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Il misantropo a caso maritato, o sia L'orgoglio punito. Commedia PDF

162 Pages·2020·0.554 MB·Italian
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Giulio Rucellai Il misantropo a caso maritato o sia L’orgoglio punito Commedia a cura di Monica Bisi Biblioteca Pregoldoniana lineadacqua 2020 Giulio Rucellai Il misantropo a caso maritato Giulio Rucellai Il misantropo a caso maritato o sia L’orgoglio punito a cura di Monica Bisi © 2020 Monica Bisi © 2020 lineadacqua edizioni Biblioteca Pregoldoniana, nº 27 Collana diretta da Javier Gutiérrez Carou Comitato scientifico: Beatrice Alfonzetti, Francesco Cotticelli, Andrea Fabiano, Javier Gutiérrez Carou, Simona Morando, Marzia Pieri, Anna Scannapieco e Piermario Vescovo. www.usc.gal/goldoni [email protected] Venezia - Santiago de Compostela lineadacqua edizioni san marco 3717/d 30124 Venezia tel. +39 041 5224030 www.lineadacqua.com [email protected] ISBN: 978-88-32066-32-6 La presente edizione è il risultato delle attività svolte nell’ambito del progetto di ricerca Ar- chivo del teatro pregoldoniano (ARPREGO I: FFI2011-23663, finanziato dal Ministerio de Ciencia e Innovación; ARPREGO II: FFI2014-53872-P, finanziato dal Ministerio de Economía y Competiti- vidad; e ARPREGO III: Ministerio de Ciencia, Innovación y Universidades spagnoli e FEDER: PGC2018-097031-B-I00, 2019-2022). Lettura, stampa e citazione (indicando nome della cu- ratrice, titolo e sito web) con finalità scientifiche sono permesse gratuitamente. È vietata qualsiasi utilizzo o riproduzione del testo a scopo commerciale (o con qualsiasi altra finalità differente dalla ricerca e dalla diffusione culturale) senza l’esplicita autorizzazione della cura- trice e del direttore della collana. Giulio Rucellai Il misantropo a caso maritato o sia L’orgoglio punito Commedia a cura di Monica Bisi Biblioteca Pregoldoniana, nº 27 Indice Presentazione 9 L’autore 9 La commedia speculum consuetudinis e la Prefazione al Tamburo di Addison 10 L’opera 15 I giudizi dei contemporanei e la dedica della Locandiera 15 Trama e personaggi 19 I temi: misantropia, libertà, giustizia 23 Nota al testo 29 Il misantropo a caso maritato 31 Personaggi 32 Prologo 33 Atto primo 37 Atto secondo 67 Atto terzo 79 Atto quarto 99 Atto quinto 117 Commento 139 Prologo 139 Atto primo 142 Atto secondo 145 Atto terzo 149 Atto quarto 151 Atto quinto 153 Bibliografia 159 Presentazione L’autore Discendente di un’antica nobile famiglia fiorentina col tempo impoverita, Giulio Rucellai nasce a Firenze nel 1702 e si forma all’Università di Pisa, dove si laurea in utroque iure nel 1727 sotto la guida di Bernardo Tanucci, grazie al quale viene introdotto alla cultura del giusnatu- ralismo, e nello stesso anno riceve la nomina alla cattedra di istituzioni civili della medesima università. Vi tiene lezioni solamente per due anni, senza particolare successo presso gli stu- denti. Dal 1729 diventa coadiutore di Filippo Buonarroti, auditore del Regio diritto, al quale succede nel 1735: ricoprirà l’incarico per oltre quarant’anni, offrendo importanti contributi nell’ambito della riorganizzazione burocratica e della specializzazione dell’ufficio. È presente anche in altri settori dell’amministrazione dello Stato toscano e fa parte di molte magistrature fiorentine (come l’ufficio degli Otto di guardia e balìa, quello dei Nove conservatori e quello del Magistrato supremo), vedendo rinnovate più volte le proprie cariche. Nel 1736 diventa senatore e a partire dal 1745 è segretario della Pratica segreta, importante tribunale che dirime i conflitti fra magistrature, enti o comunità dello Stato. Fin dal 1743 si adopera per l’erezione di strutture comunitarie dedicate alle donne e alla loro educazione, in modo da aprire davanti a loro alternative alla tradizionale necessaria scelta fra matrimonio e professione religiosa. Dopo l’approvazione della legge sulla nobiltà nel 1750, entra a far parte della Deputazione preposta alla verifica della spettanza dei titoli nobiliari. Nel 1752 è nominato cavaliere nell’Ordine di santo Stefano. È chiamato a far parte anche della commissione formata dal governo lorenese per la revisione delle leggi toscane: negli anni del suo servizio si occupa della riforma dei feudi, puntando alla loro uniformazione giuridica, a ottenere maggiori ga- ranzie per le popolazioni sottoposte ai feudatari e alla riaffermazione dell’autorità legislativa del sovrano.1 1 Si veda l’indispensabile DANIELE EDIGATI, voce Giulio