ebook img

Il suono rivelato. Una storia della musica PDF

192 Pages·2010·1.044 MB·Italian
Save to my drive
Quick download
Download
Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.

Preview Il suono rivelato. Una storia della musica

Lastoriadellamusicaraccontatacomeunromanzo. Isignificatisegreti,iretroscenabiografici,glieterniequivocichesempre accompagnanolasorte,neltempo,diognicapolavoro,vengonoallaluce in una narrazione antiaccademica dal fascino di un thriller. Questo libro rivelaciòcheimanualinondicono:simboli,intreccitralearti,sottintesi spirituali e allusioni cifrate. Sotteso a tutto questo, un approccio rivoluzionario basato su tre prospettive parallele: tre portali da cui accedere all’avventura del linguaggio più misterioso mai elaborato dalla civiltà umana. Che cosa dice la musica? Come se ne decifra il senso più riposto? Come può, il genio, rendere universale la propria esperienza di uomo? E soprattutto: perché, ad un certo punto, ciò che era nato per descrivere l’Armonia del mondo, si è allontanato dalla natura? La morte della musica nell’èra moderna, è il “basso continuo” sulle cui funebri sequenze si sviluppa questo gigantesco teatro dei suoni.Al centro della vicenda, Beethoven, con la sua smania di assoluto. La musica elevata a rito,officiodiunumanesimocheavevanelproprioslancioidealeigermi della sua progressiva corruzione. Le “voci interiori” dei Romantici, e la visionaria utopia wagneriana di fare dell’opera d’arte totale la reden- O T zionedell’animaallasuapatriad’origine.Oggichetuttociòèmemoria,e A L stelefunebre,questolibrocercalachiaveperriportareunaciviltàormai E V morente alla linfa che un giorno diede ali al suo volo di luce. Il tutto, in RI una forma tanto più didattica quanto meno è sistematica. Nella convin- O N zionechesoloilcontrappuntodelleidee,siavera“storia”. O U S L I ALESSANDROZIGNANI NI il suono rivelato A N G ZI O R D N A S S una storia della musica E L A ISBN978-88-6540-004-3 ZecchiniEditore ZecchiniEditore 19,00 9 788865 400043 (IVACOMPRESA) CYANMAGENTAYELLOWBLACK ALESSANDRO ZIGNANI Il suono rivelato Una storia della musica E` vietatalariproduzionesiapureparzialeditesti,fotografie,tavoleoaltromaterialecontenutoinquestolibrosenzaauto- rizzazionescrittadell’Editore.Pereventualienonvoluteomissionidifonticitateepergliaventidirittol’editoredichiara lapropriacompletadisponibilita`.Leopinioniespressenelpresentelibrocoinvolgonoesclusivamentel’autore. # 2010 Zecchini Editore Zecchini Editores.r.l. - ViaTonale, 60 21100 Varese(Italy) Tel. 0332 335606 - 331041 - Fax 0332 331013 http://www.zecchini.com - e-mail: [email protected] 1Tutti i diritti riservati Prima edizione: novembre 2010 ISBN978-88-6540-004-3 Impaginazione, impianti pre-stampa: Datacompos srl - Varese A Valeria, portale dell’anima PREFAZIONE PREFAZIONE Questo libro, e` in forma di una Fuga a tre voci. Chi non conosce la Fuga, notera` che i temi ritornano, trasformati; chi conosce la Fuga, notera` come. Poi, c’e` sempre la possibilita` che chi non conosce la Fuga, leggendo il libro, capisca com’e` fatta la Fuga. Tanto meglio per lui: la Fuga e` un gioco e, come tutte le cose non serie, allarga la portata dei piaceri umani. Questo libro, e` l’applicazione di una teoria ad un modello: la crisi della mu- Teoriadei sica moderna. Vuole spiegare perche´ la musica moderna e` diventata, col modelli tempo, ‘‘brutta’’. Il concetto chiave, e` quello di tempo. Il tempo e` brutto perche´ non ritorna; ma la musica, lo fa ritornare: dunque, come