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72 Pages·2014·50.72 MB·Italian
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Periodico telematico quadrimestrale a carattere tecnico-scientifico di Psicologia con sede a Chieti in Via Vicoli, 11 Direttore Responsabile: Michele Mezzanotte Proprietario: Valentina Marroni Editore: Ass. L'Anima Fa Arte Web Master: Matteo Colangeli Curatore: Valeria Marroni Iscrizione al Tribunale di Chieti n.6 La collaborazione è aperta a tutti gli studiosi. Gli eventuali articoli (max 20000 caratteri spazi inclusi) e i libri per le recensioni vanno inviati alla redazione: [email protected] Immagine Di Copertina: ROBERT INDIANA ETERNAL HEXAGON, 1964 www.animafaarte.it Rivista di Psicologia Quadrimestrale www.animafaarte.it N.6 Settembre 2014 INDICE EDITORIALE, p.3 • Mezzanotte Michele JE NE REGRETTE RIEN P. 5 • Vincenzo Ampolo IL FUOCO DELLE PAROLE NELL'ESPERIENZA AMOROSA P. 11 • Luca Urbano Blasetti IL SIMBOLO DELL'ALBERO P. 17 • Stefano Vitaliani, Alfredo Vernacotola L'ERMAFRODITISMO ALCHEMICO (PARTE SECONDA) P. 27 • Nicolò Doveri FOTOGRAFIA E PSICHE: UNA TECNICA PER IMMAGINARE P. 33 • Piero Di Prinzio FLAMMA FUMO EST PROXIMA: FONDAMENTI SIMBOLICI NELLA FAVOLA DI EROS E PSICHE (PARTE SECONDA) P. 41 • Paola Volpe QUESTIONI DI VIOLENZA SESSUALE. ANIMA E LOGOS P. 53 • a cura di Michele Mezzanotte e Valentina Marroni INTERVISTA A RICCARDO BERNARDINII P. 65 Valetnina Marroni, Lago Maggiore - Casa Eranos, 2014 S iamo a Settembre e questo è il primo numero del terzo anno della rivista L'Anima Fa Arte. Sono orgogliosa che questa rivista scientifica d'arte e di psicologia abbia riscosso un così gran numero di consensi. L'Anima Fa Arte è un'opportunità scientifica e di studi dell'anima, perchè in primis ci da modo di approfondire le diverse tematiche animiche offerte alla nostra lettura dagli studiosi che scrivono all'interno delle nostre pagine, in secondo luogo ci dà l'opportunità di valicare i confini di questa Italia diventando internazionali. Esattamente un anno fa, io e Michele Mezzanotte, il direttore dell'Anima Fa Arte, partimmo per la Svizzera ed incontrammo presso la Fondazione Eranos, Ginette Paris, una celebre scrittrice e psicoterapeuta, Core Faculty and Research Coordinator del Pacifica Graduate Institute in California. Così, pochi giorni fa siamo tornati in quel misterioso luogo di energie primordiali e, oltre ad aver seguito con piacere ed interesse gli interventi del Tagung, che è il convegno principale ed annuale che la Fondazione organizza, abbiamo incontrato Riccardo Bernardini, psicoterapeuta di Torino e storiografo di Casa Eranos. Nell'intervista di questo numero ci saranno le risposte di Riccardo Bernandini che ha approfondito la relazione Eranos-Zurigo e della relazione Carl Gustav Jung-Olga Frobe-Kapteyn. Inoltre durante il seminario condotto dallo stesso e dal filosofo Bernando Nante (Università del Salvador, Buenos Aires) abbiamo appreso dell'archetipo della Grande Madre, forza archetipica che muoveva le energie più profonde dell'anima di Olga Frobe-Kapteyn. Essa stessa la disegna più volte nelle sue tavole di meditazione intitolate "Visioni". Anche in questa occasione abbiamo avuto modo di notare l'elemento 3 Editoriale artistico che è sovente associato alla psiche, alla dinamica dell'anima e che cerca, ogni volta, in ogni numero, di essere colto nelle pagine dell'Anima Fa Arte. Vi lascio così alla lettura dei numerosi e validi contributi dei nostri studiosi sperando che, anche voi, possiate