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Interrogatorio del prof. ANTONIO PESENTI PDF

306 Pages·2014·32.05 MB·Italian
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I-.-- Interrogatorio del prof. ANTONIO PESENTI Presidente del Centro economico per In ricostruzione Vice presidente dell*Istituto per la Ricostruzione Industriale già Ministro per le Finanze - (28 gennaio 1946, in Ho ma) Di Nardi. — Porgo a ' prof. Pescati il saluto della Di Nardi. — Il prol Pescati, cioè, vede fonda mental - nostra Commissione ed il più cordiale ringraziamento mente la politica del credito in funzione dello sviluppo per aver accolto il nostro invito. di tutti i settori produttivi e quindi dello sviluppo del Credo ehe sia ovvio ricordare che lo scopo della nostra reddito nazionale, inchiesta è di accertare l’orientamento dell’opinione pubblica, sui maggiori problemi del nostro ordinamento Villani. A me sembra che, così facendo, la politica bancario e creditizio. Richiamo tuttavia l’opportunità del credito diventi strumento degli interessi della classe che dalle risposte emergano le opinioni personali del- al potere, secondo le vicissitudini della lotta politica, l’interrogato, che sono quelle che noi vogliamo soprat- Se si realizza effettivamente un pieno regime democra- tutto accertare, indipendentemente dalle funzioni che tico, caratterizzato dagli avvicendamenti delle classi le persone interrogate esercitano nella loro attività pub- al potere, noi vediamo ehe questa leva passa dal dominio Mica. di una classe a quello di un’altra e, se i programmi eco- Possiamo incominciare chiedendo al prof. Pesenti se nomici fossero diversi, tutta l’economia del paese po- crede che Io. Stato debba-intervenire o meno per orien- irebbe essere sottoposta a sussulti che ne compromet- tare e controllare la poli cica del credito. terebbero lo sviluppo. Pesenti. Ho già risposto affermativamente nel que- Pesenti. - - Prima di tutto è un dato di fatto che una stionario : penso che lo Stato debba intervenire nella politica del credito, in tutti i paesi, esiste sempre, anche politica del: eredito. quando non c’è in forma ufficiale. Ad esempio nel regime fascista c’era anche una politica del credito dichiarata Di Nardi. —- Ci vuol riassumere il suo punto di vista f che portò all’istituzione dell’IRI e dell’IMI. Pesenti. •— Particolarie ente in questo momento,~ma Di Nardi. — Perchè era uno Stato interventista, soprattutto da quando non c’è più un’economia libera, anche la politica del eredito deve fare parte del piano Pesenti. Uno Stato non interventista è appunto generale della, politica economica. Perciò penso che se lo di fatto in favore di quelli che sono i gruppi socialmente Stato lasciasse completan ènte libere le banche, e quindi dominanti. Nella situazione attuale economica e politica, tutti gli altri istituti di credito del Paese, di compiere di tutti i paesi, un non intervento non è possibile. Lo [ una politica strettamente legata a quelli che sono gli Stato, d’altra parte, è sempre l’espressione di un deter«- interessi dei gruppi dominanti deLpaese, ciò signifiehe- minato gruppo o dell’equilibrio esistente nella società rebbe naturalmente lasciar compiere una politica con- fra determinati gruppi. Io non penso ehe ci sia d’ora tra ria agli interessi generali, della Na zione, innanzi, necessariamente un continuo rivolgimento di È chiaro, dal punto di vista mio personale, che quando classi. Bisogna vedere che cosa si intende per deter- penso allo Stato che deve attuare una politica di investi- minati gruppi : il Governo può passare da un gruppo menti, non penso già alle Stato fascista, ma allo Stato all’altro ma - se per classi intendiamo categorie sociali che è espressione politica degli interessi generali, ad un che hanno una posizione univoca nel mercato, nell’eco - nuovo Stato democratico, che sia l’espressione degli nomia e quindi nella società - almeno quando si parla interessi del popolo italiano e ehe potrebbe adoperare di Stato democratico, non vedo la possibilità di avvi­ lo strumento del ereditò per attuare una politica che cendamento. Perchè nella situazione attuale del nostro porti allo sviluppo generale del Paese e quindi alla mas- paese ed anche del mondo, noi abbiamo un piccolo sima occupazione dì tutte le sue forze produttive. gruppo, diciamo, monopolistico, ed è quello che noi 2 INTERROGATORIO DEL PROF. ANTONIO PESENTI chiamiamo grande capitale' finanziario e che in Francia paese aderisce ad un accordo monetario internazionale si chiama le mur d'argent e che viene anche detto delle che stabilizzi il corso dei cambi su determinati livelli, 200 famiglie. anche se questo accordo è del tipo di quelli di Bretton Ora, di fronte a questo gruppo, abbiamo una larga Woods che lascia certi margini non molto ampi alla massa di popolazione in cui le differenziazioni si sono oscillazione dei cambi, ciò implica anche che la manovra ridotte, proprio *per la riduzione e per l’impoverimento del credito resta chiusa in questi limiti. delle classi medie. Tutte queste categorie hanno un Indiscutibilmente se la moneta si sgancia da qualun­ interesse comune. Cioè anche se la direzione politica que elemento stabilizzatore, ,i limiti interni della ma­ passa alla parte, diciamo estrema di quella gamma so- novra del credito sonò abbastanza'ampi, ma quando si ciale, alla parte detta del proletariato, questa, anche aderisce ad un accordo che fissi il corso dei cambi, ri­ essendo al potere in forma assoluta, non potrebbe fare tengo che anche. la ? politica del credito ne resti vin­ altro che realizzare una politica che sia nell’interesse colata. di tutti questi strati sociali anche medi e quindi quella stessa politica che dovrebbe essere seguita se ci fosse Desenti. — Besta vincolata, s’intende. un governo di coalizione, come probabilmente sarà, Di Nardi. — Ed allora quei fini che si vogliono per­ anche se basato in prevalenza su strati sociali in-. seguire attraverso la politica del credito non restano termedi. anch’essi condizionati dai limiti di ampiezza della ma­ Insomma la differenziazione in classi è molto diversa novra del credito ? da quella che poteva essere 10 od anche 15 anni fa; perciò diversa è l’impostazione politica;. Desenti., r— Io penso che noi siamo oggi preoccupati di un fatto contingente, sia del nostro che degli altri Di Nardi. —- Quindi lei esclude che ci sia la possi­ paesi e che non si può risolvere soltanto con uqa politica bilità nello Stato democratico di una politica del credito di moneta manovrata. Tale fatto ci dà J’idea che anche in funzione dell’interesse particolare di determinati nel campo monetario e del credito sia necessario ricorrere gruppi al potere ; è escluso anche il caso che un ristretto a mezzi veramente potènti, a manovre molto