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Jacob Alexandre Marius PDF

215 Pages·2017·0.87 MB·Italian
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Jacob Alexandre Marius dettoEscande,Attila,Georges,Bonnet,Féran,Duroamorire,ilLadro Bernard Thomas Indice Introduzione 3 I.Ibanditi 8 II.L’agitatore 21 III.Icentocinquanta“crimini”dell’altroArsèneLupin 72 IV.Unquartodisecoloall’IsoladelDiavolo 155 V.Ilpadretranquillo 200 Postfazioneallaterzaedizione 212 2 Introduzione Sloggiati il rigore e la precisione dal campo delle umane attese di ogni giorno, ricono- sciutal’impossibilitàdiunaprospettivapienamenteorganizzataintuttiisuoidettagli,una prospettivadivitacapacedidareindicazionioperativesulchefarequotidiano,ilbisogno di ordine e di sicurezza si è trasferito nella sfera dei desideri. Qui, costruita in tutta furia una roccaforte di ultima difesa, si è attestato per l’ultima battaglia. Il desiderio è sacro e inviolabile,èquellochealberghiamonelcuore,ilfigliodeinostriistintieilpadredeinostri sogni.Sudiluipossiamocontare,noncitradiràmai. Diquestafenomenologiairrazionalesonopienelefossepiùrecenti,quellecheriempia- moaimarginideicimiteridiperiferia.Diamoascoltoafondamenticheprimaciavrebbero fatto ridere, assegniamo condizioni di stabilità e pulsioni che sappiamo, in fondo, non es- sere altro che il vago ricordo di un benessere passeggero, l’ala fugace di un gesto nella nebbia, il frullìo di ali mattutine che scomparvero ben presto di fronte alle necessità del ripetersi,delripresentarsiossessivoeirrispettosodelburocratechesiannidadentrodinoi, inqualcheangolooscurodoveselezionaecodificasognicomequalsiasialtroimbrattacarte nellesaleanatomichedellarepressione. Fugaci balenii attestano comportamenti eroici, di qualche compagno, di qualche ribel- le,avoltesogguardatoconsospettoprimachelastorianonsigilliimmotailsuomarchio a fuoco nelle carni martoriate a puntino. Non siamo sbalorditi osservatori di televisioni inguardabili,nonsiamolettorid’appendiciormairelegatenelpolverosocatalogodellebi- blioteche. Siamo vivi e per la vita, quindi ci cibiamo di esperienze dirette. Non appena un segno vitale appare qua e là, lo stacchiamo con la punta dell’unghia e lo collochiamo nel segreto portafogli del nostro cuore, dove ricaviamo una breve icona con cuoricini e nontiscordardime. In fondo anche noi, i duri e gli impavidi della durezza refrattaria alle scelte di comodo, anche noi che non ci siamo scoraggiati né di fronte alle minacce delle istituzioni, né di fronteaquelle,benpiùterribili,dell’imbecillitàcamuffatadaribellione,abbiamobisogno di alimentare le nostre iconografie, ed è per questo che collezioniamo ricordi, simpatie, amicizie, semplici strette di mano, a volte, non più di questo, caricandoli nella memoria comecondivisioneesostegno,quandononaldilà,comepartecipazionediretta.Inquesta faseallucinatoria,moltidinoihannosfondatocassefortidibancheediministeridelteso- ro, realizzato effettivamente espropri radicali, tolto terre ai latifondisti e ucciso nemici in scontri a fuoco cruenti sul far della sera. E leggendo, e annotando emozioni di letture, e ricordandoraccontiattornoalfuoco,quandolavecchianonnariportavanellagiustaluce 3 le gote arrossate di Cappuccetto Rosso, sviluppiamo per conto nostro, nell’ambito delle fantasiepiùaccese,queifattirealmenteaccaduti,dicuinonsiamostatichecompartecipi