cogliere la dinamica della psiche nel movimento artistico della letteratura. Michele Mezzanotte arricchisce questo n° 6 parlandoci della dimensione dell'imperdonabile, della colpa e della dimenticanza, prendendo spunto dalla canzone che Edith Piaf canterà tre anni prima della sua morte: Je ne regrette rien. In seguito troverete la brillante riflessione di Vincenzo Ampolo che analizza il fuoco delle parole, ovvero il potere di dar vita e allo stesso tempo di distruggere del logos analitico. Proseguendo nella lettura incotrerete l'articolo di Luca Urbano Blasetti che con eleganza amplificativa ci descrive il simbolo dell'albero nelle sue molteplici sfaccettature. Stefano Vitaliani e Alfredo Vernacotola concludono lo studio sull'Ermafroditismo Alchemico inziato nel numero scorso, proponendo una particolare lettura della traslazione. Un nuovo studioso trova posto nella rivista: Nicolò Doveri, psicoterapeuta di Milano. Il suo originale articolo accosta fotografia e psicologia, intendendo la fotografia sia come percorso individuale, sia come metafora analitica. Piero Di Prinzio pubblica con noi la seconda ed ultima parte dello studio su Eros e Psiche, analizzando la fiaba, il mito e successivamente le prove destrutturanti che Psiche affronta in esse. Infine non dimentica di analizzare il personaggio di Pan strettamente collegato a Psiche. Paola Volpe ci regala un'eccellente riflessione concernente la violenza maschile sulle donne, il rapporto tra il maschio che abusa e la Grande Madre Terribile, mettendo in luce le ombre di questo tema così delicato e nel contempo così interessante. Vi auguro una buona lettura. Valentina Marroni Valentina Marroni, Genio Loci - Casa Eranos, 2014 4 Francis Bacon, Study for portrait of Dyer, 1964 "A volte devi fare qualcosa di imperdonabile per continuare a vivere" Carl Gustv Jung Sicuramente ognuno di noi nella propria vita è caposaldo della vita di ognuno di noi. Perfino dovuto essere più o meno consapevolmente Cristo fece dell'imperdonabile il motivo centrale imperdonabile. Ognuno di noi ha commesso atti della sua vita. imperdonabili per cui senstirsi in colpa. Mentre cercavo e attendevo con l'immaginazione La riflessione che vorrei descrivere in questo n° sei delle metafore per poter parlare di questo della rivista, parla di colpa e di perdono, parla di complesso argomento, ho iniziato a buttare giù su ciò che può essere considerato deprecabile e di un foglio qualche parola in maniera confusa. imperdonabile. Quando ci troviamo di fronte a Lentamente dentro le mie orecchie hanno preso delle persone nel nostro studio, ma anche quando forma le note di una canzone. In principio non ne facciamo uscire l'arte dell'ascolto al di fuori di ho avuto cura, ma le note persistevano. Chiedendo esso, ascoltiamo storie condite da colpe, sensi di a chi mi stava vicino che canzone fosse, ho colpa e falsi perdoni. scoperto che si trattava di Je ne regrette rien di La dimensione dell'imperdonabile diventa un Édith Piaf. Questa canzone è proprio il "ponte" 5 Michele Mezzanotte archetipico di cui abbiamo bisogno per entrare più Édith Piaf è Édith Giovanna Gassion, cantante facilmente all'interno di questo argomento. dalla voce oscura e profonda, chiamata il piaf Ascoltiamone le note e leggiamo il testo: ovvero il "passerotto". La leggenda vuole che sia nata su dei gradini di un civico settantadue. Non, rien de rien Allevata per alcuni anni in un bordello, da sua zia Non, je ne regrette rien e dalle prostitute che lavoravano nella casa. Ni