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Il valore dell'incertezza. Filosofia e sociologia dell'informazione PDF

190 Pages·2015·10.154 MB·Italian
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PAOLO VIDALI - FEDERICO NERESINI IL VALORE DELL'INCERTEZZA Filosofia e sociologia dell'informazione MIMESIS Filosofie MIMESIS EDIZIONI (Milano - Udine) www.mimesisedizioni.it [email protected] Collana: Filosofie n. 364 Isbn: 9788857522883 © 2015-MIM EDIZIONI SRL Via Monfalcone, 17/ l 9 - 20099 Sesto San Giovanni (Ml) Phone: +39 02 24861657 / 24416383 Fax: +39 02 89403935 INDICE INTRODUZIONE 7 I L'IDEA COMUNE DI INFORMAZIONE I. Quanta informazione "possediamo"? 14 2. L'idea comune di informazione in biologia 15 3. L'idea comune di informazione in fisica 17 4. L'informazione nei media e nella società 18 6.1 Informazione e identità 19 6.2 Informazione e democrazia 20 Il LA TEORIA DELL'INFORMAZIONE I. La scoperta dell'informazione 25 2. La riscoperta dell'informazione 27 3.1 precursori: Nyquist e Hartley 28 4. Shannon e il concetto di informazione 31 III CONSEGUENZE DI UN'APPLICAZIONE RIGOROSA DELLA NOZIONE DI INFORMAZIONE I. L'informazione non viaggia 37 2. L'informazione è riduzione di incertezza 38 3. L'informazione è differenza 42 4. L'informazione è relativa 43 5. L'informazione è sistemica 46 6. L'informazione e l'entropia 48 6.1 Il nesso tra entropia e informazione 50 6.2 Informazione, entropia ed esseri viventi 53 7. L'informazione è connessa al significato 54 8. L'informazione è interpretazione 59 IV FILOSOFIA E INFORMAZIONE I. La via ontologica 63 I . I Il problema di Platone 64 1.2 La via innata 67 2. La via gnoseologica 69 2.1 Leibniz e l'innatismo delle facoltà 70 2.2 Kant e il trascendentale 72 2.3 L'induzione come problema informazionale 74 3. La via epistemologica 81 3.1 Il falsificazionismo di Popper 82 3.2 La teoreticità dell'osservazione 86 3.3 La scienza nel paradigma 87 4. La via linguistica 90 4.1 Il rapporto tra linguaggio e pensiero nel contesto romantico 90 4.2 Il progetto di Heidegger 94 4.3. La scacchiera di Wittgenstein 99 4.4. Conci usioni e aperture 103 V SOCIOLOGIA E INFORMAZIONE I. Il punto di vista mobile I 07 2. Azione sociale e informazione come processi 114 3. Dati e informazioni nella pratica della ricerca sociologica 121 VI LA SOCIETÀ DELL'INFORMAZIONE I. La network society e l'informazione 130 2. La società dell'incertezza 137 VII INFORMAZIONE E ONTOLOGIA I. La convergenza digitale 145 2. La confluenza di linguaggio e realtà 146 3. Dal (s)oggetto all'informazione 150 4. Ontologia del! 'informazione 152 VIII CONCLUSIONI 157 IX BIBLIOGRAFIA 161 INDICE DEI NOMI 171 INDICE DEI CONCElTI 173 INTRODUZIONE Siamo certamente la società più informata che la storia dell'uma nità abbia conosciuto. Nessuno come noi ha avuto accesso a notizie e fonti così molteplici, vaste e dettagliate. Eppure, se proviamo ad elencare tre eventi rilevanti accaduti nel 2012, su scala nazionale o internazionale, non ci ricordiamo nulla. Non è così? Nulla o quasi nulla. Perché? Come mai abbiamo così tante informazioni e ne ricordia mo, apparentemente, così poche? Perché siamo a conoscenza di così tante nozioni, eppure abbiamo la percezione di sapere così poco? La risposta richiede un percorso. È quello che vorremmo propor re in questo libro, il cui primo passo sarà ridefinire ciò che va inteso come "informazione". Curioso doverlo fare. L'informazione nasce come un concetto pe1fettamente strutturato. Siamo nel 1948, chi lo definisce è Claude Shannon, chi lo discute sono alcune tra le migliori menti della ricer ca scientifica anglosassone. Da queste riflessioni nascerà la rivolu zione informatica. Eppure, dopo un esordio così brillante, la nozio ne di informazione abbaglia e si spegne. Meglio, si perde in una concezione quotidiana, abusata e frivola. Crediamo di avere infor mazioni nei nostri computctr, dalle nostre reti, dai nostri media. Ci sbagliamo. L'informazione non si immagazzina, non si trasmette, non viaggia. Ma allora che cos'è? La sua definizione è abbastanza semplice. Come vedremo. l'in formazione "è la misura della libertà di scelta che si ha quando si sceglie un messaggio" (Shannon, Weaver 1949, p. 8). Detto diversa mente, è riduzione di incertezza su un insieme di messaggi possibi li. Eppure, può sembrare strano, essa fatica ad imporsi, non viene as sunta nelle sue implicazioni, resiste ad essere pensata davvero. C'è una ragione di questa ritrosia concettuale? Probabilmente i motivi sono più di uno. 8 Il valore del/' i11cerre::.za Il primo è la sua natura interdisciplinare. "Informazione" è un concetto posto al crocevia di molte discipline, variamente utilizzato, ma anche per questo spesso