più ampie. gruppo dominante, possessore della maggior parte del Ma se noi pensiamo ad una situazione economica stabi­ potere finanziario del paese, abbiadi potere nelle mani. lizzata non c’è bisogno di grandi variazioni, perchè si Per tornare su questioni più strettamente tecniche, am­ tratta di variazioni impercettibili. messo che lo Stato debba intervenire e che debba porsi come fine principale la piena occupazione dei fattori Di Nardi. — Se si trattasse di impercettibili varia­ produttivi, ed in senso più generale lo sviluppo del red­ zioni, la differenza dei sistemi non sarebbe grande, È dito del paese, questa politica di intervento è possibile proprio nel caso in cui si presenta la necessità di ampie sotto qualsiasi regime monetario o è condizionata dal manovre che appare come un sistema monetario possa particolare tipo di sistema monetario che il paese adotta ? vincolare di più o di meno la politica del credito. Indub­ De senti. — Io penso che possa essere possibile in biamente in tempi normali anche il sistema monetario tutti i regimi monetari, cioè anche in regime aureo. a tipo aureo consente , gli scarti che si correggono col Naturalmente allóra abbiamo la limitazione nel punto soccorso del credito internazionale. . - oro ; pero un regime aureò molto ristretto, cioè un In tempi normali e in paesi a finanza, assestata e-che regime còme era quello antecedente nella prima guerra godono di un certo credito internazionale, è possibile mondiale, è cessato da tempo e non ne sembra possibile fare una certa manovra del credito per superare ; una un ritorno. Cioè la politica dell’oro coniato non la vedremo congiuntura temporaneamente sfavorevole, ma il pro­ più, è una cosa superata. L’oro di riserva (gold bullion blema si pone quando si vogliono concepire piani di standard) è molto improbabile che ci sia ; un tipo di sviluppo per un lungo periodo e per alimentare questi gold standard può darsi, ma se noi vediamo Bretton piani è necessario lo stimolo continuo della politica del Woods, osserviamo che è proposta una maggiore elasti­ credito. cità e quindi uno scarto maggiore di punti. Io penso che questo sia dovuto al fatto che una politica di moneta . Desenti. -— Penso che ciò non sia del tutto esatto. manovrata è una condizione essenziale della costituzione È certo che abbiamo una situazione caotica e qualsiasi sociale ed economica del nòstro tempo. Noi non dobbiamo stabilizzazione di carattere internazionale temporanea vedere la politica monetaria avulsa da, quello che è penso non sia possibile. , • il resto di tutta la politica economica e, come c’è stato Per un piano di sviluppo però non conta soltanto la un mutamento in tutti gli altri campi della politica eco­ quantità di credito esistente, ma la distribuzione del nomica, anche'nella politica monetaria abbiamo quella credito. Questa è una, cosa differente, perciò’la politica^ che in parole pòvere si può chiamare politica della mo­ di intervento serve per stimolare una distribuzione de neta manovrata. valori produttivi e per creare un mercato. Tutto ciò può ; in seguito migliorare la ; situazione monetaria nei Di Nardi... • Quindi, il piano economico richiede rapporti internazionali. Yi è una questione di distribu- necessariaménte una politica di moneta manovrata e zi(uie,del credifp. già esistente, e quindi una politica di manovrando la moneta certamente. ci sopp dei limiti ini.» rvento .non, deve essere vista soltanto come creazione piuttosto . àmpi nella politica .dei eredito.^ .però se. il di credito, ina, anche come sua < Usi ri Inizio ne. INTERROGATORIO DEL EROE. -ANTONIO RESENTI 3 Villani, — Anche in un regime di moneta ancorata si Ci sarebbe un’altra questione, il metodo da seguire può attuare una politica del credito, in questo senso per la direzione degli investimenti. .. . che forse è limitata la possibilità di agire sul volume del credito, ma ci sono dei limiti abbastanza ampi per agire, Desenti. — C’è la questione so tal© direzione spetta al Ministero del Tesoro.- .. . , Di Nardi. ----- Questa è un osservazione vera anche nei limiti della normale espansione del credito. C’è, Di Nardi. —- Anche da un punto di vista generalo, però, anche un problema di distribuzione del credito vorremmo sentire dal prof. Pesenti il metodo eh® disponibile.. Senonchè la distribuzione è implicita; anche sarebbe più opportuno per attuare una politica creditizia nel sistema distributivo tradizionale, secondo il criterio controllata dallo Stato. di dare il credito là dove rende di più. Pesenti. ■ Ho visto nei questionari alcune domande, rispondendo alle quali, mi pare si possa stabilire pres­ Pesenti. — Oggi il credito rende di più da un punto sappoco il sistema, tenendo sempre presente che detto di vista soggettivo, ad esempio investendosi nella spe­ sistema non deve essere rigido. culazione del mercato nero, rende di più se costruiamo Mi pare che i principi siano chiari. Primo : responsabile una sala da ballo invece di un’abitazione. Tutto ciò è della politica del credito deve èssere- un organo poli­ comprensibile nella nostra costituzione sociale, ma è tico, il Ministero del Tesoro ; in secondo luogo, esso appunto quello che si può modificare con un intervento è assolutamente inadatto a compiere questa funzione, che deve essere per me generale, in tutti i ■campi, e oggi in particolare, ma credo anche in avvenire. Infatti, che ci deve essere anche nel campo del credito. - se per esercitare il controllo ci basiamo sui funzionari non è da avere fiducia : essi sono persone fornite di Di Nardi. -— Quindi è soprattutto l’interesse di lungo mentalità b'uroei adiva e che generalmente intendono periodo che deve sovrastare all’interesse di breve periodo. fare carriera. Se guardiamo il Ministro, egli può essere È indiscutibile che, per esempio, chi vuol fare una tra­ competente, ma non può avere la capacità di seguire sformazione fondiaria, può darsi che .non possa offrire tutta la politica del credito, e poi ci può anche essere ài banchiere un saggio alto come quello che potrebbe il pericolo, di cambiamenti. Perciò bisogna che ci sia offrire uno speculatore che si arricchisca in un affare di un organo accanto al Ministero che sia un organo mercato nero ; ma a lungo andare quell’investimento fon­ tecnico, non burocratico, che sia un comitato di esperti diario può dare maggiori garanzie di rendimento.futuro che potrebbero essere scelti, in parto come rappresen­ e più durevole', mentre quel credito che va alla specula­ tanza di categorie, altri dalla giunta finanziaria del zione dà un reddito assolutamente temporaneo ed è mag­ Parlamento. Insomma, un insieme di esperti che costi­ giormente esposto ai rischi della congiuntura. È indiscu­ tuiscano un comitato tecnico. Ora, io vedo qui eh® tibile che qui ci vuole una cèrta sensibilità in chi distri­ potrebbe stabilirsi eventualmente una responsabilità buisce il credito. Ma è possibile che ciò avvenga attra­ di questo comitato anche di fronte al Parlamento. verso una regolamentazione o è opera di educazione ! 