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Il Trovatore N’At De Mons: Edizione critica PDF

208 Pages·2012·1.121 MB·Italian
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BIBLIOTECA DEGLI STUDI MEDIOLATINI E VOLGARI NUOVA SERIE XIX IL TROVATORE N’AT DE MONS Edizione critica a cura di Fabrizio Cigni Pacini Ricerca Editore Questo lavoro è nato nell’ambito di un progetto di ricerca diretto da Valeria Bertolucci Pizzorusso, a cui va la mia sincera gratitudine. Ricordo qui colleghi e amici che mi hanno aiutato, in modi svariati ma sempre proficui, a portarlo a compimento: Carlos Alvar, Alvaro Barbieri, Pietro G. Beltrami, Riccardo Benedettini, Maria Pia Betti, Giovanni Borriero, Cecilia Cantalupi, Maria Grazia Capusso, Massimiliano De Conca, Gabriele Fantini, Beatrice Fedi, Barbara Ferrari, Francesca Gambino, Fausta Garavini, Claudio Lagomarsini, Gerardo Larghi, Pär Larson, Annalisa Libertella, Monica Longobardi, Frej Moretti, Silvia Nagel, Michela Pereira, François Pic, Peter T. Ricketts, Anne Schoysman, Paolo Squillacioti, Pierre Swiggers, Ilaria Zamuner. © Copyright 2012 Pacini Editore SpA ISBN 978-88-6315-028-5 Realizzazione editoriale e progetto grafico Via A. Gherardesca 56121 Ospedaletto-Pisa www.pacinieditore.it [email protected] Fotolito e Stampa Industrie Grafiche Pacini Volume pubblicato con il contributo del MIUR Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, Corso di Porta Romana n. 108, Milano 20122, e-mail [email protected] e sito web www.aidro.org INTRODUZIONE Voi che vivete ogne cagion recate pur suso al cielo, pur come se tutto movesse seco di necessitate. Se così fosse, in voi fora distrutto libero arbitrio, e non fora giustizia per ben letizia, e per male aver lutto. Lo cielo i vostri movimenti inizia; non dico tutti, ma, posto ch’i’ ’l dica, lume v’è dato a bene e a malizia, e libero voler … (Dante, Pg XVI, 67-76) 1. Collocazione storica Prima dell’edizione di Wilhelm Bernhardt (Bernh.), accolta nell’Altfran- zösische Bibliothek da Wendelin Foerster, per l’editore Henninger (Heilbronn, 1887), solo il componimento lirico di N’At de Mons, il sirventese La valors es grans e l’onors, poteva dirsi davvero noto agli studiosi. Degli altri testi si cono- scevano solo alcuni brani, inclusi ad esempio nella settecentesca Histoire del La Curne de Sainte Palaye 1, o nell’Histoire littéraire de la France, che presenta, nel breve ma dettagliato capitolo dedicato al trovatore, un estratto fornito di traduzione 2. Successivamente, il Parnasse Occitanien riporterà il sirventese 3, e N’At de Mons può così entrare nel Dictionnaire historique tolosano con una discreta voce che passa in veloce rassegna il contenuto di tutti i suoi testi 4. Frédéric Diez li incluse quindi, a partire però dal secondo ensenhamen (“sans intérêt pour l’histoire de la poésie”), tra le “règles de vie” della sua antologia, mentre le tematiche aragonesi delle epistole più brevi suscitarono l’interes- se del Milà y Fontanals (del 1861 è la prima edizione barcellonese della sua antologia), che dedica due pagine ai testi epistolari del trovatore e all’intero sirventese 5. 1 La Curne, Histoire, vol. II, pp. 186-201. 2 Hist. Litt. Fr., pp. 576-579. 3 Rochegude, Parnasse, p. 164. 4 Biog.Toul., pp. 89-90. Le fantasiose amplificazioni circa la sua attività di “guerrier et trou- badour” sono, come è ovvio, prive di fondamento, così come vengono fatte passare per sue citazioni le due brevi inserzioni rimate (Au-dessus du trépas, le héros craint le blâme e L’air noble, ainsi que la valeur). 5 Milà y Fontanals, pp. 171-172. 