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Introduzione a Dummett PDF

257 Pages·2008·8.179 MB·Italian
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© 2008, Gius. Laterza & Figli Prima edizione 2008 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l'autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l'acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai dan ni della cultura. INTRODUZIONE A DUMMETT DI CESARE COZZO EDITORI LATERZA Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Finito di stampare nell'ottobre 2008 SEDIT -Bari (Italy) per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN 978-88-420-8811-0 MICHAEL DUMMETT I. INTRODUZIONE 1. Una variegata personalità V'è chi1 allude al frammento di Archiloco che ispirò lsaiah Berlin: «la volpe sa molte cose, ma il riccio ne sa una grande», e paragona Michael Dummett alla volpe, cioè lo po ne fra coloro che «perseguono molti fini, spesso disgiunti e contraddittori [. .. ] non unificati da un principio morale o estetico>>2• Filosofo del nesso fra metafisica e teoria del signi ficato. Pioniere dello studio dei giochi di carte, a cui dobbia mo «il più importante libro sulle carte mai scritto»3• Fautore dell'impegno sociale e politico dei cattolici4• Logico matema tico che ha introdotto una logica intermedia5• Esponente an- 1 G. Sundholm, Vestzges o/ Realism, in The Philosophy o/ Michael Dum mett, a cura di B. McGuinness e G. Oliveri, Kluwer Academic Publishers, Dordrecht-London 1994, p. 165. 2 I. Berlin, Russian Thinkers, Penguin, London 1978, trad. it. di G. For ti, Il riccio e la volpe, Adelphi, Milano 1986, p. 71. 3 S. Mann, Playing Cards, inMichaelDummett: Contributions to Philosophy, a cura di B.M. Taylor, Nijhoff, Dordrecht-Lancaster 1987, p. 195. Il libro così descritto è M. Dummett, The Game o/Tarot, Duckworth, London 1980. 4 Cfr. M. Dummett, Catholicism and the World Order, Catholic Institute for International Relations, London 1979. 5 Cfr. M. Dummett, A Propositional Calculus with Denumerable Matrix, in «TheJoumal of Symbolic Logio>, XXIV (1959), pp. 97-106. Sulle logiche intermedie cfr. Introduzione, in P.L. Minari, Indagini semantiche sulle logiche intermedie proposizionali, Bibliopolis, Napoli 1989. 3 tirazzista6. Indagatore di sistemi elettorali7• Autore di un li bretto sulla grammatica e lo stile8. Un punto unificante9 è il fiducioso sforzo di comprendere la realtà umana e renderla razionale, senza rinunciare alla criti ca, né a proposte di cambiamento contrarie alle tendenze do minanti. Fiducia, qualcuno aggiungerà, che ha radici nella fe de. I frutti sono nelle attività politiche di Dummett. Ma anche nel progetto di una teoria del funzionamento del linguaggio, o nelle obiezioni a usi logici consolidati, nell'approccio rigoroso ai procedimenti elettorali, o nel rifiuto delle concezioni magi che dei tarocchi. Ritrarre il carattere variegato della persona cercandone l'unitarietà è però incombenza di biografo che qui non si assolverà. In un'introduzione alla filosofia di Dummett si parlerà solo del filosofo. Lo scopo introduttivo comporta ri duzione e semplificazione: al prezzo di trascurare temi altri menti significativi, si privilegeranno le strutture portanti del suo pensiero e la cura di esporle con chiarezza costringerà a da re un'immagine più rigida e schematica dell'originale. 2. Il giovane Dummett a Oxford nel dopoguerra Nato a Londra il 27 giugno 1925, dopo aver servito nell'e sercito britannico Michael Dummett studiò filosofia a Oxford dal 1947 al 1954, quando trionfava la 'filosofia del linguaggio ordinario'. In un'intervista del 1987 egli così racconta il clima di Oxford in quegli anni: la maggior parte dei filosofi in questa università era convinta che tut to il lavoro interessante in filosofia si svolgesse a Oxford. Sbalorditi- 6 Cfr. A. Durnmett e M. Dummett, The Role of Government in Britain's Racial Crisis, in ]ustice First, a cura di L. Donnelly, Sheed & Ward, London Sidney 1969, pp. 25-78; M. Durnrnett, On lmmigration and Refugees, Rou tledge, London 2001. 7 Cfr. M. Dumrnett, Voting Procedures, Oxford University Press, Oxford 1984; Id., Principles o/E lectoral Reform, Oxford University Press, Oxford 1997. 8 M. Durnrnett, Grammar and Style, Duckworth, London 1993. 9 Cfr. A. Matar, From Dummett's Philosophical Perspective, de Gruyter, Berlin-New York 1997, pp. 1-7. 