puo` esi- stere una musica brutta? tuttavia, esiste. Il criterio per definire se una mu- sica e` brutta, e` ancora un criterio di tempo. Se alla sua prima esecuzione, una musica viene eseguita due volte: la prima, e l’ultima, quella musica e` brutta. Quando una musica viene eseguita moltissime volte, tanto che non la si capisce piu`, quella musica si chiama ‘‘classica’’. Il Classico, e` cio` che esime dal pensare. Pensare, significa farsi venire dei dubbi. Questo libro e` dedicato a tutti coloro: compositori, esecutori, e pubblico, che non si rasse- gnano alla musica brutta; e, dunque, vogliono farsi venire dei dubbi. Il primo dubbio, e` sulla mia teoria. Io non la espongo: la illustro applicandola a un modello. Quando si espone una teoria, si vuole aver ragione; quando non la si espone, si ha il dubbio che aver ragione sia una forma di errore. L’aver ragione, infatti, blocca il circuito delle deduzioni. Il mio ideale sa- rebbe che le deduzioni dei lettori diventassero, leggendo questo libro, un li- bro parallelo. Per tutto il resto, c’e` Wikipedia, o tutti quei bei volumoni con l’indice analitico dove le nozioni sono sistemate tutte in ordine dentro cellette cronologiche; ma non si capisce che ci stanno a fare, l`ı, e le si sente gridare ‘‘aiuto! liberateci. Un tempo, fummo bellezza...’’. Dedico questo li- bro a tutti coloro che, alla fine dei loro studi musicali, si ricordano ancora perche´ hanno iniziato gli studi musicali; e a tutti coloro che, presentendo la cosa, gli studi musicali, non li hanno fatti per niente. 1 I tre portali I tre portali I compositori si dividono in due categorie: quelli che teorizzano la loro musica, e poi non la compongono; quelli che la compongono, ma non la teorizzano. Il caso limite della seconda categoria (‘‘i Beati’’) e` Wolfgang Amadeus Mozart. Nelle sue Lettere non si va mai al di la` di brevi accenni ai giusti limiti dentro i quali va collocata l’espressione musicale, che anche nei momenti piu` concitati deve rimanere ‘‘musica’’. Il caso limite della prima categoria (‘‘i Dannati’’) e` Ferruccio Busoni, nel cui cervello sono pas- sate tutte le avanguardie europee, senza che la sua musica se ne accorgesse. Il mistero va studiato alla luce di una categoria: l’interpretazione. Il compo- sitore, quando teorizza, interpreta il proprio pensiero. Lo redige in parole. Quindi, si occupa di strutture e Forme. Dati storici. L’ispirazione, che c’en- tra? Spostiamo il problema su quello schermo panoramico che e` l’esecu- Checos’e` zione. I compositori che sono anche interpreti della propria musica, si divi- un’interpreta- zione? dono in due categorie: quelli che prendono spunto dalla propria partitura per sedurre qui ed ora un pubblico mutevole (‘‘i Beati’’), e quelli che vi ve- dono le tavole mosaiche della Legge (‘‘i Dannati’’). Limitiamoci alle testi- monianze discografiche. Sergej Rachmaninov, quando immortala in disco i propri quattro Concerti per pianoforte e orchestra, tiene conto ben poco di cio` che ha annotato in partitura. L’interprete Sergej studia il compositore Rachmaninov, e trovandolo denso di immaginario, usa la sua musica stam- pata come la mappa di un viaggio. Come diceva il massimo nemico della coerenza (Wittgenstein): ‘‘La mappa non e` il territorio’’. Che c’entra il filo- sofo Ludwig Wittgenstein? c’entra. Suo fratello, Paul, era pianista. Durante la Prima Guerra Mondiale, mise il braccio destro sulla traiettoria di un mortaio. Tornato dal fronte, commissiono` brani per la sola sinistra ai