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il pensiero adolescente di hitler PDF

221 Pages·2007·0.84 MB·Italian
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GIGLIOLA ZANETTI IL PENSIERO ADOLESCENTE DI HITLER A mio figlio Massimiliano che sta entrando nell’adolescenza. 1 Il pianto alleggerisce, quando si ha una persona a cui piangere sulla spalla. Malgrado tutto, lasciando da parte le teorie e le difficoltà, ogni giorno e ogni ora sento la mancanza di una madre che mi capisca. Per questo, a ogni cosa che faccio e che scrivo,penso che un domani vorrò essere per i miei figli la madre che sogno. Venerdì 24 Dicembre 1943 Anna Frank 2 Non è facile pensare alla strada, è magnifico percorrerla, magari a ritroso, verso il passato, quand’anche ciò non dovesse servire che a tornare nel presente con un po’ di fulgore negli occhi… Marco Polo Non è necessario fare grandi cose. Basta fare le piccole cose con amore. MADRE TERESA DI CALCUTTA 3 SOMMARIO PREMESSA………………………………………………………………………………….p.6 INTRODUZIONE……………………………………………………………………………p.7 Capitolo I L’ADOLESCENTE E IL SUO MONDO………………………. …………………………p.13 Recidere il legame con l’infanzia…………………………………………………...p.13 Il Viaggio alla ricerca di sé…………………………………………………………p.20 Nuovi modelli di identificazione……………………………………………………p.29 Il pensiero adolescente di Hitler…………………………………………………… p.33 Organizzazione e struttura della banda……………………………………………..p.34 La reciprocità nel dialogo…………………………………………………………..p.39 I modelli di identificazione nella vita di un adolescente……………………………p.42 Capitolo II HITLER E L’IDENTITA’ DELLA GERMANIA…………………………………………p.46 Una cultura competitiva, dualistica e gerarchica…. ……………………………….p.46 Eroi, cattivi e vittime da salvare……………………………………………………p.51 La “costruzione” del nemico permanente…………………………………………. p.63 Capitolo III ASSOGGETTARSI ALL’AUTORITA’ DI UNA VOLONTA’ SUPERIORE……………p.67 I presupposti che creano il contesto per la formazione di uno stato totalitario…….p.67 Il pensiero unilaterale……………………………………………………………….p.69 Quando lo Stato diventa una fede con i propri dogmi…………………………… ..p.74 I compiti educativi dello Stato nazionale…………………………………………...p.98 4 Capitolo IV IL GIOCO DEGLI ESTREMISMI NELLA RICERCA DI NUOVI EQUILIBRI……….p.108 Bisogno di identità e crisi di identità……………………………………………. .p.108 Il pericolo fascista…………………………………………………………………p.112 L’amor patrio e l’esaltazione nazionale………………………………………… ..p.118 Patriottismo monarchico e orgoglio nazionale…………………………………….p.120 L’orgoglio nazionale e le sue finalità……………………………………………. .p.123 Crisi di identità e processo di cambiamento nelle democrazie moderne………….p.125 Capitolo V UNA POLITICA ESTERA CON UNA SOLA VOCE…………………………………...p.149 L’esterno rispecchia ciò che succede all’interno……………………………….. ..p.149 Si può parlare di “crociata illuminata”?………………………………………...…p.154 Diventare individui evoluti………………………………………………………. p.157 Un ruolo attivo per l’Europa……………………………………………………. ..p.162 Capitolo VI IL PERCORSO EVOLUTIVO DEL GUERRIERO INTERIORE……………………….p.168 Vincere il nemico………………………………………………………………….p.168 Un visionario radicale……………………………………………………………..p.182 Valutare da un punto di vista evolutivo…………………………………………...p.190 Far vincere la pace nel mondo…………………………………………………….p.203 CONCLUSIONI…………………………………………………………………………..p.211 BIBLIOGRAFIA………………………………………………………………………….p.219 5 PREMESSA Nel nostro tempo si parla molto di Sociologia, Scienze Politiche, Scienza della comunicazione, Storiografia, ma non abbastanza di Psicologia Politica. Personalmente, forse peccando un po’ di presunzione, vorrei suggerire una nuova materia interessante che mi piacerebbe intitolare Psicoterapia Politica, intendendo i principi della Psicologia applicati alla Politica. Si tratta di un progetto ambizioso, ma credo di aver gettato alcune basi per poterlo attuare, innanzitutto attraverso la presentazione di casi clinici dettagliatamente descritti in altri volumi, che fungono da “matrice”, per estrarne i “principi attivi” terapeutici da utilizzare anche nel trattare i problemi allargati di una cultura, di una nazione, di una civiltà, ecc. Il presente volume si innesta dunque in un quadro più vasto di terapia, che coinvolge non solo gli individui, ma anche le nazioni e, pertanto, si rivolge in modo particolare ai politici e ai politologi oltre che agli psicoterapeuti. Occorre una grande capacità di sognare, per vedere i sogni realizzarsi ed io ho fiducia nel mio Paese, nella capacità di sognare del popolo italiano e nelle capacità di realizzare i sogni dei nostri Guerrieri e delle nostre Guerriere, che lavorano per la pace e il benessere, non solo dell’Italia e dell’Europa, ma del mondo intero. Questo libro è stato steso nel 2002 e nel 2004 , e completato nel 2006, al servizio del mio Paese e degli Stati Uniti d’Europa. Ringrazio le mie volenterose e attente collaboratrici che hanno offerto il loro contributo alla realizzazione grafica del libro: Roberta Morena, Maria Colasanto, Maria Cupidi, Patrizia Bassani e Vanna Mondin. 