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Il linguista inverosimile PDF

243 Pages·1988·0.848 MB·Italian
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Silvio Ceccato - Carlo Oliva Il linguista inverosimile Una passeggiata fra esperienze ed esperimenti della parola opac Milano AH 893044 Mursia © Copyright 1988 U. Mursia editore S.p.A. Tutti i diritti riservati Printed in Italy 3286/AC U. Mursia editore Via Tadino, 29 - Milano Presentazione Ci siamo proposti, Oliva ed io, di scrivere queste pagine per illustrare fasti e nefasti della linguistica, o meglio, dei linguisti di oggi, non dimenticando neanche quelli di ieri. Un libro, comunque, di aggiornamento espositivo e critico, pensato per gli studiosi del linguaggio, ma anche per i professori e studenti delle famose «nozioni di lingua», di grammatica, etc. Che tuttavia non si sarebbe limitato a contrapporre linguista e linguista, ma avrebbe cercato di prendere posizione da un punto di vista nuovo rispetto alla tradizione. Nelle linguistiche tradizionali, pur con tante varietà, sì suppone che la parola si aggiunga ove è già tutto fatto, in Particolare un pensiero-realtà oggetti della designazione. Qui vi si contrappone una linguistica nella quale sia la parola ascoltata-pronunciata, sia la cosa designata sono sempre fatte risalire ad una attività del parlante. Di conseguenza, anche le regole che connettono i due dinamismi sono opera 1 del parlante, quanto cioè egli mette in atto affinché sì passi da un dinamismo all'altro, pur essendo previsti con i successi non pochi insuccessi. La linguistica tradizionale è di derivazione filosofica, e sì hanno quindi tante linguistiche quante sono le correnti sostenute nel filosofare. La linguistica nuova, operativa, proviene da studi sulle operazioni, costitutive, particolari della vita mentale, è cui risultati, fra l'altro, trovano impiego nella meccanizzazione dell'operare linguistico, come la traduzione meccanica, la descrizione meccanica, e simili. Di tutto ciò, il libro, speriamo, conterrà principi e illustrazioni convincenti. Quanto alla divisione dei compiti: la parte introduttiva e le applicazioni alla traduzione meccanica, lingua universale, etc., riguardano principalmente Ceccato, il più vecchio e il più ex-filosofo; la passeggiata fra i linguisti riguarda più Oliva, più svelto e giovane e agile. Risuoneranno nomi celebri, come Saussure, Chomsky, etc. Si vedrà perché, dal punto di vista operativo, quelle linguistiche appaiano insufficienti. Tanto pi lo sono se devono venire impiegate non dall'uomo che parla e comunica, ma per costruire una macchina, che non apprende certo a parlare sugli esempi, dall'ambiente linguistico. Capiranno tutti? Non si intende offendere nessuno, ma soprattutto, quando da secoli si sono affrontati problemi difficili perché rimasti insoluti (ogni problema una volta risolto era facole), una certa emotività potrebbe risultare di ostacolo. Non l'ho trovata nei bambini quando ho discorso con loro di parole e di cose nominate (si vedano al proposito i due volumi Il punto). Basterà leggere con un po' di pazienza e di fantasia. Di solito io sono più brillante, più divertente, ma questo è un libro destinato anche alla scuola, cioè più ai «santi» che ai «fanti». SILVIO CECCATO Milano, luglio 1988 2 Una linguistica di tutti e per tutti SILVIO CECCATO Un inganno? È possibile che una attività che l'uomo svolge da tempo indefinito, che gli animali spartiscono in parte con lui, già presente come lallazione nell'infante e poi così rapidamente e riccamente sviluppata, insegnata, applicata, appresa nel bambino, ragazzo, quale è il linguaggio, abbia offerto tanta incongruenza e tanta pena a studiosi pur intelligenti? Un diabolico inganno? Una beffa? Una malasorte? Un linguaggio così ben codificato, in certi settori reso univoco e rigoroso dai simboli, in altri settori aperto all'originalità del singolo, un linguaggio affidato alle tecniche