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Il tracollo dell'urbanistica italiana PDF

124 Pages·2012·0.97 MB·Italian
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Saggi Tascabili Laterza 376 Benevolo.indd 1 10/05/12 11.47 Benevolo.indd 2 10/05/12 11.47 Leonardo Benevolo IL tracoLLo deLL’urBanIstIca ItaLIana Editori Laterza Benevolo.indd 3 10/05/12 11.47 © 2012, Gius. Laterza & Figli Prima edizione 2012 www.laterza.it Questo libro è stampato su carta amica delle foreste, certificata dal Forest Stewardship Council Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Finito di stampare nel maggio 2012 SEDIT - Bari (Italy) per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN 978-88-420-9961-1 Benevolo.indd 4 10/05/12 11.47 Premessa L’urbanistica – in concreto: l’organizzazione dei ma- nufatti umani sul territorio; i programmi urbani e ter- ritoriali; il loro funzionamento iniziale o progettato per il futuro; il dibattito su questi argomenti nelle varie sedi, dalla politica alla vita civile – è oggi in Italia una pratica esautorata, residuale nella prassi professionale e nella considerazione sociale. Nei programmi elettorali e nel comportamento delle istituzioni centrali questo capitolo è scomparso da tempo; nelle amministrazioni periferiche – Comu- ni, Province e Regioni – ha un posto secondario, con uffici ridotti al minimo e disponibilità economiche precarie; nella vita privata e per le iniziative impren- ditoriali appare quasi esclusivamente un ostacolo sgradito, suscitando raramente divisioni, o più sem- plicemente discussioni1. 1 Ho scritto un libretto per Laterza su questi temi alcuni anni fa (L’Italia da costruire, un programma per il territorio, 1996), con l’ambizione di contribuire al programma del centro-sinistra per le elezioni di allora. Il risultato è che i temi dell’urbanistica sono scom- parsi dai programmi elettorali dell’intero arco parlamentare. Scrive Vezio De Lucia in «Meridiana», nn. 47-48, 2003: «Sembra che l’ur- v Benevolo.indd 5 10/05/12 11.47 La situazione odierna è l’esito finale di un proces- so cominciato nel primo dopoguerra, un momento in cui le modalità della ricostruzione, il governo dei processi di riqualificazione delle città, l’urbanistica furono tra i temi di maggiore attualità a tutti i livelli, capaci di generare clamorose divisioni, a cui si attri- buiva un’importanza cruciale per il miglioramento generale delle condizioni di vita e lo sviluppo dell’e- conomia nazionale2. Il fallimento di alcune delle maggiori operazioni di pianificazione (primariamente il piano di Roma del 1962, come si riferirà più avanti), la conseguente diffusione pervasiva dell’abusivismo, lo sviluppo del- l’«urbanistica contrattata» negli anni Ottanta e poi la crisi politica della Prima Repubblica negli anni No- vanta (molte vicende di corruzione ruotano intorno ai progetti di trasformazione urbana) contribuiscono allo screditamento attuale della materia urbanistica. A partire dagli anni Novanta, insieme al permanere in molti casi della cultura della «deregulation» ca- banistica non interessi più a nessuno. Negli anni passati, una vicenda come quella del nuovo piano regolatore della capitale sarebbe stata approfonditamente trattata dalla stampa nazionale. Oggi se ne occu- pa solo la cronaca locale e qualche rivista specializzata. Il problema non riguarda solo il piano di Roma. L’anno scorso, il primo fascicolo del 2003 di ‘Micromega’, nel proporre il programma per ‘un’altra Italia’, alternativa a quella governata da Berlusconi, trattava di sani- tà, giustizia, immigrazione, lavoro, università, carceri, ambiente, beni culturali e di una dozzina di altri temi, ciascuno affidato a un autore di riconosciuta competenza. Mancava la città o, se volete, l’urbanistica». 2 Scriveva Michele Valori sul numero 29 della rivista «Urbanisti- ca» a proposito del piano di Roma del 1959: «Mai una città – Roma nel nostro caso – ha avuto tanti difensori e tanti nemici; nessun am- ministratore, rappresentante popolare, giornale o semplice cittadino ammette ora di non essere interessato alla sorte della città». vi Benevolo.indd 6 10/05/12 11.47 ratteristica del periodo precedente (principalmente dovuta al diffondersi degli strumenti legislativi di de- roga alla disciplina urbanistica vigente), si assiste, per effetto della nuova legislazione regionale in materia, alla moltiplicazione degli adempimenti connessi con la fabbricazione dei piani urbanistici, che diventano pacchi enormi di carte inintelligibili, decifrabili solo con difficoltà da parte degli addetti ai lavori. Il risul- tato è che la corrispondenza tra intenzioni espresse e modificazioni della realtà fisica è sempre più difficile da misurare e spesso i piani finiscono solo per re- gistrare i programmi decisi in altre sedi: programmi infrastrutturali o comunque derivanti da decisioni di enti sovraordinati, oppure trasformazioni urbane di iniziativa privata a cui l’amministrazione pubblica, a causa delle sue precarie condizioni finanziarie, non è in grado di resistere. La politica ha espunto la materia urbanistica dai propri programmi perché i tempi brevissimi su cui può contare – uniti alla mancanza generale di sguar- do prospettico della classe politica attuale – non le consentono di considerare una materia che costitu- zionalmente si confronta con la lunga durata, mentre nella cittadinanza si diffondono sentimenti di indif- ferenza, quando non di aperta ostilità. La prospettiva della distruzione del paesaggio anti- co italiano, inteso come equilibrio millenario tra con- tado e scenari urbani, si concretizza paradossalmente in un momento storico in cui l’attenzione per il pae- saggio e le sue modificazioni, per l’ambiente e per la «sostenibilità» sono temi sempre più avvertiti. L’at- tenzione, però, rimane a livello epidermico: c’è inte- resse per il nome dell’architetto che ha «firmato» un vii Benevolo.indd 7 10/05/12 11.47 certo edificio o per l’eco-mostro che deturpa la costa, si esprime nostalgia per le città e la campagna di una volta o per la natura incontaminata e ci si accontenta del risparmio energetico o della ricerca del cibo bio- logico. Ma si ignorano, o sono comunque trascurati, i contesti insediativi in cui un’opera architettonica si colloca o i processi che portano alle decisioni sulle trasformazioni urbane, che pure incidono significati- vamente sulla qualità di vita di tutti. L’eclissi del paesaggio italiano, avvenimento di ri- lievo mondiale, avviene nella generale indifferenza: a partire dall’amministrazione dello Stato, che ha dele- gato ogni competenza in materia, il paese ha volon- tariamente rinunciato agli strumenti e alle politiche di regolazione, comprovati dall’esperienza interna- zionale, capaci di contribuire a invertire la tendenza. Il racconto storico, dal dopoguerra ad oggi, del processo di cambiamento della sostanza – e della considerazione politica e sociale – della materia urba- nistica in Italia è certamente istruttivo per mettere in risalto i molti errori che hanno condotto alla situazio- ne attuale, ma anche i possibili punti di riferimento per concepire qualche concreta speranza di un futuro diverso e migliore. Benevolo.indd 8 10/05/12 11.47 IL tracoLLo deLL’urBanIstIca ItaLIana Benevolo.indd 1 10/05/12 11.47

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