6 INTRODUZIONE A metà gennaio 2005 l’apparizione in pubblico del principe Harry, secondogenito del principe Carlo d’Inghilterra, con un costume che esibiva una vistosa svastica sul braccio, ha suscitato reazioni di sdegno in tutto il mondo. Il 17 gennaio i telegiornali hanno diffuso la notizia che il padre gli ha inflitto una solenne punizione: occuparsi delle pulizie dei porci nel porcile della casa reale. Anche in una solida democrazia come quella inglese che non si è mai macchiata di nazismo e anzi ha subito le batoste dei devastanti attacchi di Hitler, compaiono trasgressivamente i funghi velenosi dell’ideologia nazista, sia pure in forma simbolica. Nel campo della psicologia dinamica non è mai casuale la scelta di un costume mascherato, anche a carnevale. Infatti, corrisponde ad una parte profonda e repressa della propria personalità. Un uomo che si veste da donna esprime il lato femminile represso dentro di sè, e chi si veste da nazista esprime il lato “nazista” che molti individui hanno, anche se non ammetterebbero mai di averlo. Il principe Harry ha suscitato tanto scalpore anche perché non si riflette abbastanza sul fatto che il lato nazista è presente in noi tutte le volte che coltiviamo il Guerriero negativo: quando diamo sfogo al bisogno amorale e ossessivo di vincere, al desiderio di conquista, e consideriamo la diversità come una minaccia. L’imposizione della nostra visione unilaterale della realtà è un altro aspetto del lato nazista interiore. Questa mentalità rigida è all’origine di molti guai. L’aspetto negativo dell’archetipo è costituito dalla convinzione che non va bene essere semplicemente umani. Dobbiamo provare che siamo meglio degli altri. Il Guerriero vuole essere “ il migliore”. E necessariamente questo getta gli altri in condizioni di inferiorità. Quando questo desiderio di essere superiori agli altri non è controllato da alcun valore, né da alcun sentimento umano, si perde l’aspetto eroico e positivo del Guerriero, per cadere nelle manifestazioni più negative e più gravi. Quando si usa il proprio potere solo per acquistare predominio e controllo sugli altri, si divide il mondo in due categorie sulla base del proprio egocentrismo: quelli che si oppongono alle proprie mire e ai propri desideri vanno distrutti, vinti o convertiti, e quelli che accettano di essere “protetti” pagano il prezzo dell’asservimento al proprio dominio. Nel mio ruolo di psicoterapeuta e di persona che osserva le interazioni umane, posso testimoniare che ho incontrato più volte nella mia vita soggetti strutturati in questo modo. 7 Gli “Hitler in normali pantaloni e gonne girano nelle nostre città, magari del tutto inconsapevoli del ruolo che stanno assumendo nella vita, a danno di altri. Solo il feed-back o risposta di ostilità che ricevono, può dare loro qualche scossone “ di avviso”. Costoro possono proteggere apparentemente le loro vittime dagli altri, ma, come si è accennato, il prezzo che il Guerriero negativo che è in loro pretende per questo, è che a quel punto le stesse vittime siano totalmente asservite al loro dominio. Così, finiscono per odiare e “perseguitare” chi non si assoggetta ai loro “comandi”. E’ questo il caso di ogni tipo di imperialismo. Può trattarsi del padrone che opprime gli operai, del marito che schiavizza la moglie, della cognata che pretende di asservire al suo volere tutti i parenti e che fa dispetti di ogni genere a chi non la pensa come lei, mettendo mariti contro mogli e nipoti contro genitori, in base al concetto del “dividere e dominare”. Anche le nazioni che ne conquistano altre, esprimono lo stesso atteggiamento. Hitler è l’incarnazione di questa sete di potere che lusinga con la promessa di spartire il “ bottino” e poi emargina. Hitler