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Julius Caesar eAntony and Cleopatra Julius Caesar e Antony and Cleopatra PDF

253 Pages·2012·1.37 MB·English
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cover_Layout 1 21/05/2010 19.22 Pagina 1 a r t a p o e CRISTINAVALLARO l C Julius Caesar eAntony and Cleopatra d n a Momenti di storia romana y n in William Shakespeare o t n A e r a s e a C s u i l u J EDUCatt Ente per il Diritto allo Studio Universitario dell’Università Cattolica Largo Gemelli 1, 20123 Milano - tel. 02.72342235 - fax 02.80.53.215 O e-mail: [email protected] (produzione); [email protected] (distribuzione) R web: www.educatt.it/librario A L ISBN: 978-88-8311-757-2 L A V A N I T S I R C Euro 13,00 CRISTINA VALLARO Julius Caesar e Antony and Cleopatra Momenti di storia romana in William Shakespeare Milano 2010 © 2010 EDUCatt - Ente per il Diritto allo Studio Universitario dell’Università Cattolica Largo Gemelli 1, 20123 Milano - tel. 02.72342235 - fax 02.80.53.215 e-mail: [email protected] (produzione); [email protected] (distribuzione) web: www.educatt.it/librario ISBN: 978-88-8311-757-2 Questo volume è stato stampato con tecnologia digitale nel mese di maggio 2010 presso Prontostampa negli stabilimenti di Fara Gera d’Adda (BG) copertina: progetto grafico Studio Editoriale EDUCatt Indice INTRODUZIONE........................................................................5 ELISABETTA I E GIULIO CESARE: SOVRANI E TIRANNI..............21 ELISABETTA I E CLEOPATRA: DUE DONNE AL POTERE..............67 SHAKESPEARE, PLUTARCO E LE VITE PARALLELE..................113 1. Julius Caesar..................................................................120 2. Antony and Cleopatra.....................................................139 CESARE, MARC’ANTONIO, CLEOPATRA E I TESTI ELISABETTIANI.......................................................159 Il Cesare (1594)....................................................................175 The Tragedie of Antonie (1595)..............................................195 The Tragedie of Cleopatra (1594) ...........................................221 BIBLIOGRAFIA......................................................................245 3 Introduzione In un suo volume sui Roman plays shakespeariani apparso nel 1963, Derek Traversi introduce così l’argomento che si appresta a trattare: Shakespeare’s major plays on Roman history span between them the supremely creative years of his dramatic career1. Non è un segreto, infatti, che nel periodo che intercorre tra la composizione del Julius Caesar2 e quella del Coriolanus sia stata scritta buona parte della produzione drammaturgica più signifi- cativa di questo Autore: a parte qualche commedia, gli anni tra la fine del XVI secolo e la prima decade del secolo successivo vedono la creazione di tutte le grandi tragedie e, di conseguenza, rivelano un’evoluzione nello stile e nel linguaggio, e presentano un eroe tragico, il quale negli ultimi plays acquista maggiore con- sistenza, la stessa dei grandi eroi tragici come Hamlet, King Le- ar, Macbeth e Othello. Quanto allo stile, afferma ancora Traversi, esso “shows a uni- que combination of narrative lucidity, achieved through the easy, almost conversational use of spoken rhythms and vernacular phrases, with poetic intensities that flow effortlessly from the foundation whenever the state of the action so requires”3: l’unione tra il linguaggio colloquiale e l’alta espressione delle emozioni raggiunge qui altezze difficilmente toccate in altri testi, 1 D. TRAVERSI, Shakespeare: The Roman Plays, London, Hollis and Carter, 1963, p. 9. 2 W. SHAKESPEARE, Julius Caesar, ed. by David Daniell, The Arden Shakespeare, Third Series, London, Thomson, 2006. In tutto il volume, ogni citazione dal Julius Caesar è tratta da questa edizione. 3 D. TRAVERSI, Shakespeare: The Roman Plays, p. 10. 