allalontana(nelmiglioredeicasi),evicollochiamolapartepiùvivadeinostridesideri.E tantocièsufficiente.Mentrel’anticacriticaadocchiaperti,quellacheinfondovedevail lupo e non la bambina, e per il primo parteggiava e non per la seconda, se ne rimane in soffitta. Nessuna scienza rigorosa è possibile: non vi ricordate? Quindi perché dovrebbe essere possibile mettere un po’ di criterio nelle nostre fantasie? Ma lasciamole a briglia sciolta.Lontanidallascepsichehafrastornatoasufficienzanelpassatopiùomenorecen- te, riscaldiamo il nostro cuore come pietanza fredda alla fioca sorgente di questi racconti d’avventure,dicuinepresentiamouno,peraltroneanchetantomalfatto. Questoraccontoparladiunladro.Unladroconlesueillusioniegualitarie.Unanarchico con i suoi sogni. Ma con una particolarità: quest’uomo, insieme ai suoi compagni, apriva veramente le casseforti dei ricchi e con questo semplice fatto dimostrava realizzabile un attacco,siapureparziale,allaricchezzasociale. Chequestasialacosapiùinteressantedituttoilraccontopotràsembraretroppopoco, manonècosì.L’aspettospettacolaredell’attivitàdiJacobedeisuoicompagni,l’inverosi- mileelencodeilorofurti,ilmodoincuiquestifuronoelegantementeperpetrati,nonsono gliaspettipiùimportanti.Mapossonoesserequellichepiùcolpisconolafantasiadelletto- re,perfinodiquelloanarchico.Infondochiediamoanchenoioggi,comeieri,chequalcuno costruisca per nostro conto l’iconografia di cui non riusciamo a fare a meno. Il paragone conArsenioLupinvalgapertutti.MauriceLebancfuunnotoscrittod’appendice,Bernard Thomasèungiornalistad’appendice.Iduegenerivannoabraccetto. MaJacobeglialtrieranoqualcosad’altro.Erano,primaditutto,deicompagni.Edèqui, inquestocampodisceltadelloroagire,chedobbiamocogliereilsignificatopiùprofondo delleloroimprese.Ladescrizione,chenelraccontoèimplicitanelfascinodiunfarealdi là di quel livello quotidiano che tutti, più o meno, sopportiamo, non rende fino in fondo i livelli di coscienza che sono stati necessari, gli oltrepassamenti affrontati e condotti a termine, tutto quello che di straordinario, veramente e non come fatto mitico, Jacob e gli altriaffrontaronoperportareacompimentoleloroazionidiattacco.Procedureemetodi, rigiditàdicomportamentiemoraleanarchicanelrapportoconirappresentantidellaclasse dominante,sonosoloalcuniaspettidelracconto,aldilà,volendoandarepiùafondo,sideve metteredacantoladescrizione,quindilafavolad’appendice,eaccedereallariflessione. Chevuoldiremetterelemanisullaproprietàaltrui?Perrispondereaquestadomanda, e quindi esaminare diversi errori che vengono sistematicamente commessi da molti com- pagni,oltreaquellispecificiattinentialleillusionidiJacob,occorrefarealcuneriflessioni nonpropriopiacevoli.Laprimadituttiècheilfurto,l’appropriazioneingenere,fattacon laforzaoconl’astuzia,enonconlacessionedellapropriaattivitàlavorativa,nonpuòmai diventarearmadilivellamentosociale.Perquantoingentisianoquesteappropriazioni,che possiamodefinire“fuorilegge”,rimangonopursempreunaminimacosadifronteall’accu- mulazione più o meno selvaggia che il capitale rende agevole ai padroni della finanza, ai 4 possessoripresentidellaricchezza,aigestoridellegrandiintrapresepubbliche,aisignori dellaguerraedellamafiadiognigenere.L’appropriazionedicuiparliamo,chetantoebbea faretremareicuorideipasciutiborghesidell’imperofrancese,èsemplicementeunmezzo