della stampa, tante lingue tradotte con successo le une nelle altre, un linguaggio modulato dal poeta, esaltato dal musicista, etc., etc., questo linguaggio come può essere rimasto sfuggente a proposito del suoi rapporti proprio con l'uomo che parla e proprio con le cose nominate? No, non una beffa, piuttosto una congiura di circostanze. Se potremo mostrare che è stato proprio così e offrire alla linguistica un oggetto facile e divertente, nonché di sostegno euristico per il pensiero, avremo giustificato, Carlo Oliva ed io, la nostra impresa. Il «linguista inverosimile» diverrà il più verosimile dei linguisti. Intanto, nel lettore si sarà creata una curiosità. Chi sarà mai questo nemico della linguistica? Come è possibile che per tanti anni, secoli, millenni, sia sfuggito l'inganno, se inganno c'è stato? E poi, questo ostacolo era proprio involontario, non vi sarà forse nascosto qualche interesse pratico? Magari inconfessabile? Quale? Ed ora, che cosa faranno gli interessati? Come reagiranno? Credo che per rispondere a queste domande in modo convincente sia opportuno procedere almeno in due direzioni. 3 Nella prima raccontare ciò che è della più comune esperienza umana, ciò che tutti hanno provato e continuano a provare. Nella seconda raccontare come si diano due maniere opposte di concepire questa comune esperienza. La più comune esperienza Sarebbe ben strano che ciò che avviene nei polmoni non avesse una ripercussione nel cuore, ciò che avviene negli occhi non l'avesse nelle mani, ciò che avviene nel cervello non avesse ripercussioni sulla conduzione cutanea, i succhi gastrici, gli organi della voce, etc., ciò che avviene nel timpano non avesse una ripercussione nel cervello. E viceversa. Forse chi si scotta non ritira la mano? Anzi, chi si è scottato una volta, come dice il proverbio, non soffia anche sulla pietanza fredda? E così sarebbe ben strano che chi osserva qualche manifestazione del corpo altrui, rumori ed odori emessi, rossori e pallori, deambulazione, etc., non operasse a sua volta, data la comune esperienza, quel collegamenti con ciò che avviene dentro il corpo altrui e che potrebbe non essere osservabile, sia perché non è ancora possibile date le tecniche ispettive, sia perché la funzione svolta dagli organi non è fisica, ma mentale o psichica. Tremi dalla paura? Ed io capisco che hai paura perché anch'io tremo quando ho paura. Ti divoro con gli occhi, se sento un trasporto per te, e se non ti posso vedere, se mi sei antipatico, giro la testa. Ma vuoi non accorgerti della mia disposizione per te, anche solo guardandomi in faccia? L'esperienza è ben comune, non solo fra gli uomini, ma anche fra questi e altri animali. Credo che mai a nessuno sia venuto in mente di non servirsi in pratica di queste connessioni, ma nemmeno di negarle in teoria. Come avverrebbe la comunicazione che, sia pure con tante imperfezioni, tuttavia avviene? Sarebbe più facile immaginare una umanità che sparisce in seguito ad un cataclisma cosmico, che non un'umanità che sia privata di questa connessione fra ciò che avviene tra il nostro sistema nervoso, ed i rumori, i gesti etc.: una umanità muta e con rapporti con gli altri individui ridotti a qualche interferenza soltanto fisica. E difficile decidere quanto sia stato lungo il cammino della parola, ma oggi essa regna. Siamo impastati di parole. 