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Introduzione a Schopenhauer PDF

194 Pages·1973·4.338 MB·Italian
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Prima edizione 1970 Seconda edizione 1973 INTRODUZIONE A SCHOPENHAUER DI ICILIO VECCHIOTTI EDITORI LATERZA AvvERTENZA. Nel licenziare per la· stampa il volume, l'Autore sente il dovere di avvertire che, nonostante l'analogia dell'argomento, il libro non ha nulla in co­ mune, né per quanto riguarda il metodo né per quanto riguarda i fini e i modi del contenuto, con l'opera intitolata dottrina di Schopenhauer, pubblicata . dal­ La l'A utore stesso. ' I. LA QUADRUPLICE RADICE DEL PRINCIPIO Dr « RAGION SUFFICIENTE» E IL TRATTATO « SULLA VISTA E SUI COLORI » l. Il trattato con il quale lo Schopenhauer ha co­ minciato la sua attività filosofica ed al quale egli fa costante riferimento è quello intitolato Die vier­ fache Wttrzel des Satzes vom zureichenden Grunde (La quadruplice radice del principio di ragion sufficiente). Quest'opera, che per un verso costi­ tuisce la premessa necessaria dell'opera maggiore, tanto che lo Schop. la presuppone ad ogni passo in certi capitoli di questa, per altro verso assume come certi e come dati alcuni punti fondamentali · di quella che sarà l'impostazione del Mondo. Suoi presupposti e sue premesse sono le ricerche e le meditazioni che il giovane Schopenhauer ha svilup­ pato a contatto e in contrasto con la filosofia e la· scienza naturale del primo Ottocento, sono altresl le sue esperienze di vita, sono anche, per tanti versi, le condizioni drammatiche di una società in crisi, che non riusciva a trovare la sua strada · se non nell'autoesaltazione o nella depressione del senso dell'uomo. Limitandoci ai termini strettamente ·tec­ nici, si potrà ad es. ricordare che· Schop. considera fin d'ora come fondamentale il fatto che prima di Kant non opererebbe l'idealismo .gnoseologico e la 9 ricerca di un princ1p1o all'interno di una teoria idealistica della conoscenza. In tutta la parte storica del trattatello, noi vediamo che la ragione per la quale i filosofi che lo hanno preceduto non hanno inteso il carattere del principio di ragion sufficiente, è stata che tutti questi filosofi hanno ricercato questo principio in un mondo di cose che preten­ devano avulso dal pensiero. Lo Schop. fa un lungo· elenco di filosofi che hanno commesso il grave peccato o che comunque hanno antiveduto, in qualche modo, la soluzione definitiva 1• Non è senza ragione che fra questi nomi troviamo quello di Lambert 2, il filosofo tanto stimato da Kant; ma troviamo del resto anche WolfP, il quale ha distinto l) prin­ cipium fiendi: ratio actualitatis alterius: si' lapis. ca!escit, ignis aut radii solares sunt rationes, cur ca!o r lapidi insit; 2) principium essendi: ratio pos­ sibilitatis alterius: ratio possibilitatis cur lapis ca­ lorem recipere possit est in essentia seu. modo compositionis lapidis. Ma questo gli sembrava un concetto illecito. La possibilità in genere è per lui l'accordo con le condizioni a priori a noi note di ogni esperienza; 3) principium cognoscendi. Ma del resto lo stesso Wolff adduce come causa la "causa impulsiva, sive ratio voltmtatem determinans : . in " questo modo è posta la base di quella che sarà la quarta " applicazione " del principio. Dal punto di vista della teorizzazione e dell'impostazione wolf� fiana sembra veramente difficile che si potesse pretendere di più. Del resto, neppure Kant ha potuto realizzare un progresso autentico, perché ha l \Verke, cd. Hucbscher, Wicsbaden, Brockhaus, vol. I, pp. 6-22; vol. VII, pp. 8·15 (mentre nel vol. VII è conte­ nuta la prima redazione della cd. del trattato sulla Qua­ druplice radice, nel I contenuta la redazione definitiva: è facciamo pertanto riferimento a tutte c due le redazioni); trad. ìt. Amendola-Kuhn, Lanciano, 1912, pp. 12-30. . E. 2 Werke, cit., I, p: 20; VII, p. 12; trad. it. cit., p. 27. Werke, cit., I, pp. 18-9, VII, pp. 11-2; trad. it. cit., 3 pp. 25-7. 