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Il valore delle cose PDF

98 Pages·2015·1.602 MB·Italian
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Quodlibet 65 9 Yan Thomas Il valore delle cose A cura di Michele Spanò Con un saggio di Giorgio Agamben Quodlibet I Titolo originale: La valeur da choses. Le droù romain hors la rcligion In: -Annales. Histoire, Sciences Sociales-, 57* annee, N. 6, novembrc-décembrc 2002, pp. 1431-1462. O 2002 Ehess, Paris Si ringraziano le «Annales. Histoire, Sciences Sociales- per la gentile concessione. Prima edizione: febbraio 201 j Seconda ristampa: aprile 2021 © 20J 5 Quodlibct srl Macerata, via Giuseppe e Bartolomeo Mozzi, 23 www.quodlibct.it ISBN 978-88-7462-709-7 Indice 7 Tra il diritto e la vita di Giorgio Agamben Il valore delle cose 19 85 Le parole e le cose (del diritto) di Michele Spanò Tra il diritto e la vita di Giorgio Agamben Ho conosciuto Yan Thomas nel 1996. Mentre scrive­ vo Homo sacer, ero stato colpito dal suo studio Vitae necisque potestas. Il padre, la città, la morte. Il titolo - che univa la formula tecnica del potere di vita e di mone del pater familias sui figli maschi con un tema più vasto - era in qualche modo un’espressione compendiaria del suo metodo. Yan rifuggiva, infatti, dalle enunciazioni gene­ rali e preferiva partire ogni volta dall’analisi minuziosa di un dettaglio tecnico per poi gettare una luce nuova e inaspettata su un problema più ampio ed urgente - in questo caso, quello delle relazioni fra la famiglia e la città, la potestà del padre e il potere del detentore della sovranità. Man mano che procedevo nella lettura, si andava tuttavia delincando per così dire fra le righe un altro tema che - come avrei capito qualche anno più tardi, quando mi ero ormai familiarizzato col suo stile di pensiero - costituiva forse uno dei motivi essenziali dell’interesse di Yan per il diritto: la divisione - e, in­ sieme, la possibile confusione - fra il diritto e la vita. Yan mostrava che proprio la formula vitae necisque 10 GIORGIO AGAMBEN potestas era anche l’unica apparizione nel diritto ro­ mano del termine «vita» come concetto giuridico. In questa formula, tuttavia, vita non è che la controparte e quasi l’ombra portata di nexy cioè del potere di uccidere senza versamento di sangue. Che, secondo la dimostra­ zione di Yan, la vita comparisse nel diritto solo attra­ verso la possibilità della morte violenta, era una ina­ spettata conferma delle tesi sulla nuda vita che andavo svolgendo in Homo sacer Nella stessa pagina, una nota confermava il carattere eccezionale di questa iscrizione della vita nell’ordine del diritto: «Nel Digesto, vita è o 11 fatto biologico di vivere o il modo di vita; non è in nessun caso un concetto giuridico»1. Ricordo che, nel corso delle nostre conversazioni, Yan criticava apertamente l’idea - cara a un autore che era stato per lui importante, Pierre Legendre — che il diritto potesse essere concepito, secondo una formu­ la che si trova già in Cicerone, come vitae institutio o vitam instituere. Se è vero che si può conoscere vera­ mente solo ciò che si ama, questo incomparabile co­ noscitore del diritto era tuttavia - o, forse, proprio per questo - animato da un’altrettanto irriducibile diffiden­ za verso il suo oggetto d’amore - o, più precisamente, verso quella concezione moderna del diritto che tende ostinatamente a confondere il piano del diritto c quello della vita, la persona giuridica e l’individuo naturale. ' Yan Thomas, Vitae necisque potestas. Le pere, la cité, la mort, in Yan Thomas (éd.), Du chàtiment dans la cité. Supplices corporels et peine de mort darti le monde antique (Tablc ronde de Rome, 9-11 novembre 1982), Écolc fran^aisc de Rome, Rome 1985, p. 544.

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