INDICE 5 Prefazione 6 Glossario 7 1. Introduzione 13 2. Aspetti teorici 29 3. Obiettivi e principi 39 4. Creare e finanziare un centro antiviolenza 55 5. Servizi per le donne e le/i bambine/i 77 6. Management, personale e amministrazione 101 7. Misure di sicurezza 109 8. Vita di gruppo nel centro antiviolenza 121 9. Pubbliche relazioni e sensibilizzazione 133 10. Lavoro in rete e cooperazione 141 11. Controllo di qualit(cid:136), documentazione e valutazione 149 12. Altri bisogni. Suggerimenti 161 Bibliografia 173 Appendice 1 Documenti internazionali 181 Appendix 2 Piano di sicurezza Coordinamento del Progetto: Ufficio di coordinamento WAVE (Women Against Violence in Europe), Austrian Women(cid:213)s Shelter Network, Bacherplatz 10/4, A-1050 Vienna, Austria A cura di: Birgit Appelt (Ufficio di coordinamento WAVE), Verena Kaselitz (Ufficio di coordinamento WAVE), Rosa Logar (Centro d(cid:213)Intervento sulla violenza domestica di Vienna, Austria) Partner nel progetto: Patricia Lopes (AMCV, Portogallo), Angela Romanin (Casa delle donne per non subire violenza, Bologna, Italia), Sirkka Perttu (Linea Telefonica Nazionale delle Donne, Finlandia) Partner associate: Sevi Chatzifotiou (Universit(cid:136) di Heraklion, Grecia), Elke Griemens (Cantro Antiviolenza Erftkreis, Germania), Judit Herman (NaNE, Ungheria), Sandra Messner (Associazione dei Centri antiviolenza di Vienna, Austria), Anamaria Simon (Artemis, Romania) Grafica: Eveline Wiebach Layout: Marinela Vecerik (Ufficio di coordinamento WAVE) Traduzione inglese a cura di: Paul Catty Traduzione in Italiano: Stefania Accorsi e Federica Sabella per la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna Data e luogo di pubblicazione: Vienna 2004 Con il finanziamento di: Commissione Europea, Progetto Daphne 2003 Ministero Finlandese per la Salute e gli Affari sociali Ministero Federale Austriaco per la Salute e le Donne Comune di Vienna Prefazione Il finanziamento ricevuto dalla Commissione Europea (programma Daphne) e dai co- finanziatori (Ministero Finlandese per la Salute e gli Affari sociali, Ministero Federale Austriaco per la Salute e le Donne, e il Comune di Vienna) ha reso possibile realizzare un progetto ideato diversi anni fa. L(cid:213)Ufficio di Coordinamento di WAVE — Ufficio d(cid:213)Informazione Europeo contro la Violenza alle Donne — ha ricevuto innumerevoli richie- ste da parte di gruppi di donne che desideravano creare un centro antiviolenza e neces- sitavano di informazioni base sulla necessaria progettazione e sui passi da seguire. Questo manuale (cid:143) stato realizzato per rispondere a questi bisogni. Ø rivolto alle que- stioni pratiche e ai problemi che s(cid:213)incontrano quando ci s(cid:213)imbarca nell(cid:213)impresa di crea- re, organizzare e gestire un centro antiviolenza, sebbene nel manuale vengano anche esposte in breve alcune linee teoriche sulla violenza alle donne. Un gruppo di esperte provenienti da otto paesi ha contribuito alla stesura del materia- le contenuto in questa pubblicazione. Siamo state quindi in grado di includere una gran- de variet(cid:136) di esperienze accumulate sul campo in diversi anni di impegno e duro lavo- ro, e offrire una pubblicazione destinata all(cid:213)uso in tutta Europa. Le curatrici e le part- ner del progetto sarebbero liete di ricevere i vostri commenti e suggerimenti (offi- [email protected]). Ci auguriamo che in un vicino futuro questo manuale porter(cid:136) alla creazione di nuovi centri antiviolenza in grado di offrire il pi(cid:157) alto grado di prote- zione possibile alle donne e alle/ai bambine/i vittime di violenza, e che i centri gi(cid:136) fun- zionanti possano trovare qui nuove utili indicazioni per il loro lavoro. Il Team editoriale 5 Glossario Per facilitare la lettura di questo manuale sono stati utilizzati termini presi dalla lette- ratura internazionale specializzata sulla violenza