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Italia longobarda. Il regno, i Franchi, il papato PDF

209 Pages·2016·2.074 MB·Italian
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Quadrante Laterza 179 Gasparri.indd 1 06/12/11 12.27 Gasparri.indd 2 06/12/11 12.27 Stefano Gasparri Italia longobarda Il regno, i Franchi, il papato Editori Laterza Gasparri.indd 3 06/12/11 12.27 © 2012, Gius. Laterza & Figli Prima edizione gennaio 2012 Seconda edizione aprile 2012 www.laterza.it Questo libro è stampato su carta amica delle foreste, certificata dal Forest Stewardship Council Le cartine sono state realizzate da Alessia Pitzalis Sul nostro sito, all’indirizzo http://www.laterza.it/italia_longobarda, il lettore potrà consultare una ampia bibliografia sui temi trattati nel volume. Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Finito di stampare nell’aprile 2012 Martano editrice srl - Lecce (Italy) per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN 978-88-420-9850-8 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Gasparri.indd 4 11/04/12 16.51 Introduzione Dopo più di un secolo di forte conflittualità, intorno all’anno 700 le due Italie, quella longobarda e quella bizantina, si confrontavano ormai in maniera prevalentemente pacifica, moltiplicando i contatti reciproci, peraltro mai interrotti in passato neppure nei momenti più difficili seguiti all’invasione della penisola da parte dei Longobardi nel 568 o 569. Un ruolo importante in questa nuova situazione era stato giocato dall’accordo di pace del 680, realizzatosi ai margini del grande concilio anti-monotelita tenutosi a Costantinopoli, un accor- do che aveva rappresentato il primo vero riconoscimento reciproco fra il regno longobardo e l’impero. Tra le due aree, quella sottoposta a maggiori tensioni era quella bizantina, dove le élites italiche, con alla testa talvolta lo stesso papa, si erano più volte poste in posizione di fronda rispetto al centro imperiale. L’ultima volta ciò era accaduto sotto Giustiniano II, tra il 705 e il 711, e per questo vi era stata una dura repressione. Ma, tutto considerato, l’autorità di Bisanzio nelle sue terre italiane sembrava abbastanza salda. Ancora più tranquilla era la situazione interna del regnum Lan- gobardorum. È vero che l’assenza di una stirpe regia dal prestigio indiscusso metteva a rischio la pace interna quasi ad ogni mutamen- to di sovrano, ma questi scontri per il potere, ai quali lo storico dei Longobardi Paolo Diacono dette tanto rilievo nelle pagine della sua Historia Langobardorum, in realtà erano delle semplici increspature in un mare che nel profondo restava tranquillo. La società dell’Ita- lia longobarda era saldamente inquadrata nelle sue gerarchie laiche, guidate da duchi e gastaldi (ufficiali pubblici entrambi di natura v Gasparri.indd 5 06/12/11 12.27 cittadina), ed ecclesiastiche, ai cui vertici erano i vescovi, i capi del- le diverse chiese cittadine. Il tessuto sociale, basato su di una fitta trama di relazioni, fedeltà e devozioni locali, non soffriva troppo delle aspre lotte per conquistare il potere regio che si scatenava- no periodicamente fra i vari esponenti dell’aristocrazia, la maggior parte dei quali faceva parte della famiglia che gli storici moderni chiamano ‘bavarese’: personaggi tutti imparentati, in vario modo, con Teodelinda, la regina di origine bavarese morta probabilmente nel 629. Ai primi dell’VIII secolo poi, nel 711 con Ansprando e l’anno successivo con suo figlio Liutprando, salì al trono una nuova famiglia che, con il secondo, doveva esprimere il più grande re della storia longobarda. Non c’erano per il momento altri attori interessati alle vicende italiane, se si esclude naturalmente Bisanzio, il cui coinvolgimento era comunque molto intermittente. Per un significativo intervento musulmano bisognerà attendere il secolo successivo; quanto ai Fran- chi, il loro regno rappresentava certo la forza politica nettamente più forte dell’Occidente, ma il loro interessamento nelle faccende della penisola al momento era nullo, al contrario che nel passato. Più di un secolo prima, alla fine del secolo VI (dunque in un tempo ormai abbastanza remoto), c’erano stati ripetuti tentativi franchi di installarsi nella pianura padana, in ambiguo accordo con Bisanzio e in funzione anti-longobarda; tentativi che erano tutti falliti, anche se per un certo periodo è probabile che i re longobardi abbiano addi- rittura corrisposto un tributo ai loro omologhi franchi, con un im- plicito riconoscimento di superiorità dei secondi sul regno dei primi. Ma all’inizio dell’VIII secolo erano