5 Introduzione anche dello stesso Autore. Buona parte di questo effetto è dovuta a Plutarco e al suo traduttore, sebbene questi abbia commesso nella versione inglese alcuni grossolani errori4, i quali forniscono a Shakespeare una narrazione scorrevole e fluente, da cui si in- travede come l’Autore originario di Cheronea scrivesse avendo ben chiari in mente i propri obiettivi ed i materiali ai quali attin- gere per le proprie storie. Quando si leggono i drammi romani, fatta eccezione per il Julius Caesar che, essendo stato composto presto rispetto agli altri, non presenta appieno tutte queste carat- teristiche formali e stilistiche, ci si accorge che gli avvenimenti si susseguono l’un l’altro, dando alla sequenza tragica un’unica tra- iettoria, senza ripensamenti né ripetizioni. Da Plutarco, dunque, Shakespeare non eredita solo la Storia e la successione cronologica degli eventi che la compongono, ma anche il modo di renderla drammatica, adatta alla rappresenta- zione teatrale. Dalle pagine plutarchiane emerge, inoltre, la con- vinzione che la Storia possa e debba trasmettere attraverso i mo- delli del passato, esempi e modelli di moralità utili alle nuove ge- nerazioni, e alla posterità in generale. E questo è proprio ciò che succede con il Julius Caesar, nel quale Shakespeare rappresenta il soggetto più conosciuto dell’intera storia di Roma, che, non a caso, suscitava grandi di- battiti attorno alla sua vicenda tra coloro che ne approvavano l’eliminazione e coloro che, al contrario, ne aborrivano l’assassinio. Entrambe le posizioni avevano implicazioni univer- sali rilevanti all’epoca del Nostro, tanto più che riguardavano un 4 A sostegno di questa affermazione si veda quanto riportato nel saggio sulle fonti, in particolare la parte introduttiva alle Vite Parallele di Plutarco: PLUTARCH of Cheronea, Selected Lives from the Lives of the Noble Grecians and Romans. Compared together by that grave learned Philosopher and Historiographer Plutarch of Cheronea: translated out of Greek into French by James Amyot and out of French into English by Thomas North Now selected, edited and introduced by Paul Turner, vol. 1, ed. by P. TURNER, 2 vols, Fontwell, Centaur Press Limited, 1963. Ogni citazione dalle Vite di Cesare, Bruto e Antonio è tratta dal secondo volume di questa edizione. 6 Julius Caesar e Antony and Cleopatra fatto, l’uccisione di Cesare, che aveva cambiato la storia di Ro- ma. Scritto senza scadere in semplificazioni fastidiose ed inop- portune, il Julius Caesar è ancora vicino alle Histories, ossia ai drammi che videro impegnato il drammaturgo fino alla fine degli anni Novanta del XVI secolo; in particolare, condivide con quelli sulla storia inglese la necessità di un ordine che sia garanzia di pace e prosperità nella vita pubblica e politica del Paese. Durante la rappresentazione, infatti, lo spettatore assiste alla dissoluzione di un ordine precostituito e alla ricostituzione dell’ordine stesso in seguito all’assassinio di Cesare e alla battaglia di Filippi contro Bruto e Cassio. Nell’Antonio e Cleopatra5, composto intorno al 1607-1608, tut- to questo assume un ruolo ancor più rilevante all’interno del dramma, dove si assiste allo sgretolamento delle ambizioni de- scritte nel testo precedente: nella lotta tra due diverse realtà, quella della corrotta Alessandria e quella della pragmatica Roma, ha la meglio quest’ultima; il vero trionfatore è Ottaviano e lo spettatore sa che non potrebbe essere diversamente, poiché ha imparato la lezione che l’ordine è un bene indispensabile al buon governo e alla prosperità di uno Stato, e riconosce in Ottaviano il personaggio che nel dramma incarna meglio di chiunque altro l’idea di ordine. Questo, a ben vedere, è anche lo stesso messag- gio che Shakespeare lascia nei drammi storici inglesi, dove è e- spressa con chiarezza la convinzione che ribellione e guerra civile possono solo nuocere allo Stato. Infine, il Coriolano, dove il drammaturgo mette in scena “the most balanced and complete of all his political conceptions”6. Qui, tutte le divisioni intestine di Roma si trovano all’interno di una unità, sono viste come i diversi volti di un’unica situazione ben più grande di ogni singola parte che la compone. Su questo 5 W. SHAKESPEARE, Antony and Cleopatra, ed. by John Wilders, The Arden Shakespeare, Third Series, Methuen, London, Thomson, 2002. In tutto il volume, ogni citazione dall’Antony and Cleopatra è tratta da questa edizione. 6 D. TRAVERSI, Shakespeare: The Roman Plays, p. 13. 