazione ecclesiastica ISBN 88-311-9372-4 Finito cli stampare nel mese di settembre 2003 dalla tipogr:afia Città Nuova della P.A.M.O.M. Via S. Romano in Garfagnana, 2.3 00148 Roma -te1. 066530467 e-mail: segr. [email protected] INTRODUZIONE GENERALE La religione cristiana, in tutte le sue ha bisogno del Libro per ec manzfestazzònt~ cellenza, la Bibbia 1 Quello che vi è scritto è la parte fondante del cristianesimo. Essa • è il referente costante nella storia delle comunità cristiane, in particolare nei primi se coli del loro sviluppo, ma anche dei fedeli di ogni tempo, che vogliono fare esperienza di fede nel Dio di' Abramo e nel suo Figlio Gesù Cristo. Essa viene letta sia in priva to sia nelle comunità oranti, nelle quali è per di più proclamata solennemente. La Bibbia inoltre esiste anche come documento interpretato e utili'zzato nei seco li. Ogni lettura di tale testo, scritto ma dinamico, significa continua t'nterpretazione e confronto con il presente vissuto dai lettori e dai credenti. La Bibbia può perciò esse re letta come documento storico, culturale e religioso, ma anche come un testo fon dante di tutta la cristianità che con essa si deve contìnuamente confrontare. Generazioni di cristiani - e di ebrei per l'Antico Testamento - pregano, piangono e gioiscono da sempre leggendola: nelle grandi cattedrali, nella solitudine di una cella monastica, neZ.deserto assolato dell'Egitto, nell'intimità. di una famiglia o in comuni tà: a volte anche inconsciamente ci' accostiamo alla Bibbia alla luce di una lunga sto ria scritta e vissuta prima di noi. Ma la rùcoperta del Libro suscita anche l'interesse alla storiçi dell'interpretazione che nel tempo·e nello spazio si è data di esso. · !}e segesi biblica, nei primi secoli cristian~ era la base della predicazione, della ca techesi: della elaborazione dottrinale, del!' etica, delle istituzioni ecclesiali e della ll turgia, persino delle controversie. Per questo i testi biblici, sia dell'Antico sia del Nuo vo Testamento, si rivelano indispensabili per la comprensione stessa della-storia del cristianesi'mo. Anche l'arte cristiana antica era una rappresentazione di episodi bi~lici a fini didattici: le p{tture delle catacombe, ad ese!"Zpio, comunicavano un messaggio bi blico. Origene, quando commenta un testo biblico, si pone soprattutto questa doman- . da: «Che interesse ha per me questa storia?» (Omelia su Geremia 1, 2). Lo studio dei Commenti patristici condotti sulla Scrittura per molto tempo è sta to trascurato perché l'esegesi appariva troppo intessuta di interpretazioni allegoriche talvolta fantasiose, e perché considerata senza valore per lo studio _e la sua compren sione della Scrittura stessa - oggi che possediamo altri strumenti per una sua maggio- 1 «Bibbia» è una parola di origine greca usata per designare l'insieme dei libri-contenuti nella Sa cra Scrittura (Antico e Nuovo Testamento). Nell'antichità, fino alla fissazione del canone e anche do po, il termine veniva adoperato per indicare semplicemente l'Antico Testamento nella sua triplice di visione: Legge, Profeti e altri scritti. 6 Introdu~.t'one generale re intelligenza contestuale -. La storia dell'esegesi trovava solo un interesse esclusiva mente storico: come una sorta di archeologia interpretativa senza alcun risvolto sia per il presente, per la vita delle comunità cristiane, sia per lo studio biblico. In realtà, ancpe se in scuola esegetica antica c'era un'attenzione alla in qualsia~i terpretazione storica e filologica per la comprensione piena del senso bibUco - l'alle goria oscillava secondo i tempi· e i luoghi predominando in ambiente alessandrino -, la maggior parte dei testi conserva#/ino ai nostri giorni è frutto della predicazione che mirava alla edificazione e alla formazione cristiana del popolo cristiano, e non di un'o pera di· studio o di ricerca. Dal!' esperienza quotidiana si evince che, ancor' oggi: ogni predicatore, nel!'a mbito di una celebrazione liturgica, tende a una esegesi allegorica adatta al pubblico presente e alle àrcostanze di vita degli forma comune del uditori~ !' antica esegesi, che è in mlsura ridotta anche del!' esegesi pastorale odierna. Oggi un'esigenza culturale, insieme ad un concreto bisogno sentito nell'attività di predicazione, ha suscitato l'idea, in ambiente protestan.te americano, di non limltarsi a ricerche e commenti biblici di carattere scientifico, ma di utilizzare la grande ric chezza di interpretazi·one accumulata nei primi secoli della storia del cristianesimo, il periodo detto dei Padri della Chiesa: da Clemente Romano (fine del sec. I) fino a Gio vanni Damasceno (morto nel 749ca in Palestina) e Beda il Venerabile (morto nel 735 in Inghilterra). Sono gli ideatori della Ancient Christian