4 Sì nasce, si vive, si muore fra le parole. In esse si costituiscono e sì conservano e si trasmettono i nostri atteggiamenti e valori. Alle parole affidiamo il bambino e con le parole egli torna a noi, fra gli altri, per tutta la vita. C'è qualcuno che si limiti, come Democrito, a vedere nella parola l'ombra dell'azione? Dove andrebbero educazione, persuasione, pubblicità, propaganda, etc. se non fosse anche l'azione l'ombra della parola? Ecco la disciplina, l'etica, il diritto, ma anche le religioni, le ideologie. Come potrebbero nascere ed imporsi senza i servizi della parola? Sì, Hegel se n'era ben accorto, ed aveva capito anche l'importanza sconvolgente della sua scoperta, e se ne ritrasse impaurito. In una indefinita Spirale si sollecitano le parole e la cultura, la civiltà, la personalità. Ma allora perché tante difficoltà e sussulti e deliri, 2500 anni di vani conati, per riconoscere che un'attività nostra, intima, può e deve connettersi con un'attività pure nostra e pubblica? Nella trasmissione dei possibili materiali fisici della parola i progressi sono impressionanti, dal gesto e rumore, alla scrittura, alla stampa, alle onnipotenti onde hertziane, alle registrazioni, alle elaborazioni. Che cosa sì trova alle spalle di tutto questo? E perché si è nascosto tanto a lungo? Perché i primi ad occuparsene giunsero a pensare che un artefice diverso dall'uomo, producesse, lui, le cose nominate ed i nomi? Perché l'uomo veniva messo da parte? Le parole erano etichette piovute sulle cose da nominare o germinate da esse; e lo sono ancora per il bambino. E quando fu impossibile negare che i nomi potevano cambiare, nelle varie lingue per la stessa cosa nominata, e che l'uomo almeno in certi casi interveniva a porre il legame, la situazione sì fece anche più oscura. In quanto, come si vedrà ampiamente, per questi linguisti le cose da nominare restano tuttavia non opere umane, bensì trascendenti. E ciò esclude che fra le cose da nominare e le parole sì potessero vedere due attività in una successione biologicamente o convenzionalmente fissata. L'uomo ringrazi la provvida sorte che lo volle prima attore in una spontaneità biologica e solo dopo inceppato e deviato analizzatore del proprio operato. 5 L'uomo ringrazi la sua capacità, sì, di operare sapendo di farlo e sapendo come, ma anche di operare senza sapere come, di non sapere nemmeno di operare, o peggio di operare in un modo credendo di farlo in un altro. E soltanto così parlò per poter asserire che «in principio era il verbo». In cerca della risposta credo sia opportuno iniziare con una duplice analisi, descrizione e spiegazione della comune esperienza che si conclude con la parola: quella che dovrà illuminarci e quella che comportò i tanti segreti. Analisi della più comune esperienza Chi, in questo momento avvertiva in bocca il sapore dell'ultima cosa ingerita? La pressione fra piedi e scarpe? Il peso dei capelli sul cuoio capelluto? Forse nessuno, ma ora sì, perché al funzionamento di certi organi è stata rivolta l'attenzione. Essa è stata applicata rispettivamente alle papille gustative, ai terminali tattili, etc. Senza l'intervento di questa attenzione, attività, organo, sistema attenzionale, non avremmo vita mentale. Non bastano le papille, le orecchie, gli occhi, etc. a fornire i contenuti al nostro pensare, e nemmeno alla più semplice percezione. Deve intervenire l'attenzione, che è l'aspetto mentale dell'attività nervosa. Attività nervosa dunque, quando ad occuparsene è il fisico, in veste di anatomo-fisiologo, lo studioso cioè che si occupa di organi e funzionamenti, cose fisiche, risultato di osservazione. L'attività attenzionale è colta invece di; rettamente da chi la svolge, a patto che la rallenti e l'analizzi; ed anche non può sfuggirgli che è quella, proprio quella che egli designa quando pronuncia le sue parole. «Liquirizia», «menta», «caffè», «avanti», «indietro», etc.: basta provare per accorgersene; e la nostra preghiera è che questa prova si faccia. Per esempio per avvertire che il nostro sedere poggia sulla sedia. L'attenzione cui si è fatto riferimento fin qui è l'attenzione applicata, almeno nel caso della liquirizia, menta, etc., quella che compare nella percezione, nella rappresentazione, e nella sfera psichica. In questa sua funzione, essa opera anche quale frammentatrice del funzionamento degli altri organi. Ne ottiene, applicandosi e staccandosi, unità discrete, unità che oscillano dal 6 decimo di secondo al secondo e mezzo. Questa funzione frammentatrice