mas- simi compositori viventi. Tra questi, Maurice Ravel. Ravel ama Igor Stravin- skij. Sono compagni di viaggio in quella Parigi dove il music-hall cerca di mettere le giarrettiere a Ludwig van Beethoven. Una cosa, pero`, Ravel non Compositoriche tollera, di Stravinskij: il direttore d’orchestra. Igor, sul podio, e` il Minosse interpretanose stessi dei Dannati. Vuole la sua musica tutta suonata come e` scritta, riducendo la sacra follia degli orchestrali ad una perizia da carpentieri sull’affidabilita` di una livella. Ravel, quando dirige, si fa sorprendere dalla propria musica. 3 Il suono rivelato - Una storia della musica Non riesce a controllarla. E` troppo complicata. Anche per Wittgenstein. Costui, ricevuta la partitura del Concerto per la mano sinistra, va da Ravel. ‘‘Sono un vecchio pianista, e quella cosa l`ı (il Concerto), non suona’’: la- menta. E Ravel: ‘‘Sono un vecchio orchestratore, e quella cosa lı` (il Con- certo), suona’’. Siamo al divorzio tra compositore e interprete. Rachmani- nov, questo divorzio, lo subisce; Stravinskij, lo vive come ‘‘immorale’’ (era, in fin dei conti, un Pope russo); Ravel, lo razionalizza tramite l’alchimia del- Latecnica delladistanza l’orchestra. La timbrica, in lui, diventa un meccanismo di precisione sul quale i sentimenti non hanno potere alcuno. Primo tra i compositori, ha scoperto la ‘‘tecnica’’, ed ora la usa come metodologia di spersonalizza- zione. Lui, con i suoi spartiti, non vuole averci nulla a che spartire. Che fac- ciano pure la loro strada, e buona fortuna. Ravel non e` ne´ beato ne´ dan- nato; e` uno dei ‘‘Serafini’’: quelli convinti che ‘‘invocato o no, il dio verra`’’, come stava scritto sul frontone di un tempio greco. La tecnica, in lui, serve a distanziare il compositore dalla propria opera. Quando dirigeva le sue musiche, Ravel adorava farsi dirigere dall’orchestra. Stravinskij, no. Una volta, a Parigi, ascolto` Thomas Beecham. Il suo giudizio? ‘‘proprio un bel concerto. Questa sera, l’orchestra ha diretto molto bene il maestro Bee- cham’’. Non penso` che poteva essere stata una scelta. Rachmaninov, Stravinskij e Ravel, sono i guardiani dei tre portali per i quali si accede al nostro libro (e siccome stanno sulla soglia, li ricorderemo qua e la`, ma non li tratteremo). Il primo portale, e` l’Autore. Da dove gli na- scono le idee? da un complesso edipico non risolto: la rivalsa contro un pa- dre castrante? da una sindrome neurologica che lo spinge a compensare la propria ansia con rituali scaramantici ossessivi in forma di note? (esiste: e` la ‘‘sindrome di Tourette’’, invocata da illustri neurologi per spiegare il feno- meno Mozart). Il genio, non e` tale perche´ ha studiato tanto. Di solito, il ge- nio prima vede, e poi pensa. Cerca la tecnica che gli serve per dare forma a cio` che ha visto. Quindi, studia se stesso. Si interpreta. Compositori come Sergej Prokof’ev e Benjamin Britten, derivano tutta la loro musica da temi abbozzati in eta` prepubere. Saccheggiano i quaderni di scuola del bambino geniale ma precocemente defunto, e tumulato nella loro erudizione. La ver- gine Ispirazione usa la tecnica come il telaio su cui tessere l’abito per il gran ballo delle debuttanti. Il genio, prima sa, poi da` corpo al suo sapere. A quel punto, il linguaggio (la tradizione) diventa, per lui, solo una grammatica. La musica vocale di Johann Sebastian Bach, e` piena di luoghi comuni. Tutti Le‘‘passioni’’ diBach quei ‘‘sospiri’’, la ‘‘pena’’ avvolta nelle tenebre, e la promessa