Giulia vive in Sudafrica, dove è cresciuta presso una famiglia italiana benestante. Alla morte di quelli che ha creduto essere i suoi genitori ha saputo di essere figlia di una donna italiana, d'origine dalmata, che l'ha concepita casualmente, 45 anni fa, in un campo profughi, e per miseria e disperazione l'ha venduta. Giulia usa internet, cerca persone che, a Trieste e dintorni, possano aiutarla: cultori di storia locale, archivisti, organizzazioni dalmate e così via. Scrive messaggi in bottiglia. Un impiegato della Cassa pensionistica marittima le risponde. Decide di aiutarla. Comincia così un viaggio a ritroso nel tempo, a tratti commovente, a tratti penoso, sempre misterioso.