4 il trovatore n’at de mons Fu lo stesso Foerster, che possedeva una trascrizione del canzoniere R effettuata a Parigi da F. Apfelstedt, a fornire il materiale al vecchio editore. Un notevole aiuto venne offerto da C. Chabaneau (Chab.), anch’egli in possesso di una copia personale dei testi: alcune delle sue osservazioni riuscirono ad essere accolte nell’annotazione al libro, ma la maggior parte rifluì nella recensione apparsa nel n. XXXI della “Revue des Langues Romanes”, seguìta da quella di C. Appel, nel n. XI della “Zeitschrift für romanische Philologie” (Appel), entram- be dello stesso anno dell’edizione. In anni più recenti, meritano di essere ricor- dati due contributi che hanno riportato alla ribalta la figura del tolosano: l’anto- logia dei trovatori in relazione con le aree iberiche di Carlos Alvar 6, nella quale si propone un lungo brano dell’epistola ad Alfonso X, e lo studio del manoscritto lat. 479 della Biblioteca Marciana di Venezia di Ilaria Zamuner 7, la cui breve citazione dal componimento Si tot non es enquist, al di là della sua antichità, lo colloca anche in un contesto storico-filosofico di estremo interesse. Il ricco paragrafo introduttivo del vecchio editore, positivamente intitolato Das Leben des Dichters, non fa che precisare i pochi dati cronologici relativi alle personalità politiche in contatto più o meno sicuro con N’At de Mons, vale a dire Alfonso X e il re d’Aragona (per alcuni, come Milà y Fontanals, Giacomo I, per altri, come il Bartsch, Giacomo II). In realtà, nessun dato biografico ci è giunto su un N’At de Mons poeta tolosano 8. Al casato de Montibus, che annoverava ricchi proprietari terrieri, agricol- tori e forse cavalieri, si riferiscono alcuni documenti linguadociani esaminati da J.H. Mundy che coprono un arco temporale che va dagli anni ’60 del sec. XII al 1272 9. Degne di nota sono alcune menzioni specificamente tolosane: i fratelli Raimundus e Petrus, il primo dei quali era giudice in Saint-Sernin; un atto del 1183 relativo alla fondazione dei mulini cosiddetti del Château Narbonnais; la carica di console popolare a Tolosa nel 1201 di un omonimo del trovatore 10; l’eredità di un Amaury de Mons, confiscata per eresia (e donata a un “Guillaume de Chogesio”) nel 1261; e forse la più significativa, 6 Alvar 1978. 7 Zamuner 1998. 8 Alcuni dati erano già stati presentati in Cigni 2001 e 2003. Sulla forma del nome, Schultz- Gora 1894 suggeriva la possibilità di un prenome lessicalizzato Nat, come ricorda Swiggers 2011 (c.s.), accostandovi da parte sua una terza possibilità (per analogia con forme documentate come Nat Ademar d’Unzen o Guido de Nat) di un Nat(t)o o (Re)natus/(Ad)natus (che al momento però non ha trovato riscontri). 9 Mundy 1985, pp. 242-247 per un quadro essenziale dei componenti della famiglia Montibus. Si vedano anche altri studi di Mundy (1954, 1974, 1985, 1990, 1997): Mons, com’è noto, è ancora il nome del villaggio rurale a pochi chilometri a est di Tolosa. 10 HGL, t. VIII/1, c. 472, citato nell’ed. Bernh., p. VII dell’Introduzione, insieme a un Philippe de Monts, siniscalco a Carcassonne nel 1280 (cfr. anche Betrandus de Montibus console nel 1200, t. VIII/1, 465; Anglade 1925a; Mundy 1982 (in particolare la nota di p. 246). At, forma ridotta dal germanico Hatto, era diffusa ma, in genere, unita ad altri nomi di origine cristiana (Raimundus, Petrus, ecc.). Introduzione 5 un Attone de Montibus, in anni vicini a quelli dell’attività del nostro 11. Non sussistono testimonianze di un’effettiva permanenza del trovatore presso la corte di Alfonso X di Castiglia el Sabio, dedicatario e destinatario delle questioni presentate nella sua prima epistola 12. L’intitulatio che precede la risposta