7 Introduzione sfondo si muove un eroe, le cui contraddizioni si inseriscono in un mondo già diviso e tendente all’autodistruzione, un mondo filtrato da una visione superiore, che è il frutto della rielabora- zione personale del realismo delle fonti da parte dell’Autore7. La relazione tra l’eroe e la realtà circostante accompagna tutti i drammi romani e culmina in personaggi come Antonio e Corio- lano. In particolare, Antonio è al centro del suo mondo e della sua tragedia: egli è chiamato ad operare una scelta, poiché oscilla tra Roma, che rimane sullo sfondo e Cleopatra, i cui capricci d’amore occupano gran parte del dramma; la scelta, dunque, ri- guarda, da una parte Cleopatra d’Egitto, una combinazione di corruzione e dissolutezza, e dall’altra Ottaviano, che rappresenta Roma e ricorda la posizione che Antonio potrebbe occupare se non fosse irretito dal fascino della Regina. Antonio farà la sua scelta e finirà tragicamente i suoi giorni, dopo aver abdicato alle sue responsabilità ed aver interrotto la sua relazione con il mon- do circostante per un amore funesto. I temi affrontati da Shakespeare in questi drammi erano attua- li alla sua epoca, non solo perché si inserivano nel quadro di riva- lutazione dei classici introdotto dall’Umanesimo, ma perché proponevano modelli importanti, che avevano molto da insegna- re ai suoi contemporanei, suggerivano riflessioni sulla storia del loro Paese ed indicavano la strada da seguire per diventare signo- ri del mondo. L’ambientazione in Italia non costituiva una novità per il drammaturgo, che all’epoca del Giulio Cesare aveva già deciso di situare le vicende di alcuni drammi nel nostro Paese, in partico- lare nel Veneto dove sono ambientati The Taming of the Shrew, The Two Gentlemen of Verona, The Merchant of Venice, Romeo and Juliet ed altri ancora. In Lombardia, anche se composta negli ul- timi anni della sua vita, è collocata la prima parte della Tempesta, ed in Sicilia la commedia Much Ado about Nothing e il romance 7 Ibidem. 8 Julius Caesar e Antony and Cleopatra play A Winter’s Tale. L’Italia, perciò, affascinava Shakespeare, proprio come affascinava tutti gli abitanti dell’Inghilterra elisa- bettiana: la sua storia e il suo patrimonio culturale erano la culla del Rinascimento e del rifiorire delle arti, grazie alla presenza di importanti uomini politici e di personaggi della levatura di Leo- nardo, Michelangelo, Raffaello... Il nostro Paese era, dunque, un punto di riferimento fondamentale nel risveglio della cultura eu- ropea. Di certo, nel panorama complesso ed articolato dell’Italia delle Signorie accanto alla Firenze medicea, alla Ferrara estense, alla Milano sforzesca e viscontea si stagliava la presenza minacciosa della Roma papale: collocato geograficamente al centro dell’Italia, lo Stato Pontificio era in grado di controllare non solo i propri possedimenti, ma anche quelli che si estendevano oltre i suoi con- fini e comprendevano le terre di signorie più piccole, ma comun- que ricche e floride. La figura del papa nell’Italia rinascimentale era tutt’altro che di secondo piano: da Roma egli esercitava una politica egemonica, di tipo temporale sui suoi territori, sull’Europa e sui suoi regnanti, e di tipo spirituale su tutti coloro che erano di fede cattolica. E allora perché Shakespeare non colloca nessuno dei suoi drammi nella Roma dei Papi? Perché sembra completa- mente ignorare l’esistenza dello Stato Pontificio e del suo reggen- te? Le risposte stanno, ovviamente, nella storia dell’Inghilterra, che va dall’Act of Supremacy del 1534 alla storia elisabettiana più recente, e contemporanea a Shakespeare medesimo. Dal momento in cui la storia religiosa dell’Italia e dell’Inghilterra si scinde Roma può solo essere considerata lo specchio della corruzione papale e della falsità della sua parola. 9

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CRISTINA VALLARO. Julius Caesar e Antony and Cleopatra. Momenti di storia romana in William Shakespeare. Milano 2010 .. 1. Pieter van der Heyden, Queen Elizabeth I as Diana and Pope Gregory XIII as Cal- listo, ca. 15858. Come si può vedere dall'incisione di Pieter van der Heyden,.
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