CHIAVI PER L'INTERPRETAZIONE DEI PRIMI CINQUE LIBRI DELLA BIBBIA Jean Louis Ska Introduzione alla lettura del Pentateuco Collana BIBLICA J.L. SKA, Introduzione alla lettura del Pentateuco. Chiavi per l'interpretazione dei primi cinque libri della Bibbia. J.L. SKA, La strada e la casa. Itinerari biblici. L. MAZZINGHI, «HO cercato e ho esplorato». Studi sul Qohelet. J E AN L O U IS SKA I N T R O D U Z I O NE ALLA LETTURA DEL PENTATEUCO CHIAVI PER L'INTERPRETAZIONE DEI PRIMI CINQUE LIBRI DELLA BIBBIA Edizioni Dehoniane - Roma Prima edizione·, luglio 1998 Seconda edizione·, novembre 1998 EDB - Edizioni Dehoniane Bologna Prima edizione: marzo 2000 Ristampe·, maggio 2001 maggio 2002 ® 2000 Centro editoriale dehoniano Via Nosadella 6 - 40123 Bologna EDB (marchio depositato) ISBN 88-10-22101-X Stampa: Tipografia Russo, Napoli 2002 PREFAZIONE Negli ultimi tempi, gli studi sul Pentateuco si moltiplicano ed è difficile seguire il movimento delle teorie in un campo dove i proble- mi abbondano. Questa situazione è nuova. Fino agli anni '70, la teo- ria documentaria classica che distingueva quattro fonti nel Pentateuco, lo Jahwista davidico-salomonico, l'Elohista del regno del Nord, vici- no ai primi profeti, Amos e soprattutto Osea, poi il Deuteronomio, fi- glio della riforma di Giosia nel 622 avanti Cristo e, infine, il Sacerdotale (P), esilico o postesilico, era diventata una specie di «Vangelo» per ogni lettore colto della Bibbia e si ritrovava nelle introduzioni e note della Bibbie ad uso comune a partire dagli anni '50. Nel mondo cattolico, essa fece la sua «entrata» ufficiale nel '56, con la prima edizione della Bibbia di Gerusalemme in francese. Ese- geti, insegnanti di religione, studiosi, studenti e predicatori potevano fidarsi di una teoria che spiegava in modo semplice e convincente i problemi del Pentateuco. Poi, questo consenso è crollato e, oggi, nes- suno sa quando si stabilirà di nuovo un consenso simile a quello di vent'anni fa. Che cosa si può ancora dire oggi sul Pentateuco? La teoria do- cumentaria - che, per altro, aveva impiegato tanto tempo per impor- si nelle varie confessioni, specialmente nella Chiesa cattolica - è stata attaccata, assediata e investita da varie parti. Rimangono solo rovine, come affermano taluni? Oppure la cittadella ha resistito a tutti gli as- salti, ha dimostrato di essere inespugnabile, perché ben più solida di quanto si pensasse, ed è riuscita a respingere tutti i nemici? Anche nell'esegesi sul Pentateuco, i bollettini di guerra sono tut- ti simili, perché ciascuno canta vittoria. Chi vuol leggere in modo in- telligente e critico il Pentateuco si ritrova in una situazione impossibile. Per usare un'altra immagine, ogni cliente viene assalito da una calca di venditori di teorie spesso incompatibili. Che cosa fare? 6 Prefazione Questa introduzione ha come primo scopo di spiegare a questo «cliente» come orientarsi nel mondo difficile del Pentateuco. La con- fusione che regna nel campo esegetico attuale richiedeva delle scelte drastiche per raggiungere questa meta. Bisognava ad ogni costo evita- re di entrare troppo presto negli accesi dibattiti odierni. Bisognava preparare il lettore ad affrontare le battaglie attuali e perciò fornirgli le «armi» critiche necessarie. Per questa ragione, la presente introdu- zione non comincia con una storia della ricerca o una presentazione del metodo storico-critico. Era necessario prendere un punto di par- tenza più «neutro». L'introduzione inizia, quindi, con una presentazione dei dati, va- le a dire con una descrizione del Pentateuco nella sua forma attuale, prout jacet, perché la lettura diacronica e analitica segue sempre il mo- mento della lettura sincronica e la visione sintetica dei dati. Se il tut- to è maggiore della somma della parti, è importante dare uno sguardo al tutto prima di vederci una «somma». I due primi capitoli sono dunque dedicati alla forma canonica del Pentateuco e dei cinque libri che lo