Gianfranco Poggi Giuseppe Sciortino Incontri con il pensiero sociologico il Mulino oh] Scritto senza preoccupazioni accademiche e con linguaggio piano, questo libro si propone di avvicinare il lettore alle idee di alcuni pensatori trascelti fra quanti hanno offerto contributi profondi e originali alla riflessione sulla società moderna. Da Marx a Durkheim, da Weber a Simmel, da G.H. Mead a Parsons, fino a Goffman e Garfinkel: ad ogni autore è dedicato un ritratto interpretativo, vale a dire una discussione selettiva ma sistematica. Non la ricostruzione puntuale delle rispettive teorie, né una rassegna pedante delle critiche di altri studiosi, bensì la risposta più significativa che ciascuno di essi ha dato a una questione centrale: i caratteri distintivi dell’essere umano e dei suoi rapporti sociali, le potenzialità e le vulnerabilità che l’assistono o l’ostacolano nelle relazioni con gli altri. Gianfranco Poggi ha insegnato nelle Università di Edimburgo, Trento e della Virginia, oltre che nell’Istituto universitario europeo di Firenze. Tra le sue pubblicazioni più recenti con il Mulino segnaliamo «Émile Durkheim» (2003) e «Incontro con Max Weber» (2004). Giuseppe Sciortino insegna Sociologia del mutamento nell’Università di Trento. Per il Mulino ha pubblicato, tra l’altro, «Gb immigrati in Italia» (2004) e ha curato diversi volumi della serie «Stranieri in Italia», in collaborazione con A. Colombo. € 11,50 Cover design: Miguel Sai & C. ISBN 978-88-15-12622-1 ,m m Società editrice il Mulino 9 788815 126221 ISBN 978-88-15-12622-1 Copyright © 2008 by Società editrice il Mulino, Bologna. INDICE Prefazione p. 7 I. Karl Marx 13 IL Émile Durkheim 35 III. Max Weber 61 IV. Georg Simmel 85 V. George Herbert Mead 107 VI. Talcott Parsons 125 VII. Erving Goffman 145 Vili. Harold Garfinkel 163 PREFAZIONE Questo libro si propone di avvicinare il lettore alle idee di un ristretto numero di autori che hanno dato con tributi profondi e originali (non soltanto diversi, ma addi rittura contrastanti e per lo più controversi) alla teoria so ciale moderna. Chiamiamo così un complesso di riflessioni scientificamente orientate, e quindi per quanto possibile empiricamente fondate, sulla natura dell’esperienza sociale in generale e sulle particolarità della società e della cultura moderne, che si è venuto formando tra la prima metà del l’Ottocento e il secolo successivo. Abbiamo scelto di presentare soltanto alcuni autori e dedicare a ciascuno quello che chiameremmo un «meda glione interpretativo». In questa espressione «medaglione» suggerisce che gli autori vengono discussi ciascuno in un capitolo diverso, senza esaminare sistematicamente i rap porti intellettuali tra loro e tra le rispettive opere. «Inter pretativo», per suo conto, indica che la discussione di cia scun autore è altamente selettiva: considera solo alcuni dei temi da lui trattati e segnala solo quelli che ci sembrano gli elementi salienti del suo discorso. In altre parole, non ci proponiamo di ricapitolare e discutere nel suo insieme il pensiero degli autori, di trattarlo sistematicamente, e meno che mai di rintracciare le fonti a cui ha attinto o i com menti e le critiche fatte in proposito da altri studiosi. Ci interessa invece identificare le posizioni che i vari autori hanno assunto su problematiche di teoria sociale tuttora aperte - posizioni che (a noi sembra, ma in questa sede non proveremo a dimostrarlo) continuano a ispirare, non sempre consapevolmente, molti dei dibattiti che hanno tuttora luogo entro la teoria sociale. Inoltre, ciascun me daglione prende le mosse dalla risposta più significativa che ogni autore ha dato, in maniera più o meno espressa 7 e consapevole, a una questione centrale, quella che chia miamo la sua «antropologia filosofica», ovvero Fimmagine dell’essere umano, delle potenzialità e - diciamo così - «vulnerabilità» che lo caratterizzano e che assistono o osta colano gli individui nel costruire e gestire i loro rapporti reciproci. Perché inoltrarsi in queste problematiche facendo rife rimento a singoli autori invece che, poniamo, a particolari concetti, a diverse opzioni metodologiche, a specifici con tributi di ricerca? Secondo alcuni critici, il fatto che molti dibattiti sociologici contemporanei ruotino intorno o si ricolleghino al legato teoretico dei cosiddetti «classici», o di altri