Anthony Vidier Il perturbante dell’architettura Saggi sul disagio nell’età contemporanea Biblioteca Einaudi Biblioteca Einaudi Arte. Architettura. Teatro. Cinema. Musica Lo straniamento all’interno delle pareti domestiche ha una lunga storia. Sen sazioni di sottile o di opprimente inquietudine direttamente innestate nel cuo re della normalità quotidiana hanno accompagnato l’esperienza umana da sempre. Scrittori come E.T.A. Hoffmann e Poe ne hanno fatto il tema di straor dinari romanzi e racconti. Freud ne ha trattato dal punto di vista psicoanali tico. Anthony Vidler, in questo libro pubblicato nel 1992 e divenuto da allora un imprescindibile punto di riferimento per il dibattito critico e teorico, ana lizza gli effetti dell’azione del perturbante sull’architettura a partire dalla fi ne del Settecento, epoca in cui l’angoscia e lo spaesamento moderni hanno incominciato a divenire operanti. Ma è soprattutto ai nostri giorni che il per turbante non soltanto ha assunto il ruolo di fondamentale metafora di una generalizzata condizione d’invivibilità ma è entrato addirittura a far parte della strumentazione linguistica del progettista. Attraverso la raffinata lettu ra che Vidler ne compie, i progetti e le opere di alcuni tra i più noti architetti contemporanei - Peter Eisenman, Rem Koolhaas, Bernard Tschumi, John Hejduk, Coop Himmelblau, Elisabeth Diller e Ricardo Scofidio - mostrano un volto del tutto diverso da quello disimpegnato e ottimistico che solitamente appare: deformazioni, smembramenti, rotture, ben più che brillanti inven zioni stilistiche, risultano essere lo specchio infranto in cui si riflettono, in mo do più o meno consapevole, la perdita di radicamento e l’angoscia oggi do minanti nel mondo. Sommario: Introduzione. - Parte prima. Case: Case inospitali. - Sepolto vivo. - Nostalgia di ca sa. - Nostalgia. - Parte seconda. Corpi: L’architettura smembrata. - Perdere la faccia. - Trucco/Traccia. - Terreno mobile. - Case per cyborg. - Parte terza. Spazi: Spazio oscuro. - Posturbanesimo. - Psicometropoli. - Onirismo. - Architettura vagabonda. - Trasparenza. - Indice analitico. Anthony Vidler (1941) è professore e preside della Cooper Union School of Architectu re di New York. E uno dei piu autorevoli storici e critici dell’architettura del panorama odierno. I suoi interessi spaziano dalTIlluminismo all’epoca contemporanea. Ha scrit to numerosi libri tradotti in diverse lingue, tra i quali The Writing on the Walls: Archi tectural Theory in the Late Enlightment (Princeton Architectural Press, 1987), Clau de-Nicolas Ledoux 1736-1806 (Electa, 1994), e il più recente Arte, architettura e disa gio nella cultura moderna (Postmedia, 2005). € 23,00 Biblioteca Einaudi 214 John Hejduk, House for the Homeless. (Da Vladivostock, Rizzoli, New York 1989, P- M7)- Anthony Vidier Il perturbante dell’architettura Saggi sul disagio nell’età contemporanea Einaudi Titolo originale The Architectural Uncanny. Essays in the Modem Unhomely © 1992 Massachusetts Institute of Technology, Cambridge (Mass.) - London La Casa editrice, esperite le pratiche per acquisire tutti i diritti relativi all’apparato illustrativo dell’opera, rimane a disposizione di quanti avessero comunque a vantare ragioni in proposito. © 2006 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino Traduzione di Barbara Del Mercato www.einaudi.it ISBN 978-88-06-17256-5 Indice p. vii Prefazione xv Nota al testo Il perturbante dell’architettura 3 Introduzione Parte prima Case 19 Case inospitali 53 Sepolto vivo 65 Nostalgia di casa 73 Nostalgia Parte seconda Corpi 79 L’architettura smembrata 95 Perdere la faccia 113 Trucco/Traccia 129 Terreno mobile 163 Case per cyborg Parte terza Spazi 187 Spazio oscuro 197 Posturbanesimo 209 Psicometropoli 219 Onirismo 227 Architettura vagabonda 239 Trasparenza 249 Indice analitico Prefazione Molta architettura contemporanea mi pare contraddistinta da qualità allarmanti e interessantissime: brandelli di forme neoco- struttiviste imitano corpi smembrati, il lato da mostrare al pub blico scompare sottoterra o si perde in riflessi di specchio, «pare ti che vedono» ricambiano lo sguardo passivo di cyborg domesti ci, gli spazi sono sorvegliati da occhi mobili e da «trasparenze» simulate, i monumenti storici sono indistinguibili dalle riprodu zioni patinate. Ho sentito perciò il bisogno di esplorare alcuni aspetti dell’architettura e degli spazi perturbanti, cosi come sono stati caratterizzati in letteratura, filosofia, psicologia e architettu ra dall’inizio dell’ottocento a oggi. Segnato dalle sue origini risa lenti al pensiero romantico, il tema del perturbante ci aiuta a col legare la riflessione architettonica sulla natura peculiarmente in stabile della casa (house e home) a una meditazione più generale sui problemi dello straniamento sociale e individuale, dell’aliena zione, dell’esilio, della condizione dei senzatetto. L’architettura si associa intimamente alla nozione di pertur bante fin dalla fine del Settecento. Per un verso, la casa è stata teatro di infinite rappresentazioni di spettri e fantasmi aleggian ti, di sdoppiamenti, smembramenti e altri terrori letterari e arti stici. Da un altro punto di vista, gli spazi labirintici della città mo derna sono stati interpretati come fonti dell’angoscia moderna, a partire da rivoluzioni ed epidemie fino a fobie e alienazione; l’esi stenza stessa del romanzo giallo si basa su paure come queste - «l’omicidio irrisolto è perturbante», scrisse lo psicanalista Theo dor Reik. Al di là di questo ruolo non poco teatrale, tuttavia, l’architet tura rivela la struttura profonda del perturbante in modi che non si limitano alla semplice analogia, dimostrando allarmanti trasfu sioni tra ciò che pare confortevole e accogliente (homely) e ciò che è decisamente spaesante e inospitale (unhomely). Cosi come è sta-