LUIGI PERISSINOTTO Introduzione a Wittgenstein il Mulino I lettori che desiderano informarsi sui libri e sull’insieme delle attività della Società editrice il Mulino possono con sultare il sito Internet: www.mulino.it ISBN 978-88-15-27230-0 Copyright © 2018 by Società editrice il Mulino, Bologna. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere fotocopiata, riprodotta, archiviata, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo - elettronico, meccanico, reprografico, digitale - se non nei termini previsti dalla legge che tutela il Diritto d’Autore. Per altre informazioni si veda il sito www.mulino.it/edizioni/fotocopie Redazione e produzione: Edimill srl - www.edimill.it Indice Prefazione 9 I. Quattro questioni fondamentali 13 1. Uno, due, o molti Wittgenstein? 13 2. Una questione di stile? 23 3. Senza un passato e senza un futuro? 28 4. La vita di Wittgenstein ha a che fare con la sua la filosofia? 31 II. Il Tractatus logico-philosophicus. Problemi e bivi interpretativi 41 1. Le difficoltà del Tractatus 41 2. Titolo e struttura 47 3. La lingua del Tractatus 51 4. Da dove iniziare? 53 III. Il linguaggio e la sua logica 61 1. Il Tractatus come opera filosofica 61 2. Fatti, cose e stati di cose 63 3. Immagine, pensiero e proposizione 72 4. Sulle proposizioni elementari 82 5. La forma generale della proposizione 83 6 Indice 6. Il linguaggio e il soggetto metafisico 89 7. L’etica e il problema della vita 90 IV. Linguaggio, calcolo e grammatica. Fra il Tractatus e le Ricerche 109 1. Il ritorno alla filosofia; ovvero: mai dire mai 109 2. Rileggendo il Tractatus 112 3. Le proposizioni elementari: un punto dolente 114 4. Grammatica, regole e calcoli 118 5. Senso e verificazione 121 6. Di che cosa vivono i segni? Wittgenstein tra Frege e i formalisti 125 7. Ciò che il significato non è 128 V. Le Ricerche filosofiche. Filosofia come ricerca grammaticale 143 1. Le Ricerche filosofiche-, la seconda «opera» di Wittgenstein 143 2. Il significato: immagine, idea, teoria 146 3. Intermezzo: filosofo o filosofo del linguaggio? 150 4. Le tendenze e i desideri della filosofia 153 5. Una breve digressione sul riduzionismo 158 6. La ricerca filosofica come ricerca grammaticale 160 VI. La bottega filosofica delle Ricerche. Differenze, uso, regole, grammatica 169 1. «Ti insegnerò le differenze» 169 2. Nomi e definizioni ostensive 174 3. Sul semplice e il composto 176 4. Sui giochi linguistici 179 5. «Te la fai facile!» 183 6. Uso e significato: il §43 delle Ricerche 187 7. Uso, regola ed esattezza 190 8. Comprendere «di un colpo» 194 9. Regole, interpretazioni e applicazioni 196 10. Esperienza privata e linguaggio privato 204 Indice 7 VII. Il flusso della vita e i concetti della psicologia 217 1. Concetti psicologici, medici e vecchie signore 217 2. Concetti e fatti di natura 220 3. La trattazione dei concetti psicologici: un piano 224 4. Interno ed esterno 228 Vili. Dubbio, conoscenza e certezza 237 1. Della certezza', «il terzo capolavoro» 237 2. Il dubbio: una ricerca grammaticale 239 3. «Cardini» e grammatica 249 Riferimenti bibliografici 263 Indice dei nomi 279 Prefazione Esistono molte introduzioni a Wittgenstein, di diverso valore e di dif ferente accessibilità, alcune di intento chiaramente divulgativo, altre che si rivolgono a un pubblico più specialistico. Ciascuna di esse presuppone certe scelte, assunzioni e decisioni; per esempio, alcune cercano di introdurre alla filosofia di Wittgenstein senza riferimenti espliciti alla letteratura critica e alla storia delle sue interpretazioni; altre cercano, nel corpo stesso del testo o almeno in un capitolo finale o in una appendice, di dar conto, per quanto possibile, della storia tutt’altro che lineare della sua ricezione. Vi sono poi introduzioni che fanno un uso esteso e sistematico delle citazioni dai vari testi wittgensteiniani, quasi a voler lasciar la parola allo stesso Wittgenstein, mentre altre preferiscono limitare le citazioni a favore delle parafrasi. In molte di queste introduzioni uno spazio non secondario viene riservato alle ricostruzioni biografiche e storico-culturali; ciò si spiega facilmente con l’interesse e la curiosità che il personaggio Wittgenstein e gli ambienti storico-geografici e culturali in cui è vissuto (la Vienna degli ultimi decenni dell’impero asburgico, ma anche la Cambridge del Trinity College) hanno da sempre suscitato anche nei lettori meno interessati al Wittgenstein filosofo; in altre, al contrario, prevale un’attenzione quasi esclusiva al meto do e ai contenuti filosofici, soprattutto quando a scriverle sono autori (come i filosofi analitici o di simpatie analitiche) che ritengono che i dati biografici e storici servano poco o nulla a intendere una filosofia o a stabilirne il valore. Va anche notato come non siano poche le introduzioni nelle quali si sottolinea, almeno nella prefazione, la difficoltà di introdurre al pensiero di 10 Prefazione un autore che ha sempre sostenuto che la filosofia «non spiega e non deduce nulla» (RF, §126a) e che al filosofo «non è dato costruire alcun tipo di teo ria» (RF, §109). In questa prospettiva si capisce perché molti autori abbiano preferito le citazioni alle parafrasi, così come si spiega il disagio con cui molti parlano, con riferimento a Wittgenstein, di concezioni, di tesi, di dot trine o di teorie. Per esempio, sembra inevitabile domandarsi come si possa trovare qualcosa come una «teoria della proposizione come immagine» in un’opera come il Tractatus logico-philosophicus nella quale della filosofia si proclama che «non è una dottrina» (T, 4.112b) e del Tractatus stesso che «non è [...] un manuale» (T, pref.)