UUUUnnnniiiivvvveeeerrrrssssiiiittttàààà ddddeeeegggglllliiii ssssttttuuuuddddiiii ddddiiii CCCChhhhiiiieeeettttiiii FFFFaaaaccccoooollllttttàààà ddddiiii PPPPssssiiiiccccoooollllooooggggiiiiaaaa CCCCoooorrrrssssoooo ddddiiii llllaaaauuuurrrreeeeaaaa iiiinnnn SSSScccciiiieeeennnnzzzzeeee eeee TTTTeeeeccccnnnniiiicccchhhheeee PPPPssssiiiiccccoooollllooooggggiiiicccchhhheeee TTTTeeeessssiiii ddddiiii llllaaaauuuurrrreeeeaaaa LLLL’’’’IIIInnnnffffeeeerrrrttttiiiilllliiiittttàààà FFFFeeeemmmmmmmmiiiinnnniiiilllleeee AAAAssssppppeeeettttttttiiii PPPPssssiiiiccccoooollllooooggggiiiicccciiii eeee PPPPrrrriiiinnnncccciiiippppaaaalllliiii SSSSttttrrrraaaatttteeeeggggiiiieeee ddddiiii CCCCooooppppiiiinnnngggg RRRReeeellllaaaattttoooorrrreeee :::: GGGGaaaattttttttaaaa VVVVaaaalllleeeennnnttttiiiinnnnaaaa.... 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Essa può creare una condizione di forte disagio emotivo, psicosociale e sessuale che contribuisce al suo stesso mantenimento. Per avere una visione globale di un fenomeno così complesso, occorre pertanto utilizzare una chiave di lettura che sia psicosomatica ma anche somatopsichica. Partendo da questi presupposti, attraverso una rassegna della letteratura più recente sull'argomento, si è trattata la problematica dell'infertilità femminile nelle sue differenti sfaccettature dando maggior rilievo agli aspetti psicologici e alle principali strategie di coping messe in atto dalle coppie per affrontare la diagnosi di infertilità nel miglior modo possibile. Nella prima parte della tesi, dopo un excursus storico-scientifico del concetto di sterilità, sono stati trattati gli aspetti più strettamente medici dell'infertilità (fattori predisponenti, eziologia, diagnosi). Nella seconda parte si esplorano, da un punto di vista psicologico, le reazioni individuali e di coppia connesse all'infertilità. Si è centrata, poi, l'attenzione sulla consulenza psicologica nell'infertilità, evidenziando nello specifico il counselling sessuologico con coppie infertili. La terza e ultima parte riguarda più nel dettaglio le strategie di coping utilizzate nell'infertilità di coppia e le differenze di genere riscontrate nell'utilizzo di questi meccanismi. Pag. 2 L’Infertilità Femminile: Aspetti Psicologici e Principali Strategie di Coping 2 L'INFERTILITA': ASPETTI STORICO/SCIENTIFICI La definizione di infertilità, proposta dall’O.M.S. e dall’A.F.S., trae origine da un lavoro di M.J. Whitelaw pubblicato nel 1960 che dimostrava, sulla base di uno studio condotto in una popolazione omogenea degli Stati Uniti, come circa il 56% delle coppie sane concepiva entro il 1° mese di rapporti sessuali, il 78% entro il 6° mese e ben l’86% delle coppie concepiva entro il 12° mese. 2.1 Infertilità primaria e secondaria Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) e l’American Fertility Society (A.F.S.), per “infertilità primaria” si intende l’incapacità di una coppia di concepire dopo 12/24 mesi di rapporti regolari non protetti (questo intervallo di tempo deve essere ridotto a 6 mesi nelle coppie più anziane, in quanto sia nella donna che nell’uomo la fecondità raggiunge l’apice intorno ai 24 anni e declina gradualmente dopo i 32 anni di età). Viene definita affetta da “infertilità secondaria” una coppia che è stata in grado precedentemente di procreare un bambino e, pur essendo in età riproduttiva ed avendo rapporti sessuali non protetti da più di 12 mesi dal termine dell’amenorrea puerperale, non ha avuto un ulteriore successo riproduttivo. 