autori che hanno pubblicato i loro contributi più significativi almeno alcuni decenni fa, è un segno o forse addirittura una causa dell’immaturità scientifica della di sciplina sociologica, della sua insicurezza intellettuale, della sua incapacità di progredire attraverso autonomi pro getti di ricerca, lasciandosi alle spalle una volta per tutte quei contributi o riferendosi a essi al più occasionalmente e marginalmente. Questi critici ricordano che per contro le scienze «mature», a cominciare da quelle naturali, di menticano i propri fondatori, o quanto meno non conside rano la ricostruzione e meno che mai la venerazione delle loro opere come una componente necessaria e significativa della loro attività. Funzionano, si dice, cumulativamente: ciascuna operazione di ricerca si fonda sui risultati validi e rilevanti di quelle immediatamente precedenti, dando per scontato che queste a loro volta abbiano «metabolizzato» quelli delle ricerche ancora precedenti, e così via. Anche alcune discipline sociali sono molto vicine a questo mo dello: chi tra gli attuali economisti ritiene di dovere leg gere con attenzione Adam Smith? Ora, è innegabile e salutare che anche le attività di ricerca dei sociologi contemporanei abbiano una dimen sione cumulativa piuttosto marcata. Chi confronti ad esempio le ricerche sulla mobilità sociale condotte negli anni Cinquanta del secolo scorso con quelle dell’ultimo decennio, non potrà non constatare che queste rappresen tano un progresso irreversibile, che assegna alle ricerche precedenti un significato al più, per così dire, antiquario. Lo stesso vale per molti altri filoni di ricerca, dal compor 8 tamento elettorale agli studi sulla famiglia, dalle ricerche sui fenomeni migratori a quelle sulla devianza e sulla cri minalità. Eppure, a noi sembra del tutto giustificato che la sociologia continui a coltivare un rapporto privilegiato con un certo numero di autori abbastanza remoti nel tempo, riproponga un confronto più o meno diretto o mediato col loro pensiero, lo consideri fondamentale per la formazione delle nuove generazioni di ricercatori. E questo per due ragioni fondamentali. In primo luogo perché esiste una dimensione non cu mulativa nel discorso sociologico, che lo impegna a ri flettere quanto meno occasionalmente sui suoi stessi pre supposti, sulle sue giustificazioni intellettuali e morali, e quindi a riprendere le trattazioni di questi temi rico nosciute da tempo come le più significative. In secondo luogo perché la rivisitazione di autori canonici costituisce per i lettori contemporanei un’occasione ineguagliabile per confrontarsi con menti straordinarie, con opere tuttora ca paci di fungere da esempi e modelli, di stimolare e ispirare l’immaginazione sociologica. Queste opere rivelano inoltre la futilità del settarismo disciplinare, dell’insistenza con cui alcuni sociologi si sforzano di tracciare rigidi confini in torno a quello che considerano un discorso propriamente ed esclusivamente sociologico. Tra gli autori che discu tiamo, quelli (la grande maggioranza) interessati a fondare e a fare progredire la disciplina sociologica, a tracciare intorno a essa confini netti e adeguati, sono anche dispo sti a valicare quei confini se questo risulta necessario per comprendere meglio il problema con cui di volta in volta si confrontano. D’altra parte questo libro, come si è accennato, non cerca di ricostruire l’intera biografia intellettuale degli au tori che consideriamo, non intraprende un’esegesi ravvi cinata e sofisticata di singole opere, non intende identifi care una volta per tutte «quello che è vivo e quello che è morto» nel loro lascito intellettuale. Pensiamo, infatti, che nell’attuale riflessione sociologica vi siano talora un eccesso di esegesi e una tendenza troppo marcata a considerare ri levante tutto quello che questi autori hanno prodotto. A noi sembra, invece, che nelle loro opere non sia difficile riscontrare anche argomenti insostenibili, esercizi intellet 9 tuali futili e un buon numero di vicoli ciechi. In tali opere abbiamo cercato di identificare quelle che ci appaiono suggestioni tuttora valide, problematiche tuttora meritevoli di essere recuperate e sottoposte a ulteriore riflessione. Se siamo riusciti in questo intento, spetterà poi ai lettori inol trarsi direttamente e senza mediazioni nei testi degli autori