del re (vv. 1245-1259) 13, e in cui il medesimo si nomina reys dels Romas, elenca in par- ticolare, tra i consueti possedimenti che si attribuisce, anche la regio de Murcia, Granada e l’autr’Andalucia. Ciò può fornirci un terminus a quo, in quanto le definitive annessioni di questi dominî risalgono agli anni 1266-1267 14, mentre la presenza del primo titolo può avere un senso storicamente fino alla data della rinuncia all’Impero, cioè il 1275. Postulando, come datazione del componimento, il terzo quarto del Duecento 15, si potrebbe al limite ipotizzare, se fosse necessario, un soggiorno castigliano di N’At in quell’arco di anni, o forse poco prima. Difficile è anche stabilire, con maggior precisione di quanto i componimenti consentano, l’identità del mai nominato re aragonese, cui fanno riferimento ben tre testi del corpus 16. Considerando innanzitutto l’estrema mobilità dei trovatori linguadociani in contatto o aspiranti alla protezione catalana, la gene- rosità, la rettitudine e la religiosità evocate da N’At de Mons a questo riguardo hanno sempre fatto pensare a Pietro III (1239-1285) 17. Successore di Giacomo 11 Per tutto questo si vedano Douais 1900, p. 217 e Molinier 1894-1900, c. 808, 20/6/1268. Il problema dell’eresia, pur toccando alcuni componenti del casato, non sembra però riguardare diret- tamente il nostro trovatore, a meno di non pensare a un legame tra l’ortodossia professata nei suoi componimenti e il rischio reale di un’accusa (come si può evincere anche da Mundy 1985, p. 247). 12 Per un inquadramento storico più ampio, si rimanda a Ballesteros Beretta 1984 e a GonzÁlez Jimenez 1993. 13 Commentata anche da O’Callaghan 1998, pp. 127-128; particolarmente affini sono GrRiq Declar., 35-41 (reys regnans de Castela, | e reys per que·s capdela | Toleta e Leos, | Gallisia e·l bos | regne de Cibilia, | de Cordoa, de Murcia, | d’Algarbi, de Geyan); Libro de la cruzes (ed. Kasten - Kiddle 1961, pp. 160-161), il Prologo alle Cantigas de Santa Maria (ed. Mettmann, 1-20); il Prologo (lati- no) del ms. Reg. lat. 1300 (cc. 1r-2v), contenente la (ri)traduzione del Libro de Raziel ordinata dal monarca (Et iste est dominus Alfonsus, Dei gracia illustris Rex Castelle, Legionis, Toleti, Gallecie, Sebellie, Cordube, Murcie, Jahen, Algarbe et Badajoz), su cui cfr. D’Agostino 1992, p. 41. Tra i nume- rosi trovatori (italiani, provenzali e catalani) che rivolsero i loro componimenti al rey Castela ora appellandosi alla sua protezione, ora sostenendo apertamente le sue mire espansionistiche e le sue aspirazioni imperiali, l’incipit dell’epistola può trovare analogie nel sirventese di Folquet de Lunel, Al bon rei qu’es reis de pretz car. Anche il circostanziato intervento di Brunel-Lobrichon 1994 sul favore generalmente positivo di cui godette la corte castigliana da parte dei trovatori, tuttavia, non registra N’At tra i poeti presenti a corte. 14 Alla riconquista di Murcia (già sottomessa nel 1243 ma poi ribellatasi), per la quale il re poté avvalersi della collaborazione aragonese (la regina Violante d’Aragona era figlia di Giacomo I), si allude anche nella tenzone di Guiraut Riquier, Guilhem de Mur, que cuia far (cfr. Anglade 1905, p. 218; Betti 2000 (GrRiq Tenzoni), pp. 36 e 129-136). È vero tuttavia che l’iscrizione riportata in Zamuner 1998 p. 920, n. 2, datata 1263, reca già Murcia fra i dominî del re. 15 Bertolucci Pizzorusso 1966; Alvar 1978 e 2006; D’Agostino 2001. Per altre suggestioni sui rapporti tra Alfonso e i provenzali, si rimanda a Bossy 2001 e Betti 2003. 16 Si vedano soprattutto II, 186-192; 1535-1539; III, 1-13; 245-265; IV 1-29; 291-296. 