11 voto dovrebbe comunque essere pubblico, le decisioni dovrebbero essere pubbliche. Se ci fosse una minoranza Pesenti. — In linea generale, io credo poco a quelle dovrebbe motivare il suo dissenso. Avere quindi una che sono le regolamentazioni ed anche meno alla educa­ specie di controllo anche dal punto di vista democratico. zione. Una educazione deve venire dopo un lungo periodo di Di Nardi. — Le decisioni di questo organo dovreb­ abitudini sociali che modifica la mentalità e questo, per bero essere discusse e subordinate all’approvazione de] me, è da escludere per ora. La regolamentazione, da un Parlamento ? . . punto di vista formale, dice pochissimo, salvo, che, natu­ ralmente, non sia divieto, divieto che deve essere cir­ Pesenti. — Non penso che questo organo sia subordi- condato da tutto un complesso di accorgimenti e di dinato al Parlamento, ma il Parlamento, essendo pub­ misure economiche. Per me, è importante porre tutto il blico, può esprimere il suo parere. resto della vita sociale del paese allo stesso passo della riforma che vogliamo fare nel credito.. Sarebbe assurdo Di Nardi. — Quando esprime il suo giudizio »»ila pensare di poter fare una politica del credito, facendo politica del Governo ? astrazione da una riforma della struttura industriale, perchè allora o la politica del credito sarebbe fatta sempre Pesenti, — 11 Ministro del Tesoro si troverà in questa nel vantaggio dei gruppi dominanti, oppure, formalmente alternativa : o accettare il parere tecnico, oppure respin­ ci sarebbe la regolamentazione, ma poi ne verrebbe di gerlo. Se lo accetta, assume lui la responsabilità del conseguènza il mercato nero del credito e quindi l’eva­ comitato tecnico, e il Parlamento può appunto approvare sione. o disapprovare. Se va contro, il Parlamento può - e, questa volta con maggior ragione, dato che è contrario Di Nardi. — Quindi la politica del credito andrebbe il comitato tecnico, cioè, in parte la sua rappresentanza- concepita nel piano generale di regolamentazione del- o disapprovare l’opera del Ministro del Tesoro e quindi J’economia. approvare l’opera del comitato tecnico, eiè dovrebbe INTERROGATORI© DEL PROF. ANTONIO PESENTI comportare, normalmente, le dimissioni del ministro del piano basato su criteri determinati di ricostruzione edili­ Tesoro, oppure approvare il Ministro. zia o industriale, l’organo si trova nella condizione di poter suggerire alcuni tipi di investimenti per certi set­ Villani, — Il comitato tecnico, sarebbe un consiglio tori industriali piuttosto che per altri. Di fronte a questa superiore del credito i cui compiti specifici dovrebbero che è la linea generale, naturalmente il comitato teenie© essere diversi da quelli del Ministro del Tesoro. dovrebbe suggerire come si può giungere a regolare la di­ stribuzione del credito dal punto di vista tecnico. Pesenti, — Il Ministro del Tesòro li ha tutti e non ne ha nessuno. Quando il Ministro del Tesoro deve Di Nardi, — E le direttive sarebbero poi passate alle regolare la politica del credito - a meno che non sia oscil­ banche ! Sarebbero necessari anche organi di controllo lante é senza politica - si servirà di determinati organi per accertare se le direttive sono attuate o meno. che oggi mancano. Non solo, ma mancano tutte le stati­ stiche che possono servire a creare una documentazione Pesenti. — La Banca d’Italia dovrebbe véramente per il Ministro, mancano i consiglieri, manca compieta- essere l’istituto centrale dello Stato, quindi, la Banca mente tutto quello che può essere un apparato. D’altra d’Italia dovrebbe essere nazionalizzata, e avere organi parte se noi facciamo dei consiglieri tecnici, ma che siano che garantiscano di non rappresentare interessi parti­ esclusivamente tratti da gente di banca, abbiamo un colari. Evidentemente, a mio parere ci dovrebbe essere funzionarismo di banca, che è pur sempre un funziona­ un ufficio ispettivo del Tesoro per controllare che non rismo ; se noi prendiamo degli ispettori del Tesoro ab­ avvengano violazioni e, cioè che l’esecuzione della vigi­ biamo un funzionarismo anche peggiore, un funziona­ lanza di questo controllo affidata alla Banca d’Italia, rismo statale. Se invece noi abbiamo un gruppo di non sia viziata. esperti liberamente scelti, oltre a qualche rappresen­ tante di categoria, di diversa formazione, noi abbiamo Di Nardi. — L’orientamento del credito stabilito da una libera discussione in cui si studiano veramente i tale comitato si attuerebbe automaticamente attraverso problemi del Paese. Si sentirà così anche la necessità di saggi preferenziali di sconto oppure col contingentamento creare quella documentazione che oggi manca. del credito ? Villani. — Compito quindi prevalentemente tecnico. Pesenti. — Queste sono questioni particolari da esa­ Il futuro consiglio superiore del credito non dovrebbe minare : ci potrebbero essere saggi preferenziali, come agire con criteri politici, altrimenti la conseguenza sa­ ci potrebbe essere il contingentamento. Dipende dalla rebbe questa : che ad ogni cambiamento di Governo do­ situazione del momento per attuare adeguati metodi. vrebbe cambiare il consiglio superiore del credito. Villani. — Chi assumerebbe il rischio dell’investi­ Pesenti. — No, perchè verrebbe nominate sn desi­ mento ? gnazione del Parlamento e le composizioni parlamentari non mutano mai così rapidamente come le composizioni Pesenti, — Anche qui la difficoltà è in tutti questi governative. controlli. È chiaro che se le banche di interesse nazionale sono Villani, — Si potrebbe palesare un contrasto fra il nazionalizzate, esse debbono assumere anche il rischio. consiglio superiore ed il Governo. Villani, — Il presupposto di tutto questo è la nazio­ Pesenti, — Evidentemente questa è sempre una de­ nalizzazione delle banche., cisione politica. Il Governo potrebbe sempre dire no ed il Parlamento Di Nardi. — Tutto ciò che dice il prof. Pesenti è in approvare il Governo. Naturalmente se ciò risultasse' funzione di una visione generale della organizzazione per una, due o tre volte, si comprende quali sarebbero economica che è quella della pianificazione totale. le conseguenze. D’altronde il consiglio non deve essere definitivo, i Pesenti. — Del resto, si può giungere ad una pianifi­ membri saranno rinnovabili di anno in anno. Si tratta cazione totale con processo graduale. comunque di particolari. Evidentemente, qualora ci fosse una netta incompatibilità, se il tecnico vedesse le sue Di Nardi, — Questo congegno può funzionare in un proposte sempre