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112 Pages·2022·0.48 MB·Italian
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Quodlibet Studio Campi della psiche. Lacaniana Lacaniana a cura di Antonio Di Ciaccia Jacques-Alain Miller In trans Quodlibet Prima edizione: maggio 2022 © 2022 Jacques-Alain Miller © 2022 Quodlibet srl via Giuseppe e Bartolomeo Mozzi, 23, Macerata www.quodlibet.it Stampa a cura di nw presso lo stabilimento l.e.g.o. Spa - Lavis (tn) isbn 978-88-229-0816-2 e-isbn 978-88-229-1321-0 Redazione e revisione a cura di Adele Succetti Docile al trans: traduzione di Adele Succetti, Rachele Giuntoli, Laura Pacati e Giuliana Zani Docile al trans (2): traduzione di Adele Succetti Éric Marty e Jacques-Alain Miller. Colloquio su Il sesso dei Moderni: trascrizione di Rose-Marie Bognar-Cremniter per «Lacan Quotidien», e Clara Cahen-Kundé per «La Règle du jeu», rivista e ampliata dai protagonisti; traduzione di Adele Succetti, Giuliana Zani, Laura Pacati e Rachele Giuntoli I tweet di @jamplus: traduzione di Francesca Lancetti Tellini Indice Docile al trans 7 Docile al trans (2) 39 Éric Marty e Jacques-Alain Miller Colloquio su Il sesso dei Moderni 45 I tweet di @jamplus 103 5 Docile al trans1 Ormai la tempesta è scoppiata. La crisi trans ci sta investendo. I trans sono in trance (affrontiamo subi- to questa cosa, poiché la crisi era già prevista) mentre tra gli psicoanalisti, i pro-trans e gli anti-trans si acca- pigliano con lo stesso fervore dei grossapuntisti e dei loro avversari ne I viaggi di Gulliver. Sto scherzando. Per l’appunto, che indecenza scherzare, ridere e deri- dere, quando le poste in gioco di questa battaglia di idee sono serissime, e da essa dipende niente meno che la nostra civiltà, e il suo famoso disagio, o sconforto, diagnosticato da Freud proprio all’inizio degli anni Trenta del secolo scorso. Lo stile satirico è adatto a una materia così seria? Certamente no. Per questo fac- cio ammenda. Non mi lascerò andare di nuovo. Ho scritto «battaglia di idee». È il titolo dell’ultimo libro di Eugénie Bastié. Mi è tornato in mente ina- spettatamente. Credo che lì il termine «trans» non sia menzionato neppure una volta. Il libro termina sul- la condizione attuale del femminismo radicale e della guerra dei sessi. Dato che questa giovane e bella madre è anche la giornalista più scaltra che ci sia, sicuramen- te lo scoppio in Francia della crisi dei trans è successi- vo alla scrittura del suo libro. Verifichiamo quando è 1. Titolo originale Docile au trans, pubblicato in «Lacan Quotidien», numero speciale 2021 Année Trans, 928, 2021 disponibile online (la- canquotidien.fr). L’articolo è uscito dapprima ne «La Règle du jeu». 7 uscito in libreria e sapremo che, tre mesi prima, questa crisi non era ancora percepibile, a livello dei mass-me- dia, dallo sguardo acuto di Eugénie B. Vediamo. Ho prenotato tramite Amazon La battaglia delle idee. Indagine al cuore dell’intellighenzia france- se, e mi è stato consegnato l’11 marzo. Quindi, all’i- nizio di quest’anno, il trans non era ancora entrato in quello che l’autore, l’autora o l’autrice chiama «il di- battito pubblico». Era invisibile, o invisibilizzato, per utilizzare un termine caro ai cari decolonialisti e agli altri wokes. O forse, invece, eravamo tutti, non tanto autori, autore, o autrici, ma piuttosto struzzi?2 Un altro gioco di parole! Sono proprio recidivo! In- correggibile! Mi dichiaro colpevole. Ho però delle cir- costanze attenuanti: un’infanzia difficile, una dipen- denza dal significante, influenze perniciose. Non posso andare oltre nella questione trans senza perorare la mia causa. L’arringa pro domo Fin dalla più tenera età, mi piaceva giocare con e sui nomi e le parole. Per esempio, mio fratello minore Gé- rard, lo chiamavo Géraldine. Non per questo è diven- tato trans, e oggi sfoggia la sua barba su tutti i canali televisivi. Mi sono dedicato alla lettura sin da quando ero molto giovane, e quali sono stati i miei primi li- bri preferiti? Il Viaggio al centro della terra, di Jules Verne, e Lo scarabeo d’oro, di Edgar Allan Poe, due storie di messaggi segreti da decifrare. Ho adorato le 2. In francese, autori, autore e autrici cominciano con la stessa au di autruche, struzzo [N.d.T.]