Rucellai, in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto della enciclopedia italiana, Roma, 2017, vol. 89, pp. 72-78. Sull’attività di Rucellai nel governo del granducato e sulle riforme legislative realizzate grazie al suo impegno si leggano almeno NICCOLÒ RODOLICO, Stato e Chiesa in Toscana durante la Reggenza lorenese (1737-1765), Firenze, Le Monnier, 1972; ANDREA PASQUINELLI, Giulio Rucellai, Segretario del Regio Diritto (1734 - 1778). Alle origini delle riforme leopoldine del clero, «Ricerche storiche», XIII, 2, 1983, pp. 259-296; FURIO DIAZ, Dal movimento dei lumi al movimento dei popoli. L’Europa tra Illuminismo e Rivoluzione, Bologna, il Mulino, 1986; ID., I Lorena in Toscana: la reggenza. Torino, UTET, 1987; MARCELLO VERGA, Per un «terzo stato delle dame». Alcune considerazioni sul dibattito politico e culturale e le riforme ecclesiastiche nella Toscana del Sette- cento, in FERDINANDO CITTERIO-LUCIANO VACCARO (a cura di), Storia religiosa dell’Austria, Milano, Centro Am- brosiano, 1997, pp. 253-294; CARLO MANGIO, Fra Giulio Rucellai e la granduchessa Elisa: sconfitta e persistenza delle nobiltà cittadine, in DANILO MARRARA (a cura di), Ceti dirigenti municipali in Italia e in Europa in età moderna e contem- poranea, Pisa, ETS, 2003, pp. 177-186. Rucellai, Il misantropo a caso maritato Rucellai è dunque uomo di legge molto attivo nella Firenze del granducato di To- scana, prima nel periodo della reggenza lorenese, sotto il regno di Francesco III Stefano, e poi, soprattutto, negli anni del governo di Pietro Leopoldo I. È autore di relazioni e memorie capaci di fornire significativi elementi relativi agli ordinamenti giuridici dell’epoca e fra i prin- cipali artefici della politica ecclesiastica toscana: contribuisce al recupero di diritti e regalie nei confronti della Chiesa e alla revisione delle leggi sull’immunità dei luoghi sacri e sul diritto di asilo, nonché ad una nuova regolamentazione dei rapporti fra tribunali secolari ed episco- pali e alla promulgazione dell’editto sulla censura del 1743. Per le sue convinzioni giusnatu- ralistiche entra in controversia con la curia fiorentina: il suo aperto scontro con il clero gli vale una crisi con il padre, con molti prelati toscani e addirittura con papa Clemente XII, a causa, in particolare, del progetto per la costruzione del conservatorio dei poveri.2 Guarda volentieri al modello francese per gestire i rapporti con la Santa Sede e nei suoi scritti esprime convinzioni illuministiche e protoliberali, schierandosi dalla parte di Beccaria in materia cri- minale e non disdegnando di ispirarsi, nella prassi giuridica, anche a principi di stampo utili- tarista. Strenuo difensore della libertà civile dell’uomo e della sua libertà di coscienza, inter- viene in materia di legislazione riguardo alle case di reclusione e gli istituti di correzione e, d’altra parte, è favorevole ad una politica di tolleranza religiosa, come dimostra il suo impe- gno nel promuovere la convivenza con la comunità ebraica e nella realizzazione di luoghi di culto per la comunità ortodossa a Livorno. Benché affascinato dalle donne, non si sposerà mai, tanto che pare che il carattere di Alceste, protagonista del Misantropo, abbia tratti autobiografici3 e che Goldoni si ispiri a Ru- cellai per il cavaliere di Ripafratta della Locandiera. Muore a Firenze il 10 febbraio 1778. La commedia speculum consuetudinis e la Prefazione al Tamburo di Addison. Oltre alla sua grande perizia in materia di diritto, Rucellai vanta anche una buona cultura umanistica, la conoscenza di latino, greco, francese e inglese e una ricca collezione di classici 2 Roberta Turchi, attingendo ad una fonte dell’epoca, riporta la notizia secondo cui la confutazione di Rucellai al breve di Clemente XII circa la costruzione di un conservatorio per i poveri gli valse l’accusa – di socratica memoria – di corruzione dei giovani e di essere seguace di filosofie condannate, come quelle di Spinoza e Hobbes (ROBERTA TURCHI, Dedicatari toscani di Goldoni, in Goldoni in Toscana, Atti del convegno di studi di Mon- tecatini Terme (9-10 ottobre 1992), Firenze, Cadmo, 1993, pp. 7-40: 28, n. 64). Per questo si veda anche quanto scrive di lui BERNARDO TANUCCI, Epistolario, a cura di Romano Paolo Coppini, Lamberto Del Bianco e Ro- lando Nieri, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1980, vol. II, pp. 542-543. 3 Cfr. TURCHI, Dedicatari toscani di Goldoni, cit., p. 33. 10 Biblioteca Pregoldoniana, 27

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