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Il Quaderno dell'attivista PDF

225 Pages·1976·42.113 MB·Italian
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Pubblicato regolarmente per oltre dieci anni dal settembre 1946 al febbraio 1958, il «Qua­ derno dell’attivista» fu una delle piti significa­ tive riviste del Partito comunista nel secondo dopoguerra. Diretto ai militanti di base e ai quadri intermedi dell'organizzazione, questo periodico intendeva essere uno tra gli strumen­ ti creati per favorire la crescita e il rafforza­ mento del «partito nuovo». Rivolto inizial­ mente a orientare il lavoro di reclutamento con una impostazione prevalentemente ideologico- propagandistica, con gli anni il «Quaderno dell’attivista» diventa sempre piti specchio fe­ dele del partito: della sua linea politica ma an­ che, e soprattutto, della sua struttura organiz­ zativa, della sua funzione politica di avanguar­ dia, delle sue scelte di lotta. La scelta dei testi cerca di offrire l’orizzonte il pili ampio possibi­ le degli argomenti, dei problemi, degli avveni­ menti legati alla lotta di classe negli Anni Cin­ quanta e del modo in cui essi venivano recepiti e riproposti dagli uomini che dirigevano l'or­ ganizzazione e la propaganda. La presenza po­ litica nel paese, il radicamento nella classe ope­ raia e nella società, la lotta contro l'offensiva padronale e il potere democristiano, i dibattiti interni sulEorganizzazion^ le lotte degli ope- rai e J" * * ^Wlcnt> tattici, la con- traddit||g|. Strategica, le scelte ul>-in'-j8fc jrtiergono dalle pagi­ ne del ^sta» come una te­ stimonianza diretta e insostituibile per la com­ prensione storica della «questione comunista». A cura di Marcello Flores Storia e classe 9 IL «QUADERNO DELL’ATTIVISTA» Ideologia, organizzazione e propaganda nel PCI degli Anni Cinquanta A cura di Marcello Flores Gabriele Mazzetta editore © 1976 Gabriele Mazzetta editore Foro Buonaparte 52 - 20121 Milano INDICE Introduzione dì Marcello Flores...................................................... pag. 7 I Quaderni dell’Attivista................................................................ » 29 1946.................................................................................................. » 32 La nostra collaborazione al governo..................................... » 33 Internazionalismo e politica nazionale................................... » 36 1947............................................................................................... » 40 Stato e Chiesa........................................................................... » 41 La tregua salariale................................................................... » 45 La nuova grande battaglia...................................................... » 48 Il nostro lavoro oggi................................................................ » 50 Democrazia progressiva.......................................................... » 54 Congresso nazionale dei Consigli di gestione e delle Com­ missioni interne....................................................................... * 57 1948.................................................................................................... » 62 Il 18 aprile............................................................................... * 63 Risoluzione del Comitato centrale (4-6 maggio 1948) sui risultati elettorali..................................................................... » 66 Esperienze di un grande sciopero........................................... » 71 1949............................................................................ » 80 Contro una tesi sbagliata........................................................ » 81 Aperta la discussione sulle Commissioni interne............. » 86 Il piano della CGIL e l’azione delle masse........................... » 89 Il movimento di occupazione delle terre............................. » 92 1950......................................................................................... » 95 Una grande iniziativa politica del Movimento dei parti­ giani della Pace....................................................................... » 96 Lo sciopero del 22 marzo a Torino......................................... » 99 Prime conclusioni di un dibattito........................................... » 102 Migliorare e intensificare la nostra propaganda Sull’Unione Sovietica.................................................................................... * 108 1951............... » IH Vigilanza rivoluzionaria....................................................... » 112 Elezioni e ceti medi............................................................. * 116 Sull’impostazione e il coordinamento delle lotte sindacali » 119 Le brigate dei costruttori..................................................... » 124 1952 .............................. ............................. * 128 Per la difesa e la rinascita delle regioni colpite dalle allu­ vioni....................................................................................... » 129 Dal socialismo al comuniSmo.............................................. » 133 Amministrare significa dirigere.......................................... » 138 1953 ....................................................... » 144 Un partito più forte alla Necchi di Pavia........................ » 145 Impegni in onore del grande compagno Stalin................. » 149 Per chi voterà tua moglie?................................................. » 153 La nostra propaganda per Trieste e l’Italia....................... » 157 1954..................................... » 161 Scioperi e lotte operaie......................................................... » 162 Trovare un accordo tra il mondo cattolico e il mondo comunista................................................................................ » 167 Classe operaia e ceti medi nellal otta contro i monopoli. » 169 Per il controllo democratico del monopolio FIAT........... » 172 1955 ................................................................................................. * 176 Chi erano i delegati della IV Conferenza......................... » 177 Considerazioni sulle elezioni alla FIAT............................ » 180 Per il dibattito tra le masse lavoratrici.............................. » 184 1956-1957............. » 190 Una miniera di propaganda................................................ » 191 Spezzare la macchina dello Stato borghese o impossessar­ sene?................................................................................. » 193 La lotta della classe operaia e lo sviluppo delle forze pro­ duttive .................................................................................... » 198 Gli articoli di «Rinascita» dedicati ai fatti d’Ungheria.. » 201 Compiti di lavoro e di lotta del partito nelle fabbriche . » 206 INTRODUZIONE di Marcello Flores La conoscenza della storia del Partito comunista negli anni del secondo dopoguerra è ancora assai limitata: a una moltepli­ cità di studi e documenti sugli anni della Resistenza e, adesso in parte, su quelli della ricostruzione, si è accompagnato finora il silenzio più assoluto sugli Anni Cinquanta. La presentazione di un’antologia di scritti tratti da una rivista del Partito comu­ nista che si pubblicò dal 1946 ai primi mesi del 1958 - il «Qua­ derno dell’attivista »-non può certamente colmare questa lacuna; ma può contribuire a una prima presa di contatto, diretta, con la ricchezza della problematica, delle difficoltà, delle lotte che il movimento operaio ebbe a vivere da protago­ nista in quegli anni. Nessuna pretesa di completezza dunque; ma l’invito a cogliere, di quel periodo, la contraddittorietà, la molteplicità degli aspetti. Senza cadere in un fatalismo determi­ nistico ma anche senza rinchiudere in schemi puramente ideo­ logici, la vitalità e la sofferenza che il movimento operaio, in anni difficili, espresse e superò con una capacità politica e orga­ nizzativa, con una ricerca teorica e strategica, che non ha avuto eguali in altri paesi europei. 11 Partito comunista si presenta al paese all’indomani della Liberazione come una grande forza politica nazionale. L’ege­ monia politico-militare conquistata al Nord nella lotta di Resi­ stenza e l’iniziativa politica che dalla «svolta di Salerno» in poi Togliatti ha condotto nelle zone liberate, fanno del PCI un ele­ mento determinante nella definizione delle linee ricostruttive (politiche, economiche, istituzionali) che le forze antifasciste riunite nel CLN tentano di proporre al paese. Nel corso della Resistenza la politica seguita dal PCI era apparsa abbastanza lineare: priorità alla lotta armata contro il fascismo, rinvio della 7 questione istituzionale, unità di tutte le forze antifasciste, crea­ zione di un nuovo Stato democratico che poggiasse sulla volontà rinnovatrice delle grandi masse popolari. Ma le vicende stesse della lotta e la diversità di formazione dei gruppi dirigenti del partito portavano, entro questa cornice unitaria, a posizioni non sempre univoche. Non si trattava, certo, di linee diverse e con­ trapposte, ma di accentuazioni particolari, diversificate, di quella linea; da parte, soprattutto, di chi dirigeva la lotta armata al Nord e di chi invece tesseva la sua attività politica nella capi­ tale e nelle zone liberate. A Roma infatti si prestava maggiore attenzione ai temi politici generali, al rapporto con le altre forze Politiche antifasciste; a Milano