le bien qu’on m’a fait Durante i primi anni di vita si dice che bevesse Ni le mal; tout ça m’est bien égal ! vino rosso in sostituzione del latte per combattere Non, rien de rien eventuali malattie e batteri. Édith ha una vita Non, je ne regrette rien turbolenta, già all'età di otto anni il padre la porta C’est payé, balayé, oublié con sè per farla cantare e raccimolare qualche Je me fous du passé ! soldo in più. A diciassette anni ha una figlia. Édith Avec mes souvenirs la porta in strada quando canta e non se ne cura J’ai allumé le feu molto. A due anni la figlia si ammala di meningite Mes chagrins, mes plaisirs e muore. Louis Lepleè la "scopre" come cantante e Je n’ai plus besoin d’eux ! la fa debuttare in un locale di cabaret sotto lo Balayées les amours pseudonimo di "La Mome Piaf". In seguito Lepleè Et tous leurs trémolos viene assassinato da persone legate a Édith, ma lei Balayés pour toujours ne risulta innocente. Nel 1936 pubblica il suo Je repars à zéro primo disco intitolato "La mome del la closches". Non, rien de rien Durante la seconda guerra mondiale canta per i Non, je ne regrette rien soldati tedeschi e verso la fine della stessa, incide Ni le bien qu’on m’a fait il suo grande successo: La vie en rose, anche se Ni le mal; tout ça m’est bien égal ! non è stata la prima a cantare questa canzone. Non, rien de rien Édith ha un'intensa relazione con il pugile Marcel Non, je ne regrette rien Cerdan, che muore in un incidente aereo. La sera Car ma vie, car mes joies dell'incidente Édith canterà ugualmente in suo Aujourd’hui, ça commence avec toi onore, ma dopo alcune canzoni, e sotto massicce dosi di farmaci, Édith ha un crollo sul palco e cade No, niente di niente! priva di sensi. Da quel momento in poi a causa No, non rimpiango niente! anche dell'artrite reumatoide fa costante uso di Né il bene né tutto il male che m’hai fatto, e mi sta morfina. Édith continua a cantare e ci regala altri bene così. capolavori della musica, fra i quali Je ne regrette No, niente di niente! rien. In seguito si sposerà ancora per pochi anni No, non rimpiango niente! con il compositore Jaques Pills. In quegli anni È stato tutto saldato, spazzato via, dimenticato. cerca di disintossicarsi dai farmaci. Si sposa ancora Me ne fotto del passato. una volta con Théo Sarapo. Édith muore a causa Coi miei ricordi, della cirrosi epatica che la affliggeva in seguito ad innesco la fiamma, una ricaduta di broncopolmonite. i miei dispiaceri ed i miei piaceri, Édith Piaf canta Je ne regrette rien per la prima non ho più bisogno di essi. volta registrandola nel 1960, tre anni prima di Rimossi gli amori morire nel 1963. È una canzone legata alla sua e tutti i loro tremoli, esistenza sofferente ma intensa. Édith non dimenticati per sempre. rimpiange nulla, si perdona ogni cosa. Perdona il Riparto da zero. bene ma anche il male, a sè stessa e agli altri. No, niente di niente! Vuole ripartire da zero. Il mezzo che usa per Neanche del bene che m’hai fatto. cancellare i suoi peccati e quelli degli altri, lo No, niente di niente! possiamo leggere nei versi della canzone: è la Poiché oggi, la mia vita, le mie gioie dimenticanza, l'oblio, la distruzione dei propri tutto riparte con te. ricordi. Rinuncia anche ai bei ricordi pur di 6 Je ne regrette rien perdonarsi e perdonare. Édith Piaf si dimentica e significativa la riflessione in cui si diceva che la dimentica, distrugge la sua vita per darsi un'altra cura di sè e l'assunto Delfico "conosci te stesso", occasione. Nasce