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Il Natale ha 5000 anni PDF

721 Pages·2007·12.82 MB·Italian
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FRANCESCO SABA SARDI IL NATALE HA 00 ANNI BEVIVINO EDITORE GOD - GRANDI OPERE E DIZIONARI TUTTI I DIRITTI RISERVATI ISBN 978-88-88764-90-0 WWW.BEVIVINOEDITORE.IT [email protected] © COPYRIGHT 2007 -NUOVA EDIZIONE FRANCESCO BEVIVINO EDITORE SRL -MILANO/ROMA © COPYRIGHT 1958 -PRIMA EDIZIONE SUGAR EDITORE -MILANO GRAFICA: GIANLUCA D'ARCANGELO -STUDIO GRAF.PRO IMMAGINE DI COPERTINA: "sACRA FAMIGLIA" DI HANS BALDUNG GRIEN (15n) ,,~~~:-(it·::, .<?>~··,, /1~'~hlT~Jµ:. RJ<:STA _A 1~1J.S)fSIZIONE DEGLI AVENTI DIRITTO PER REGOLARE EVENTUALI SPETTANZE /.··~INrìU ~I STA,MPARE·~~rESE .. DI NOVEMBRE 2007 PRESSO GRAFICHE SPEED 2000 -MILANO 'f . .' ',, . I WWW.PlCKWICK.IT MAGAZINE ELETTRONICO DEDICATO AL MONDO DEL LIBRO FRANCESCO SABA SARDI IL NATALE HA 5000 ANNI INTRODUZIONE «Doversi le cose sacre sotto enigmatici ve lamenti e poetica dissimulazione coprire.» Giovanni Pico della Mirandola «La fede? È dare per certo ciò che sai che non è così.» MarkTwain I. I sovrani delle Tre Dinastie cinesi, secondo il Chu King e gli Annali su bambù, erano Figli del Cielo e avevano diritto al trono solo finché il cielo elargisse loro il ming, l'investitura, il mandato frutto dei meriti di un grande Antenato la cui nasci ta era miracolosa in quanto dovuta a un diretto intervento ce leste. I Re Figli del Cielo in senso metaforico, erano dunque i discendenti di un Figlio del Cielo in senso effettivo. In partico lare, T' ang il Vittorioso, fondatore della dinastia regia, discen deva da Sie, generato dal Cielo e da una madre vergine. È solo un esempio delle molte narrazioni affini che costi tuiscono la materia di questo libro. Ed è quel complesso di manifestazioni che sempre si ritrovano alla radice di moltissi me concezioni religiose: il mito del figlio del cielo (a volte dell'abisso), nato secondo modalità che contraddicono l'e sperienza del parto umano, il più delle volte da una vergine, ma spesso uscito, senza «nascite» antropomorfe, da grotte, IL NATALE HA 5000 ANNI rocce, alberi, fiori, frutti, acque, oppure inspiegabilmente e semplicemente apparso. Il mi tema sul quale cresce e si articola l'edificio di tutte le religioni è, infatti, quello dell'Apparizione. Un'indagine sul le problematiche delle credenze di ogni parte del mondo do vrà pertanto tentare di dare risposta a una serie di domande corollarie: cosa si intende per religione? E se questa ha a fon damento un mitema, quali ne sono le caratteristiche? Anco ra: qual è il rapporto tra la religiosità e quello che si è soliti designare senso o sentimento del sacrum? La breve premessa e le domande valgano a giustificare il titolo che, in questa come nella precedenti edizioni, ho dato all'opera. La quale ha per oggetto l'Apparizione in versione soprattutto monoteistica, ripetutamente promessa e a volte data per avvenuta. E più volte il monoteismo si è decisamen te imposto, in maniera clamorosa e con cospicui rivolgimen ti sociali durante la XVI Dinastia egizia a opera del faraone Ekhnaton, ma forse ancora prima tra gli ebrei. Jahveh e Aton1 sono monodei. Una tradizione antica, dunque, ma che ovvia mente ebbe numerosi precedenti nel Neolitico (divinità zoo morfe e dee madri). E siccome i racconti mitici sono assai più antichi, e tutti si incentrano sull'apparizione o rivelazione, mi sembra giustificato far risalire l'idea dei Figli del Cielo ali' o rigine stessa delle religioni. Che è di epoca neolitica. Fissare la data precisa della genesi dei Natali è ovviamente impossi bile; tutto quello che se ne può dire è che essa si perde, or mai, nella notte dei tempi. Ma la genesi, stando all'Antico Te stamento ha avuto luogo qualcosa come seimila anni fa, a ope ra di un dio unico e universale. Quasi altrettanti ne ha dunque il Natale. Il dio dell'Antico Testamento si rivelava in proprio, personalmente, ma era comunque un <<noi», come risulta dal- 1' episodio della Torre di Babele (Genesi 11, 1-9). «Jahveh sce se a guardare la città e la torre che i figli dell'uomo erano con- 6 INTRODUZIONE finati a costruire. "Sono un unico popolo, con la stessa lin guà' disse Jahveh. "Questo l'hanno ideato tra loro e giunge in su finché non esista limite di confine a ciò che toccheranno. Tra noi scendiamo, confondiamo la loro lingua finché ciascu no sia stolto per l'amico?" «Da là Jahveh li disperse nell'immensa faccia della terra: la città divenne sconfinata. «Per questo chiamarono il luogo Bavel: ivi le loro lingue furono confuse da Jahveh. Da lì, dispersi da Jahveh, giunse ro ai confini della terra. (Ho seguito la traduzione dall' ebrai co di David Rosenberg del Libro di J 2 ) 2. DAL PHANES ALL'ANTROPOMORFO Per i mitologi greci, Urano fu il cielo nel suo stato primi genio. Secondo Esiodo, suo figlio Cronos (Tempo) comin ciò a dargli ordine, funzione proseguita dai suoi nipoti Zeus, Posidone e Ades. (Che i greci credessero o meno nella loro realtà, è un problema che affronterò più avanti, nel paragrafo intitolato «Perché si crede».) Nella