respinte, dovrebbe avere la sensibilità sistema di pianificazione generale. In un sistema di morale di dimettersi. pianificazione parziale potrebbe creare . possibilità di evasioni che attenuerebbero l’efficacia della regolamen­ Di Nardi. — Quali sarebbero i compiti di questi tazione. organi tecnici ! Pesenti. — Non è del tutto esatto. Se noi conside­ Pesenti. — Suggerire la politica tecnica, secondo la riamo l’esperienza sovietica, là il dominio è stato eser­ linea della politica economica generale proposta dal citato indirettamente avendo in mano le banche e le Governo. Se il Governo dicesse: dobbiamo fare un industrie chiavi dell’economia. Anche oggi il monopolista INTERROGATORIO DEE PROF. ANTONIO PESENTI 5 come interviene nel mercato ? Non c’è bisogno che si mente ridotto perchè si fanno investimenti di sicuro preoccupi se c’è un produttore che produce per conto esito. suo, quando domina il mercato con la massa della sua Se si predispone un piano di ricostruzione e si garan­ produzione ; con tutti i legami della finanza può lasciar tisce all’imprenditore di riscuotere il prezzo stabilito, benissimo vivere tutta quella vasta massa di produttori il finanziamento è sicuro, quindi penso che in una poli­ indipendenti. Quella che deve essere dominata è appunto tica di piano generale, la tutela del risparmio è implicita, questa parte centrale, questa chiave dell’economia. in quanto colui che deposita risparmi alle banche, sa che gli investimenti delle banche sono di sicuro realizzo. Di Nardi. — Una questione che ha particolarmente Praticamente, una. specifica tutela, del risparmio è già interessato la nostra Commissione è quella di sapere attuata attraverso la politica generale dell’investimento. se una politica dei lavori pubblici possa essere una forma Il problema invece si . pone maggiormente quando si di manovra degli investimenti e se vada accolta a prefe­ esclude una politica di pianificazione totale. Ammettendo renza di una forma di sussidi ai disoccupati. che ci sia un margine di iniziativa delle banche, c’è un maggior rischio nel senso che l’investimento possa pòrtare Pesenti. — La politica dei lavori pubblici è, in gene­ all’immobilizzo e la liquidità del banchiere venga ad rale, sempre preferibile a quella dei sussidi. Per me, ha essere compromessa. però una importanza secondaria nel creare lo sviluppo economico generale se non è legata a tutta una più Pesenti. —v Tutte le banche non possono essere nazio­ ampia politica di spesa pubblica. Naturalmente, l’uti­ nalizzate ed anche la distribuzione del credito non potrà lità è maggiore in certi momenti in cui vi sia, come essere tutta regolamentata. Il piccolo credito ci sarà oggi, assoluta deficienza di quella che può essere l’ini­ sempre. Un minimo di tutela ci deve essere sempre, ziativa privata. D’altra parte anche la questione di tutela di carattere generale. Penso ebe una differenza di preferire i lavori pubblici ai sussidi va studiata nel tutela fra chi affida alla piccola banca, che è assoluta- momento. mente libera, e chi affida a quella che è la banca naziona­ Sé noi vediamo che c’è veramente un’opera di ricostru­ lizzata, una grande banca controllata, ci possa essere zione da fare, particolarmente utile, ma non viene at­ e serva a ridurre il costo del credito per la massa tuata per motivi di sicurezza od altro, ma economica­ degli investimenti ed anche a favorire l’affiuiso e la mente a lungo corso sarebbe utile, la politica dei fiducia verso questi grandi istituti. lavori pubblici è consigliabile. Se domani dovessimo fare, invece, dei lavori pubblici che non hanno nessuna importanza, o non si fosse nella Di Nardi. —- In un sistema misto di- banche naziona­ condizione di creare una serie di altre iniziative, allora, lizzate e banche libere non v’è il pericolo che il risparmio si potrebbe anche vedere di dare una certa preferenza ai affluisca solamente alle banche nazionalizzate appunto sussidi. perchè gli investimenti sono più sicuri ? In tal caso le , ' ! . altre banche verrebbero ad essere private dei normali Di Nardi. — Quindi le due politiche non si esclude­ mezzi di vita. rebbero. Pese-idi. — Può darsi. Questa è una legge economica, Pesenti. — Per forza.. T lavori pubblici non possono per cui lo Stato, avendo in mano le grandi banche, come occupare tutte le persone che non trovano lavoro. la grande produzione, si trova nella situazione del mono­ polista, in condizioni di superiorità, salvo che abbia in­ Di Nardi. — Dipende dalle condizioni ambientali teresse a mantenere in vita i produttori iodipendenti. e contingenti. Pesenti. — In genere, si preferiscono i lavori pubblici, Di Nardi. — Mantenerli in vita con l’ossigeno, èd non intesi alla costruzione di palazzi governativi, però ! attraverso meccanismi speciali 1 Di Nmdì. — Nel secondo questionario ci siamo preoc­ Pesenti. — Cercando di non alterare gravemente i cupati di una questione che mi sembra pregiudiziale : saggi, nel fare saggi differenziali, o praticare una concor­ lo Stato deve preoccuparsi della tutela del risparmio o renza che renda possibile la vita di queste banche pri­ deve lasciare che sia affidata solamente, alla iniziativa vate. delle banche ? Io penso che una certa possibilità di vita per le banche La. tutela del risparmio è una questione che interessa private ci sia sempre, anche nel campo commerciale, i pubblici poteri ? anche nel campo del piccolo credito ; possibilità ben Pesenti. — Sì. Se domani nazionalizzassimo certe rimunerata. D’altra parte possono sorgere nuove ini­ banche, ne consegue che il risparmio dovrebbe essere ziative, appunto perchè esistono queste possibilità di tutelato. vita per le piccole banche. Di Nardi. — La tutela del risparmio non è implicita Di Nmdì. —- C’è anche la questione del segreto ban­ in quel caso ? Quando tutta la politica economica è cario sulla quale vogliamo sentire l’opinione del prof. Pe­ pianificata, lo stesso rischio dell’investimento è enorme­ senti. 