2.2 La frequenza dell'infertilità Non è facile trovare dati statistici attendibili sulla frequenza dell'infertilità nel mondo e nei singoli Paesi. L'Organizzazione Mondiale della Sanità stima che l'infertilità colpisce circa 80 milioni di persone nel mondo e che almeno una coppia su dieci (cioè il 10% delle coppie) soffre di infertilità primaria o secondaria. Molti ritengono però che l'incidenza dell'infertilità sia maggiore, soprattutto nel mondo industrializzato, e che riguardi il 20% delle coppie. I motivi di questa tendenza sono Pag. 3 L’Infertilità Femminile: Aspetti Psicologici e Principali Strategie di Coping vari. Per quanto riguarda le donne incide sicuramente il fatto di rimandare la ricerca di un figlio a un'età avanzata, cioè a dopo i 35 anni, quando le probabilità di concepire sono diminuite. Un altro motivo è il grande aumento delle malattie a trasmissione sessuale, che possono causare infiammazioni che a loro volta possono causare infertilità sia nelle donne che negli uomini. In Italia si calcola che circa il 15% delle coppie che cercano un figlio non riesca ad averne. In base a questi dati si ritiene che ogni anno 50.000-60.000 nuove coppie si aggiungano al piccolo esercito delle coppie infertili già esistenti. Sia nell'uomo che nella donna la fertilità raggiunge l'apice tra i 20 e i 25 anni, ma dopo questa età le cose procedono diversamente per i due sessi. La fertilità maschile è più stabile e tende a conservarsi col passare degli anni: un uomo di 80 anni può essere ancora fertile e concepire un figlio. Invece nella donna la fertilità resta stabile fino ai 30 anni ma dopo questa età inizia a diminuire, con un primo netto calo sopra i 35 anni e un calo drastico dopo i 40. Infatti, l'età media della menopausa sono i 51 anni ma già sopra i 44-45 anni le probabilità di avere un figlio sono molto basse, per non dire nulle; esistono naturalmente delle eccezioni, ma sono casi rarissimi In un articolo apparso su PLoS Medicine il 18 Dicembre 2012, dal titolo “National, Regional, and Global Trends in Infertility Prevalence Since 1990: A Systematic Analysis of 277 Health Surveys” e’ riportato il risultato di uno studio sulla prevalenza globale della infertilità primaria e secondaria tra le donne nel 2010. Le figure successive mostrano sinteticamente i risultati dello studio condotto con queste regole definite nello stesso articolo: “We accessed and analyzed household survey data from 277 demographic and reproductive health surveys using a consistent algorithm to calculate infertility. We used a demographic infertility measure with live birth as the outcome and a 5-y exposure period based on union status, contraceptive use, and desire for a child. We corrected for biases arising from the use of incomplete information on past union status and contraceptive use. We used a Bayesian hierarchical model to estimate prevalence of and trends in infertility in 190 countries and territories.” Pag. 4 L’Infertilità Femminile: Aspetti Psicologici e Principali Strategie di Coping Infertility prevalence is indexed on the female partner; age-standardized prevalence among women aged 20–44 y is shown here Figura 1: Prevalence of primary infertility among women who seek a child, in 2010. Infertility prevalence is indexed on the female partner; age-standardized prevalence among women aged 20–44 y is shown here. Figura 2: Prevalence of secondary infertility among women who have had a live birth and seek another, in 2010. I risultati del test, riportati nell’articolo sono stati: Pag. 5 L’Infertilità Femminile: Aspetti Psicologici e Principali Strategie di Coping “In 2010, among women 20–44 y of age who were exposed to the risk of pregnancy, 1.9% (95% uncertainty interval 1.7%, 2.2%) were unable to attain a live birth (primary infertility). Out of women who had had at least one live birth and were exposed to the risk of pregnancy, 10.5% (9.5%, 11.7%) were unable to have another child (secondary infertility). Infertility prevalence was highest in South Asia, Sub-Saharan Africa, North Africa/Middle East, and Central/Eastern Europe and Central Asia.” Infertility as the percent of