17 Bernh., Einleitung, p. X; Anglade 1921, pp. 111 e 120. 6 il trovatore n’at de mons I (presso il quale si era già rifugiato un trovatore tolosano, l’esule Guilhem de Montanhagol), ed erede da parte di padre del regno aragonese e valenciano, fu, com’è noto, trovatore egli stesso. Colui che sarebbe poi stato citato da Dante, protesse e sostenne poeti come Folquet de Lunel, Paulet de Marselha (che si ritirò presso di lui nel 1262) 18 e Cerveri de Girona, il cui più noto componimen- to esasillabico, impostato anch’esso come disputa, Maldit bendit, è databile al 1271 19. Un favore, quello del monarca, che, si badi bene, poté esplicarsi sin da quando Pietro era Infante 20. Alla luce di questa particolare condizione, la stes- sa mancanza di ulteriori precisazioni nominali potrebbe essere significativa e talune allusioni a un impegno religioso del sovrano, quale quello assunto anche in tarda età da Giacomo, potrebbero non essere in contraddizione con la lode generale dell’accoglienza trobadorica – anche se ancora non sappiamo se effetti- va, o solo auspicata – rappresentata dal figlio Pietro, anch’egli promotore di una Crociata, nel 1281 21, per non dire del panegirico in forma di sirventese dedicato dal trovatore al rey romieu, e chiuso da una tornada dove vengono ripresi i luo- ghi celebrativi dei tre ensenhamens al re aragonese. La cobla attestata dalle sole Leys d’Amors, peraltro, sfoggia un’ancor più insistita trama allusiva all’impresa crociata, per dipingere con mano consumata un ritratto ideale di sovrano per- fettamente in tono con l’epoca in cui quella corte rappresentava una speranza concreta di accoglienza e fervore creativo per i trovatori dell’Occitania. 2. Manoscritti L’origine storica del trovatore trova rispondenza in una tradizione dei testi legata a doppio filo alla città di Tolosa 22, anche se non mancano esigue ma signi- ficative tracce indirette di una loro circolazione iberica. I due canzonieri R e C possono dirsi i testimoni principali di un corpus ragio- nevolmente prossimo alla totalità effettiva; la provenienza più specificamente nar- bonese del secondo non contraddice questo dato 23, in quanto C è latore del solo componimento lirico di N’At, accolto insieme a un drappello rappresentativo di trovatori tolosani. La straordinaria messe di citazioni e allusioni presenti nelle Leys d’Amors ritrova ancora in Tolosa quell’aggregante centro culturale e letterario che, nel corso del sec. XIV, recupera alla tradizione letteraria cittadina un poeta colto e quanto mai idoneo allo spirito accademico dell’opera del Concistori come N’At de 18 De Riquer 1996. 19 Per approfondimenti si rimanda a Cabré 1999a, 1999b e 2003. 20 Cfr. anche, oltre ad Asperti 1999, Guida 2006. 21 Cfr. Guida 2006. 22 Per un inquadramento generale, è valido ancora Anglade 1928. 23 Sui rapporti tra R e C, e tra i due canzonieri e il piano cosiddetto ‘medio’ della tradizione occidentale, si veda Avalle - Leonardi 1993, pp. 90-92. Introduzione 7 Mons. Si stacca da questo insieme, compatto anche nel tempo, il comportamento del manoscritto marciano, che nel suo andirivieni di silloge filosofica arricchita di citazioni fra Spagna e Italia, offre l’unica testimonianza di origine iberica dei testi di un trovatore che contrasse un grande debito con quella realtà storica. Il grande collettore ms. Paris, BnF, fr. 22543, siglato R, noto anche come Chansonnier d’Urfé o La Vallière dai suoi antichi possessori 24, raccoglie la totalità dei testi del trovatore (eccezion fatta, naturalmente, per la citazione dal Breviari d’Amors e per la strofe eccentrica delle Leys). L’origine tolosana del codice e del suo unico copista, rafforzata