aveva lasciato credere a Mussolini che l’Italia sarebbe stata una grande potenza vincitrice se si fosse alleata con la Germania. Ma Mussolini comprese “ben presto” che Hitler intendeva in realtà fare dell’Italia una provincia coloniale al servizio della grande Germania. Non c’è posto per la parità e per il dialogo nella logica di potere di questo Guerriero negativo. Per richiamarci ai simboli del nazismo, la “ sbandata” di Harry ha risvegliato le coscienze dormienti. Ma c’è da chiedersi quanti si siano confrontati con il proprio “lato nazista”, invece di gettare fango su un adolescente alla ricerca di sé, che più o meno confusamente è entrato in contatto con il suo Guerriero interno allo stadio inferiore di evoluzione, in attesa di una spinta di crescita verso livelli più elevati. In effetti l’archetipo del Guerriero serve a insegnarci a riconoscere il nostro potere e ad affermare la nostra identità nel mondo. Il potere può essere fisico, psichico, intellettuale e spirituale. A livello fisico, l’archetipo del Guerriero si esprime attraverso l’autodifesa, la disposizione e la capacità di lottare per difendersi. A livello psichico tale archetipo riguarda la creazione di confini sani, così che sappiamo dove finiamo noi e dove cominciamo gli altri; riguarda inoltre la capacità di imporsi come individui. Come mamma di un figlio adolescente di dodici anni e mezzo, conosco da vicino gli atteggiamenti polemici e i “duelli verbali” che mi vengono riferiti dagli insegnanti della scuola media, tra insegnanti e allievi e tra allievi. 8 La lotta sembra così importante agli uomini perché in essa si è definita la loro identità di maschi. Attraverso queste pseudobattaglie verbali o “simulate” nella lotta fisica, continua a vivere l’uomo cacciatore. La reale sfida per tutti i Guerrieri è imparare a portare nella lotta la loro natura più profonda e combattere per ciò in cui veramente credono e a cui più tengono. Essendo gli uomini così radicalmente socializzati per essere Guerrieri, c’è il rischio che questo impedisca loro di sviluppare altri aspetti di sé e alimenti confusione mostrando il conflitto o la lotta come qualcosa che ha una giustificazione in se stesso. Nella nostra cultura, potere e cura dell’altro si sono definiti in contrapposizione. Alle donne è stato affidato il compito della cura, agli uomini quella del potere. “Le donne temono l’iniziativa, la conquista e il potere - scrive Carol S. Pearson – per il semplice fatto che il mondo che ha esaltato queste qualità – il mondo maschile – è profondamente alienante per loro, non soltanto perché non apprezza le donne, ma perché spesso non apprezza l’amore per l’altro. Le donne sono offese dal mondo maschile perché vi vedono poco amore. In realtà, troppo spesso gli uomini hanno addirittura dimenticato che l’obiettivo della contesa e della battaglia è di rendere il mondo un posto migliore”. 1 In effetti, molti uomini si gettano nella lotta prematuramente, quando in realtà si trovano ancora allo stadio narcisistico dell’Orfano, e soltanto in un secondo momento si accorgono dell’importanza di preoccuparsi per gli altri. Quando l’azione è slegata dall’amore, diventa volere, dominio, volontà di potenza. Nel suo egocentrismo, il Guerriero “involuto” usa tutte le armi a sua disposizione per propria ed esclusiva gloria. Sul versante femminile, l’educazione sociale delle donne alla recettività pone a queste ultime un altro genere di problemi. Possono riuscire a battersi per gli altri, ma non per se stesse, perché pensano che ciò sia egoista. In tal caso, la lotta può essere semplicemente un’altra forma di “martirio”. Le donne spesso sono indotte a gettarsi nella mischia solo dal desiderio di salvare gli altri. Sono state le donne a fornire il massimo dell’energia ai movimenti di riforma del diciannovesimo secolo , e molta ne forniscono oggi ai movimenti ambientalista e pacifista. Da parte loro, “gli uomini sono spaventati dal mondo femminile, - osserva Pearson - perché vi vedono il sacrificio e temono di essere risucchiati” 2 1 Pearson C.S. L’eroe dentro di noi, Astrolabio, Roma, 1990, p.104. 2 Ibidem p. 104 9

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Nel campo della psicologia dinamica non è mai casuale la scelta di un Blitzkrieg - ebbe sul resto del mondo emerge dalle parole di Wiston
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