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Il testamento di Alessandro. La Grecia dall’Impero ai Regni PDF

183 Pages·2014·1.93 MB·Italian
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eBook Laterza Franca Landucci Il testamento di Alessandro La Grecia dall'Impero ai Regni © 2014, Gius. Laterza & Figli Edizione digitale: settembre 2014 www.laterza.it Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Realizzato da Graphiservice s.r.l. - Bari (Italy) per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN 9788858116418 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata Sommario Premessa Introduzione 1. Seleuco e Lisimaco 2. La partecipazione alla spedizione di Alessandro I. L’eredità inattesa 1. La spartizione dell’impero a Babilonia 2. La prima guerra dei Diadochi 3. Il convegno di Triparadiso 4. L’alleanza contro Eumene e la seconda guerra dei Diadochi 4.1. La guerra in Asia 4.2. La guerra in Europa 5. La terza guerra dei Diadochi 5.1. La prima fase della guerra: Antigono vs. Tolemeo e Seleuco 5.2. La seconda fase della guerra: Antigono vs. Cassandro e Lisimaco 5.3. La terza fase della guerra: Demetrio vs. Tolemeo e Seleuco 5.4. La quarta fase della guerra: Antigono e Demetrio vs. Tolemeo e Seleuco 5.5. La pace 6. La guerra di Seleuco 7. L’interregno 7.1. Cassandro e Lisimaco 7.2. Antigono, Demetrio e Tolemeo 7.3. Seleuco 8. I nuovi re II. Una nuova geografia 1. La nuova alleanza e la quarta guerra dei Diadochi 2. La battaglia di Ipso 3. La nuova geografia del dopo-Ipso 4. Vecchie e nuove alleanze 5. Demetrio e il regno di Macedonia 6. L’amministrazione dei regni 7. Lisimaco re di Macedonia III. L’ultimo sogno imperiale 1. La quiete prima della tempesta 2. Lisimaco nella tragedia 3. La sconfitta e la morte di Lisimaco 4. Seleuco e la caducità del trionfo 5. La ricerca di nuovi equilibri 6. L’invasione 7. Un nuovo regno Epilogo Appendice. La tradizione scomparsa Cronologia Bibliografia Genealogie e mappe a Dario Premessa Il quarantennio successivo alla scomparsa di Alessandro Magno, morto nel 323 a.C., vede sfaldarsi, attraverso una serie apparentemente infinita di guerre, l’impero che il giovane sovrano macedone aveva costruito in poco più di un decennio di trionfali vittorie militari grazie alle quali aveva annichilito e distrutto il grande impero persiano. Questo periodo si chiude nel 281 a.C. con la morte degli ultimi due eredi diretti di Alessandro, Lisimaco, allora re di Macedonia, e Seleuco, re di Siria e fondatore di una dinastia che fu definitivamente annientata solo duecento anni più tardi, nel 63 a.C., dal generale romano Pompeo. La quarantennale sopravvivenza di questi due sovrani, tanto crudeli quanto coraggiosi, rende di per sé paradigmatica la loro figura, ma la complessità dei fatti dell’epoca è tale da imporre di indagare anche i loro rapporti con gli altri Diadochi (successori) di Alessandro Magno, cioè coloro che erano stati i collaboratori del grande sovrano macedone e che alla sua morte, tanto repentina quanto prematura, nella notte tra il 10 e l’11 giugno del 323 a.C., si erano trovati a gestire una difficile (e imprevista) eredità. La storia di Lisimaco e di Seleuco è la storia delle alleanze e delle inimicizie tra i vari dinasti, è la storia delle molte coalizioni militari sciolte e costruite senza soluzione di continuità, è la storia dei legami, a volte amichevoli e a volte ostili, con le città greche, gelose, in teoria, della loro indipendenza, ma incapaci, nei fatti, di difenderla. Questa impostazione impone una visione globale di uno scacchiere politico-militare esteso dalla Grecia all’Egitto, passando per l’Anatolia, la