storie ormai lontane nel tempo, pure se la memoria lunga di alcuni degli attori politici dello scenario italiano – i papi innanzitutto – non le aveva dimenticate. In questa fase, inoltre, il regno franco-merovingio usciva da pesanti conflit- ti interni legati all’ascesa politica dei Pipinidi, gli antenati di Carlo Magno, e di conseguenza l’Italia non rappresentava un obiettivo di primaria importanza per i sovrani e le élites d’Oltralpe. I maestri di palazzo, infine, erano buoni alleati dei Longobardi, come si vide in più occasioni all’età di Carlo Martello e Liutprando. Il primo elemento che ruppe l’equilibrio fu interno all’Italia e fu rappresentato dal dinamismo del regno longobardo proprio sotto Liutprando. Questo re fu infatti il primo che esercitò una vera ege- monia sull’intero spazio politico italiano. La sua azione fu favorita dall’erosione interna dell’Italia bizantina, le cui autonomie regionali vi Gasparri.indd 6 06/12/11 12.27 – della Venezia, dell’Esarcato, di Roma, dei ducati del Sud – erano sempre più distanti da Bisanzio. Tutto ciò divenne evidente quan- do, nel 726, spezzando equilibri che reggevano ormai da parecchi decenni (almeno dalla fine del regno di Grimoaldo nel 672), a Bisan- zio fu imposta dall’imperatore Leone III la dottrina iconoclasta. La battaglia contro o in difesa delle immagini non fu infatti combattuta solo in Oriente, ma ebbe una sua drammatica ricaduta in Italia, dove gli eserciti dei vari ducati si ribellarono all’esarca e all’imperatore. Di questa situazione approfittò Liutprando, scatenando un’offensiva contro l’Esarcato che lo portò ad occupare buona parte dell’Emilia ancora bizantina, Bologna compresa, e a installarsi per un breve pe- riodo addirittura a Ravenna, verso il 732-735. Da questa città, però, fu ben presto ricacciato; in precedenza, il re era arrivato fino a Roma, ma non era entrato in città. La spallata finale contro l’Italia bizantina quindi non fu data, pure se alla morte del re nel 744 l’equilibrio era ormai rotto definiti- vamente e la sopravvivenza dell’Italia bizantina sembrava appesa ad un filo. I due regni successivi, di Ratchis e di Astolfo, che si prolun- garono fino al 757, videro altri passi nella stessa direzione: il secon- do dei due re sottopose addirittura Roma a un tributo, dopo aver conquistato definitivamente Ravenna e tutto l’Esarcato. È a questo punto che intervennero i Franchi di Pipino, con le due spedizioni in Italia del 754 e 756, avvenute dietro sollecitazione del papa Stefano II; l’equilibrio politico fu di nuovo alterato, ma in un senso diverso. Vent’anni più tardi, nel 774, Carlo Magno con una nuova spedizione si impadronì lui stesso del regno longobardo, legandolo al regno franco all’interno della grande realtà imperiale che stava costruendo. Quello ora brevemente descritto è il contesto storico generale all’interno del quale si colloca questo libro. Sugli eventi torneremo più volte, da diverse angolazioni; qui fungono solo da cornice pre- liminare. Un fatto, però, è bene metterlo subito in evidenza. L’ele- mento che alla lunga si rivelò davvero dirompente rispetto agli equi- libri italici, molto più dello stesso dinamismo longobardo, scaturì dall’interno delle terre sottoposte a Bisanzio: si trattava della Chiesa di Roma e del suo vertice, il papato. Uno degli oggetti principali delle pagine che seguono è proprio la situazione nuova che si venne a creare in Italia in conseguenza dell’azione papale. È vero che tale azione, come del resto l’offensiva longobarda, si verificò in coincidenza, e in parte a causa, dell’inde- bolimento progressivo della presenza bizantina nella penisola, acce- vii Gasparri.indd 7 06/12/11 12.27 lerato, come si è detto, dalla grande crisi dell’iconoclastia. Ma questo fatto, invece di provocare il passaggio dell’intera Italia nelle mani dei re longobardi – un evento che, passo dopo passo, si faceva da tempo prevedere –, ebbe come conseguenze, negli ultimi trent’anni del secolo VIII, la conquista franca dell’Italia, la creazione del primo impero medievale e l’impianto di una dominazione territoriale da parte della Chiesa di Roma: tre fatti che, soprattutto gli ultimi due, erano ben difficilmente prevedibili anche solo pochi decenni prima. Dunque questo è un libro che si occupa anche, se pure non esclu- sivamente, di storia politica. Da quest’ultimo punto di vista, però, più che gli avvenimenti, che almeno nel loro disegno generale sono ben noti, al centro dell’attenzione sarà un aspetto particolare della vicenda politica: la forte operazione di propaganda che si sviluppò intorno ai due grandi progetti, franco e