di resurre- zione che trilla nei legni: pitture musicali, simbologie abusate nel Madrigale italiano. Ma di nuovo, c’e` la sceneggiatura del dramma. Nelle Passioni ba- chiane, Dio si e` fatto uomo. La sua carne soffre le nostre stesse pene. Da 4 I tre portali Claudio Monteverdi in poi, la musica diventa soggettiva. Drammaturgia di un’anima. La linea del basso si affranca dalle altre, per scandire il tempo Levocidi dell’esistere. Comincia la lotta tra le voci ‘‘di dentro’’ e le voci ‘‘di fuori’’. dentro: Monteverdi Tra mente e natura. Questa crisi della musica, sta racchiusa entro due miti. La Camerata dei Bardi, nella Firenze tardorinascimentale, riscopre Orfeo ed Euridice. I letterati e musicisti neo-platonici (Jacopo Peri, Giulio Cac- cini, Marco da Gagliano, Vincenzo Galilei...) che la costituiscono, vedono nella musica l’altissima oratoria in grado di penetrare nel mondo invisibile, dove lo spirito umano incontra l’eterno. Euridice, non e` la sposa perduta di Orfeo: e` la sua Anima. La musica sospende l’attimo, e riconduce la mente presso l’Anima. Celebra lo sposalizio tra istante e infinito. Il suo linguaggio, e` la proporzione tra il microcosmo-uomo e il macrocosmo. La musica scan- ` disce la parola; ne illumina i connotati emotivi. E il ‘‘recitar cantando’’, mo- Ilrecitar dellato su cio` che si credeva fosse la Tragedia greca. Il musicista e` uno scia- cantando mano: usa i suoni per fare, della parola, un rituale. Non ci si e` mai chiesti perche´ la Camerata dei Bardi ragioni ossessivamente sempre e solo su Or- feo ed Euridice. Dove mai sarebbe, il suo presunto contributo all’origine del Melodramma? L’altro mito, e` la sordita` di Ludwig van Beethoven. Beethoven:la Qualcuno sostiene che se la procuro` volontariamente, a furia di docce rivoluzionee` sorda fredde sul capo. Di certo, un simile handicap fu la genesi della musica con- temporanea, col suo divorzio tra il testo e la sua interpretazione. ‘‘Crede che io mi dia pensiero del suo miserabile violino, quando lo Spirito mi af- ferra alla gola?’’: cosı` l’artefice murato vivo nei suoni mando` al diavolo Ignaz Schuppanzig, l’eroico interprete dei suoi ultimi quartetti. La grafia, come mappa verso le costellazioni ultime. I suoni? una semplice proglottide del simbolo originario. Una solleticazione estetica di nessuna importanza. Se il Barocco e` il predominio dell’improvvisazione sul segno scritto, con Beethoven usciamo definitivamente dal Barocco (ma c’e` un’eccezione: Fry- deryk Chopin, le cui opere sono improvvisazioni ‘‘pietrificate’’). Il mito e` cos`ı forte, che Robert Schumann, gigantesco improvvisatore, si procura una paresi a due dita della mano destra, pur di sfuggire al divorzio tra suono e segno scritto. La psiche umana ha una sua logica, fin troppo leggibile. La sua grammatica, sono i miti. Il primo portale, ci da` accesso a questi miti. Il secondo portale: il Testo, persegue il mito della pura oggettivita`. Non parla di miti: incarna un mito. Nella sua prospettiva, ogni partitura e` stata scritta ieri. E` opera di anonimo. E` una mappa. Johann Wolfgang von Goethe ha definito la musica un’architettura ‘‘congelata’’. Le proporzioni interne alla forma, sono leggi. La trasgressione alla norma, implica un’evi- denza assoluta della stessa. Prendiamo La mer di Claude Debussy: un brano ‘‘impressionistico’’, con le sue allusioni al vento, il gioco delle onde, le tra- 5

See more

The list of books you might like

Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.