alle donne. Il team editoriale ritiene comunque importante fornire alcune spiegazioni sull(cid:213)uso condiviso dei termini. Centro antiviolenza: questo termine viene usato per indicare globalmente sia la sede dove vengono ospita- te le donne, sia la sede dei servizi (counselling, linea telefonica d(cid:213)emergenza, ecc.) e degli uffici amministrativi. Questi possono trovarsi fisicamente nella stessa struttura, oppure essere in due posti diversi. A seconda della scelta operata vanno fatte conside- razioni specifiche. Violenza domestica: si riferisce alla violenza all(cid:213)interno della famiglia e delle relazioni intime, commessa da una persona vicina alla donna. L(cid:213)aggressore (cid:143) quasi in tutti i casi il partner o l(cid:213)ex part- ner della donna, pi(cid:157) raramente un altro parente di sesso maschile. Le vittime sono prin- cipalmente le donne e le/i loro figli/e. Partner: per comodit(cid:136) in questa sede si utilizza indistintamente questo termine sia per riferirsi al fidanzato, al marito o al convivente. Vittima: (cid:143) inteso nel senso di (cid:210)individuo sopravvissuto alla violenza(cid:211) (e non in senso passivo). 6 7 1. Introduzione La violenza contro le donne e i bambini (cid:143) una violazione dei diritti umani e senz(cid:213)ombra di dubbio (cid:143) una di quelle pi(cid:157) frequenti in tutto il mondo. L(cid:213)Europa non rappresenta di certo un(cid:213)eccezione. La causa principale dei traumi fisici e psicologici inflitti a donne e bambini (cid:143) la violenza commessa all(cid:213)interno delle mura domestiche, in famiglia, e dal partner. Studi recenti mostrano come le donne che subiscono violenza per mano di persone a loro molto vicine sono tra un quarto e un terzo della popolazione femminile totale. Tranne qualche eccezione, gli autori della violenza sono di sesso maschile: compagni, mariti, padri, fratelli. Considerando le condizioni socio-economiche prevalenti nella nostra societ(cid:136), molte donne sono costrette a scappare dalle loro case per poter sfuggire alla situazione di vio- lenza, salvarsi la vita e trovare protezione e rifugio. Una grossa parte di loro viene accolta nei centri antiviolenza, che rappresentano la principale organizzazione per com- battere la violenza alle donne e ai bambini. Da quando — all(cid:213)inizio degli anni settanta — furono istituiti i primi centri antiviolenza, essi hanno rappresentato un fattore di vitale importanza nello sviluppo sociale, non solo fornendo a donne e bambini un rifugio sicu- ro, ma anche promuovendo una politica di uguali diritti e opportunit(cid:136) per uomini e donne, e sostenendo il diritto fondamentale a un(cid:213)integrit(cid:136) fisica, emotiva e mentale. In Europa il problema sociale della violenza di genere (cid:143) stato emarginato in quanto argomento tab(cid:157) fino all(cid:213)inizio degli anni settanta, mentre nell(cid:213)Europa dell(cid:213)Est questa situazione si (cid:143) protratta addirittura fino ai primi anni novanta. Il primo centro antiviolenza nacque a Londra nel 1972 e negli anni successivi sorsero altri centri nelle isole britanniche, prima che il movimento si allargasse all(cid:213)Europa del Nord, quella centrale e occidentale e in seguito anche nell(cid:213)Europa meridionale. Dopo la caduta della cortina di ferro, il movimento ha raggiunto i paesi dell(cid:213)Europa orientale e sud-orientale, tanto che ad oggi in tutta Europa si contano centinaia di centri antivio- lenza. Purtroppo in molti paesi dell(cid:213)Europa meridionale e orientale non ci sono ancora abbastanza centri antiviolenza per poter accogliere e offrire rifugio a tutte le donne e ai loro bambini che ne hanno bisogno. Le donne che decidono di creare un centro antiviolenza nella loro citt(cid:136) incontrano spes- so ostacoli insormontabili: la mancanza di sostegno economico o della volont(cid:136) politica da parte delle