è assolutamente fondamentale affinché sì possa disporre di un sistema combinatorio tanto ricco nel pensiero e nel discorso. L'attenzione ha anche un operato suo proprio, quando agisce isolatamente, cioè senza essere rivolta al funzionamento di altri organi. Questo avviene in quanto l'attenzione è funzione di un organo pulsante, bistabile. Sì ottengono, sempre come unità discrete, tanti stati di attenzione, S, S, S, ..., che vengono combinati per essere adoperati sia isolatamente, sia applicati all'operato di altri organi. Questo operato viene allora modellato, o, si potrebbe dire in omaggio a Kant, categorizzato. Centinaia di combinazioni, di costrutti, tra i quali, come vedremo, soggetto e oggetto, singolare e plurale e collettivo, tempo e spazio, istante e punto, uguale e differente, causa e effetto, caso e necessità, etc. Una volta applicate, le categorie danno luogo a costrutti misti, per esempio quando «singolare», «plurale», «collettivo» compaiono in «fogli-a», «fogli-e» e «fogliame», oppure «piano» in «pian-oro», «pian-ura», etc. La ricchezza di questo categorizzare si comprende tenendo presente che le varie categorie si distinguono fra loro sotto due aspetti: I) a) per il numero di stati attenzionali combinati; b) per l'ordine d'ingresso nelle combinazioni, potendo entrare già combinati; e II) per il modulo di combinazione, e precisamente, usando per chiarezza la terminologia dei circuiti elettrici, a) In serie, b) in parallelo e c) misti. La costruzione attenzionale si segue facilmente prendendo le mosse dalla più semplice, anzi dall'elemento precombinatorio il singolo stato di attenzione, S. E quello in cui ci si pone in risposta appunto alla parola «Attento!». La mente si sgombra, sì svuota, se sl stava svolgendo un pensiero, se si stava percependo o rappresentando qualcosa; si risveglia, se giaceva intorpidita. 7 Tuttavia, non sì confonda questa attenzione che è il prius della vita mentale, con l'attenzione della vigilanza, della sensibilizzazione, che ne è un posterius. E questo vale, naturalmente, anche per la sua base organica, l'attività nervosa. Come procedere dopo l'assunzione dello stato singolo d'attenzione, l'S? Per facilitare una consapevolezza delle costruzioni attenzionali forniamo anche una loro designazione grafica. Stati combinati in serie, in modo cioè che il secondo sia apprestato attraversando e mantenendo presente il primo: S - S Stati combinati in parallelo, in modo cioè indipendente l'uno dall'altro: S / S Stati combinati con la successione in parallelo ed in serie con ritorno del secondo stato sul primo: S ← S e con andata del primo stato sul secondo: S → S Quanto all'ordine d'ingresso degli stati nelle combinazioni, isolati o già combinati, si è seguita la designazione di tipo hilbertiano in sostituzione delle parentesi, cioè sovrapponendo una sbarra agli stati che entrano già combinati, non quindi S S ma SS Per rispondere agli intenti della nostra impresa linguistica il lettore può anche prescindere da questa terminologia. Essa facilita ed è forse indispensabile, questa o un'altra, per permettere che si abbiano presenti gli elementi componenti le combinazioni. Ma, appunto, l'intento principale è che chi parla si renda conto di questa sua attività attenzionale, della sua onnipresenza mentale. Le analisi e le sintesi sono soltanto aggiunte. 