papale, che dominarono la scena dell’Occidente europeo nella seconda metà dell’VIII secolo. ‘Propaganda’ e ‘progetti’ possono sembrare termini troppo attua- lizzanti, e in effetti in parte lo sono. Il primo sembra presupporre un’opinione pubblica da condizionare, che in società arcaiche come quelle altomedievali ovviamente non esisteva; il secondo riecheggia una consapevolezza di lungo periodo nel predisporre i piani d’azio- ne, che non è facile riscontrare nei circoli dirigenti franchi e della Chiesa romana. E tuttavia sembra difficile trovare un termine più adatto di ‘propaganda’ per descrivere, ad esempio, la riscrittura del passato recente operata dagli intellettuali vicini alla corte carolingia, per giustificare sia la presa del potere da parte degli esponenti di quella dinastia, sia le azioni da essi compiute, in particolare in Italia; oppure per comprendere il senso dei messaggi veicolati dalle fonti romane redatte nel patriarchio lateranense, soprattutto le biografie dei papi. Quanto alla progettualità politica, è vero che essa fu ben lungi dall’essere lineare o sempre consapevole dei suoi esiti ultimi, tuttavia non si può negare una ricorrente tensione della politica franca verso l’Italia, più forte rispetto alle stesse altalenanti vicende dell’VIII secolo, e neppure la tenacia con la quale la Chiesa romana consolidò la sua sfera di influenza nell’Italia centrale. Sempre in relazione alla politica, un aspetto che ha grande rilievo è la ricostruzione del linguaggio con il quale si cercò di esprimere il senso della dominazione territoriale della Chiesa romana. Di questo linguaggio ci occuperemo per descrivere il delinearsi progressivo del progetto papale: un progetto che era nuovo, ma che era nato in un complesso rapporto con l’eredità romana ed era cresciuto in viii Gasparri.indd 8 06/12/11 12.27 un ambiguo legame di alleanza con il concorrente progetto franco- imperiale. Si trattava di due diverse ipotesi di sistemazione dei rap- porti di forza, politici e ideologici, nell’Occidente ex romano, che si confrontarono nel corso dell’VIII secolo, finendo per accordarsi e per soffocare così l’unica seria alternativa esistente allora in Oc- cidente, quella rappresentata dal regno longobardo; così facendo, papi e re franchi impressero una svolta decisiva alla storia europea e a quella italiana in particolare. Gli eventi dell’VIII secolo hanno segnato in modo indelebile l’evoluzione della penisola italiana, ed è principalmente dei modi in cui ciò avvenne che si cercherà di ren- dere conto nelle pagine che seguono. Ciò spiega anche l’attenzione particolare che sarà rivolta alla fine del regno e alle trasformazioni immediatamente successive. L’altro oggetto del libro è il regno longobardo nel suo momento di maturità, che coincide appunto con i primi settant’anni dell’VIII secolo. Su questo regno, o più in generale su quest’epoca, ha gravato a lungo il peso della propaganda dei suoi antichi avversari vittorio- si, con il risultato che le sue caratteristiche e il ruolo che ha gio- cato nella storia italiana sono pochissimo noti. Cercheremo quindi di recuperare la memoria del regno longobardo e di presentare le caratteristiche della società che esso inquadrava, senza trascurare neppure i contatti e i rapporti che ebbe – e che furono tutt’altro che eternamente conflittuali – con la stessa Chiesa romana. Per poter compiere questa operazione, però, bisogna prima prendere posizione su una questione fondamentale, sulla quale non è possibile nessuna ambiguità di giudizio: quella dell’identità longo- barda. Ovvero, detto in termini più semplici: chi erano i Longobardi di cui si parla? La risposta è al tempo stesso semplice e difficile. Per il sentire storico diffuso – ma anche per buona parte degli storici – i Longobardi erano un popolo germanico e dunque straniero all’Ita- lia, di lontana origine settentrionale, di religione pagana e cristiana ariana, che impiantò con la violenza delle armi una nuova domina- zione politica, il «regno dei Longobardi» (regnum Langobardorum), sulle macerie dell’Italia romana. Questo regno, che avrebbe rappre- sentato il punto più basso di un processo involutivo iniziato con la decadenza dell’impero e le prime invasioni barbariche, durò circa due secoli, finché non fu conquistato dai Franchi, alleati dei papi; a quel punto i Longobardi sarebbero scomparsi dalla storia italiana, assorbiti dalla popolazione indigena, e la storia italiana avrebbe ri- preso il suo corso naturale. Nel caso dei Longobardi l’idea di uno ix Gasparri.indd 9 06/12/11 12.27

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