? Va in ogni caso rilevato come la gran dissima parte degli autori, pur riconoscendo la difficoltà ed esplicitando il relativo disagio, si siano rassegnati a scrivere come se niente fosse, parlando della «teoria del significato come uso», della «dottrina delle somiglianze di famiglia» e delle molte altre teorie e dottrine che sarebbero contenute nei testi di Wittgenstein. Anche questa introduzione a Wittgenstein nasce da alcune scelte, as sunzioni e decisioni. Il primo punto da sottolineare è come sia oggi difficile introdurre alla filosofia di Wittgenstein prescindendo o lasciando ai margini l’attuale dibattito critico-interpretativo, il quale, negli ultimi due decenni, si è rianimato suscitando nuove passioni e producendo originali, anche se con troverse, letture. Mi riferisco, per esempio, ai cosiddetti interpreti «neowitt- gensteiniani» e, in particolare, alla lettura chiamata «risoluta» del Tractatus1, così come al ruolo sempre più importante assunto dal cosiddetto «terzo Wittgenstein»2, ossia dall’autore delle annotazioni note con il titolo di Della certezza e di altri manoscritti della seconda metà degli anni Quaranta. Ma mi riferisco anche alle letture delle Ricerche filosofiche che si sono sviluppa te a partire da alcune interpretazioni «eccentriche» come quella di Stanley Cavell3 o quella di Gordon Baker4. La nostra scelta sarà quella di introdurre a Wittgenstein tenendo conto, talora in maniera esplicita, spesso implicita mente, di questo nuovo e variegato dibattito. Il secondo punto è che non si può evitare di porsi, anche in un’intro duzione, il problema se la filosofia di Wittgenstein abbia qualcosa da dire alla filosofia contemporanea e se, ed eventualmente come, possa intervenire in un dibattito filosofico che sembra per molti aspetti (si pensi al diffuso naturalismo o all’impegno teorico oggi reclamato da molti filosofi) lontano Prefazione 11 da Wittgenstein ed estraneo al suo modo di intendere la filosofia e il lavo ro del filosofo. Non si tratta di rivendicare per Wittgenstein o a suo nome un’attualità di cui avrebbe lui per primo fatto a meno, quanto piuttosto di domandarsi se la filosofia di Wittgenstein possa essere sottratta a quello «splendido isolamento» a cui molti suoi interpreti l’hanno condannata e se, ed eventualmente come, essa possa aiutarci a filosofare oggi, senza illusioni, ma anche senza sistematiche disillusioni. Anche se non avranno una tratta zione esplicita, questi interrogativi ci faranno da guida e riceveranno qua e là qualche abbozzo di risposta. Un terzo punto riguarda la scelta di dare un qualche spazio alle que stioni legate allo stato del materiale (manoscritti, dattiloscritti, eccetera) la sciatoci da Wittgenstein. In effetti è quasi impossibile affrontare la filosofia di Wittgenstein senza dire qualcosa sul suo modo di lavorare, sul suo stile compositivo, sull’idea di libro che aveva e, insieme, sulle scelte dei suoi ese cutori letterari e sulle varie traversie che hanno segnato la storia editoriale dei testi wittgensteiniani condizionandone talvolta la stessa interpretazione. In questo senso le questioni filologiche non sono estranee a quelle filosofi- che e devono perciò avere un qualche posto anche in un’introduzione. Un quarto punto riguarda la tentazione che ogni studioso di Wittgenstein può trovare irresistibile, ossia quella di lasciare il più possibile la parola allo stesso Wittgenstein moltiplicando le citazioni e producendo testi che sono poco più che dei collage. Si tratta di una tentazione che ha almeno due ragio ni. La prima è che lo stile di Wittgenstein, incluse le immagini che inventa e i paragoni che escogita, è così efficace e incisivo che non è difficile arrivare alla conclusione che, considerato che difficilmente si può far meglio, tanto vale limitarsi a citare. La seconda è che è difficile intendere Wittgenstein senza vederlo concretamente al lavoro, come si guarda un falegname al lavoro nella sua bottega o un pittore nel suo studio. Ebbene, i testi di Wittgenstein sono la sua bottega o il suo studio ed è naturale che si sia tentati di non sostituirlo, ma di limitarsi a guardarlo mentre lavora. Anche in questa introduzione i testi di Wittgenstein saranno ampiamente citati, ma si cercherà anche di evitare l’effetto collage, ricorrendo, dove si riterrà necessario, a esempi, illustrazioni e trascrizioni che possano essere di aiuto al lettore aiutandolo a orientarsi. L’ultimo punto serve a sottolineare come molti aspetti della filosofia di Wittgenstein non siano toccati o siano solo sfiorati in questa introduzione.