nuovamente per essere ancora significassero disconosciti e distruggiti. una volta Édith Piaf in una nuova veste. Completando il discorso con quanto detto fino ad Torniamo ora indietro di qualche anno, e arriviamo ora in relaziona ad Édith Piaf e Friederich a fine Novecento quando Friederich Nietzsche Nietzsche possiamo affermare che la cura di sè modellava i fogli di carta con il suo pensiero passa attraverso la dimenticanza di sè stessi e degli "postumo". Anche lui parla di perdono e di colpa. altri, intesa come una distruzione della Schlechtes Per il filosofo tedesco la colpa è un elemento Gewissen. innaturale dell'uomo, causata dalla "cattiva Nietzsche non è l'unico ad evocare la coscienza" (Schlechtes Gewissen) che è la malattia dimenticanza. Ricordo per esempio Jorge Luis più profonda di cui soffre l'uomo e che si è creato Borges che dice: "Io non parlo di vendette nè di per permettersi di vivere nella società. Perciò perdoni; la dimenticanza è l'unica vendetta e bisogna in qualche modo liberarsi da questa l'unico perdono". È come se Borges mettesse sullo coscienza di colpa. Anche Nietzsche, con un stesso livello vendetta e perdono, e li superasse linguaggio diverso, ci suggerisce un'operazione di attraverso la dimenticanza. "dimenticanza" e oblio. Rimanendo in ambito letterario Milan Kundera Dimenticare etimologicamente significa "fare uscir afferma: "L'oblio ci riconduce al presente, pur di mente". L'atto del dimenticare implica il far coniugandosi in tutti i tempi: al futuro, per vivere uscire dalla memoria i nostri ricordi. Il il cominciamento; al presente per vivere l'istante; dimenticarsi significa far uscire sè stessi da dentro al passato per vivere il ritorno; in ogni caso, per di sè. In particolare qualche parte di sè che ci non ripetere. Occorre dimenticare per rimanere procura senso di colpa. presenti, dimenticare per non morire, dimenticare La colpa è un far del male, un far danno. In questo per restare fedeli." Superare la colpa e il perdono caso il senso di colpa è ciò che ci permette di significa rimanere vivi nella dimensione del individuare gli atti che fanno del male a noi e agli presente. altri. Il problema, anche suggerito da Nietzsche, è La maggior parte delle difficoltà, dei problemi e che noi non abbiamo la minima idea di ciò che è delle pato-logie non vivono nel presente, bensì male e ciò che è bene, perchè ci affidiamo a sono un continuo ricordare, rimuginare o concetti già pronti per non riflettere, e comunque proiettarsi in avanti con frasi costruite con verbi al sono definizioni date dalla Schlechtes Gewissen. futuro. Per sfuggire il presente spesso si usano Per rimanere nel campo "Nietzchiano" della molte interlocuzioni come il "se", il "ma", il "però" classicità notiamo che, anche nel mito, l'oblio e la e vari verbi usati al condizionale. La dimenticanza dimenticanza erano due dimensioni fondamentali. è un atto che si compie nel presente e ci libera dal Le anime dei morti prima di rinascere dovevano trauma. bere dal fiume Lete le cui acque servivano a Je ne regrette rien è la colonna sonora presente dimenticare. È significativo fare attenzione al fatto nelle scene finali del film Inception, uscito nelle che per "rinascere" bisogna dimenticare. Édith Piaf sale nel 2010 e diretto da Jonathan Nolan, in cui i riparte da zero, ricomIncia da capo solo dopo aver protagonisti devono risvegliarsi dal sogno, nel dimentcato, ovvero solo dopo aver bevuto caso specifico da una serie di costruzioni di dell'acqua del fiume Lete. Anche