il dato preminente era invece organizzazione politico-militare della lotta antifascista e il raf­ forzamento dei legami con la classe operaia per renderla ele­ mento dirigente dell’insurrezione nazionale. Erano comunque accentuazioni che avevano la loro 'base anche nella diversità della situazione oggettiva; al Sud l’avanzata degli eserciti anglo­ americani spingeva a cercare di predeterminare in modo favo­ revole i rapporti di forza politico-governativi, a privilegiare la lotta interna al CLN per crearvi una egemonia dei partiti di sinistra; al Nord l’attesismo o il collaborazionismo della bor­ ghesia spingeva a mantenere formalmente unite le forze anti- fasciste e a muoversi invece autonomamente sul piano dell’orga­ nizzazione militare e di classe, pur entro lo stesso quadro di rife­ rimento a una politica democratico-nazionale. La «svolta di Salerno» e l’iniziativa togliattiana di collaborare con la monar­ chia per sbloccare la crisi politica del CLN e accentuare la par­ tecipazione italiana alla guerra antifascista, unifica sostanzial­ mente la linea del partito, anche se lascia la porta aperta a diverse interpretazioni. Al Nord il partito rafforza la sua ege­ monia politico-militare, gli organismi democratici e di lotta (CLN, brigate partigiane, comitati di agitazione nelle fab­ briche) si estendono e rafforzano, l’unità tra classe operaia e avanguardia armata si caratterizza in senso profondamente innovatore; ma anche, di converso, il carattere più militante dell’azione, il riferimento puntuale e continuo alla classe ope­ raia, rimane spesso un fatto militare o organizzativo, che non sostanzia di questa realtà la linea politica di unità nazionale. Al Sud invece la «svolta» porta al riemergere di un rapporto tra­ dizionale con le altre forze politiche che vanifica in parte la spinta aU’allargamento e al radicamento dei CLN come perno della nuova democrazia, significa un congelamento della lotta di classe nel Mezzogiorno, una inerzia nei confronti dell’appa­ 8 rato statale, una burocratizzazione dei CLN, una priorità all’accordo tra i partiti di massa e al dialogo privilegiato con la DC che favorisce una soluzione moderata e immobilista all’interno della coalizione antifascista. La situazione all’indomani della Liberazione si presenta estre­ mamente contraddittoria: da una parte il Nord, appena liberato sotto la spinta delle masse operaie, delle bande partigiane, dei Gap, si preparava a continuare l’azione iniziata con la Resi­ stenza e cioè la rottura definitiva col passato regime; dall’altra a Roma e nel Mezzogiorno sussisteva ancora, scalfito e indebo­ lito appena, il vecchio apparato statale retaggio del periodo fascista e prefascista: e questo con la presenza degli alleati nella duplice veste di liberatori e occupanti. I contrasti che presto esplosero tra chi intendeva restaurare puramente la legalità pre­ fascista e chi intendeva invece offrire uno sbocco nuovo, rinno­ vatore, capace di ricostruire, sia nei suoi istituti rappresentativi sia nell’ambito della società civile, in fabbrica e nelle campagne, una democrazia nuova che non permettesse il rinascere di solu­ zioni autoritarie e del fenomeno fascista, costrinsero il Partito comunista a definire rapidamente la sua linea di «democrazia progressiva», finora troppo generica o comunque troppo ambi­ valente se non come formula propagandistica. Il V Congresso del PCI, che si apre il 29 dicembre 1945, pone nell’elaborazione di una Costituzione democratica e nell’accordo di governo tra i tre partiti di massa (DC, PCI, PSD il cardine «per creare le basi di un’Italia nuova», il quadro isti­ tuzionale e politico entro cui tentare di risolvere, a vantaggio delle classi lavoratrici, i problemi connessi alla ricostruzione. La formazione del primo governo De Gasperi - che succede, il 10 dicembre 1945, al governo Parti - costituisce la prima tappa di un cammino irreversibile che porta, immediatamente sul piano politico e presto anche su quello economico e sociale, a una restaurazione che tende a sviluppare la continuità con lo Stato prefascista e fascista, ammodernandone la facciata ma lascian­ done inalterate le strutture di fondo. In cambio della sollecita con vocazione della Costituente, De Gasperi ottenne (oltre alla restituzione da parte alleata dell’amministrazione delle province settentrionali) l’appoggio delle sinistre al suo programma: sosti­ tuzione dei prefetti e questori insediati dai CLN con funzionari di carriera fedeli al fascismo; liquidazione della gestione com­ missariale nelle fabbriche sequestrate; affossamento delle misure di accertamento e riscossione dei profitti di guerra e di regime; scioglimento dell’Alto commissariato per le sanzioni contro il 9

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