women who seek a child and as the percent of all women of reproductive age. The solid line represents the posterior mean, and the shaded area the 95% uncertainty interval. Figura 3: Prevalence of primary and secondary infertility in 2010, by the female partner's age. 2.3 Epidemiologia La sterilità è un problema che coinvolge un grandissimo numero di coppie al mondo. Da indagini demografiche effettuate in paesi in via di sviluppo e da analisi statistiche svolte su campioni di popolazione in Inghilterra e in Francia risulta che circa il 6% di tutte le donne sposate, alla fine della loro vita riproduttiva, non hanno mai avuto un figlio. Da altri dati riportati in letteratura si ricavano risultati notevolmente diversi, con percentuali che raggiungono anche il 30%. Probabilmente questa apparente disparità è Pag. 6 L’Infertilità Femminile: Aspetti Psicologici e Principali Strategie di Coping legata: alla modalità di raccolta dei dati (indagini su popolazioni campione, censimenti, tasso di natalità, indagini demografiche e sanitarie); al campione di popolazione prescelto; a interferenze razziali, geografiche e socioculturali. Da uno studio compiuto nel 1989 al Dipartimento di igiene e salute della Johns Hopkins University è emerso che persino la diversità delle definizioni date al termine sterilità può produrre risultati differenti. Tali risultati sono destinati poi a cambiare notevolmente se lo stesso numero di pazienti, considerati infertili secondo le varie definizioni, viene studiato per una durata di tempo maggiore di quella che definisce la sterilità, in relazione ai concepimenti spontanei che possono insorgere, i quali, pur non negando il periodo di sterilità pregresso, tuttavia negano quello attuale. In definitiva, una percentuale compresa tra il 10% e il 15% di coppie sterili rispetto al totale dei matrimoni è ammessa come la più rispondente ai dati globalmente osservati. Di queste coppie sono recuperabili solo il 50-60%; ciò significa che quattro-cinque coppie su 100 sono votate a una sterilità definitiva. Si tratta di percentuali severe che spiegano l'enorme interesse suscitato dal problema sterilità. 2.4 Definizione di infertilità e sterilità Per infertilità si intende l'incapacità di portare a termine una gravidanza in una donna in grado di concepire. Per sterilità si intende l'incapacità biologica da parte di un uomo o di una donna di contribuire al concepimento, a causa di una precisa patologia irreversibile. Tale distinzione si rileva anche in lingua francese, mentre nel lessico inglese viene utilizzata solo la parola infertility, circostanza che ha portato anche nella lingua italiana una sovrapposizione di termini. La differenza tra i due termini spesso viene elusa anche in ambito formale dalle autorità sanitarie, all’interno di progetti ministeriali, dal personale medico, utilizzando i due termini come se fossero sinonimi tra loro. Pag. 7 L’Infertilità Femminile: Aspetti Psicologici e Principali Strategie di Coping 2.5 Fattori predisponenti la infertilità Numerosi sono i fattori che influenzano in maniera causale la capacità riproduttiva: i principali tra questi sono l'età, il peso, l'utilizzo di metodi contraccettivi, la frequenza del coito. La letteratura medica sottolinea inoltre il ruolo significativo di fattori sociali dovuti a fenomeni complessi come lo stile di vita, la ricerca del primo figlio in età tardiva, l’uso di droghe, l’abuso di alcool, il fumo, le condizioni lavorative, l’inquinamento, etc, etc. 2.5.1 Età La correlazione tra età e diminuzione della capacità riproduttiva delle coppie è un dato ormai accertato. In fig. 1 è riportata la curva che esprime la percentuale di coppie sterili in funzione dell'età della donna. La progressione della curva presenta un incremento lento, anche se non trascurabile, fino ai 35 anni, e un'ascesa