dafarefruttarealtrove,permettereinmotoquellageneralizzazionedelloscontrocheresta perglianarchiciloscopoprincipalediogniattivitàrivoluzionaria.Ingenuitàpermettendo, credochequestopuntosiachiarounavoltapertutte. Un altro luogo comune che bisogna sfatare è che queste azioni possano rappresentare unmodelloperglioppressi,unamanierasbrigativaesempliceperrientrareinpossessodi quello che è stato estratto con la forza dello sfruttamento e della repressione. Il concetto stessodiesproprioproletario,muovendodagliinizialie,infondo,banaliraidneisupermer- cati, non ha più senso di una sceneggiatura per film della vita di qualsiasi rivoluzionario espropriatore: da Durruti a Bonnot, da Sabate e Facerias, da Di Giovanni a Pollastro. La fruizionepassivadicomportamentieroicièsempreproduttricedimiti,difavoleperadulti, checondizionidivitafrustranterichiedonoagettocontinuo,protesicheaiutanoavivere allostessotitolodell’alcolodeisonniferi.Lecondizionicomplessivedelloscontropossono, inundatomomento,acertecondizionispecifichedinaturasocialeedeconomica,produr- removimentidigrandimasseall’internodeiqualigliespropri,generalizzandosi,finiscono perdiventarepraticaquotidiana,matuttociògerminaspontaneamenteenonhabisogno dimodelli. Perunaltroverso,eriflettendobenesullarealtàchestadifrontealcompagnoanarchico chesiponeilpropriochefaredaunpuntodivistarivoluzionario,ilproblemasiponecon piùampidettagli.Quioccorrerisolverenelmodopiùchiaropossibileilpropriorapportarsi con la realtà, e quest’ultima è rigidamente incarcerata in condizioni di vita che ritmano i tempidellaproduzioneedelconsumo.Certo,cometuttisappiamo,cisipuòparzialmente chiamarefuori(finoaduncertopunto),racchiudersinelleidilliachecondizionidiunaco- muneprovvisoria,riccadispaventevoliautosfruttamentiedifrustranticondizionidivita all’aria libera sotto l’ombrello di una natura fittiziamente incontaminata. Oppurecercare, finoadaccoltellarsi,nelchiusodiunnumeroragionevolmentegrandedirapportiinterper- sonali,realizzandoquellecondizionisoggettiveeoggettivechepermettanodiuscirefuori dalle regole della comune convivenza, tristemente contrassegnata dai classici limiti della coppia.Tuttoquestoèpossibile,eavolteèperfinobello,manonètutto.Procedendooltre, aldilà,semprepiùinlà,sitrovanoiprimisegnidelproblemaveroeproprio:chevogliamo fare della nostra vita? Vogliamo viverla interamente, per quello che ci sarà possibile fare, oppurevogliamoconsegnarneunaparte,unaconsiderevoleparte,incontraccambiodiun salariopiùomenovelato,piùomenocamuffatodaprestazioneeconomica? Oggi esistono molti modi per camuffare questa contropartita: il volontariato è uno di questi.Gliimpegnimolteplicinelsociale,allacodadinuovimodellipoliticidiintervento, direttiagarantirelapacesociale,abbondano,etuttifornisconocontropartitechelasciano unafasciaavolteinsospettabilmenteconsistentedi“tempolibero”.Ilpoteresièresocon- to che deve attirare nella fascia del controllo, con mezzi sempre più intelligenti, proprio 5 quellefascedidisadattatisocialichealtrimentiinmodotroppoviolentoreagirebberoalle condizioni classiche dell’utilizzo lavorativo. E, in questa direzione, molto stanno facendo perrenderepiùallettanteilcompromesso.Manessunacondizionediprivilegiopuòrender- cipadronidinoistessi.Illavoro,anchequellovolontario(sifaperdire),cimangial’anima, in