Dante usa il mito immagini mentali atte a fuggire dalla realtà per del Lete per rinascere nel passaggio dal Purgatorio impiantare un'idea nel soggetto sognante. Nel film al Paradiso. Dimenticanza e rinascita sono quindi i protagonisti si costruiscono la cattiva coscienza strettamente connesse l'una con l'altra. per poi dimenticarla. Anche loro commettono un Nei giorni passati sono stato presente alla Tagung atto imperdonabile impiantando un'idea nella 2014 di Eranos, e tra i vari interventi vi è stato uno coscienza altrui, ma adoperano la dimenticanza per che mi ha colpito molto, quello di Emanuele Trevi, rinascere nuovamente. Cobb (Leonardo Di Caprio) scrittore e critico letterario italiano. Nella sua torna a casa dai figli e nel momento in cui può brillante analisi sulla Cura di sè e Cura del mondo, conoscere la verità, mentre il totem sta girando, lui fatta attraverso il linguaggio letterario, è stata sceglie di andare verso la sua verità dimenticando il resto. Solo così nasce un nuovo sistema di 77 Michele Mezzanotte vedere le cose. peccato. Nei momenti di morte, e nei momenti più Vorrei precisare che la memoria è un elemento difficili della vita, così come nei momenti di crisi e importantissimo dell'umanità in senso individuale e di passaggio, dobbiamo mettere in atto in senso collettivo, che ci permette di evolvere e l'imperdonabile, ovvero la dimenticanza, per migliorare. Ormai troppo spesso la frase "non crearci nuovamente e rinascere fuori dal trauma. bisogna dimenticare" si è trasformata in un ostacolo alla vita stessa. Non bisogna legare la memoria alla cattiva coscienza che descrive Bibliografia e Note Nietzsche. La dimenticanza di cui parliamo è un atto di "far uscire fuori", per osservarci, per Friedirich Nietzsche, La genealogia della morale, osservare e per trasformare la "cattiva coscienza" Adelphi, 1984 in "saggezza". James Hillman, Puer Aeternus, Adelphi, 1999 Parlare di perdono ci apre a una moltitudine di Piaf Édith, Au bal de la chance. La mia vita, argomenti e vie da percorrere, dalla psicologia al Castelvecchi, 2011 simbolismo, dalla religione all'arte. Il perdono lo Jorge Borges, Elogio dell'ombra. Seguito da troviamo sullo stesso continuum di idee del Abbozzo di autobiografia, Einaudi 2007 peccato, e per questo costituiscono uno stesso Milan Kundera, La Lentezza, Adelphi, 1999 argomento di cui parlare. Non c'è perdono senza David Cornemberg, A dangerous method (Film) peccato e non c'è peccato senza perdono. 2011 Al principio dell'umana storia commettemmo l'atto imperdonabile di mangiare dall'albero della conoscenza. Dio in fondo è stato il primo a non Michele Mezzanotte è uno psicoterapeuta e lavora perdonare cacciandoci dal paradiso terrestre per a Chieti.. È direttore scientifico della rivista di una nostra colpa. Grazie a questo atto da "padre", psicologia L'Anima Fa Arte, e presidente Dio ci ha permesso di uscire dal Paradiso dell'omonima associazione di volontariato Terrestre, e di entrare nel Mondo Terrestre. Un psicologico. mondo in cui male, cattiveria e crudeltà sono presenti. La decisione che Dio compie di non perdonarci ci catapulta nel male e nella "cattiva coscienza". Grazie alla sua azione imperdonabile l'uomo nasce agli occhi della storia. Si libera dal Paradiso Terrestre. Entra in un mondo di crudeltà, ma nel contempo nasce come nuovo individuo. Dio sa, in fondo, che per vivificare la sua Creazione e per farla nascere nuovamente, deve cacciarla dal Paradiso Terrestre. Questo atto di Dio è una nuova