da un’ipotesi iper-localizzante “dans une région bordant la rive droite de la Garonne” (vale a dire dove l’inluenza guascone potrebbe farsi sentire in modo più marcato), è stata definitivamen- te avanzata su basi, non solo esclusivamente linguistiche, da F. Zufferey 25. Lo studioso svizzero porta a sostegno anche ragioni interne della silloge, in particolare la presenza di Peire Lunel de Montech (ante 1326). La localizza- zione non è stata smentita da G. Brunel-Lobrichon, sia su basi codicologiche, sia ancora interne, vale a dire l’aneddoto della dama di Tolosa nella vida di Aimeric de Pegulhan (c. 2v), tratto narrativo peculiare di questo canzoniere 26. Il sirventese è trascritto a c. LXXXXVIIId, all’interno della seconda sezione lirica del codice (corrispondente a R2 della partizione Gröber) 27. I componimenti didattici sono invece trascritti, su una giustificazione di eccezionale ampiezza (fino a 6 colonne) uno di seguito all’altro, interrotti da brevissime rubriche 24 Anc. 2701, anc. La Vallière 14, membranaceo, è composto di 148 carte di mm 443x306 ca., e di 4 fogli iniziali che ospitano la tavola antica. Le carte del corpo vero e proprio del canzoniere presentano quattro numerazioni diverse, tutte apposte nell’angolo superiore destro del recto: con- temporanea alla stesura dei testi, la prima è in cifre romane minuscole e in inchiostro rosso. Inizia probabilmente attorno a c. 20 ma è visibile solo da c. 27r. La numerazione è lacunosa a causa della moderna rifilatura, non tiene conto delle 4 carte iniziali e, per la successiva perdita di un bifolio (cc. 73-74), passa da lxxii a lxxv; l’ultima carta porta il numero cxlviii; la seconda, pure contempo- ranea alla compilazione del codice, e in cifre romane maiuscole color seppia (forse un’integrazione della prima) va da i a xix; in cifre arabe la terza, che non riflette la caduta delle cc. 73-74, è a matita ed inizia a c. 5r (le cc. 1-4, contenenti le vidas, non sono contate): c. 72 è numerata 68; c. 75, 69; l’ultima, c. 148, reca il numero 143. Essendo perfettamente leggibile, è stata aggiunta dopo il 1730, anno dell’ultima rilegatura, probabilmente dal La Curne de Sainte-Palaye, autore della copia del canzoniere attualmente conservata presso la Bibliothèque de l’Arsenal di Parigi, nn. 3094 e 3095 (cfr. Aubrey 1982, pp. 53-58). L’ultima cartulazione, in cifre arabe color seppia, inizia a c. 1r: è concepita come una correzione della numerazione precedente, le cui cifre vengono sbarrate e corrette. Per la storia del codice e le fasi moderne del suo assemblaggio, cfr. Aubrey 1982 (che accorpa a 2 le 4 cartulazioni); per l’iconografia in particolare, Brunel-Lobrichon 1991. 25 Zufferey 1987, p. 130. 26 Brunel-Lobrichon 1991, da integrare con ulteriori osservazioni di Eusebi 1983 e Leonardi 1987. 27 Gröber, p. 234 (che si basò notoriamente su descrizioni fornite dal Meyer e dal Bartsch); Zinelli 2002. Per quanto concerne la Tavola, il sirventese è presente nella c. Bvb: La ualors es gra(n)s lxxxxviii. Nat d(e) mo(n)s (Tavera 1978 e 1992). 8 il trovatore n’at de mons nominali e via via marcati da grande iniziale decorata con motivi foliacei (colori prevalenti: rosso, blu, verde e giallo), fregi e piccoli globi scuri (altre più piccole in rosso o in blu, decorate da semplici filigrane, sono parcamente distribuite all’interno dei componimenti), all’interno della parte semi-finale del canzo- niere, cosiddetta “non-lirica”, tra le cc. CXXVIvb e CXXXIva (corrispondenti a 125vb-130va della numerazione in cifre arabe) 28. Si tratta di una sezione con- tinua di 51 testi a contenuto didattico-religioso che occupa le cc. CXV-CXLII (corrispondente a R13 della partizione Gröber) 29. La Tavola del codice la indica con letras e novas e comtes 30. I componimenti trascritti, per la maggior parte unica, rappresentano, peraltro, uno dei motivi principali del valore inestimabile di R. Il blocco di N’At de Mons è preceduto da due testi religiosi: un planh, ano- nimo, della Vergine (Ad honor de la trinitat, cc. CXXIVvb-CXXVIra) 31 e i Gautz di Guy Folqueys (Escrig truep et aisi es vers, cc. CXXVIrb-vb) 32, ed è seguìto dalla lunga lamentatio poenitentiae in octosyllabes baciati attribuita qui a Folchetto di Marsiglia (Senher Dieu que fezist Adam, c. CXXXIvc) 33, quindi dal Judici d’Amor di Raimon Vidal di Besalú (En aquel temps c’om era jays, c. CXXXIvd) 34. 28 “L’espace vide du fol. 114v et surtout l’abandon de la division de la page en deux colonnes marquent nettement la séparation entre les parties lyrique et non lyrique” (Zufferey 1987, p. 105, n. 11); cfr. quindi Zufferey 1994. La fine vera e propria del manoscritto è infatti raggiunta con altri sette fogli (CXLIII-CXLIX), resti di un quinione troncato, concepito come supplemento lirico che negli spazi bianchi cede il posto a un supplemento non-lirico di sei testi di genere narrativo, epistola- re, didattico. Un richiamo in basso a c. CXXVIIIv segna il passaggio a una nuova unità fascicolare. Per altri dati, cfr. Pirot 1972, pp. 206-219; Zufferey 1994, p. 6; Capusso 1997 (ed. PeirGuilh, pp. 35-42 e 77-79); Betti 2000, pp. 11-14., e infine la descrizione del contenuto nella BedT. Il manoscritto è ora digitalizzato a colori sul sito /http://gallica.bnf.fr. 29 Sulla scorta di Aubrey 1982, “Le manuscrit présente deux foliotations: une ancienne en chiffres romains et une plus récente (‘de la main de Raynouard, à ce qu’il semble… […]’) en chiffres arabes. A l’instar de Paul Meyer et de Pillet, nous suivrons l’ancienne foliotation, car la numération moderne ne tient pas compte de la perte des fol. 73-74 et comporte un fol. 84/85, si bien qu’il se pro- duit un décalage de deux chiffres du fol. 75 à 86, et d’un chiffre à partir du fol. 87” (Zufferey 1987, p. 105). 30 Tavera 1992; Zufferey 1994. 31 Rubricato Incipit p(ro)logus pla(n)ctus beate/marie, è contenuto anche in altri 3 codici (Brunel 1935, nn. 199, 276 e 279), il secondo dei quali di origine tolosana (cfr. Pirot 1972, p. 208). 32 Rubricato Aq(ue)stz gautz dechet mose/nhe(n) .Gui folqueys. e donet/.c. ior(n)s de p(er)do q(ui) los dira ca(n)/fo(n) apostolis, il testo è noto come Les sept joies de Nostre Dame (Bartsch, Chrest., pp. 317-320), ed è tramandato anche dal ms. Paris, BnF, fr. 1745, alla c. 125: scritto nei secc. XIII-XIV (Brunel 1935, n. 154), e proveniente dalla diocesi di Agde, questo codice raccogliereb- be una delle fonti comuni ad R, circolante nel tolosano. Lo stesso Guy Folqueys, il futuro Clemente IV (1265-1268), era originario di Saint-Gilles, cittadina al tempo sotto la contea di Tolosa (Zufferey 1994, p. 14). 33 Scrittura identica, ma nuova colonna notevolmente distanziata dalle prime due (la c. ora torna così ad averne quattro), rubricata folq(ue)t de marsselha, e introdotta da grande iniziale decorata con motivi foliacei anch’essa del tutto simile alle precedenti (per la questione testuale cfr. Squillacioti 1995 e FqMars, pp. 453-466). 