breve diventiamo quello che facciamo, siamo quello che produciamo, e se produciamo accondiscendimentoeaccettazione,pacesocialeinprimoluogo,siamonoistessiinfettati di pace sociale, di accondiscendimenti e di accettazione. Siamo noi stessi il poliziotto che staall’angolodellastradaeperfinoiltorturatoreincamicebiancooilcustodedellecarceri chestringenellamanoguantatailmazzodichiavi. Se non vogliamo farci mangiare l’anima, seguendo Jacob dobbiamo allungare la mano sulla proprietà altrui, non c’è altro da fare. Ma per allungare la mano dobbiamo portare chiarezza nella nostra coscienza, altrimenti faremo soltanto più o meno vistosi trasferi- menti di ricchezza, nient’altro. Il ragionamento corretto diventa quindi quello che propo- ne all’espropriatore, a colui che da un punto di vista rivoluzionario recupera mezzi per fare quello che va fatto, un maggiore spazio di libertà operativa. Non la libertà, che nes- sunaveralibertàpotràveniredaunamaggioredisponibilitàdidenaro,maunamaggiore capacitàoperativa,unamaggioredisponibilitàditempoperrealizzareilproprioprogetto rivoluzionario. Tutto questo, come si vede, ha poco di mitico e di affascinante, si tratta semplicementedirenderepossibiliprogettirivoluzionaricheincasocontrarioverrebbero tarpatidaunascarsadisponibilitàdimezzi.Ilmondoincuioperoconlamiaattivitàrivo- luzionaria coinvolge tutto me stesso, non c’è, da un lato, il me stesso che vive la sua vita e,dall’altrolato,lamiaattivitàrivoluzionaria.Perquestosemplicemotivononpossoche soffrire delle conseguenze di una dicotomia assurda quale è quella che mi dilacera come lavoratore e rivoluzionario, obbligato, da un lato, a produrre ricchezza per gli sfruttatori, dall’altro, a combattere questi ultimi e quindi quel flusso stesso che io, con il mio lavoro, contribuiscoaprodurre. Una classica obiezione è quella che anche il furto è un’attività lavorativa, e quindi un produrre ricchezza, e anche Jacob e i suoi compagni cedettero a questa interpretazione definendosi “Lavoratori della notte”. Ma io ho sempre letto in chiave ironica questa eti- chetta,checontribuìaisuoitempiaincuteremaggiorpauraaiborghesi,chenonavevano dimenticatoigiornidelSettantuno.Invecel’obiezioneinsestessanonmancadiunacerta fondatezza.Ilfuorilegge,senonaltro,produceilgiudice,unaparteconsiderevoledelcar- cere,ungranlavorìodiavvocatieimpiegatiditribunali,tuttaunamentalitàrepressivache daidepositaridellaricchezzascendegiùfinoallavecchiettachetemediesserescippatadel- lasuapiccolapensione.Etuttoquestofasenzadubbiopartedelgioco.Ilfurtocostituisce, contuttiisuoiannessi,unaattivitàlavorativacheimpiegamigliaiadioperaidell’illegalità, iquali,sollevandosiappenadallamiseria,vengonosistematicamentederubati,alorovolta, daunsistemachelispingeversouncorteggiodibrillantipropostediconsumo.Seilrivo- luzionariodovesse(comesembratemereMalatesta)cadereinquestatrappola,sarebbeun imbecilleindistinguibiledalpoverettochericonsegnailpropriobottino,fruttodionestis- 6 simerapine,alprimoconcessionariodicostoseautomobili.Nonvoglionemmenopensare aquestaeventualitàche,inognicaso,perquelchepuòvalerelamiapersonaleesperienza, nonècosamoltocomune. Ma resta l’altro aspetto del problema. Il furto non è attività che s’improvvisa: richiede professionalità e impegno, puntualità, precisione e sangue freddo, conoscenza della psi- cologia