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Introduzione a Derrida PDF

170 Pages·2003·2.753 MB·Italian
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© 2003, Gius. Laterza & Figli Prima edizione 2003 Maurizio Ferraris Introduzione a Derrida • Editori laterul Proprietà letteraria riservata Gius. Llcerza & Figli Spa, Roma�B ari Finito di stampare nell'occobce 2003 Poligrafico Dehoniano • Stabilimento di Bari per conto della Gius. Llcena & Figli Spa CL 20-7135-5 ISBN 88-420-7135-8 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didauico. Per la legge-italiana la fotocopia � lecita solo per uso personale purchl non danMggi l'autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l'acquisto di un libro � illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi meue a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratiCa commette un furto e opera ai danni deiJa cultura. JACQUES DERRIDA l. 1952-1967. J.:APPRENOISTATO FENOMENOLOGICO 1.1. École Normale Supérieure L'insufficienza dei pionieri. L'attività di Derrida come fe­ nomenologo è attestata da tre opere maggiori, la Memoria dell953-54 sul Problema della genesi nella/iloso/ia di Hus­ serfl, la lunga introduzione dell962 alla Origine della geo­ metria2 e La voce e il /enomend dell967, nonché da un cer­ to numero di contributi minori4• Quindici anni, e una scel­ ta quasi inevitabile. 1 Le problème de la genèse dans la philosophie de Husserl, diss., rela­ tore M. de Gandillac (pubblicato nel1990, PUF, Paris; trad. it. di V. Co­ sta, Il problema della genesi nella filosofia di Husserl, Jaca Boko , Milano 1992). 2 Traduzione e introduzione di E. Husserl, I.:on"gine de la géométrie, PUF, Paris 1962 (trad. it. e intr. di C. Di Martino, I: origine della geome­ ln'a,]aca Book, Milano 1987). ' La voix el le phénomène. lnlroduction au problème du signe dans la phénoménologie de Husserl, PUF, Paris 1967 (trad. it. di G. Dalmasso, La voce e ilfenomeno,Jaca Bcok, Milano 1968). 4 «Genèse et struclure» ella phénoménologie (1959), ora in I:écriture ella différence, Seuil, Paris 1967 (trad. it. di G. Pozzi, La seri/tura e la dif­ /erenu, Einaudi, Torino 1971; nuova ed. con una intr. di G. Vattimo, ivi, 1990); recensione di H. Hohl, Lebenswelt und Geschichte, in «Les Étu­ des philosophiques», l, 1963; di E. Husserl, Phiinomenologische Psych<>­ logie, ivi, 2, 1963; di].N. Mohanty, E. Husserl's Theory o/Meaning, ivi, 3 Quando Derrida incomincia a studiare filosofia alla École Normale Supérieure, Husserl, che era stato intro­ dotto in Francia da Sartre e da Levinas, si avvia a un pieno riconoscimento accademico, e la fenomenologia costituisce un polo di attrazione a cui è difficile resistere. Lo si può ve­ rificare facilmente: eccettuato Deleuze, i filosofi che hanno accompagnato il cammino di Derrida, in quello che è stato chiamato <<post-strutturalismo>>, Foucault e Lyotard, na­ scono come fenomenologi segnati in pari misura da Hei­ degger e da Merleau-Ponty; e la fenomenologia continuerà a costituire un riferimento, per lo più universitario, e spe­ cialmente concentrato nella École Normale, con una con­ tinuità che perdura tutt'oggi. La fenomenologia appare come una grande promessa, quella di un nuovo inizio, di una filosofia capace di con­ durre alle cose stesse, al di là delle stanche tradizioni della filosofia come teoria della conoscenza in Germania, e di fornire una alternativa al crollo dello spiritualismo bergso­ niano nella cultura francese. In questa versione, la lettura di Husserl appare indissociabile dalla penetrazione di Hei­ degger nella cultura francese: Heidegger è l'alilevo, e poi il rivale di Husserl, che ha trascritto la fenomenologia nel quadro di una fùosofia dell'esistenza e che, al tempo stes­ so, l'ha inserita in un più complesso tessuto di riferimenti alla tradizione filosofica. Caratteristicamente, nell'immediato dopoguerra, grazie alla mediazione di J ean Beaufret che a sua volta sarà attivo nella École Normale, il recupero filosofico di Heidegger, dopo la compromissione con il nazismo, passa proprio at­ traverso la Francia. In quegli anni, dunque, lo Husserl dei francesi è una miscela di fenomenologia e di esistenziali­ smo, con qualche apertura nei confronti della psicologia; 4, 1964; La phénoménologie et 14 clCture de 14 représentation, Epochès, Atene 1966; La forme et/e uouloir-dire. Note rur 14 phénoménologie du 14ngage (1967), ora in Marger de 14 philorophie, Minuit, Paris 1972 (trad. it. di M. Iofrida, Margini della filosofia, Einaudi, Torino 1997). 4 una mistura ben rappresentata dal titolo di tre opere in­ fluentissime, I.: essere e il nulla (1943) di Sartre, Fenomeno­ logia della percezione (1945) di Merleau-Ponty e Scoprendo l'esistenza con Husserl e Heidegger (1949) di Levinas. Alla generazione di Derrida, tuttavia, queste letture pio­ nieristiche appaiono ormai insufficienti. n punto di par­ tenza, per Derrida, non sarà l'incontro tra fenomenologia ed esistenzialismo, bensì l'epistemologia, e in particolare il problema della genesi degli oggetti ideali. Lo Husserl che gli interessa è il teorico della conoscenza, colui che si era chiesto come fosse possibile che dalla esperienza potessero nascere delle scienze oggettive. Cacciato dalla porta, l'esi­ stenzialismo tornerà dalla finestra, ma, lo vedremo, in for­ me molto più mediate di quanto non fosse avvenuto negli anni Quaranta. Compagni di scuola. All'epistemologia aveva già indiriz­ zato i suoi interessi Foucault, che - sulal scia di Can­ guilbelm -si applicherà allo studio della nascita della psi­ cologia, della medicina, delle scienze umane, ossia al pro­ blema della genesi. Sono questioni a cui risultano molto sensibili anche dei colleghi di studi di Derrida come il fu­ turo sociologo Pierre Bourdieu e il filosofo Gérard Grane!. L'attenzione nei confronti delle origini materiali e sociali del sapere, dell'azione della struttura su quello che in ter­ mini marxiani si chiamava «sovrastruttura>>, viene inoltre su_ ggerita a Derrida da Althusser, all'epoca assistente alla Ecole Normale. Si tratta, per Derrida, di mostrare come l'elemento del­ la individualità storico-sensibile sia ben presente a Husserl sin dall'inizio (se non altro come problema o difficoltà); e, in secondo luogo, di mettere in luce come questo ricono­ scimento non urti affatto con l'ideale della fenomenologia come scienza rigorosa: anzi sia ciò che lo rende possibile, attraverso un processo dialettico. Se dialettica ha da esse­ re, tuttavia, deve trattarsi di una dialettica materialista. Derrida -d'accordo con il filosofo vietnamita allora attivo 5

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