Commentary on Scripture - edita negli USA presso la InterVarsity Press, la cui pubblicazione in più volumi· è an cora in corso-, ad a/fermare che il progetto «ha come scopo la rivitalizzazione dell'in segnamento cristiano fondato sulla esegesi classica cristiana, un più intenso studio del la Scrittura da parte dei che desiderano pensare insieme con la prim#iva chiesa !aie~ sul testo canonico, ed essere di stimolo per gll studiosi cristiani nel!'a mbito ston·co, bi blt"co, teologico e pastorale, ad approfondire la ricerca del!' interpretazione scritturisti ca degli antichi scrittori cristiani ... La parola predicata nel nostro tempo è restata lar gamente benefiàaria della precedente influente ispirazione patristica» ma senza sa 2, pere la provenienza del suo repertorio interpretativo. Si è costatato lo strano fenome no che il predicatore (specialmente protestante) utilizza tutta una strumentazione espositiva che viene da molto lontano senza la coscienza riflessa della sua qrigine. Non è più profittevole allora attingere direttamente alle fonti primarie? Non ne n·cevereb- bero un vantagglo lo studio, la meditazione e la predicazione? · Il pubblico al quale ci si è rivolti è primieramente quello non specialistico, ma che tuttavia è desideroso di nutrirsi della Bibbia sotto la guida delle grandi menti del pri mo cristianesimo. Non si trascurano comunque i lettori qualificati ed esigenti che so- lo da epoca recente cominciano a dispo/ rre di alcuni strumenti adeguati. I:Itaha in tal senso è più fortunata, rispetto al pubblico americano, sia per una diversa tradizione culturale e sia per !'incremento dell'interesse e delle pubblicazioni: tra le quali si dt' stingue il ricchissimo catalogo di Testi Patristici di Clttà Nuova che ci mette alla scuo la dei Padri. 2 Introduzione all'edizione americana, p. XI. Introdùzione generale 7 Ora Città Nuova aggiunge al suo catalogo la collana La Bibbia commentata dai Padri, edizione italiana dei volumi americani. Essa raccoglie la ricchezza seminata in tante opere, ::,pesso non facilmente accessibili, sia in lingua greca che latina, come nelle altre lingue cristiane: il copto, il siriaco e l'armeno. Ogni singolo libro biblico viene commentato seguendo l'antica tecnica catenaria che/a scorrerè, concatenati fra loro, i brani che i Padri scrissero o pronunciarono su quel determinato passo. I commenti pa tristici sono affiancati da altre fonti: come le poesie di Efrem e di Prudenzio. I:o pera che qui si presenta è corredata da introduzioni: sommari e note, che guidano per i per corsz: talvolta tortuosi: delle interpretazioni. Tuttavia il lettore moderno rimane libero di intrattenere un contatto diretto con il testo e con l'esegeta antico. Inoltre non tutti i . libri biblici' hanno un commento continuo; in·t al çaso si è ritenuto necessario ricorrere ad un più ampio uso di opere di diversa provenienza. Le note, non abbondanti: hanno lo scopo di contestualizzare quei brani che necessitano di una chiarificazione. Anche se l'interpretazione proposta da un autore cristiano dei primi jecoli oggi può o non essere più accetta~a o ritenuta errata, il brano viene riportàto perché si "ascoltt' la sua voce, perché se ne colga la mentalità e il suo tentativo interpretati'vo. I commenti: sovente, venivano pronunciati di fronte ad una assemblea riunita in pre ghiera e desiderosa di ricevere la parola 4i istruzione, di incoraggiamento e di conso lazione dell'omileta. Essa veniva ripresa da qualche stenografo, che registrava il ser~ mone dalla viva voce del predicatore; a noi il sermone è giunto talvolta rivisto dal l'autore, talaltra cosz' come era stato predicato e senza alcuna revisione. Lo stenografo, .che us4va un sistema di scrittura veloce, si lt'mitava in un secondo momento a trascri vere delle note personali. Origene, secondo Eusebio, solo in età avanzata permise ai' tachigrafi di trascrivere.le sue omelie (Historia Eccl. VL 36, 1). Il vescovo rimaneva di fatto li tractator divinorum eloquiorum (Contra duas epi. Pelag. TV, 8) 24» cioè l'interprete qualificato nella spiegazi·one della Scrittura al popolo cristiano. Nelle assemblee llturgiche normalmente esisteva un dclo continuo di letture di un testo, a scelta del presidente, e che il predicatore commentava; non è facile rico struire questo ciclo, è parzialmente possibile solo per i grandi· predicatori. Nel periodo post-pasquale normalmente si leggevano gli Atti degli' Apostoli. Un'opera biblica ve niva letta a brani in occast'oni successive e il predicatore allora svolgeva un commento continuo. Naturalmente ogni predicq,tore aveva delle preferenze per opere bibliche da commentare per i fedeli. Nelle gran.di feste il tema era d) obbligo. La gran parte dei commenti biblici