34 Per la bibliografia aggiornata su questi testi didattici, si rimanda a Lazzerini 2002, cap. 7.2. Introduzione 9 Il canzoniere C (Paris, BnF, fr. 856) 35 tramanda l’unico componimento stro- fico di N’At de Mons alla c. 373. Siamo in corrispondenza della fine di una sorta di “prima parte” della silloge poetica del manoscritto, dove canzoni e sirventesi dei rispettivi autori si presentano secondo un ordine decrescente di produzio- ne 36. Il sirventese di N’At è trascritto (copista 1) dalla riga 10, sotto la rubrica nat de mons de Tholoza, fino alla prima riga di c. 373v. I versi sono scritti di seguito senza a capo e la loro fine è segnata via via da un punto. L’inizio di ogni strofe è evidenziato tramite piccola iniziale miniata 37. Il testo è preceduto dall’alba religiosa di Raymon de las Salas, Dieus aidatz, s’a vos platz, (BdT 409, 002) ed è seguìto dall’unico testo lirico di Peire de Corbian, Dona des angils rehina, (BdT 338, 1) 38. Ritenuto concordemente di origine narbonese, C è sotto molti aspetti imparentato con R 39, di cui condivide la datazione dell’allestimento; non tra- 35 Membranaceo, compilato entro i primi tre decenni del XIV sec., il canzoniere si compone attualmente di cc. 427, di mm 345x240 ca. I primi tre fascicoli (un senione mutilo, un senione regolare ed un quaternione, per un totale di trentuno carte, non numerate) ospitano due tavole antiche. Le successive 396 carte formano 33 senioni integri, corredati di richiami al fascicolo successivo. I fogli sono numerati da 1 a 396 con cifre romane maiuscole, alternatamente rosse e blu, collocate nell’an- golo superiore destro del recto di ciascuna carta. I testi sono disposti su due colonne di mm 225x70, con intercolumnio di mm 10, ciascuna delle quali formata da 40 linee di scrittura. I versi sono trascritti di seguito, come prosa, separati da un punto metrico; le strofe iniziano sempre a capo. L’insieme di tavole e corpo, rubriche e numeri di pagina, è stato eseguito da un unico copista che ha impiegato una gotica francese particolarmente accurata. L’ordinatio dei testi in C non si basa su distinzioni di genere letterario: le pièces sono raggruppate in corpora d’autore, sistemati sommariamente a scalare secondo il numero dei componimenti a disposizione del compilatore e composti per lo più da canzoni e sirven- tesi trascritti sotto la rubrica attributiva in inchiostro rosso. Il canzoniere è notoriamente una Folquet- Sammlung. I componimenti di Folquet de Marselha sono seguìti da 65 testi di Giraut de Bornelh. La prima parte della silloge (fino a c. 271v) tramanda collezioni di 49 trovatori, tutti cronologicamente col- locabili entro la prima metà del XIII secolo. Una seconda parte del codice ha inizio a c. 272r. Da qui in poi intervengono criterî compositivi più specifici, di carattere cronologico e locale: si susseguono infatti i corpora dei trovatori di maggior prestigio del Narbonese e del Rouergate del pieno e tardo Duecento (Liederbucher di Peire Cardenal, Guiraut Riquier e Cerveri de Girona). In totale, il canzoniere tramanda 1204 liriche – di cui 158 unica – di 186 trovatori; non sono presenti, invece, né vidas né razos. Nella non abbondante bibliografia, si vedano in particolare Monfrin 1955; Zufferey 1987, pp. 134-152; Guida (Gavaud) 1979, pp. 113-119. 36 “Le chansonnier C peut se diviser en deux parties. La première (fol. 1-386v) contient des chansons et des sirventès groupés sous les noms des auteurs respectifs, lesquels sont en principe rangés par ordre décroissant du nombre de pièces de leurs corpus; en outre, le copiste a rejeté à la fin de ce premier ensemble (fol. 383v-386v) quelques compositions anonymes, soit trois aubes, un devinalh et neuf chansons. Quant à la seconde partie (fol. 386v-396v), elle est consacrée aux genres dialogués” (Zufferey 1987, pp. 134-135). 37 Dalla scheda della BedT: “testo danneggiato (str.1) a seguito dell’asportazione di una striscia di pergamena sull’intera altezza del foglio, corrispondente alla metà interna della colonna 373 rA”. Del manoscritto è ora disponibile una riproduzione b/n sul sito http://gallica.bnf.fr. 38 Cfr. Oroz Arizcuren 1972, pp. 370-377. 