rapida dopo questa età. Circa una coppia su sette sarà quindi sterile tra i 30 e i 34 anni; tale rapporto diventerà di uno a cinque dai 35 ai 39 anni e di uno a tre dopo i 40 anni e prima dei 44 anni. Questi dati sono confermati da studi effettuati su popolazioni in via di sviluppo che non praticano la contraccezione, in cui l'età media dell'ultima maternità si situa intorno ai 40 anni. L'evoluzione dei costumi che si è registrata nell'ultimo trentennio del 20° secolo con l'inserimento della donna nel mondo del lavoro e la maggiore diffusione della pratica contraccettiva sono stati responsabili della tendenza a posticipare l'epoca del primo concepimento e quindi della possibilità di incorrere in problemi di sterilità. Da un'analisi effettuata nel 1970 negli Stati Uniti l'età ideale di una donna per il concepimento del primo figlio era stata calcolata pari a 22 anni. Attualmente questo evento viene programmato, in media, tre anni più tardi. Anche per l'uomo è stata dimostrata una diminuzione di fertilità con il trascorrere dell'età, con un massimo di potenzialità tra i 24 e i 25 anni. Un altro elemento e’ dovuto alla riduzione del numero di ovociti correlata all'età. Pag. 8 L’Infertilità Femminile: Aspetti Psicologici e Principali Strategie di Coping Nell’articolo di Szafarowska, Jerzak, comparso in Aprile 2013 nella rivista Ginekol Pol; intitolato: Ovarian aging and infertility; si stabilisce che: “Age-related decrease in the number of oocytes, as well as disturbed neuroendocrine function of the ovary and lesions in the uterus, contribute to reduced fertility. Decreasing number of ovarian follicles is accompanied by reduction of their quality including mainly abnormalities of the nucleus (dispersed chromatin, decondensation of chromosomes and abnormalities connected with the spindle apparatus). This results in failed reproduction due to abnormal gametogenesis, fertilization process, early development of the embryo and abnormal implantation”.[Szafarowska, Jerzak, 2013] 2.5.2 Problemi di peso Il peso (sia l’obesità che l’eccessiva magrezza), può condizionare la fertilità. I dati epidemiologici confermano che l’obesità e l’eccessiva magrezza sono causa, entrambe, del 6% dell’infertilità primaria, ovvero del 12% dell’infertilità totale. Questo vuol dire che, nella maggior parte dei casi (il 70%) se il peso torna normale, anche la fertilità viene recuperata. Ma perché il peso influenza l’infertilità? Una spiegazione sta nel fatto che un’alterazione nella produzione degli ormoni steroidei interferisce con la regolazione centrale (ipotalamica-ipofisaria) del ciclo e questo può determinare una riduzione numerica delle mestruazioni fino all’amenorrea. Nelle riserve di grasso del corpo è presente un ormone (androstenedione) che può dare origine all’estrone in modo continuativo. La presenza continuativa e non ciclica, come nella norma, di estrone determina un’alterazione della regolazione centrale delle mestruazioni. Più si ingrassa e più aumenta la quantità di androstenedione, fino a scompensare la funzione riproduttiva. Le donne obese hanno quindi un eccesso di estrogeno, mentre, al contrario, le donne sottopeso hanno un deficit di estrogeno, ma entrambe le condizioni portano a cicli riproduttivi irregolari. Nelle donne obese si osserva, inoltre, l’alterazione metabolica dell'insulinoresistenza, che è spesso associata alla sindrome dell’ovaio policistico (le ovaie presentano una micropolicistosi dei follicoli: i follicoli continuano a produrre estrogeni in modo costante senza permettere il verificarsi delle condizioni che portano all’ovulazione). Le donne sottopeso (con meno del 22% di grasso corporeo) soffrono, invece, di una condizione nota come amenorrea ipotalamica dovuta a un’alterazione della regolazione Pag. 9
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