10 confuso "in- tutto il suo sistema fra _loro intelletto e ragione 4, attribuendo all'intelletto quell'attività. giudicativa, che è invece propria della . ragione e non avendo la consapevolezza del carattere imme­ diato o intuitivo della coscienza. intellettiva. Invece, in tanto ci può essere una varietà della radice, in· quanto lo Schopenh:mer pone su basi diverse il rap­ porto fra intelletto . e ragione. Da . un alto quindi avremo l'affinità con Kant (teoria " idealistica " della conoscenza), dall'altro la distinzione da Kant (in quanto si tratta di . un altro idealismo conoscitivo).· 2. Il punto di partenza vuoi essere nello stesso tempo platonico e kantiano: Il divino Platone, �< il sorprendente Kant uniscono le loro voci con­ cordi », nell'affermare la validltà di due princlpi, quello di omogeneità e quello di specificazione 5• Si tratta di due princlpi metodologici: per il primo si raccolgono i vari individui o le varie determina­ zioni fenomeniche in tipi, in ispecie, in· generi; per il secondo si deve determinare significato il particolare necessario dei vari gruppi; in c cui sono divisi gli individui. Nell'ambito di una teoria idealistica della conoscenza, la classificazione dei di­ versi individui, delle diverse determinazioni dipenderà dal modo di porsi, nella conoscenza, dei diversi oggetti. Se vero che non c nessun oggètto è 'è « senza un soggetto anche vero che a seconda �> 6, è dci casi il rapporto soggetto-oggetto si determina diversamente ed a seconda dei casi varierà la spie­ gazione per la quale piuttosto un individuo che c'è un altro, un oggetto piuttosto che un altro. Noi sappiamo che il principio di ragion sufficiente è quello che ci fa domandare il perché di ogni cosa, 4 \Verke, cit., I, pp. 88-90 c Kritik der kantischen Phi­ l�sophic, ed. cit., Il, passim; VII, pp. 35 sgg.; trad. it. Cl t., pp. 95-97, 5 \'Verke, cit., I, p. l; VII, p. 3; trad. it. cit., p. 7. 6 Werke, cit., I, p. 5; VII, p. 7; trad. it. cit., p. 11. 11 di ogni effetto., di ogni conseguenza. Nulla è senza ragiQm! perché sia: ·Ma .le varie cose entrano tma con il soggetto in rapporti diversi ed anzi secondo il rapporto con il soggetto abbiamo .cose diverse (per es. nel· rapporto logico abbiamo conclusioni particolari, riel rapporto causale effetti particolari concretizzati in cose e cosl via). Avremo quindi diverse classi di oggetti per un soggetto, ossia quattro· modi diversi in cui nella rappresentazione si instaura l'unità soggetto-oggetto. Nello stesso tempo, dato che non soggetto senza oggetto e c'è che questi oggetti sono oggetti appartenenti a specie diverse (anche se la parola « specie è adope­ » rata in un senso nuovo) il principio di ragione è legato a distinte forme della nostra coscienza rap­ presentante e quindi il principio stesso è molteplice: nel soggetto vi saranno, rispetto all'oggetto, tante distinte applicazioni del principio, a seconda della " natura " dell'oggetto (una applicazione quella è che si ha in logica, quando si stabilisce il rapporto ragione-conseguenza; un'altra quella che si ha nella scienza della natura, quando si stabilisce rapporto il di causa e così via). A questo punto bisogna de­ terminare. quali siano queste applicazioni del prin­ cipio di ragione che nello stesso tempo corrispondono ad altrettante forme rappresentative (anche se mi.­ turalmente la parola oggetto cambierà di significato a seconda della " applicazione " o della funzione 7). Secondo Schopenhauer il principio di ragion suf­ ficiente ha potuto avere prima di lui due applica­ zioni effettive soltanto e cioè quello della ragione nei giudizi (nonostante la confusione kantiana) e quello della causa · nei mutamenti. In tutti e due questi casi, il principio abilita a rispondere alla domanda « perché? »: questo è il carattere generale del principio, è il carattere sempre presente, è ciò 7 1Verke, cit., I, pp. 25-27 e passim; VII, pp. 16-20; trad. it. cit;, 32-5. pp. 12 che rappresenta il suo carattere unitario. Questo è