autorit(cid:136) locali o nazionali. Quando si riescono ad ottenere dei fondi, si cerca i mantenere il centro aperto il pi(cid:157) a lungo possibile. Non (cid:143) sufficiente solamente fornire un tetto (non sicuro) alle vittime di violenza dome- stica, l(cid:213)empowerment (cid:143) un fattore chiave che viene offerto dai centro antiviolenza alle donne e ai bambini ospitati: esse vengono incoraggiate a prendere la vita nelle proprie mani e di conseguenza aumenta anche la loro autostima. Le donne e i loro bambini 9 VIA DALLA VIOLENZA dovrebbero cos(cid:147) poter recuperare la sensazione di vivere in una situazione di sicurezza. La fase pi(cid:157) recente di allargamento dell(cid:213)Unione Europea si (cid:143) conclusa nel 2004. Ai nuovi stati membri (cid:143) stato richiesto di adeguarsi a molte leggi e diversi standard per poter essere ammessi nell(cid:213)UE. Gli standard esistenti in campo sociale — soprattutto nell(cid:213)area delicata della lotta alla violenza domestica — continuano per(cid:152) a essere molto diversi da uno stato membro all(cid:213)altro, sia che si tratti di un nuovo membro che di un vecchio. Women Against Violence Europe (Wave, www.wave-network.org), nel suo ruolo di net- work europeo di organizzazioni a sostegno delle donne nella lotta alla violenza di gene- re, sin dagli inizi ha considerato l(cid:213)Europa come una singola entit(cid:136) geografica. Il nostro obiettivo (cid:143) da sempre stato quello di facilitare lo scambio di conoscenze e di esperien- ze. Grazie all(cid:213)aiuto della Commissione Europea (Progetto Daphne) ad oggi Wave (cid:143) stata in grado di raccogliere un esteso database contenente informazioni sulla prevenzione della violenza nella maggior parte dei paesi europei e una lista contenente pi(cid:157) di 2000 associazioni. Nel 2000 Wave ha elaborato un manuale per la formazione dei professio- nisti che operano con vittime di violenza domestica utilizzabile in tutti i paesi europei. Questo manuale, anch(cid:213)esso finanziato dal Progetto Dafne della Commissione Europea, nasce dall(cid:213)esigenza di formulare e successivamente applicare degli standard europei nella creazione e nella gestione dei centri antiviolenza. Noi consideriamo questo manuale come un passo avanti verso l(cid:213)implementazione della direttiva del Consiglio del 15 Marzo 2001 sulle vittime di atti criminali (2001/220/JHA), che definisce le linee guida e la metodologia da seguire per fornire sostegno professionale alle vittime di vio- lenza domestica. BREVE PANORAMICA SULLA DIVERSA SITUAZIONE IN EUROPA RISPETTO AI CENTRI ANTIVIOLENZA La necessit(cid:136) di aprire altri centri antiviolenza (cid:143) documentata da una ricerca svolta da Wave con il patrocinio di un progetto Daphne del 2001. Esperte degli allora quindici paesi membri e di dodici paesi aspiranti all(cid:213)ammissione nell(cid:213)UE hanno verificato gli stan- dard dei centri antiviolenza esistenti e li hanno pubblicati in seguito nell(cid:213)opuscolo More than a roof over your head. La ricerca voleva stabilire quanti nuclei familiari (una donna pi(cid:157) i suoi figli) potessero essere ospitati dai centri antiviolenza europei. In un docu- mento del 1986, la Commissione sui Diritti e pari opportunit(cid:136) delle donne del Parlamento europeo stabiliva che dovrebbe esistere un posto in un centro antiviolenza ogni 10.000 abitanti. I risultati di questa ricerca1 mostrano un(cid:213)immagine accurata della dimensione dei ser- vizi di sostegno e dei mezzi per la prevenzione presenti in un dato stato. La raccoman- dazione di cui sopra veniva rispettata solo da Lussemburgo, Olanda e Irlanda del Nord; seguite a breve dalla Svezia. Dei paesi allora candidati all(cid:213)entrata nell(cid:213)UE, solo Malta si avvicinava a rispettare gli standard proposti. Danimarca, Germania, Irlanda, 10
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