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Il solito Manzoni e il Manzoni vero PDF

236 Pages·2006·10.852 MB·Italian
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Umberto Mariani Il solito Manzoni e il Manzoni vero . Italianistica nel mondo diretta da Franco Zangrilli — METAURO ITALIANISTICA NEL MONDO 01 Collana diretta da Franco Zangrilli © 2006 by Metauro Edizioni S.r.l. - Pesaro http://www.metauroedizioni.it [email protected] ISBN 88-87543-91-7 E vietata la riproduzione, intera o parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico, non autorizzata. UMBERTO MARIANI Il solito Manzoni e il Manzoni vero Digitized by the Internet Archive in 2022 with funding from Kahle/Austin Foundation https://archive.org/details/ilsolitomanzonie0000mari Indice Premessa. Il caso Manzoni e un problema di strategia espositiva % 1. L'evoluzione di una visione della Storia 11 PARTE PRIMA. La ricerca del piano divino nella storia dell’uomo 53 2. La poesia degli Inni sacri e la celebrazione del disegno provvidenziale nella Storia DÒ 3. Le tragedie e la crisi della visione provvidenziale DO 4. Dal Fermo e Lucia ai Promessi sposi: verso la supremazia del vero della Storia I, PARTE SECONDA. La supremazia del vero storico e la preminenza della visuale del personaggio secentesco 94 5. La visuale dai luoghi familiari: «Un sistema di quieto vivere... sconcertato in un punto» 99 6. La visuale di Renzo: l'avventura in città Li5 7.La visuale di Renzo: le estreme conseguenze 129 PARTE TERZA. Altre letture manzoniane bisognose di rettifiche 143 8. La Lucia dei critici 145 9. Il Manzoni di Moravia 1741 10. Il Manzoni di Pomilio 201 Bibliografia 221 Indice dei nomi 225 Premessa Il caso Manzoni e un problema di strategia espositiva Come tutti gli studenti ginnasiali, liceali e universitari co- stretti dai programmi scolastici a leggere Manzoni e i suoi critici più noti, anch'io venni indottrinato in tutte le nozioni tradizio- nali che la critica manzoniana da tempo ci somministrava. Ma non ci volle molto, dopo che io stesso incominciai a insegnare Manzoni al ginnasio, al liceo e all'università, perché sentissi che troppe di quelle nozioni che si ripetevano da più di un secolo non reggevano e che dovevano esser ripensate con maggior attenzio- ne ai testi. Tanto più che di tanto in tanto ci si trovava dif ronte a chi quelle nozioni tradizionali — del Manzoni dalla fede cattoli- ca salda e risoluta, del Manzoni conservatore, del Manzoni poe- ta della Provvidenza, per esempio — le spingeva, provocatoria- mente, perfino oltre il limite dell'assurdo. Ci furono degli studi, che, pur rimanendo nel solco della tradizione, mostravano una maggior penetrazione interpre- tativa, soprattutto nei riguardi dello storicismo di Manzoni. Erano gli studi manzoniani di Lanfranco Caretti, di Arcangelo Leone De Castris e di Luigi Derla, ai quali dovrei riconoscere il merito di aver suggerito, non intenzionalmente magari, la di- rezione della mia rilettura che, tuttavia, mi ha portato alquanto lontano da loro. E soprattutto lontano dalla linea interpretativa tradizionale. Impostata che ebbi la mia posizione polemica, dovetti fare delle scelte di metodo espositivo. Un libro che muta radical- mente una visione critica sostenuta per un secolo e mezzo po- trebbe scegliere di polemizzare con ciascuno degli studiosi che hanno espresso quella visione critica tradizionale. Nel mio caso, se avessi scelto di dialogare con tutti i sostenitori, poniamo, del- l'idea dei Promessi sposi come opera oratoria e parenetica e 8 come poema della Provvidenza, avrei dovuto far passare in rassegna più di una dozzina di generazioni di critici, avrei do- vuto incominciare dagli stessi contemporanei di Manzoni, avrei dovuto polemizzare all'infinito, ripetermi fino alla nausea, annoiare a morte il mio lettore, scrivere un libro di natura tut- ta diversa, e probabilmente un libro solo, per quanto grosso, non mi sarebbe bastato. Soprattutto tenendo conto del fatto che c'erano anche altri argomenti, quali il disconoscimento della poesia degli Inni sacri, la lettura sbagliata del personaggio di Lucia. E Manzoni ci ammonisce saggiamente che di libri se ne dovrebbe scrivere solo uno per volta. Cosi ho scelto una strategia espositiva diversa. Ho preferito esporre concisamente in un capitolo introduttivo le mie tesi fon- damentali, e poi, capitolo per capitolo, svilupparle, spiegarle, provarle sui testi. Invece di dilungarmi a polemizzare con cia- scuno dei critici che han sostenuto tesi contrarie, passandoli in rassegna uno ad uno, ne ho scelto uno tra i più recenti e intelli- genti con cui dialogare, sottintendendo chiaramente che gli ar- gomenti usati contro quest'uno erano naturalmente diretti anche a tutti coloro che per quasi due secoli ne avevano condiviso le tesi. Sta ora al lettore giudicare se questa mia scelta sia stata saggia: se cioè ha portato alla dimostrazione efficace delle tesi proposte, in un libro di lettura interessante, piuttosto che ad una dimostra- zione dalla elaborazione faticosa, in un libro che a mio parere non avrebbe potuto evitare di riuscire pesante e indigeribile. Intere generazioni di miei ex studenti hanno apprese queste mie tesi durante i decenni da me dedicati all'insegnamento della letteratura italiana moderna e contemporanea nelle aule uni- versitarie degli Stati Uniti, e un pubblico poco più ampio ha avuto occasione di sentirle quando furono presentate a vari sim- posi letterari e poi incluse in forma di saggio negli atti di tali raduni. Una primitiva versione del capitolo introduttivo sul- l'«evoluzione dello storicismo manzoniano», per esempio, fu rac- colta nel terzo volume (1985) degli «Annali d’Italianistica», tutto dedicato alla celebrazione del centenario manzoniano; una pre- cedente versione del capitolo sulla «poesia degli Inni sacri» fu raccolta in «SNEMLA Italian Studies», vol. VII, 1983; il capitolo

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