giustificato dal fatto che ci si riferisce sempre a ragioni » di rappresentazione: « tutte le. nostre « rappresentazioni (in cui mondo si esaurisce) il . stanno fra loro in un rapporto secondo una legge in una forma che si può determinare a priori », cd rapporto che trova espressione nel principio « nihil est sine ratione cur potius sit quam non sit » 8• Questo rapporto si basa quindi su relazioni a priori necessarie. Si intendono per radici t/el principio di ragion sufficiente quelle relazioni necessarie, che ne formano la base. Quali sono queste relazioni neces­ sarie? Sono quattro cioè quattro classi di oggetti e per il soggetto, in quanto rientrano tutte nell'atto rappresentativo: classe delle rappresentazioni l) complete: alal base c'è il · principium rationis cui , sufficientis fiendi; 2) classe delle rappresentazioni: pr. su/f. cognoscendi; 3) classe del tempo e dello r. spazio considerati in sé per sé: pr. rat. su/f. e essendi; 4) classe delle azioni che hanno per base il rappresentante in s� distinguono: motivi, cui stimoli, eccitazioni. Se esaminiamo partitamente queste classi, la rappresentazione come è considerata nella sua completezza nella prima applicazione ha questi caratteri: è intuitiva, completa (di ele� mento naturale e formale), empirica (in base alla èonoscenza rappresentativa, in base alla forma_ del tempo, dello spazio, della causalità). Lo Schopenhauer sente il bisogno di giustificare la distinzione tra · le varie applicazioni del principio. Costituito un mondo dei fenomeni, detto in quali termini ·.un mondo cosl concepito esista, come e in. quali termini si giustifica il contenuto di questa forma rappre­ · sentativa? Schopenhauer entra in polemic;a con Kant, quanto riguarda la distinzione tra la e la 2" per l" .·· 8 Werke, cit., I, p. 25;. VII, p. 16; trad. it. cit., p. 32; caanpco. rVa, IIII, p(.\ V5e rek eV, IcIit, .,p .I ,7 ,p ptr. ad15. 0i t.s, gcgi.;t . VpI. I,1 1p; pc. fr8.5 ansgchge., trad. it., pp; 174 sgg.). · 13 applicazione, nel senso che . Kant ha attribuito · all'intelletto (rappresentazione intuitiv a) ciò che va attribuito. alla ragione: per es .. la quantità dei giudizi costituisce per Schopenhauer l'essenza dei con­ cetti in quanto tali; le categorie dell'unità e della molteplicità appartengono all'atto del giudicare e quindi alla ragione; ciò valga anche per il carattere della qualità, in quanto né l'affermazione né la nega­ zione appartengono all'intuizione, la quale è valida in se stessa. Bisogna quindi ricordare che concreta­ è mente abbandonato il principio del conoscere che è giudicare: il conoscere è giudicare solo in via secondaria. Il principio più generale che ora abbia valore è quello per cui nulla che sia avulso da noi può essere effetto per noi: la forma generica del principio è il rapporto soggetto-oggetto nella rap­ presentazioné. In questa prima applicazione, che e la più comprensiva, il conoscere è uguale al rap­ presentare intuitivo e cioè uguale alla realtà, uguale al divenire. Le forme del mondo reale sono le forme del senso esterno e del senso interno. qualcosa .che È possiamo sapere a priori, il che vuoi dire stab re pi prima dell'esperienza ciò che avviene sempre nel nostro esperire, vuoi dire che vi sono impegnate determinate funzioni che si può stabilire quali siano prima dell'esperire. L'apriori è ciò che non si può sapere dall'esperienza, perché l'esperienza può dare solo un singolo caso, ma non mai una totalità, perché di una serie di individui non si potrebbe mai dare la. fine. Più o meno lo Schopenhauer proc;.�e (cfr. W'erke, ed. Deussen, IX, 120) sulla falsariga kantiana. Una regola universale e necessaria non può essere stabilita che a priori. Giudizi sintetici apriori, in funzione derivativa, son quelli in cui intervengono tempo, spazio, ·caus�tà 9• .· . 9 La tcorizzazione qui �nucleata è da ·riscontrare nello sviluppo del trattatello, ossia nei capp. pertinenti alle varie . 14

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