. 8 liste di Rabelais, le farse di Molière, le pagliacciate di Voltaire, le litanie di Victor Hugo, le assurdità di Al- phonse Allais (non la «filosofia dell’assurdo» di Ca- mus), I sotterranei del Vaticano, di Gide (non I nutri- menti terrestri), il «cadavere squisito» dei surrealisti, gli «esercizi di stile» di Queneau e compagnia. Quando appresi il latino, leggevo i classici, ero obbli- gato, ma segretamente amavo le satire di Giovenale. Non essendo grecista (mio padre aveva preteso che imparassi lo spagnolo, «così diffuso nel mondo»), ho letto Luciano di Samosata solo in francese. De “Le Canard enchaîné” non mi perdevo le inversioni di let- tere (le cosiddette contrepèteries) de «L’Album della Contessa». Molto precocemente ho letto poi il libro di Freud sul Motto di spirito. Quindi ero poco portato all’esprit de sérieux, cioè alla seriosità. Non rispettavo nessuno, salvo i grandi scrit- tori, i grandi filosofi, i grandi artisti, i grandi guerrie- ri e uomini di Stato, o meglio gli statisti, i poeti e i matematici. Come Stendhal, avevo anche sviluppato un «entusiasmo» per la matematica, e forse questo mi veniva anche dal «mio orrore per l’ipocrisia». Poi, all’età di vent’anni, ho avuto la sfortuna di cadere nelle grinfie di un medico, psichiatra, psicoanalista, di 63 anni, noto come il lupo bianco perché era una pe- cora nera. Col tempo è diventato una mela marcia (è una transizione!). Abitava in un mezzanino buio e dal soffitto molto basso, una tana, un vero covo, in un pa- lazzo del settimo arrondissement dove aveva vissuto il banchiere di Isidore Ducasse, l’unico posto di Parigi in cui siamo certi che Lautréamont sia andato a visitarlo. Il Dottor Lacan, perché è di lui che sto parlando, ha 9 fatto un gran parlare di questo incontro. Me ne parlò la prima volta che mi ricevette nel suo studio, le cui anguste condizioni rendevano impossibile qualsiasi «distanziamento sociale» tra i corpi e costringevano a una vicinanza a dir poco opprimente. Questo personaggio irregolare e fuori-norma non ha mai nascosto il suo gioco. Il mio orrore stendhaliano dell’ipocrisia non ha trovato nulla da rimproverargli. Era un diavolo a viso scoperto, che apparentemente derideva tutto, o per meglio dire tutto ciò che non era lui e non era la sua causa. All’epoca della benevolen- za, non si faceva problemi a dire al suo Seminario: «Non ho buone intenzioni». L’unica volta che ha par- lato alla televisione francese, in prima serata, ha detto, riferendosi all’analista come a un santo: «[…] spesso ha cominciato proprio infischiandosene della giustizia distributiva». Arrivò al punto di vantarsi in pubblico, poco prima della sua morte, di aver passato la sua vita a «essere Altro nonostante la legge». Il colmo della sventura, per me, fu il fatto che non solo mi prese sot- to la sua ala, la sua ala nera, la sua ala demoniaca, ma divenni suo parente: mi concesse la mano di una delle sue figlie, quella che aveva la bellezza del diavolo, per così dire, e che aveva chiamato Judith, mettendo di nuovo le carte in tavola: l’uomo che avrebbe goduto di lei doveva sapere che l’avrebbe pagata con un destino degno di Oloferne. Come ha fatto ad agganciarmi? Mettendomi tra le mani I fondamenti dell’aritmetica, di Gottlob Frege, Die Grunlagen der Arithmetik, 1884, un’elaborazione logicista del concetto di numero (secondo lui, infatti, l’aritmetica aveva come base la logica). Tre anni pri- ma, Lacan stesso si era sforzato di dimostrare ai suoi 10

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