umana e delle tecniche più avanzate di prevenzione e controllo. Richiede infine tempo. Non è pertanto né un generoso regalo, né un’avventura esaltante. Quasi sempre sitrasformainroutinemeticolosachesfiancailmiglioredeicompagni.Spessosicommet- tonoerroriinunsensoonell’altro:nelpresupporrequest’attivitàpiùfacilediquantosia, come nel presupporla più complessa e fantastica. Tenere fermo il complesso di problemi chelacaratterizzanoèimportante,enessunanarrazioneagiograficapuòaiutarciinquesto. Così,dopounaapprofonditariflessionecriticasipuòarrivareallaconclusionechequesti sforzipossono,acertecondizionieincertesituazioni,costituirelasoluzionepiùefficace perportareatermineunprogettorivoluzionario. So bene che queste conclusioni non soddisferanno molti compagni incapaci di coglie- re quello che spinge molti ribelli verso l’identificazione del nemico. Mi dispiace, ma non essendomaistatounribelle,nonsapreidadovecominciare.Sperosolochequeipochirivo- luzionari,aiqualiquesteconsiderazionisonodirette,sappianoalmenoleggerleperquello chesono:unariflessionecriticael’antefattodiunprogettooperativo. Catania,10ottobre1999 AlfredoM.Bonanno 7 I. I banditi Mercoledi8marzo1905,l’indomanidiCarnevale,siapredinanziallaCorted’Assisedella Somme,inun’atmosferadisommossa,unprocessostraordinario,“unodeipiùformidabili chelastoriacriminaleabbiamairegistrato”,diràventiannipiùtardiilgrandegiornalista LouisRoubaud. LestradeadiacentiallaprigionediBicêtre,dovealloggianogliimputati,sonosbarrate.Il palazzodigiustiziadiAmiens,accerchiatodatrecompagniedifanteriaedatuttiglieffettivi digendarmeriadisponibili,sitrovainstatod’assedio.Giàdall’albaunafollaconsiderevole, nervosa, fa ressa. Spie, inviate da Parigi dal capo della Sûreté, gironzolano, “facilmente riconoscibili”,secondoglispecialisti,“dallelorofacceloscheepatibolari”.Inaltononcisi nascondechesitemonoincidenti.Un’evasione,forse. Nei corridoi, ad ogni passo, si incrociano militari, pistola d’ordinanza al fianco o ba- ionetta inastata. Per entrare nella sala d’udienza è necessario un lasciapassare. I curiosi dall’aria sospetta vengono duramente respinti. Hanno accesso al Sancta Sanctorum solo colorolacuirispettabilitàtrasudadall’abbigliamento:ibenestanti,ipossidenti,gliufficiali, ifunzionari.Degliagitatoripotrebberotroppofacilmentemischiarsiconlaplebe. La grande stampa, “Le Figaro”, “Le Temps”, “Le Petit Parisien”; “L’Aurore”, “Le Matin”; “L’Eclair”; e quella meno grande, “Voix du Nord” o “Gil Blas” (dove lavora un figlio di armatorinormanni,MauriceLeblanc,chetremesidopoinventeràilpersonaggiodiArsène Lupin), hanno inviato i loro migliori cronisti. Dieci corrispondenti dei maggiori giornali stranieri sono sul posto: “Un caso mostruoso”, “Centocinquanta delitti”, “Cinque milioni di franchi rubati”, “‘I Lavoratori della notte’. Un’incredibile organizzazione”. (È difficile calcolare il corrispondente in moneta d’oggi dei franchi-oro, in quanto i bilanci d’allora nonhannocheunlontanoriferimentoconinostri.Masipuòtentareuncalcolo:20franchi valevanoalloraunluigi:unluiginel1969,epocaincuièstatoscrittoquestolibro,valeva all’incirca 60 franchi. Occorre quindi moltiplicare per tre. Si ottengono così 15 milioni di franchipesanti.UnprimolavorantenellasartoriaWorthguadagnavaallora250franchial mese;unbravofalegname,300). Fattidiversissimichesuscitanostupore. Ventimila