Siria e la Mesopotamia; d’altra parte restringere l’ottica del lavoro avrebbe offerto un quadro falsato della situazione, perché le mosse di Lisimaco e di Seleuco furono sempre interdipendenti da quelle degli altri Diadochi. Giunta al termine di questo lavoro, vorrei ringraziare di cuore l’amica e collega Cinzia Bearzot, come sempre prodiga di consigli in una quotidiana condivisione del lavoro di ricerca; un sentito ringraziamento anche al giovane collega Paolo Tuci, che è il vero autore della cronologia finale. La responsabilità di errori e/o omissioni rilevabili nel testo resta, naturalmente, solo mia. Avvertenze Salvo diversa indicazione, tutte le date citate all’interno dei vari capitoli devono essere considerate a.C. Sigle e abbreviazioni BNJ = Brill’s New Jacoby, progetto editoriale on line. FGH = Die Fragmente der griechischen Historiker, a cura di F. Jacoby, Berlin 1923-1956. FGHC = Die Fragmente der griechischen Historiker: Continued, Leuven 1998-. IG = Inscriptiones Graecae, Berlin 1873- (editio minor 1913²-). OGIS = Orientis graeci inscriptiones selectae, a cura di W. Dittemberger, 2 voll., Lipsiae 1903-1905. RC = Royal Correspondence in the Hellenistic Period, a cura di C.B. Welles, New Haven 1934. Introduzione Tra i molti documenti venuti alla luce negli scavi archeologici dell’antico sito di Babilonia, in Mesopotamia, vi è anche una tavoletta, in accadico cuneiforme, che ci offre una precisa testimonianza della cronologia dei re di Babilonia, in un periodo compreso tra l’anno della morte di Alessandro Magno e quello della morte di Antioco IV (323-164)1; in essa, alla linea 8, leggiamo: L’anno 31 [dell’era seleucidica] in Ululu [sesto mese dell’anno babilonese] il re Seleuco fu ucciso in Hana (Occidente). Solo grazie a questa testimonianza, sappiamo che Seleuco I di Siria morì in una data che corrisponde all’agosto-settembre del 2812. Con lui scompare l’ultimo dei Diadochi e la sua morte è descritta con dovizia di particolari da Appiano di Alessandria, che, nel II secolo d.C., nel contesto del racconto della conquista romana del regno di Siria, dedica un ampio excursus alla storia di Seleuco e della dinastia seleucide che da lui prese origine e nome. Appiano, in particolare, sottolinea che Seleuco fu assassinato a tradimento da un uomo che faceva parte del seguito del sovrano, ci offre le coordinate geografiche dell’evento, che la Lista Reale babilonese collocava in un indefinito «Occidente», e insiste sugli oracoli che da tempo avevano sconsigliato al sovrano di rientrare in territorio europeo, da lui abbandonato più di quarant’anni prima, quando era partito per l’Asia al seguito di Alessandro. Seleuco, che, dopo aver attraversato l’Ellesponto, stava dirigendosi verso la città di Lisimachia, fu ucciso da un personaggio del suo seguito, Tolemeo, detto Cerauno (ovvero il Fulmine). Costui era figlio di Tolemeo I d’Egitto e di Euridice, figlia di Antipatro, ed era stato cacciato dall’Egitto, poiché il padre aveva intenzione di lasciare il trono al figlio più giovane. Seleuco aveva accolto il suo futuro assassino come il figlio sfortunato di un suo amico, provvedeva alle sue necessità e se lo portava dappertutto. Questa fu la fine di Seleuco, che aveva vissuto 73 anni, di cui 42 di regno. E mi sembra che in ciò abbia avuto compimento anche questo vaticinio: «Non mirare all’Europa: l’Asia va molto meglio per te». E infatti Lisimachia è in Europa, e allora per la prima volta, dall’epoca della spedizione di Alessandro, Seleuco era sbarcato in Europa. Si racconta anche che a lui, che chiedeva lumi a un oracolo sulla sua futura morte, fu fatta questa previsione: «se eviterai Argo, arriverai all’anno segnato dal destino; ma se andrai ad Argo, allora morirai prematuramente». Egli dunque stava ben attento ad evitare tutte le località di nome Argo [...]