Biblioteca Adelphi 123 MARIO PRAZ Il mondo che ho visto * V Questo libro è l’ultimo lavoro a cui si de dicò Mario Praz: una vasta scelta dai suoi scritti di viaggio (in buona parte mai pri ma raccolti), preceduta da un’introdu zione inedita, che è un magistrale profilo della storia del Grand Tour. In queste pa gine Praz osserva che «pochi viaggiatori sanno essere personali, sanno vedere con occhi che penetrano nell’essenza delle co se» - e accenna a certi scrittori che han no lasciato, nei loro diari, puri elenchi di monumenti e chiese visitate. Praz è ovvia mente l’opposto: come nella sua attività di critico era attratto sempre e soltanto dalla peculiarità - e dal risuonare delle peculiarità l’una sull’altra - così nella sua veste di viaggiatore lascia vibrare la sua at tenzione, di preferenza, non già dinanzi agli spettacoli obbligatori, ma dinanzi a scene laterali, ad angoli dimenticati, a pic cole enclaves nello spazio, verso le quali il suo passo rabdomantico è ogni volta atti rato. Il suo amato Charles Lamb, «quan do si recava a far visita a una qualche fa mosa country-house d’Inghilterra, per pri ma cosa chiedeva del salottino cinese». Allo stesso modo, dopo una doverosa gita •alle Piramidi, Praz prende subito l’occa sione per una lunga visita alla deplorevo le villa di Faruk. Quanto al neoclassico, lo insegue fino in Tasmania. E mai il greve orrore delle celebrazioni guerriere gli ap parirà così incombente come nel War Me morial di Canberra. Ci sono luoghi e co se che sembravano attendere da tempo il suo sguardo: in un seminterrato alla peri feria di Washington, una vera città fatta di case di bambole; le «carrozzelle decre pite» di una «Baden-Baden tropicale», la Petrópolis di Pedro II; i palazzi di Nancy, dai «balconcini rococò... su cui i viticci e le conchiglie dorate serpeggiano come ram picanti delle Esperidi o d’un altro paese di favoleggiata beatitudine»; le rovine di Paimira, dove «il tempo ha smussato gli ornamenti, steso un velo di poesia su quel che poteva esserci di crudo, di pro- vinciale in questo impero d’una stagio ne». Mentre la vita immediata, invadente poco lo tocca, il suo vagare è una ricerca delle «anime morte delle innumerevoli cose». Per lui, «il massimo piacere del viaggiare si raggiunge quando allo spo stamento nello spazio si unisce lo sposta mento nel tempo». Allora è la sua acumi nata percezione del senso del tempo a guidarlo verso 1’esistenza sospesa, quasi ritagliata dal resto, dei suoi luoghi, come la minuscola St. Luke’s Church di New York: «Simili angoli sono come i sogni del la città, remoti archetipi che passano sul l’anima di una città come nubi, e la città pare per un momento dimenticarsi, rima nere sospesa sull’orlo d’un’esistenza pre natale, ma poi la risveglia lo scampanio dei carri dei pompieri». L’opera di Mario Praz (1896-1982) è vastissi ma e comprende alcuni saggi ormai classici: da La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica (Milano-Roma, 1930; edizione rive duta e aumentata, Firenze, 1966) a Gusto neo classico (Firenze, 1940; terza edizione, aggiorna ta e notevolmente aumentata, Milano, 1974); dalla Filosofia dell’arredamento (Roma, 1945) agli Studies in Seventeenth-Century Imagery (volu me I: London, 1939, volume II: London, 1947; Second Edition considerably increased, Roma, 1964). Una bibliografia degli scritti di Praz aggiornata al 1976 si trova in appendice alla sua raccolta di saggi Panopticon romano secon do, Roma, 1977. Di Praz sono apparsi presso Adelphi La casa della vita (nuova edizione ac cresciuta, 1979), Voce dietro la scena (1980) e il Carteggio con Emilio Cecchi (1985). In copertina: Matthew Pratt, The American School (1765). BIBLIOTECA ADELPHI 123 DELLO STESSO AUTORE: Carteggio Cecchi-Praz La casa della vita Voce dietro la scena MARIO PRAZ Il mondo che ho visto ADELPHI EDIZIONI I saggi tratti da I Volti del Tempo sono qui riprodotti per gentile concessione delle Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli. Quarta edizione: aprile 2009 © 1982 ADELPHI EDIZIONI S.P.A. MILANO www.adelphi.it ISBN 978-88-459-0510-0