documenti nel dossier, che riempie centosessantuno pagine di una scrittura metodica.Centocinquantottotestimoniconvocati.Unamassadiproveschiaccianti. Polizia e magistratura intendono mantenere il caso nello stretto ambito del diritto co- mune. I principali organi di informazione vi si sono prudentemente conformati. Tuttavia nonsipuòimpedirechecertevocipercorranolafolla.Gliaccusatisarebberodeitemibili 8 anarchici.Deglianarchici!Unbrividoserpeggia.LebombediRavachol,diEmileHenry,di AugusteVaillantsononellamemoriaditutti.Icicisbeifremonodeliziatialpensierodique- stistraniromanticichepreparanol’esplosionedellasocietàdalfondodellelorotenebrose officine. I benestanti, pure estasiati di vedere oggi ventiquattro dei loro nemici persona- li posti sotto giudizio, non nascondono la loro inquietudine: cinque briganti sono ancora latitanti. Dove complottano? Questa gente è capace di tutto. Non rispetta niente: né mo- rale né religione né bandiera né governo. Né, soprattutto, la proprietà privata, che quelli proclamano, per giustificare i loro misfatti, sia un furto. Il tribunale, sperano, sarà senza pietà:bisognapunireseveramentequestibricconi.Perdarel’esempio.Unadebolezzacol- pevolerischierebbediincitarnealtriadingrossarelelorofile.Persinogliapachesmeritano maggioreindulgenza:almenoconlorosisaconchisihaachefare. Voci subdole si intrufolano tra le persone “come si deve” del pubblico. Alcuni suppon- gono che la banda abbia immense ramificazioni in Francia, in Inghilterra, in Olanda, in Germania, in Italia, in Spagna. Gli imputati non sono che degli esecutori. I veri colpevoli sono quegli agitatori senza scrupoli al soldo dello straniero per indebolire la Repubblica, tuttoquelmarciumeequivocodipseudo-filosofi,diassassini,diebrei,cheproliferanelpae- se,assecondatodaunpugnodimassoniinfettatidalcontagiodellasovversioneechetenta diapprofittaredell’ingenuitàdelpopoloperinstaurareunadittaturadibrigantisanguinari. Maglioperainonsonocosìstupidi.EssisannobenechelaFranciaèunademocrazia,che hannoildirittodivotocometuttiecheledecisionidelgovernononsonochel’espressione della maggioranza. La loro volontà. La minoranza deve piegarsi. Chiunque rifiuti questa regola rappresenta un pericolo per l’ordine costituito e si mette al bando della società. Il potere sta dando qui prova di eccessiva tolleranza. La “banda d’Abbeville” non dovrebbe trovarsi da sola sul banco dell’infamia. Tutti gli anarchici, tutti i rossi dovrebbero stare insiemeadessa. I plebei che brulicano a migliaia lungo rue des Trois-Cailloux ascoltano con diffidenza questicacciatoridistreghe.L’abbigliamento,comeilmododiparlareelevanounabarriera. Istintivamentefiutanouninganno. D’altrocanto,ciòcheigiornalicontinuanoaripetereètropposemplice:segliaccusati sonodeivolgariladri,perchétantepreoccupazioni?Perchéuntalespiegamentodiforze? C’èqualcosadistrano.Certo,unladroèunmalfattore.Certo,ènormalepunirlo.Manon sisacosapensare. È con curiosità, quasi con deferenza che gli sfaccendati pronunziano il nome del capo dellabanda,unostranopersonaggio,avventuriero,mostrooapostolo,secondoleopinioni, un certo Alexandre Marius Jacob. Le persone colte lo paragonano a Robin Hood, a Car- touche,aMandrin.Alcunianglisticonianopersinol’espressionedi“ladro-gentleman”.Ma l’accostamentodelledueparoleseducesenzaconvincere.Lupinnonlehaancoraresepo- polari. Le