che qui presentiamo, la maggior parte dei quali è fortuna tamente disponibile, in traduzioni più o meno riuscite, an che in italiano. Perché abbiamo scelto questi autori e non altri? I primi quattro (Marx, Weber, Durkheim e Simmel) sono da tempo quasi universalmente riconosciuti come appar tenenti a pieno diritto al «canone» della teoria sociale moderna. Ci associamo a questa preferenza, con qualche rammarico per l’esclusione di Pareto, l’unico autore ita liano cui a suo tempo qualcuno ha attribuito la stessa sta tura degli altri quattro. La scelta di Parsons è ugualmente scontata: si tratta di un autore che per alcuni decenni ha avuto una centralità straordinaria nel dibattito sociologico e che è stato negli ultimi anni (criticamente) riscoperto e discusso in molte occasioni. Abbiamo inoltre ritenuto che una posizione quasi simile meriti George Herbert Mead, le cui idee, dopo un certo periodo di eclissi, sono ritornate negli ultimi anni a stimolare molte discussioni non solo tra i sociologi. E forse più opinabile la nostra scelta dei successivi due autori (Garfinkel e Goffman) e soprattutto l’esclusione di altri a loro sostanzialmente contemporanei come Luhmann, Foucault, Bourdieu o Habermas. A noi sembra però che, rispetto a questi ultimi, i prescelti ab biano avuto e stiano avendo un più significativo impatto sulla riflessione sociologica contemporanea, in parte sem plicemente perché si sono giovati dell’innegabile vantaggio di visibilità e autorevolezza di cui, all’interno della socio logia contemporanea, gode chi scrive e pubblica in una grande università nordamericana. (Nel caso di Goffman potremmo aggiungere che la sua opera ci attira anche per ragioni estetiche, il che purtroppo non si può dire per altri autori che abbiamo citato.) Come già detto, dal nostro punto di vista l’esito più fe lice della lettura di questo libro sarebbe di indurre i lettori a fare i conti personalmente con le «fonti primarie», vale a 10 dire con gli scritti degli autori qui discussi. Nello scrivere i singoli capitoli, abbiamo mirato a una presentazione degli autori sufficiente a mettere il lettore in grado di orientarsi direttamente nei loro scritti. Naturalmente solo i lettori potranno dire se siamo stati all’altezza di questo proposito. In ogni caso, ciascuno dei capitoli che seguono si apre con alcune elementari indicazioni bio-bibliografiche che sugge riscono le opere più significative dell’autore in questione. Queste scelte sono inevitabilmente arbitrarie, e tralasciano sicuramente molte altre opere che meriterebbero di essere menzionate. Possiamo soltanto dire che quelle indicate si sono rivelate più stimolanti nel corso della nostra rifles sione su questi autori. Nella stesura dei capitoli non abbiamo fatto riferi mento alla letteratura secondaria sugli autori trattati, alla loro biografia e, più in generale, non abbiamo cercato di suggerire come si collochino nella più complessiva storia della teoria sociale moderna. Si tratta di una scelta consa pevole, ma che non vuole in alcun modo essere una critica di queste forme di riflessione, che svolgono un ruolo com plementare a quello da noi scelto nella discussione e nella diffusione della conoscenza di questi autori e, più in gene rale, della teoria sociologica. G.P. - G.S. L’impostazione di questo volume è frutto di molte conversazioni tra i due autori; ogni capitolo è stato letto più volte da entrambi e rivisto sulla base di questi dialoghi. Ciò detto, si può segnalare che Gianfranco Poggi ha scritto i primi quattro capitoli e Giuseppe Scior- tino gli altri quattro. Nella scrittura di un testo di questo genere, coloro che hanno letto e commentato versioni precedenti dei diversi capi toli meritano un sincero ringraziamento per la loro pazienza e il loro contributo: tra questi sentiamo di dovere ricordare Marzio Barbagli, Ivano Bison, Matteo Bortolini, Martina Cvajner, De bora Mantovani, Licia Mignardi, Alberto Santambrogio, Stefani Scherer, Marcella Veglio. Siamo inoltre particolarmente grati agli studenti del corso di Teoria sociologica della laurea specialistica in Sociologia e ricerca sociale dell’Università di Trento e agli studenti della scuola di dottorato in Sociologia e ricerca sociale dello stesso ateneo per avere svolto magnificamente il ruolo di cavie nella lettura di versioni precedenti di questo lavoro. 11