. Ma, mentre stava arrivando a Lisimachia dall’Ellesponto, vide un altare grande e visibile da ogni parte e fu informato che era stato costruito o dagli Argonauti, in navigazione verso la Colchide, o dagli Achei, in marcia contro Ilio. Per questo gli abitanti della zona lo chiamavano Argo, in ricordo o del nome della nave, o della patria degli Atridi. Mentre Seleuco stava ancora ascoltando questa informazione, fu assassinato da Tolemeo, che lo pugnalò alle spalle3. La morte di Seleuco segna la fine di un’epoca, per quanto l’anno 281 sia rimasto sostanzialmente al di fuori di quel pacchetto di date che, nella memoria condivisa della cultura occidentale, segnalano punti di svolta irrinunciabili della nostra storia. Ma, a dispetto di questa “cancellazione”, il 281 fu un anno fondamentale per la storia del Mediterraneo ellenistico, antefatto immediato e necessario del Mediterraneo romano: è, infatti, nel 281 che i confini dei grandi Stati territoriali nati dalla frantumazione dell’impero di Alessandro si stabilizzarono in una geografia del potere che non conobbe ulteriori radicali trasformazioni fino al momento della conquista romana del Mediterraneo orientale. Due, in particolare, gli eventi che segnarono il 281 e di cui Seleuco fu indiscusso protagonista: nel settembre, egli fu la vittima di un omicidio tanto più efferato in quanto perpetrato da un personaggio, Tolemeo Cerauno, che da Seleuco era stato ampiamente beneficato. Nel febbraio precedente, invece, Seleuco era stato il vincitore di una grande battaglia svoltasi nella piana di Curupedio, in Anatolia, nella quale aveva sconfitto e ucciso il re Lisimaco, che in quel momento regnava su un vasto territorio a cavallo tra Europa e Asia, comprendente la Macedonia, la Tracia, la Troade e la Frigia Ellespontica. Lisimaco, come Seleuco, era uno dei Diadochi di Alessandro e con Seleuco aveva condiviso avventure e disavventure nel corso dei quarant’anni che separano il 281 dal 323, anno della morte di Alessandro. Questa fu l’ultima lotta tra i commilitoni di Alessandro e fu destinata ad essere, nella parità delle loro condizioni, quasi un esempio della Fortuna. Lisimaco aveva 74 anni, Seleuco 774. Ma pur a questa età, entrambi erano di animo giovanile e nutrivano un’insaziabile brama di potere. Infatti, pur possedendo in due soli tutto il mondo, si sentivano rinchiusi entro angusti confini e commisuravano il limite della loro vita non dal numero degli anni, ma dall’ampiezza del loro dominio. In quella guerra Lisimaco, che già aveva perduto quindici figli in varie circostanze, cadendo assai valorosamente, portò a compimento l’estrema rovina della sua casa. Seleuco, lieto di così grande vittoria e, cosa che egli stimò più importante dello stesso successo, felice di essere rimasto l’unico dei compagni di Alessandro e di essere riuscito vincitore dei vincitori, si vantava dicendo che quella non era opera umana, ma dono divino, del tutto ignaro che di lì a poco egli stesso sarebbe stato esempio dell’umana fragilità. Infatti, dopo tutt’al più sette mesi, fu sorpreso a tradimento da Tolemeo, la cui sorella era stata sposata da Lisimaco, e fu ucciso, perdendo nello stesso tempo con la vita il regno di Macedonia, che aveva strappato a Lisimaco5. Così, nel III secolo d.C., Marco Giuniano Giustino rifletteva sul significato epocale dell’ultima battaglia combattuta tra Seleuco e Lisimaco: ripercorrere la

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