8 (E del resto, sin dai primi anni di scuola ci sì abitua ad una Serittura per l'aritmetica o l'algebra, cioè per le collezioni ed i loro rapporti, un campo ristretto e specializzato di costrutti mentali e dei loro rapporti. Si ricordi: a + b, a — b, a x b, a / b); a+(b+c), (a+b)+c; e così via.) Fra l'altro l'esperienza condotta sulle prime, più semplici combinazioni sarà sufficiente a guidare le persone di buona volontà a trovare da sole quelle più complesse, allineate, appunto, in una serie di complessità crescente, come accade nel caso particolare delle serie numeriche. Anche in un settore tanto automatizzato, del resto, non è chi non senta la differenza del suo operare quando pensa-dice, 1, 2, ..., n serie, 1°, 2°, in parallelo, 1+1=2, misto. Sì è parlato di attività attenzionale e di attività nervosa. Questa va ora considerata sotto l'aspetto dell'energia, di qualcosa cioè che ha una sorgente, un percorso ed un'applicazione. Anch'essa infatti è fondamentale per comprendere la straordinaria ricchezza soprattutto dei costrutti' misti, categoriali e percettivi Insieme, cioè visti nella base organica, dei costrutti ove intervengono insieme il sistema nervoso centrale e quello periferico. Di questa energia mutano infatti sia l'intensità, sia le modalità di percorso, energia trattenuta e liberata, arrestata, sospesa, etc. Il capitolo è molto importante per la vita dell'uomo, in quanto investe le tre sfere, mentale, fisica e psichica, sia nella loro funzione di interscambio, sia ricettiva di un ambiente, sia modificatrice di questo ambiente, e per noi è qui di grande interesse l'energia che finisce negli organi vocali, nei gesti, per la simbiosi operativa di mente-cervello e parola. E forse anche più importante, se non per la linguistica in senso stretto, questa energia perché ad essa dobbiamo i valori positivi, la gioia, al suo espandersi, ed i valori negativi, la sofferenza, al suo ritrarsi. L'applicazione dell'energia e la sua forza modellante attraverso le categorie mentali può venire esemplificata, sia pure in modo tanto rozzo, dall'automobile, ove un motore genera un'energia motrice che va alle ruote, alle quali arriva però regolata dalle marce, dalla frizione, ete. Od anche dall'organo strumento di musica, ove l'aria è inviata da tasti e pedali in canne differenti per i suoni differenti per altezza, timbro, durata, modo di 9 succedersi, etc. Ritorniamo ora al nostro stato di attenzione, S, in risposta all'«Attento!». Che cosa può succedere, cioè succedervi? Può accadere che a quello stato ne sia aggiunto un altro; e subito entrano in gioco le modalità di combinazione. La prima è che a quella S semplicemente ne sia fatta succedere un'altra, S/S, una combinazione che si trova adoperata solo in composizioni più ricche. Ma può accadere che il secondo stato sla aggiunto al primo conservato presente, un'attenzione che si applica quindi immediatamente su se stessa, S - S. È ciò che avvertiamo quando dopo l'«Attento!» segua la parola «cosa», per esempio un «Cosa è...», che ci vuole pronti a partecipare, a far nostro quanto segue, ma appunto non importa che cosa possa seguire: «Cosa è la giustizia, il melo, il concubinato, etc.?». È possibile però che il secondo stato sia prodotto indipendente dal primo e solo dopo i due siano fatti incontrare, il primo trasferito sul secondo, come nel caso di un «ecco», od il secondo trasferito sul primo, cioè un ritorno dell'attenzione su di sé, dando vita alla «coscienza». Con tre stati di attenzione, fra i costrutti più importanti per la nostra vita quotidiana, basterà ricordare quelli dell'«oggetto» e del «soggetto», dell'Io. Nell'oggetto lo stato di attenzione, S, viene seguito dalla categoria di cosa, S - S, mentre nel soggetto lo stato vi segue (S-S S). Con quattro stati importantissimo è il «singolare», nel quale la categoria di cosa è sia preceduta che seguita dallo stato di attenzione: S/S-S/S, una struttura che si trova rovesciata nel «plurale», di cinque stati, S - S/ S /S-S; e dalle due insieme otteniamo la «collezione», se a precedere è il plurale, o l'«elemento» se a precedere è il singolare. Non è intento di questo volume seguire, e tanto meno nei minimi termini dei singoli stati attenzionali, la composizione delle centinaia e centinaia di costrutti. Questo intento rientra non in una linguistica generale, bensì in un lessico visto in chiave attenzionale (un po' come quello che da tempo presento nel mensile «Bioenergia», di Milano). 10

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