non sono nati come opere scolastiche o di stu diò - come avviene normalmente oggi -, ma come omelie realmente predicate a cre denti che. interagt'vano con il predicatore con l) applauso, con il chiacchiericcio, con la r: contestazione. omelia risente del dialogo diretto o indiret,to con il pubblico. Nella predicazione solitamente gli oratori citavano i passi biblici a memoria) op pure utilizzavano delle antologie tematiche. Non di rado il predicatore improvvisava il suo discorso di commento al brano biblico letto. Origene, in un serr!fone pronunciato a Gerusalemme alla presenza del vescovo Alessandro, chiede a lui quale passo deve commentare della lunghissima lettura proclamata dal lettore (l'omelia sul Primo libro dei Re): si scelse di commentare solo 1 Re, 25-28. Talvòlta i'! lettore, per errore, proclamava un brano diverso da quello previsto. Ago stino accenna a questo inconveniente e confessa che, pur avendo preparato un altro ar- 8 Introduzione generale gomento) propone al!' assemblea una diversa riflessione. 11 predicatore è cosciente che la sua !ipiegazione è frutto della illuminazione divina e !'ascoltatore può comprenderla so lo se anch'egli riceve una illuminazione: è il pensiero di Origene (Omelie su Geremia 19, 11.; Omelia su Genesi 12, 5) e di Agostino (Dottrina cristiana IV, 16, 32). Altrove Agostino dice: «Felice l'anima che si purifica con la limpidezza della ve rità [. . .]. Colui che, invece, si compiace della legge di Dio e ne riceve tanto diletto da trovarsi al di sopra di tutti i godimenti della dissolutezza) non attribuisca a sè tale ri creante esperienza: Il Signore elargirà il suo bene (Salmo 84) 15). Quale chiederò? Si gnore, dammi quel bene, oppure quell)altro? Tu sei buono, o Signore, e nella tua bon tà insegnami la tua giustizia (Salmo 118, 68). Nella tua bontà insegnami e istruisci mi. Allora apprendo ad operare, quando nella tua bontà tu mi istruisci>> (Sermone 153, 8) 10). Pur non dando troppa importanza alla retorica i Padri ne utilizzavano i canoni 1 per costruire i discorsi e per convincere insegnando. Scrive Agostino: «Per l' esposizio ne delle Scritture ci sono delle norme che, a quanto mi sembra) possono essere pre sentate validamente a chi si dedica al loro studi.o. Con esse lo studioso potrà ricavare profitto non solo dalla lettura di quel che scopersero altri nei passi oscuri delle sacre Lettere, ma egli stesso potrà diventarne interprete per altri ancora. Mi sono pertanto deciso a comporre questa trattazione per coloro che vogliono e sono in grado d' ap prendere tali norme, e mi auguro che Dio, nostro Signore, non mi neghi nello scrive re i doni che è solt'to elargirmi allorchè penso a tale argomento» (Dottrina cristiana) pro!. 1). Le norme retoriche che si insegnavano a scuola dovevano servire come guida, ma il predicatore cristiano doveva fare molta attenzione al pubblico e alla sua capaci tà dt' ricezione e di comprensione. Agostino dice: «Lo ripeto con parole un po' più chia re per quei nostrifratelli che hanno più difficoltà a capt're. Coloro invece che hanno già capito ·sopportlno la lentezza degli altri e imitino il Signore il quale, pur possedendo la natura divina ... annientò se stesso ... facendosi obbediente fino alla morte (Fil 2, 6-8)» (Sermone 264, 4). La correttezza linguistica è importante, ma la comprensione dell'uditorio era la preoccupazione maggiore del predicatore: «Così dunque non rideranno se per caso ab biano sentito qualche responsabile e mint'stro della Chiesa invocare Dio, usando bar barismi e solecùmz: o non comprendere il significato delle parole stesse che pronunzia e separarle in modo scorretto. Non·c he questi errori non debbano essere corretti' (sì che il popolo possa dire amen a ciò che comprende pienamente); nondimeno) devono es sere tollerati in spirito di carità[. . .]. Per i più lenti occorre invece condurre la spiega zione in modo più articolato e con un maggior numero di similitudini: sì che tengano neZ.dovuto conto ciò a cui assistono» (L'istruzione dei semplici 9, 13). L'uditore va ac cettato così com'è, ma va istruito nella parola della salvezza e per questo i grandi Pa dri non hanno esitato ad usare il sermo humilis per essere capt't~ ad adoperare le lin gue.locali o i dialetti. Quando era possibile e.necessario dnche dei traduttori. A Geru salemme il vescovo parlava in greco, ma qualche persona competente traduceva in la tino o in altre li'ngue. Ho rivolto l'attenzione su questi aspetti~ perchè spesso si dimentica che la grande produzione esegetica è di carattere omiletico. La lingua della predicazione, il tono del la pronuncia del discorso) recitato di fronte all'assemblea, infiuùce anche sull'esegesi.

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