lingue lavorano a tutto spiano. Si dice che Jacob non rubava che ai ricchi, che nontrattenevapersénientedelfruttodeisuoimisfatti,macheredistribuivatuttoaipove- ri.SidicecheJacobavevaproibitoaisuoiuominidiuccidere,eccettoincasodilegittima 9 difesaeunicamentequandositrattavadipoliziotti,battezzatidalui“canidaguardiadella società”. Se non si può approvare apertamente tutto questo, ciò non impedisce che l’idea di far fuori uno sbirro in fondo a un vicolo buio non spiaccia a tutti: chi non ci ha mai fattounpensierino(acondizione,benintesodiavereassicuratal’impunità)scaglilaprima pietra.Insomma,questofuorileggeaffascina.Ledonnesperanosiabello. SisacheJacobèoriginariodiMarsiglia,chehaappenaventiseianni.Sidicechehagli occhineri,chenonhapauradinienteedinessunoecheèunaspeciedigenio.Haamici dappertutto.Scappatraleditadi“quelli”.Sivolatilizzacomeperincanto.D’altraparte,la banda del “Germinal” spia la minima distrazione del servizio d’ordine per precipitarsi in suoaiuto. “Germinal”, i meglio informati ricordano bene quel grido lanciato dall’adolescente An- giolillo dopo averabbattuto a colpi di revolver, otto anni prima, nel 1897, Canovas,presi- dente del Consiglio spagnolo responsabile delle torture di Montjuich. Germinal, mese re- pubblicano del rinnovamento, della speranza: fu proprio in questo mese dell’anno III che scoppiòun’insurrezioneneisobborghidiParigiperreclamarepaneel’applicazionedella Costituzionedel1793,lasolaveramentedemocraticaedanchelasolaanonesseremaien- trata in vigore; “Germinal”: “Le idee per le quali muoio, presto vivranno”; probabilmente dicevacosìilgiovanegiustiziere. Un gruppo di anarchici francesi ha ripreso la parola come ci si passa un testimone in una staffetta, per farne il titolo di un giornale. La polizia di Amiens si è immediatamente interessataalleloroattività. All’iniziosisonostabilitialn.69dirueSaint-Germain,poiinrueSaint-Roch26,quattro mesifa,nelnovembre1904.L’editorialedelprimonumeroesprimevachiaramente,senon moderatamente,ilsensoprofondodell’iniziativa. «Lavoratori! «Ilvostrodestino,malgradotuttelepromessedeipoliticantimulticolori,divienesempre piùprecario. «La stampa non spende una parola sulle vessazioni di tutti i tipi cui gli sfruttatori vi sottopongononelleloromodernegalere(…) «Decisamente libertario, “Germinal” non si infilerà mai nella melma della politica, se non per smascherare i mistificatori e gli imbroglioni che vi pullulano. Nato dal popolo e fatto dal popolo, “Germinal” cercherà di diventare realmente il giornale del popolo di Amiens(…) «Leinnumerevolivittimedeipreti,dellasoldataglia,deglisputasentenze,deipoliziotti, deipadroni,potrannofarsentiredaquiillorogridodirivoltasenzatimored’esserscoperti. Abbiamo sufficiente energia rivoluzionaria per addossarci tutte le responsabilità davanti alleleggichedisprezziamosommamente. «Ognuno faccia il proprio dovere e “Germinal” vivrà per far morire di rabbia quelli con la pancia piena e i soddisfatti, preparando quella Rivoluzione sociale da cui nascerà finalmentelalibertà». 10

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con papà Jacob sarebbe stata certamente difficile. Ripartì. Stavolta Non fosse altro che i quadri di famiglia e le dorature dei mobili che Jacob s'era.
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