creazione: l'ottavo giorno in cui Dio non perdonò e creò nuovamente l'uomo. L'uomo commette l'imperdonabile, ma anche Dio commette l'imperdonabile, ed e proprio da questi due atti che nasce la coscienza umana. La dimenticanza permette al perdonabile di diventare imperdonabile. L'imperdonabile può essere inteso quindi come qualcosa che va al di là della colpa e del perdono. È un atto che non può essere perdonato perchè non rientra in ciò che si può condannare o perdonare. È un atto connesso all'oblio. In questa categoria di cose rientra tutto ciò che facciamo per vivere e per andare avanti nel nostro viaggio terrestre. In alcuni frangenti della nostra vita possiamo dimenticarci, e quindi possiamo uscire fuori dalla colpa e dal 8 L'Anima Fa Arte T ORNARECCIO È UN PICCOLO BORGO ABRUZZESE, CITTÀ DEL MIELE E DEI MOSAICI. PASSEGGIANDO TRA LE CARATTERISTICHE E PICCOLE VIE DEL PAESE SI HA LA SENSAZIONE DI ESSERE IN UN MUSEO ALL'APERTO. OSSERVANDO I MOSAICI DI GRANDI ARTISTI INTERNAZIONALI, SI PERCEPISCONO LE FORZE ARCHETIPICHE CHE IL SIMBOLO DELL'APE PORTA CON SÈ: ANIMALE DELLA VITA E DELLA MORTE, MESSAGGERO DELLA SAPIENZA DIVINA. QUASI RIUSCIAMO A PERCEPIRE IL SUONO DEL RONZIO. "GLI ALATI MINISTRI DELLE MUSE" SONO PRODUTTORI DI MIELE E CON ESSO SONO IL SIMBOLO DI MATERNITÀ; INFATTI NELLE TRADIZIONI ANTICHE SONO SEMPRE ACCOSTATI AI GENITALI FEMMINILI: BASTA PENSARE ALLE FOCACCE GRECHE PREPARATE CON SESAMO E MIELE CHE ERANO A FORMA DI GENITALI FEMMINILI, O ANCHE ALLA MUTTERKRAUT TEDESCA, OVVERO LA MELISSA (PIANTE DEL MIELE E DELLE API), CHE SIGNIFICA LETTERALMENTE PIANTA MADRE. ALTRO SIMBOLO DELL'APE LO RITROVIAMO NELLA CULTURA EGIZIANA. L'APE-ANIMA E LE STRETTE VIE DEL PAESE, PERMEANO ANIMA IN UN'ATMOSFERA ARCHETIPICA D'INCANTO. IN OCCASIONE DELL'EVENTO "UN MOSAICO PER TORNARECCIO" IDEATO DAL GALLERISTA E MECENATE ALFREDO PAGLIONE, ABBIAMO AVUTO MODO DI INCONTRARE LE VINCITRICI DELLE ULTIME DUE EDIZIONI CHE ABBIAMO INTERVISTATO PER L'ANIMA FA ARTE. R OSSELLA FARAONE (VINCITRICE EDIZIONE 2014) È UN'ARTISTA PARICOLARE. SCOPRE IL SUO DAIMON PER LA PITTURA FIN DA BAMBINA DISEGNANDO E DIPINGENDO PAESAGGI, PESCHETI E ANIMALI. TUTTI SOGGETTI LEGATI ALLA NATURA "VIVA" PROSEGUE LA SUA FORMAZIONE ARITSTICA E INTRAPRENDE LA STRADA DELLA GIOIELLERIA. QUI IN QUALCHE MODO SCOPRE IL MONDO DELLA NATURA CHE SEMBRA "MORTA", MA IN REALTÀ RECEPISCE LA VITA CHE SCORRE NELLE PIETRE E NEI METALLI. IL QUADRO VINCITORE DEL PREMIO SI CHIAMA FONTE DI VITA ED È ISPIRATO ALLE FORESTE PRIMORDIALI. FORESTA ETIMOLOGICAMENTE SIGNIFICA "STARE AL DI FUORI". NELL'ARTE SPESSO È RAPPRESENTATA INSIEME AD UNA FONTE DI LUCE PER INDICARE IL RAGGIUNGIMENTO DI UNA TAPPA SPIRITUALE. ANCHE IN QUESTO QUADRO È PRESENTE LA LUCE, GRAZIE AL SOLE FATTO DI ORO A VENTIQUATTRO CARATI. L'ARTISTA STESSA DURANTE L'INTERVISTA CI DICE: "MI PIACE TOCCARE I QUADRI CHE FACCIO, DENTRO DI ESSI È PRESENTE IL MIO SPIRITO". LA FORESTA INOLTRE, NELLA CULTURA CRISTIANA, È SPESSO ACCOSTATA ALLA FEMMINILITÀ, E QUI POSSIAMO INTRAVERDERE LA CONNESSIONE CON IL SIMBOLO DELL'APE DI CUI ABBIAMO PRECEDENTEMENTE PARLATO. ROSSELLA A PROPOSITO DELL'APE CI DICE:"L'APE IN QUALCHE MODO CI DONA LA VITA, IMPOLLINA LE PIANTE. SE L'APE SI DOVESSE ESTINGUERE ANCHE L'UOMO NON CI SAREBBE PIÙ." 9

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"A volte devi fare qualcosa di imperdonabile capolavori della musica, fra i quali Je ne regrette rien. In seguito si sposerà ancora per pochi anni.
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