cosmogonia esiodea, che qui serve da riferimento elettivo, il primo dio è Eros, moto re delle nascite, e dunque della proliferazione e del perdura re della collettività. Secondo una tradizione diversa da quel la esiodea, il primo «dio momentaneo» (una incerta presenza, un'imprecisa manifestazione) fu Phanes, colui che appare e fa apparire. Va tenuto presente che i greci si servivano alterna tivamente delle parole theos, theon, tò theion (il divino), 6 dai mon, tò daimoniou all'interno della stessa frase. Essenziale co munque è la differenza tra Eros (concepito appunto come un dio) e Phanes. Questo non aveva una funzione specifica e neppure una fisionomia; appariva improvvisamente, come una luce, rendendo visibili le cose che erano avvolte nell' o scurità primordiale. Stando alle tradizioni orfiche3 cioè i nu- , 7 1 \f" Il NATALE HA 5000 A1'NI merosi testi attribuiti a Orfeo, Cronos (il Tempo) avrebbe generato l'Etere e il Caos, abisso senza limiti, all'interno del quale mise un uovo da cui sorse un essere misterioso, figlio dell'Etere, appunto Phanes ovvero Protogeno, il primigenio. In una seconda fase, Phanes congiungendosi con la Notte dà origine alle entità cosmiche e a numerose divinità, e soprat tutto a Zeus e ai suoi figli. In una terza fase, Zeus divora Pha nes, il mondo e tutti gli dei, divenendo egli stesso Phanes in una nuova forma. In una quarta fase, Zeus-Phanes consegna lo scettro a Dioniso, il figlio avuto da sua figlia Persefone. Dioniso bambino viene ucciso dai Titani; Zeus lo fa rinasce re e folgora i suoi uccisori. Lumanità attuale vede la luce nel contesto di questi conflitti. Se vogliamo tradurre questi pur trasparenti simboli in una terminologia di più immediata comprensione, possiamo ve dere nel Phanes appunto l'Apparso, cioè la Parola originaria proprio perché non ha origine. Zeus risulta allora il momen to razionale, discorsivo, che ingloba l'Apparso continuando a esserne il portatore. È evidente a prima vista che questa co smogonia corrisponde alla fase di transizione da una visione mitica non particolareggiata, se vogliamo informe (o magari inconscia), all'invenzione degli dei, e dunque delle religioni. Forse corrispondente a quella in cui si è verificato il passag gio dall'itineranza paleolitica allo stanziamento e a quella che altrove ho definito «rivoluzione simbolica»\ cioè lo stravolgi mento della Parola, del Phanes, il suo inglobamento in Zeus, la ratio, il Discorso, parallelamente al diffondersi del modu lo stanziale, cioè del villaggio (germe della città), dell'agricol tura, dell'allevamento, della società (che prende, per ingloba mento, il posto dei gruppi paleolitici, itineranti, dediti alla caccia e alla raccolta), dell'economia di produzione sistema tica, delle gerarchie e quindi di veri e propri dei, di sacerdozi strettamente legati ai sovrani, di corti e di capitali più o meno fortificate, di legislazioni, della divisione in classi e caste e, ul- 8 INTRODUZIONE tima ma non ultima, della demografia, l'impositiva moltipli cazione degli esseri umani oltre che degli animali e l'aumento della produttività e, di conseguenza, del potere di sovrani e reggitori. In pari tempo, venne in essere la guerra, sistematiz zazione della violenza per impadronirsi di vantaggi (terreni e pascoli migliori, per esempio). Nella fase iniziale del processo, profilatosi in Eurasia, nel la Mezzaluna Fertile tra il Mediterraneo e l'Eufrate verso il 15.000 a.C., a essere dotata di straordinaria valenza e signifi canza fu la donna. Che già durante il Paleolitico appariva por tatrice di particolari potenzialità\ se non altro perché assicu rava la sopravvivenza del gruppo umano. Nella fase dello stan ziamento, cioè della proiezione nella sfera extraumana delle articolazioni del mondo umano, vale a dire nel processo di formazione delle credenze religiose, era inevitabile che la don na, o meglio la funzione attribuitale (e che del resto non pote va venirle sottratta né sminuita), venisse divinizzata. Ma la sua divinizzazione, cioè l'attribuzione di poteri ex traumani, fu preceduta da un'esaltazione a divinità di alcuni specifici animali o figure zoomorfe con attributi umani. Ani mali che avevano avuto importanza centrale, in primo luogo alimentare, già per i cacciatori itineranti e adesso la conser vavano per gli agricoltori e allevatori stanziali. Per i cacciato ri, le bestie erano collettivamente dotate di perennità, i loro ossami erano fonte se non altro di arnesi indispensabili. Ma anche gli ossami umani comprovavano, con la loro parziale indistruttibilità, una sopravvivenza collettiva; ed essendo del la stessa natura, solidità, durata delle «ossa della terra», cioè sassi, rocce, grotte, testimoniavano della forza della trasmis sione della vita al di là dei decessi.6 Altrettanto inevitabile era che nella fase di divinizzazione o sacralizzazione a venire esal tati e collocati in una sfera superiore all'umana fossero ani mali particolarmente vistosi, molto prolifici e utili oltre che dotati di particolare forza (e pericolosità). 9

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