6 INTERROGATORIO DEL 'PROF. ANTONIO PESENTT Pesenti. —- Per questo argomento io ho scritto nel­ della esposizione complessiva verso le banche di chiun­ la, risposta al questionario un no ben sottolineato', que usufruisca del credito bancario, si concorre indirèt­ tamente a rendere più sana la situazione economica del 0animar ano. . Vorrei domandare se ritiene che una paese. È anche giusto quel che dice il prof. Pesenti regolamentazione del credito, possa essere favóre voi- - quando afferma, in sostanza, che essendo le banche for­ mente efficace-per la ripresa industriale, specie per la nitrici di un particolare tipo di moneta e di particolari ricostruzione. servizi,di cui il mercato non sa più fare a meno, può darsi che abolendo il segreto bancario non avvenga nes­ Pesenti. --— Io penso clie particolarmente in questa sun rivolgimento. Può darsi, cioè, che chi ha contratto nostra situazione caotica sia necessaria una regolamen­ ormai' l’abitudine d’avvalersi dell’opera delle banche tazione.' . ■ ' t • non ne faccia a meno, neanche quando sappia che il fìsco può in ogni momento venire a conoscenza dei propri Cammarano. Favorire gli investimenti là dove sono affari. Ma non dobbiamo trascurare che questa possibilità proficui ì esiste solo in tempi normali.Bisogna, cioè, pensare anche a quello che può accadere in momenti eccezionali, ohe Pesenti. — Riguardo al segreto bancario, la questione non sono così infrequenti nella vita economica ' di un mi è stata praticamente sottoposta quando si parlò paese ; quando, cioè, si tenie che il fìsco possa intervenire della necessità di addivenire ad una imposta straordi­ per accertare i fatti dèi clienti delle banche, quando si naria sul patrimonio. Vorrei al riguardo precisare alcuni incomincia a prospettare una riforma fiscale od un ina­ concetti. . - sprimento dei tributi. Allora, pur essendoci negli opera­ Prima di tutto la banca non è un istituto die raccoglie tori economici il bisogno di ricorrere alle banche perchè risparmi : questa, è una storiella che si raccontava una forniscono servizi necessari, può prevalere in èssi il volta. La banca è un istituto, anzi è un’istituto del nostro senso del pericolo, per cui possono restringere i loro rap­ sistema di produzione, il quale vive appunto col sistema porti con le banche, il che implicherebbe un ritiro di del credito. Io non posso pensare che ci. sia un industriale, depositi o un minor uso di strumenti creditizi. In gene­ un banchiere, un qualsiasi capitalista, il quale durante rale., potrebbe produrre difficoltà nel sistema dei paga­ il processo produttivo abbia delln somme disponibili e menti è pericoli per la solidità- delle banche. Questo libere e le tenga in cassa {ori e e basta. D’altra parte, se pericolo c’è, che, abolendo il segreto bancario, si abbiano le tenesse in cassaforte non potrebbe ricórrere ad altri. fughe dalle banche, soprattutto in periodi in cui si paven­ La banca esiste come intermediaria e creatrice del cre­ tano riforme fiscali. dito, come un istituto necessario a quella che è la vita economica della nostra società. Pesenti. Io non ci credo. Se. noi partiamo da uno Perciò, il fatto del segreto bancario ha due aspetti : stato di fatto in cui ci sia il segreto bancario, com’è at­ se noi lo vediamo come conoscenza delle attività cheri tualmente, e noi dicessimo prima in tutti i giornali: singoli hanno presso le banche, non ha nessuna impor­ guardate, fra un mese toglieremo il segreto bancario e tanza. Potrebbe avere importanza ai fini fiscali e basta. le banche saranno obbligante a dirci la posizione del Ha rilevanza il segreto bancario da un punto di vista com­ cliente, è logico che questo fatto potrebbe avvenire. Ma se merciale ed aziendale nel senso, non di conoscere le at­ la sua introduzione fosse immediata e senza conoscenza tività che le imprese hanno, ma di conoscere il loro giro da parte del pubblico, quando noi partissimo da una di affari, sapere tutte le loro passività e tutte le loro situazione di fatto in cui il segreto bancario non c’è più attività. - - ; ■ e conoscessimo la posizione dei singoli clienti, io non . Quando si parla del segreto bancario in senso astratto, credo che se dopo uno o due anni si profilasse là previ­ se si intende che le banche devono mantenere il segreto sione di una imposta sul patrimonio noi avremmo delle sù quelle che sono le attività dei loro clienti d p,esitate reazioni, anche perchè i clienti si sarebbero abituati alla presso di loro si può abolirlo senza- pericolo, e sarebbe nuova situazione ; se pure ne avvenissero, conterebbero molto utile : dal punto di vista fiscale, sarebbe neces­ molto poco. Ad esempio, se io nel mese di gennaio vedessi sario. Naturalmente, ci potrebbe essere quello che non sparire i depositi dalle banche, ma nel mese di dicembre chiamerei più segreto bancario, ma che si potrebbe avessi preparato una legge che colpisse i depositi, ci chiamare segreto industriale e. segreto commerciale: vorrebbe poco a dire : nella, valutazione dei depositi non conosci re, cioè, tutta là posizione di un determi­ facciamo la media degli ultimi tre mesi. nato cliente, la sua posizione generale. Se qui sto segreto non ci fosse, non sarebbe nulla di Di Nardi. — Tutto questo non eliminerebbe il pericolo male, ci sarebbe maggiore chiarezza nella vita economica, che si ridurrebbero al minimo i rapporti con le banche, soprattutto le imprese; ricorrerebbero alla banca in cioè che si ricorrerebbe alle banche per i casi di necessità condizioni migliori. estrèma e, per il resto, si seguirebbero metodi, meno mo­ derni dì pagamento che sonori pagamenti a contanti. Di Nardi. —- Sulla necessità'di ottenere una maggiore D’altra parte, noi sentiamo il bisogno che le banche chiarezza- nella posizione economica dei clienti delle sviluppino la loro funzione, quando, volendo fare una banche si può essere d’accordo. politica, attiva del credito, è indispensabile chela mag­ Noi abbiamo anche fatto un questionario sul controllo giore quantità dei mezzi di pagamento passi attraverso dei rischi, perchè è ovvio che mediante l’accertamento i canali bancàri, • • . : : : ÌNTEKitOQ’Á’MfBiíO.-. DEI/'-PRQIV ANSONIO’ PESENTI Pesenti. — Penso che questo non. sia ¡i motivo del proprio è quello della gente: che accumula e non impiega. segreto bancario, il quale esiste per do Stato, esiste per Indubbiamente in Italia c’è una massa notevole il privato, esiste aneli e per me, se vado alla banca, ma di questa gente che concorre ad alimentare le banche. non esiste,-.per quelli che sono veramente i clienti delle grandi-banche ; un. cliente importante e di fiducia va Calabresi'. —■- •L’importanza del piccolo risparmio si là ed ottiene tutte' lè: informazioni. può dedurre daff’ammontare medio dei libretti. Una singola persona potrà naturalmente avere due o tre o Di 'Nardi. -i—' Se vado io a ■chiedere, non mi danno nes­ dieci libretti, ma un cliente, Un grosso possidente, non suna informazione. ........ ' andrà a farsi 50, 100 o 1000 libretti da 10.000 lire l’uno. Pro nti. - Ho già premesso che ánche se ci vado io Pesenti. — Siamo sempre a ciò che si intende per non mi dicono niente', ma per Burgo, ad esempio o risparmio. Il grande possidente, il quale ha una dispo­ per' altri grossi clienti il segreto bancario non esiste. nibilità liquida, terrà un libretto a risparmio. Gli con­ Quindi il segreto esistè per lo Stato e per quelli che viene depositarlo a risparmio invece che in un’altra, effettivamente non hanno particolari rapporti con le forma. Ma non è il classico risparmio, quel .risparmio banche. • che possa essere minacciato da nna misura. Quando, noi abbiamo il grosso possidente-agrario che ha avuto un’an­ Di Nardi. — Potranno ricevere quelle che sono le nata eccezionalmente favorevole e che pensa di rin­ generiche informazioni sul fido, perchè, questo rientra novare tutta la sua attrezzatura, prima fa i suoi calcoli, nei servizi che le banche rendono ai propri clienti, ma, oppure dice: per adesso non lo voglio fare. Questo è indubbiamente, esse ixon dicono l’ammontare dei depositi. risparmio per modo di dire, è cioè un capitale che tor­ nerà a investirsi, giacente per il momento. Pcsenti. Qualche, volta lo dicono. E non è risparmio quello di quel tale industriale. che fa un deposito di un milione che gli serve per pagare gli Villani. — Prevede qualche-ripercussione sulla for­ operai alla fine della quindicina ed intanto lo deposita, mazione del risparmio, con l’abolizione di questo segreto oppure tutte quelle altre somme che vengono.a crearsi bancario ? ' disponibili, tutte quelle somme che sono nel,ciclo produt­ tivo del processo capitalistico e non -sono: determinate Pesenti. — Intendiamoci, io sono convintissimo che dal desiderio di fare il risparmio, ma sono un prodotto i depositi bancari non sono risparmi. deir.prganizzazione q della situazione economica generale . DV Nardi. — In Italia sì. Calabresi. — Dove si raccoglierebbe quello che iso­ liamo chiamare vero risparmio ! Pesenti. — Non sono risparmio nel senso del piccolo risparmiatore, l’impiegato che adesso non risparmia Pesenti,.— Nelle casse postali, nelle casse di rispar­ più, ropèraiò clie ‘non ha mai risparmiato, il piccolo mio. Lì si pnò trovare il piccolo risparmiatore, il quale contadino il quale inette via il soldarello, ma non lo risparmia per quelle che sono le esigenze future della porta alla banca, lo porta alle casse di risparmio, alle vita. casse postali ecc. Ma gli altri nqn sono risparmiatori. Sono quelli, che Allora qual’è la massa, ingente dei depòsiti bancari ? hanno disponibilità liquide che si creano nell’intervallo Bono le somme disponibili durante il processo di pro­ del prò cesso produttivo. .. .. duzione capitalistico, dalle paghe degli operai che si effettuano ogni settimana od ógni quindicina. . . Di Nardi. — Se stiamo alla esperienza di questi Villani. — Ma è sempre risparmio ! ultimi tempi, vediamo che molta gente che ha fatto affari loschi, per il timore non solo del fìsco, ina per non far Pesenti. — Per modo di dire. Sono quote di ammorta­ sapere i fatti propri anche ai funzionari di banca, -ha; mento. • evitato di ricorrere alle banche. Si è diffuso, perciò, il sistema dei pagamenti in contanti. Villani. — Quando noi vediamo che il deposito di una grande banca ammonta, ad esempio a 25 miliardi, Pesenti. —- Ciò è dovuto al fatto che hanno praticato a che cosa pensiamo ì Al risparmio. . , affari loschi e non al segreto bancario. Pesenti. —- I depositi possono essere fittizi... Di Nardi. — Questo significa che, quando non si' vogliono far sapere i propri fatti, si evade dalle banche, Di Nardi. — Non . sono quelli che alimentano le Quando noi accentuassimo questa possibilità di ispe­ banche; perchè quella è tutta gente che porta alle banche, zione, quindi di conoscenza dei fatti privati con l’aboli­ ma ne prende assai di più. Se io sono un industriale, zione del segreto bancario, io prevedo che l’attività faccio un deposito di un milione presso una banca per delle banche verrebbe a ridursi e questo avverrebbe- a avere un fido di quattro milioni; Il risparmio vero e scapito di tutto il sistema, perchè ritengo che quello die INTERROGATORIO DEL PROF. ANTONIO PESENTI ;.-7-V'-. . ' :.'U cerchiamo di fare oggi nell’interesse generale sia di pro­ Villani. —- Se le grandi banche venissero nazionaliz­ muovere il maggiore afflusso dei mezzi monetari alle zate, questo obbligo si potrebbe prevedere. banche. Ora tutto ciò che allontana l’afflusso della moneta dalle banche - attraverso le quali si può fare una poli­ Pesenti, —- Una volta che ci sono altri mezzi centrali tica del credito ed un controllo della moneta in circola­ che regolano l’investimento del credito, che bisogno c’è zione - è negativo per lo meno ai fini monetari. che la banca centrale manovri attraverso i mutamenti delle riserve ? P e senti. — Il cliente abituale sa che il segreto ban­ Però io penso ohe questo strumento possa rimanere. Ci cario ha scarsa importanza. Si tratta del cliente nuovo ; può essere un investimento diretto nel senso di obbligo tanto è vero che un commerciante cliente abituale, pur di investimento, e un intervento indiretto. Se noi abbiamo essendosi arricchito attraverso la congiuntura, mi consta anche questa arma, può darsi benissimo che convenga che continua ad essere cliente abituale della banca. adoperarla, perchè quelli- che sono gli interventi diretti, possibilmente è bene evitarli, fino a che noi non saremo Villemi. — 11 pensiero de] prof. Pese mi -è risultato in un complesso economico veramente regolato. Poiché chiaro. ancora non lo siamo e non lo potremo essere per molto tempo, e poiché andiamo, ritengo, verso uno stato socia­ Di Nardi. — Vogliamo passare oltre ? lista - come quello sovietico - verso la socializzazione, Come penserebbe il prof. Petènti di modificare la fino a che non abbiamo una socializzazione possiamo struttura dell’Istituto di emissione in Italia ! avere un investimento diretto. Pesenti, — Prima di tutto dovrebbe essere statiz­ Parravicini. — C’è anche un settore libero manovrato zato. L’assemblea dei partecipanti dovrebbe essere so­ dagli organi centrali. In questo caso il sistema delle stituita dal comitato degli esperti ed il consiglio supe­ riserve obbligatorie si può dimostrare molto utile. Si riore dovrebbe essere nominato dal comitato degli esperti potrebbe escludere per le banche nazionalizzate, ma tenendo conto che nel suo seno siano rappresentati i potrebbe dimostrarsi assai opportuno per le altre vari settori economici del Paese. In che senso questo ? aziende di credito. La questione è già stata studiata dal comitato Mac Millan per la Banca d’Inghilterra, nel senso che ci siano Pesenti, — Sì. i rappresentanti delle forze economiche del Paese. Perchè? Appunto perchè il credito serve allo sviluppo economico Di „Nardi. _ Comunque il prof. Pesenti’ Io adotte­ ed industriale. Il connubio tra banca e industria esiste, rebbe in una fase di transizione da una economica libera, ma esso avviene oggi tra i grandi banchieri ed i grandi ad un’economia pianificata. industriali. Pesenti. — Certamente. Villani. — Come si è attuato in Francia ora. Di Nardi. — Adesso c’è da considerare gli effetti Pesenti. —- L’istituto deve essere un vero istituto della elasticità della circolazione nel cago che, vigendo statale, quindi la banca delle banche, non più con fun­ l’ordinamento attuale, si