compongono. Nei capitoli seguenti (terzo-quinto), mi è apparso utile fare un percorso abbastanza lungo attraverso i vari campi del Pentateuco per scoprire a poco a poco il «rilievo» dei vari paesaggi. I testi hanno una «terza dimensione» che apparirà più chiaramente nel corso dei capi- toli tre a cinque, che trattano prima dei testi legislativi, poi dei testi narrativi. Ho voluto presentare i problemi prima di vedere come so- no stati risolti. Certo, era impossibile non proporre, già a questo pri- mo livello di lettura, qualche soluzione semplice. Si parla dunque di «fonti» e di «redazioni», di testi compositi, opera di diversi autori che hanno operato in varie epoche. Però, non propongo nessuna teoria globale. Il quinto capitolo sarà forse più innovatore perché presenta vari esempi di interventi redazionali. Alcuni di questi esempi sono cono- sciuti, altri meno. Il capitolo ha anche voluto mostrare quali fossero le tecniche più consuete adoperate dai redattori quando volevano in- trodurre un'aggiunta in un testo già esistente. Solo dopo questo percorso, presento un riassunto della storia del- la ricerca in due capitoli (sesto-settimo). Invece di partire da Baruch Spinoza e Richard Simon, mi è parso necessario riprendere la storia dagli inizi, vale a dire dall'epoca dei rabbini e dei Padri della Chiesa perché si capisce meglio la problematica dell'esegesi attuale se si ve- de che prolunga e corregge varie tendenze già presenti nelle epoche precedenti. Questa storia della ricerca non vuol essere una lunga lista di no- mi, date e teorie. Ho voluto piuttosto mostrare quale fosse il retro- Prefazione 7 terra culturale e religioso di ogni epoca e di ogni scuola esegetica per poter meglio capire le loro domande e le loro risposte. Se si deve ca- pire la Bibbia nel suo contesto, anche l'esegesi ha il suo contesto sto- rico. Solo in questo contesto si capisce perché furono fatte certe do- mande e non altre. Alla fine del capitolo settimo, il libro giunge a un punto critico. Occorre prendere posizione e fornire qualche soluzione a tutti i pro- blemi elencati nei capitoli precedenti. Fra tutte le vie possibili, ho scel- to di far precedere il capitolo sulla formazione del Pentateuco da uno studio sulla letteratura antica. Come si scriveva? Perché si scriveva? Che cosa si scriveva? Quali principi hanno seguito gli autori, redatto- ri ed editori del Pentateuco nella loro opera? Sono queste le princi- pali domande alle quali il capitolo ottavo cerca di rispondere. Il capitolo nono può allora proporre non esattamente una teoria sulla formazione del Pentateuco, ma alcuni punti più solidi per poter elaborare una tale teoria. Il lettore sarà forse sorpreso quando - do- po mature riflessioni - abbandono l'idea di un «documento» jahwista preesilico senza, tuttavia, negare l'esistenza di testi preesilici. Do le mie ragioni che penso abbastanza convincenti. Questo capitolo cerca an- che di distinguere teorie più convincenti da teorie più congetturali. Infine, l'ultimo capitolo vuole situare la formazione del Penta- teuco postesilico nel suo quadro storico. Dovevo scegliere fra l'ipote- si dell'autorizzazione imperiale persiana e quella della comunità dei cittadini legati al tempio. La scelta non è stata facile anche se, a po- steriori, la teoria scelta mi pare più valida e illuminante. Segue allora qualche considerazione finale sul rapporto fra Pentateuco e Nuovo Te- stamento. Dal punto di vista metodologico, questo libro vorrebbe convin- cere i lettori che non è possibile leggere il Pentateuco oggi senza fare ricorso al metodo storico-critico. Vi sono troppi problemi e problemi troppo complessi per essere trattati in modo «ingenuo». Non rinnego in nessun modo i lavori di tipo sincronico, le analisi stilistiche e nar- rative di molti testi. Questo approccio risulta più fecondo di alcuni studi sulle fonti che hanno atomizzato il testo senza rendere la lettu- ra più agevole e, soprattutto, senza arrichirne la