39 Jeanroy 1913; Gröber, pp. 574-583; Brunel 1935, n. 143; Monfrin 1955, p. 310; Zufferey 1987, pp. 151-152. 10 il trovatore n’at de mons scurabile è, d’altronde, lo spazio che questo canzoniere accorda ai trovatori tolosani 40. 3. Testi tramandati R contiene un blocco di cinque componimenti didattici il cui ordine di inse- rimento si presenta grosso modo decrescente per dimensioni (2059, 1539, 265, 296 e 602 vv.), tenendo presente che l’ultimo componimento è in un certo senso bipartito. Vi si può anche ravvisare, nonostante la convenzionalità generale dei temi trattati (e l’assenza di una qualsivoglia indicazione cronologica, rubriche comprese), una tenue progressione biografica. Ancora l’ultimo componimen- to, da alcuni ritenuto incompleto (nonostante esso termini col consueto verso irrelato finale) poiché anche la lunga citazione che il Breviari d’Amor attribuisce al poeta avrebbe potuto farne parte 41, aggiunge ai tradizionali temi morali una dissertazione sulla genesi di Amore, ma lascia spazio a considerazioni personali unite a un presentimento della propria fine. Anche le riprese circostanziate, e talora approfondite, nei testi III e IV, di singoli spunti toccati nei due compo- nimenti maggiori, specie quelli sul tema della cattiva remunerazione in vita e dell’astrologia in genere, farebbero pensare non solo a una disposizione, ma anche a una composizione progressiva. In ogni modo, il primo e il più lungo componimento, Al bon rey de Castela (I), si presenta come un’epistola (oppure, se vogliamo, un ensenhamen-quaestio in forma epistolare) esasillabica indirizzata ad Alfonso X el Sabio, inclusiva di risposta ed incentrata sul tema del conflitto tra predestinazione astrale e libero arbitrio umano. Come la Supplicatio di Guiraut Riquier, composta per fare ordine nella ter- minologia sui giullari e i trovatori nelle corti provenzali, anch’essa prevede una risposta, con funzione di “declaratoria”, da parte del medesimo, sommo inter- locutore castigliano. 40 Pèire Casanova, il più antico storico dei ‘Jeux Floraux’ (L’origine des jeux fleureaux de Toulouse, 1659), include N’At de Mons in un elenco di trovatori tolosani estratto da uno dei “recueils des anciens Poëtes Provençaux” (quasi certamente il canzoniere oggi noto come C) e così riportato: “Peire Ramond lou Prous, Peire Vidal, Aymeric de Pegulha, Guillem Montagnol, Guiraut Despagna, Guillem Anellier Pons Santolh, Ioyos, et Nat Demons” (cfr. Jeanroy 1913, p. 530). Le due Tavole poste all’inizio di C confermano la collocazione del sirventese: la prima, che segue l’ordine interno dei componimenti, riporta (c. 16v) l’item CCCLXXIII: Raymon d’Avinho, Raymon de la Sala e Nat de Mons de Tholoza; la seconda, che dispone i poeti in ordine alfabetico di incipit, riporta (c. 25v) l’item CCCLXXIII - La valors es grans e l’onors, attribuito a Not [sic] demons de Tholoza. 41 Citazione di cui giunge un’eco nella tarda amplificazione dell’Ovide moralisé in prosa fran- cese (1466-1467): “… Et pour l’amour et beauté de moy se convertissent mains haulx princes à devenir servans et obeïssans à leurs dames, qui de moy et de ma lignée sont yssues. Je faz les rudes devenir amoureux et gracieux, le lours se habiliter, les orgueilleux se humilier, les oultrageux se amoderer, les chiches devenir liberaulx, les convoiteux estre courtoys, les avariciaux devenir larges et les couars har- diz et courageux. “ (cfr. De Boer 1952, capp. XI, XIV).

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