volesse ridare alle banche di zione di banca. credito ordinario la possibilità di esercitare anche il Di Nardi. — Una volta nazionalizzato, l’Istituto di credito industriale. È un problema contingente, non è emissione potrebbe anche effettuare la manovra del • un problema di modificazione del sistema. credito attraverso gli istrumenti tradizionali ? Permanendo la nostra struttura del sistema bancario, ma volendo modificare quella disposizione che inibisce Pesenti, — Evidentemente, ci potrebbero essere altri alle banche di credito ordinario di fare credito industriale, criteri più potenti. Quello dello sconto può rimanere nel caso che si abolisse questa inibizione, come ne ver­ per quanto in Italia non sappiamo fino a che punto sia rebbe a risentire l’elasticità della circolazione ? efficace una politica di mercato aperto. Pesenti. — Io sono contrario a che si tolga questo Di Nardi. -~È possibile ed è opportuno obbligare divieto, perchè si può supporre che domani sia neces­ le banche a costituire presso l’Istituto di emissione sario, oltre l’istituto esistente, fare un consorzio edilizio, una riserva obbligatoria, commisurata ad una determi­ cioè creare nuove disponibilità di investimento ohe le nata percentuale dei loro depositi fiduciari e conti banche ordinarie non possono fare ; ma togliere il divieto correnti, e manovrare il credito delle banche attraverso fa sì che ogni piccola banca, o banche abbastanza grandi variazioni delle percentuali stesse ? In quali impieghi ? possano immohilizzarsi fortemente in qualche inter­ Debbono essere tali riserve garantite nel modo e nelle vento della ricostruzione, magari sbagliato. misuro prescritti per i biglietti ? Di Nardi. — Finché permane una struttura priva­ Pesenti. — Quali mezzi tecnici particolari sarebbero tistica, è opportuno mantenere questa separazione del suggeritoli in questo caso ? Qui vedo che c’è una do­ credito ? manda : se sia opportuno obbligare le banche a costi­ tuire una riserva obbligatoria. Io dico di sì. Pesenti. — Per me, sì. INTERROGATORIO DEL ERGE. ANTONI© ESSENTI 9 Di Nardi. — Dati i nostri problemi di ricostruzione Pesenti. — Certamente. L’IRI sotto un aspetto di piuttosto urgènti, che possono anche esistere per un gestione è stato completamente inefficiente. Credo che lungo periodo, tenendo conto di questa possibilità, è op­ nessuna delle tre grandi banche si accorga che esiste portuno, in un paese che scarseggia di risparmio fresco l’IRI, ed io ho a vuto confidenze in proposito. La naziona­ e soprattutto di risparmio pigro nell’orienta mento spon­ lizzazione non può essere intesa in questo senso, cioè taneo verso l’impiego industriale, mantenere questa nel senso del passaggio dei capitali allo Stato. Questa separazione, f ■ ; è una premessa finanziaria necessaria al processo di na­ zionalizzazione, ma non ne è la conclusione. La domanda Pesenti. — Io penso di sì. Ci sono tanti mezzi per met­ ha due aspetti : se noi vogliamo intendere che le banche tere d’accordo un gruppo di banche - io non sono un facciano il bilancio, necessario perchè la loro gestione sia tecnico al riguardo - per lanciare una particolare forma guidata da criteri economici, è chiaro che debba conti­ di obbligazioni. nuare ad essere così. Questo in qualsiasi regime : in regime socialista al massimo. Di Nardi. — Si elude quella tale disciplina. Anche in Però che cosa indica che la banca è nazionalizzata ? passato si è fatto. Così, mentre si creava una netta divi­ Il tatto che. essa segue regole per cui anche la concor­ sione di compiti fra le banche, poi la si eludeva facendo renza fra le stesse banche e la lotta che si fanno fra di sottoscrivere le banche a prestit i che le immobilizzavano loro viene a cessare. in via indiretta. Lotta non di concorrenza di produzione, ma per la '»riduzione dei costi : non lotta per Paeeaparrameuto del Pesenti. — lo penso che il divieto serve ad una cosa : cliente. ad impedire legami stretti di una banca con un settore Se aveste avuto colloqui con direttori di queste banche, industriale. Mi pare che l’utilità del divieto sia proprio qualcuna di diritto pubblico, avreste sentito qual’è la questa. situazione.. Per quello che riguarda invece il problema della ri- costruzione in generale, supponendo che non si voglia Di Nardi. — Sarebbe opportuna la concentrazione rientrare nel campo di una economia regolata, pia la­ per eliminare questa concorrenza ? sciare libero il capitale privato, ci sono parecchi sistemi. Parravicini. — Forse non c’è l’assunzione del rischio. Pesenti. •— Non so, proprio chiaramente non potrei rispondere. Non dico che tutte debbano rimanere, ma Pesenti. — È un rischio indiretto. una fusione è necessaria per eliminare e ridurre il costo del credito. Tutto questo può essere utile, ma non potrei Di Nardi. — Allora vediamo la questione generale precisarlo, soprattutto non sono dell’idea di costituire della nazionalizzazione. È opportuno, secondo il prof. un istituto unico di tutte le banche nazionalizzate. c Pesenti, che in Italia si attui la nazionalizzazione delle banche ? Ha già risposto di si. Quali sarebbero i criteri Calabresi. — Ponendo una remora alla concorrenza di questa nazionalizzazione f per l’accaparramento della clientela fra i vari istituti, non ci sarebbe il pericolo di ridurre lo stimolo al perfe­ Pesenti. — Prima di tutto dovrebbero esserci le zionamento dell’organizzazione dei servizi ? , banche di interesse nazionale e quelle di diritto pubblico : le maggiori banche. Pesenti. — Non credo. Evidentemente questo è un altro campo ; penso che bisognerebbe stimolare anche Ruini. —- A questo proposito, quando dice maggiori all’estero la nostra attività bancaria. Quindi non sola­ banche, intende soltanto quelle di diritto pubblico o le mente cercare di migliorare quella che può essere la con­ banche che abbiano un determinato ammontare di correnza alPinterno, ma anche all’estero. È chiaro che depositi ? non bisogna vedere una lotta a coltello, ma un coordina­ mento in tutta la questione. Pesenti. — Per esempio, la Banca nazionale dell’agri­ coltura. — Parravicini. — Forse il prof. Pesenti voleva alludere a determinate forme di concorrenza. Ruini. — Ritiene opportuno fissare dei limiti precisi o lasciare a discrezione del Governo criteri e limiti per Pesenti. — Alla eliminazione della concorrenza. la nazionalizzazione ? -~ "’Per esempio, le banche si stanno facendo un’aecanita Pesenti.' — A discrezione del Governo. Tutti questi concorrenza per cercare di riprendere il mercato intèrno processi sono graduali ; non si deve dire di colpo : dob­ ed anche certi mercati che presentano maggiori prospet­ biamo fare così. tive, come quelli dell’America del Sud. Quindi, se tutte queste banche fossero nazionalizzate, non è che non si Di Nardi. — Una volta nazionalizzate le banche, i dovrebbero fare una concorrenza, ma invece di farsi una loro criteri di gestione debbono rimanere quelli che sono concorrenza negativa, se ne farebbero una positiva. allo stato attuale o si debbono seguire criteri nuovi, cioè, Diciamo che in un certo modo si darebbero mi reciproco non strettamente vincolati, per esempio, alla necessità appoggio per cercare di estendere tutta quella che può economica di chiudere il proprio bilancio in attivo, ecc. f sesere l’influenza dell’intero sistema. 