4 vo quanto ne fossero compiaciuti. Certamente pensavano che in America non si facesse nulla di molto valore, e ancor meno valore fi losofico attribuivano a ciò che avveniva sul continente europeo. Wittgenstein insegnava ancora a Cambridge. Pochi avevano idea di quel che insegnasse; gli altri se lo chiedevano - tutti sapevano che era importante, senza sapere cosa fosse. Ma a parte Cambridge, tutto quel che in filosofia avesse valore accadeva a Oxford.10 Le due figure più influenti erano Gilbert Ryle e John L. Austin. L'influenza di Ryle fu per Dummett prevalentemente di carattere critico. Lo indusse a un pregiudizio sfavorevole nei confronti di Rudolf Carnap. Negli Stati Uniti considerato un maestro, Carnap era per Ryle «il peggiore filosofo, un filo sofo colpevole di errori banali»11. Così Dummett per molto tempo non lesse Carnap. Dell'influenza di Austin, leader della ordinary language school, Dummett ha sempre pensato che fosse nociva. La filo sofia a Oxford si era sviluppata in modo abbastanza indipen dente dall'insegnamento di Wittgenstein a Cambridge che, al meno all'inizio, non era ben noto. Anni dopo, tuttavia, Dum mett avrebbe descritto la filosofia del linguaggio ordinario co me una «caricatura»12 delle idee dell'ultimo Wittgenstein. Malgrado l'opposizione al sistema fosse comune a Wittgen stein e alla filosofia del linguaggio ordinario di Austin, la grande differenza fra Wittgenstein e ciò che Austin quantomeno professava, o insegnava, era questa: Wittgenstein cominciava sempre con problemi filosofici e lottava con essi, mentre Austin riteneva che i problemi fossero dovuti a confusioni, fraintendimenti del linguag gio [ ... che] dobbiamo dimenticare i problemi. Dobbiamo comincia re a guardare le parole, come vengono usate, farne analisi molto pre cise, e così via, indipendentemente da quali siano i problemi filoso- 10 J. Schulte, Interview, in M. Dummett, Origins o/A nalytical Philosophy, Duckworth, London 1993, p. 168. 11 F. Pataut, An Anti-Realist Perspective on Language, Thought, Logie and the History o/ Analytic Philosophy: An Interview with Michael Dummett, in «Philosophical Investigations», XIX (1996), p. 12. 12 M. Dummett, Can Analytical Philosophy Be Systematic, and Ought It to Be? (1975),inid., TruthandOther Enigmas, Duckworth, London 1978,p. 445. 5 fici, e allora vi sarà un miracolo e tutti i problemi filosofici si dissol veranno. 0 La pretesa di accantonare i problemi filosofici limitandosi ad analizzare l'uso di singoli enunciati, rinunciando a teorie generali del funzionamento del linguaggio, è chiamata da Dummett «particolarismo»14• Il particolarismo peccava di su perficialità: dettagliate e sottili descrizioni di usi linguistici ri correvano con acritica noncuranza a concetti psicologici e se mantici (esprimere un atteggiamento, comunicare un'opinio ne, respingere una domanda ecc.) che una seria riflessione fi losofica sul linguaggio dovrebbe spiegare. Invece le analisi di quei filosofi (identificabili più con i seguaci di Austin, che con il maestro) davano tali concetti per scontati e, in particolare, usavano il concetto di verità come se fosse stato già del tutto chiaro il rapporto fra verità e significato. Le 'descrizioni del l'uso', lungi dal dissolverli, inconsapevolmente pullulavano di problemi filosofici. Il principale tutor di Dummett nel college di Christ Church, nel quale fu undergraduate fino al 1950, era James O. Urmson, della cerchia di Austin. Dummett riuscì però ad avere come tutor esterno al college Elizabeth Anscombe, al lieva e futura curatrice degli scritti di Wittgenstein. L'insegna mento di Anscombe fu impegnativo, Dummett racconta: «era sempre particolarmente critica quando scrivevo cose su cui mi aspettavo che fosse d' accordo»15. In seguito Anscombe e suo marito Peter T. Geach, entrambi cattolici, divennero ami ci personali di Dummett. Anche da Geach Dummett dichia ra di aver imparato molto, soprattutto su Friedrich Ludwig Gottlob Frege16. 13 Pataut, An Anti-Realist Perspective on Language cit., p. 12. 14 Dummett, Can Analytical Philosophy Be Systematic, and Ought It to Be? cit., p. 445. 15 M. Dummett, IntellectualAutobiography, in The Philosophy o/Michael Dummett, a cura di RE. Auxier e L.E. Hahn, Open Court, Chicago-La Salle (Ill.) 2007' p. 9. 16 Cfr. M. Dummett, The Interpretation o/Frege's Philosophy, Duckworth, London 1981, p. XV. 6

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