frainteso. La nozione di informazione è stata utilizzala per determinare una misura di organizzazione fisica (la riduzione di entropia), uno schema di comunicazione tra sorgente e ricevente, una forma di controllo e di retroazione, la probabilità di un messaggio di essere trasmesso in un ca nale di comunicazione, il contenuto di uno stato cognitivo, il significa to di una forma linguistica, la riduzione di incertezza. Tali concetti di informazione sono definiti in diverse discipline: la fisica, la termodina mica, la teoria delle comunicazioni, la cibernetica, la statistica, la psico logia, la logica induttiva e così via. Sembra non esserci un 'idea unica di informazione su cui queste diverse concezioni possono convergere e, quindi, nessuna teoria proprietaria del concetto di informazione (Capur ro, Hj1<1rland 2003, p. 354). La mancanza di una teoria dominante non giustifica, tuttavia, il misero stato di questa nozione,1 pur così centrale nella vita quotidia na non meno che nel nostro sistema sociale e politico. Rifugiarsi dietro alla sua complessità non riduce l'urgenza di una riflessione complessiva sul concetto di informazione. Riflessione che, parados salmente, è stata più appannaggio degli ingegneri che dei filosofi o dei sociologi. Solo sporadicamente si affacciano studi che cercano, nel concetto di informazione, una sintesi complessi va, che spazi dal la fisica alla biologia, dati 'informatica alla psicologia, alla sociolo gia (von Baeyer 2003, Seife 2006, Gleick 2011 ). Il secondo motivo di questo disinteresse per una riflessione sull'informazione nasce, paradossalmente, proprio dalla sua diffu sione, dal l'uso vasto e differenziato che il termine assume. Dal gior nalismo all'informatica, dall'economia alla politica, da Internet alla comunicazione quotidiana, ci sembra naturale parlare di informa zioni, ottenute e inviate, raccolte e svelate. Così la complessità dell'informazione tende ad essere sottovalutata, nascosta proprio dalla sua ovvietà. Il costante incremento della comunicazione, nel mondo attuale, facilitata dalla prodigiosa accelerazione tecnologica "L'analisi del concetto di informazione versa in uno stadio deplorevole in cui il disaccordo investe il modo stesso in cui i problemi sono provviso riamente formulati e contestualizzati in cornici teoriche" (De Martin 20 I O p. XV). /111rod11z.io11e 9 dei computer e delle reti, ci porta a ritenere faci I mente accessi bi le non solo la disponibilità dell'informazione, ma anche il suo stesso pensiero. Ma ancora più a fondo, una terza ragione, sottile e pervasiva, può spiegare il successo di pubblico, ma non di critica, del l'informazione. Una ragione che affonda le sue radici in una secolare concezione del mondo. Pensiamo l'informazione al la stregua di un dato, di un mes saggio, di una "cosa". Vittime di una millenaria tradizione di pensie ro, crediamo che il mondo sia fatto di oggetti, disponibili alla nostra conoscenza non meno che al nostro utilizzo. E anche l'informazione diventa dato di cui disporre, pezzo di mondo, cosa tra le cose. li gene è informazione I ... I Dove si trova, dunque, un particolare gene, diciamo il gene delle gambe lunghe, negli esseri umani? È un po' come chiedere dove si trovi la Sonata per pia11oforte in Mi minore di Beethoven. È nella partitura originale manoscritta? Nella partitura stampata? In una qualche esecuzione, o magari nella somma di tutte le esecuzioni, storiche e potenziali, reali e immaginate? (Gleick 2011, p. 282) La vera svolta consiste nel cambiare senso alla domanda: chiede re dove si trova l'informazione equivale a guardare un'automobile e chiedere dove si trova il trasporto. Non si tratta di individuare ele menti, cose, enti, ma di cambiare il modo di interrogarsi relativa mente a quelle che fino ad oggi credevamo essere semplicemente "cose". Ma l'informazione non è una cosa. Come cercheremo di mostrare, riflettere sull'informazione spin ge a cambiare prospettiva sul mondo. Spinge a non cercare gli og getti prima delle relazioni che li rendono possibili, a inglobare l'os servatore in ciò che misura, la teoria nella realtà, il linguaggio nel pensiero. Quella informatica non è una svolta tecnologica: è una rivoluzio ne concettuale. Essa ci castri nge a ripensare le nostre categorie, ari vedere gli schemi con cui abbiamo pensato il mondo, a immaginare nuove traiettorie e inedite responsabilità. Per questo, tra le discipline che mettono l'informazione al centro della propria riflessione, ci dev'essere anche la filosofia. Ogni volta che cambia lo scenario del nostro pensare, serve un approccio glo bale, una revisione dei concetti fondamentali, una diversa invenzio-

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