10 INTERROGATORIO DEL ; PROF. ANTONIO RESENTI Di Nardi. —-• Questo tipo di concorrenza ha, però, Mi pare che sia più pericoloso questo che altro e quindi dei pericoli. Essa ha un aspetto positivo che è quello penso che si debbano creare delle commissioni di sconto, della l'otta per accaparrarsi il cliente, che può indurle delle commissioni di fido, in cui ci siano rappresentanti a cedere i propri servizi a condizioni sempre più favore­ dei vari interessi economici della località e che possano voli, ma le stesse banche possono essere portate ad una non dico conoscere perfettamente l’esatta posizione di organizzazione dei servizi interni assai costosa. tutti gli operatori economici, ma raccomandare non con una fideiussione, ma con un’assicurazione che quel tale Desenti. — Ma si mettono facilmente d’accordo quan­ cliente è capace di condurre a termine un’impresa. do si fratta di questi costi. Questa potrebbe essere garanzia contro un’eventuale funzionarismo.. Di Nardi. ■-*- Abbiamo visto che si fanno la concor­ renza anche nell’ambito del cartello. Steve. — ' Vorrei portare la questione su un terren» un pochino scabroso e delicato. Le risulta che riguardo Desenti. — Dovrebbe essere una nazionalizzazione alla politica delle grandi banche nazionalizzate siano con la riduzione dei costi, il che può avvenire se c’è sorte nell’ambiente bancàrio delle lagnanze nel senso questa, concentrazione, questo criterio generale di ge­ che la concorrenza, anzi che nel modo che diceva Di stione nazionalizzata e quando la concorrenza non consi­ Nardi, si sia svolta da un punto di vista nazionale, per sta nell’aprire una filiale. Ingomma, i costi si creano esempio attraverso una certa politica di preferenza di con questo tipo di concorrenza. conti concorrenti presso il Tesoro, in modo da lasciarle Attualmente io creo una situazione che mi fa produrre sotto la minaccia di una conversione forzosa, »e che ci il credito ad un determinato costo. Poi, nell’ambito di sia stata una certa politica all’aumento dei,salari, dei questa situazione farò concorrenza agli altri fino ad un costi, mentre banche non nazionalizzate non sarebbero certo limite, ma alla fine, quando vedo che non mi è riuscite a sopportarle !, più possibile farlo, mi metterò d’accordo per non ridurre il costo del credito ad un livello più basso di quello che Desenti. — Io ho avuto lagnanze e confidenze da parte noi possiamo sopportare. di direttori delle grandi banche... Duini. — Ritiene il prof. Pesenti che la nazionaliz­ zazione di alcune banche possa portare ad un pericolo di Steve. — Vorrei una precisazione. Secondo lei, è il funzionarismo della gestione delle banche, non nel senso sistema attuale che non funziona in modo efficiente, o generico, ma, nel senso specifico, per quanto si riferisce c’è una deficienza da. parte degli organi che dovrebbero ai fidi, agli sconti, alle anticipazioni ecc. che do­ far funzionare questo sistema ? Se il Tesoro e la Banca vrebbero essere fatti su una base non più personale, ma d’Italia avessero una maggiore efficienza e si servissero quasi esclusivamente reale ? Nella eventualità che ci meglio di questo strumento, il risultato sarebbe lo stesso'" fosse questo- pericolo, quali provvedimenti, quali sistemi o modificherebbe la struttura giuridica 1 penserebbe che potrebbero servire ad eliminarlo o ad attenuarlo 1. ' Desenti. — Se noi supponiamo' questo comitato di tecnici che dia tutte queste istruzioni, bisogna poi che le Desenti. — Io penso che questo pericolo non sia forte. banche le eseguano. Insomina. diciamolo chiaramente,- la La responsabilità della concessione del credito rimane Banca Commerciale ed il Credito Italiano, per esempio, sempre localmente. Ci può essere il direttore di filiale fino adesso non hanno avuto la minima idea fili apparte­ che sa fare, come ci può essere quello che non sa fare. nere all’IRI ed hanno continuato la loro azione bancaria Ma il funzionarismo ? È chiaro che ci saranno delle non legata a quella che potrebbe essere là. politica intesa categorie di banche che potranno fare tutto quello che dallo Stato attraverso l’IRI, ma legata invece a parti­ faceva la Banca Nazionale del Lavoro che aveva dei colari gruppi industriali. Se noi parliamo di naziona­ servizi di tutto riposo, dei servizi statali. lizzazione-, non è il fatto che sia mutato il consiglio di Però c’è sempre una visione ampia basata sulla reci­ amministrazione, ma siano rotti questi legami cori, taluni proca fiducia. Io penso che dovrebbero esserci anche industriali. In questo senso io non posso vedere la degli altri organi, commissioni di sconto, commissioni di banca staccata dall’industria e l’industria staccata dalla fido, anche locali per seguire e stimolare lo sviluppo eco­ banca. Se noi spezziamo questi vincoli si può vedere nomico della regione e delle località e in modo che la anche ridotto al minimo quello che può essere il con­ concessione del credito non sia basata soltanto su rap­ trollo, perchè c’fi^ la stessa spontaneità. Quando tutti porti personali fra direttori di filiali e vecchi clienti, sono della stessa idea, basta una direttiva molto ampia perchè altrimenti i nuovi clienti si trovano ostacolati da perchè tutti sappiano quello che devono fare. una sfiducia apiioristica. Io qualche volta ho paura che Se noi abbiamo un mutaménto di quella che è la strut­ avvenga il contrario, cioè che il direttore di filiale, tura creditizia, potrebbero bastare pochissimi organi, quando trova il vecchio cliente che. era noto come però bisogna che intervenga questo mutamento ed al persona solvibile, gli affidi tutto il credito possibile e principio ci devono essefe organi che controllino e non faccia nessuna fatica, Invece se domani si presenta facciano fare, per esempio, a un direttore di banca un nuovo cliente che abbia iniziativa e che voglia fare quello che è statò stabilito e non quello che pensa lui, qualche «osa, trova dinanzi a sè la sfiducia, il dubbio. legato chissà a quali interessi e chissà a quali piani,

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In corrispondenza al largo impiego delle macelline, è facile, legale, INTERROGATORIO DEL PROF. COSTANTINO BRESCIANI TURRONI. 151.
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