comprensione. La scelta del metodo, tuttavia, è comandata primariamente dal suo oggetto. Se il Pentateuco, come la Bibbia nel suo insieme, è un testo segnato storicamente, sorto in un ambiente ben diverso dal no- stro, in una lingua che non è la nostra, bisogna per forza «spostarsi» per poterlo capire meglio. Vi è un'altra ragione, ancora più forte, che obbliga a scegliere i sentieri del metodo storico-critico in questa introduzione al Pentateu- co. Gli stessi studi sincronici, se condotti con onestà e rigore, non pos- 8 Prefazione sono non reperire le numerose difficoltà, i «salti», le «fratture» e so- luzioni di continuità, le tensioni e contraddizioni nei vari testi. Que- sti problemi appaiono meno facilmente a chi studia testi individuali, strutture «di superficie» e a chi preferisce, per ragioni legittime, co- gliere il significato più generico dei testi. Chi, tuttavia, da una parte entra nel vivo dei brani, cerca di capire i particolari e il «funziona- mento» delle narrazioni e delle leggi e, dall'altra, prova anche a spie- gare come questi particolari entrano nella composizione finale, non può non imbattersi in difficoltà che possono essere risolte solo da uno studio della genesi del Pentateuco. Il lettore di oggi, credente e non credente, non può più ignorare i problemi che pone la lettura di un testo composto più di venti se- coli or sono. Significherebbe rinnegare il senso della storia e il senso dell'«incarnazione della parola». Significherebbe passare accanto alla profondità delle Scrittura che ci parla soprattutto perché ha una ric- ca storia. Lo vorrei dire in parole semplici: la storia della formazione del Pentateuco è il messaggio del Pentateuco, perché la sua storia è una storia di morte e risurrezione, la storia del popolo d'Israele risorto do- po l'esilio. Il Pentateuco è il primo testimone della sopravvivenza, an- zi del risorgere d'Israele dopo l'esperienza traumatica dell'esilio. Come Giacobbe, dopo la lotta con l'angelo, rimase ferito, così il Pentateuco porta ancora le cicatrici della sua storia travagliata. Vale la pena chi- narsi a lungo sulla genesi di questi libri antichi per poter ripercorrere le varie tappe di un itinerario che è, nello stesso tempo, il messaggio più denso che ci può offrire. Devo aggiungere, però, che non escludo nessun metodo a priori. Per esempio, si vedrà che i primi capitoli fanno ampiamente ricorso alla lettura canonica di B.S. Childs, applicata forse in modo legger- mente diverso. La prima lettura è, comunque, sincronica. Solo dopo questo primo percorso appariranno problemi che devono essere trat- tati in modo diacronico. La scelta del metodo in ogni caso si deter- mina a seconda della natura dei problemi affrontati. Non mi pare utile opporre i metodi né, soprattutto, ostracizzare un metodo o l'altro solo a partire da considerazioni generiche o filo- sofiche. Il metodo utile è quello che permette di capire meglio i testi, che offre le vie più sicure per coglierne il significato e le soluzioni più semplici ai problemi di interpretazione. La mia scelta sarà quindi piuttosto pragmatica, ma non nego che si basa su una lunga riflessione sullo scopo dell'esegesi, sui suoi do- veri e sui suoi limiti. Vorrei soltanto dare o ridare il gusto di percor- rere il Pentateuco e di perlustrare i suoi splendidi paesaggi. Sarei già felice se avessi raggiunto questo obiettivo. Prefazione 9 Il nostro libro conserva nella sua stesura attuale alcuni segni del- la sua genesi. È stato elaborato durante una decina di anni di inse- gnamento all'Istituto Biblico di Roma. Ho preferito, per motivi di chiarezza, conservare il tono e lo stile forse un po' «scolastico» del- l'insieme. Dedico il libro a tutti gli alunni ed ex alunni del Biblico che han- no seguito e incoraggiato l'elaborazione di queste riflessioni su uno dei documenti basilari della fede degli ebrei e dei cristiani e un monu- mento della nostra cultura occidentale e della letteratura universale.