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Il Libro rosso. Liber Novus PDF

549 Pages·2016·3.43 MB·Italian
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Presentazione Jung lavorò al Libro rosso – incomparabile verbale dei sogni e delle visioni che popolarono il suo «viaggio di esplorazione verso l’altro polo del mondo» – per oltre sedici anni, dal 1913 al 1930, e ancora in tardissima età lo de(cid:3065)nì una sorta di presagio numinoso, l’opera di fondazione in cui aveva deposto il nucleo vitale e di pensiero della sua futura attività scienti(cid:3065)ca. Il Libro rosso è, in e(cid:3064)etti, il libro segreto di Jung. Segreto soprattutto in quanto riproduzione simbolica di un universo altro, popolato di immagini interiori che provengono da un aldilà mitico, in cui si caricano di una potenza numinosa che le rende a un tempo guaritrici e pericolose: operatori magici di forze psichiche autonome che solo attraverso un corpo a corpo con l’inconscio è possibile neutralizzare e incanalare in un percorso terapeutico. Quella che Jung chiamerà più tardi «immaginazione attiva», è appunto lo strumento inedito di cui egli si servì per suscitare i contenuti archetipici della psiche. Con il suo tesoro di esperienze iniziatiche e meditazioni sapienziali il Libro rosso si situa dunque al centro di una straordinaria sperimentazione che ne fa un unicum nel panorama novecentesco. La sua pubblicazione, a distanza di quasi cinquant’anni dalla morte di Jung, ha segnato un punto di svolta negli studi sulla psicologia analitica. La presente edizione, agile e compatta, riproduce integralmente il testo, senza le tavole dipinte con cui Jung illustrò la sua «discesa agli inferi». È diretta a chiunque voglia approfondirne – con l’aiuto della sapientissima curatela di Sonu Shamdasani – ogni articolazione e ogni fantasmagoria psichica. A chiunque sia attratto dalle movenze di un dialogo interiore grazie al quale la Vita si è automanifestata entro una vita. Carl Gustav Jung (1875-1961) iniziò la sua attività nel 1900 nel famoso ospedale «Burghölzli» di Zurigo, sotto la guida di Eugen Bleuler, uno dei grandi maestri della psichiatria dinamica. Durante questi «anni di apprendistato» mise a fuoco la sua nozione di realtà psichica ed elaborò alcuni strumenti per la comprensione dei disturbi mentali. Nel 1907 entrò in contatto con Freud, con cui stabilì uno stretto rapporto umano e scienti(cid:3065)co, assumendo una posizione di primo piano nel movimento psicoanalitico, ma nel 1912 la pubblicazione di Trasformazioni e simboli della libido segnò la rottura del loro sodalizio e il distacco di Jung dalla psicoanalisi. Ne seguì un lungo periodo di «malattia creativa», caratterizzato da un serrato corpo a corpo con l’inconscio e le sue immagini archetipiche, di cui dà testimonianza il Libro rosso. Esperienza decisiva da cui si cristallizzarono, negli anni della maturità, il sistema della psicologia analitica (dottrina dell’inconscio collettivo e degli archetipi, tipologia psicologica, energetica psichica e processo di individuazione, principio di sincronicità) e un’eccezionale messe di indagini storico-religiose, soprattutto nei campi dell’alchimia, dell’astrologia e del pensiero orientale. Le Opere di Jung sono pubblicate da Bollati Boringhieri a cura di Luigi Aurigemma (24 voll., 1965-2007). Sonu Shamdasani, eminente storico della psicologia e della psichiatria, insegna al Centre for the History of Psychological Disciplines dello University College di Londra. È cofondatore ed editor generale della Philemon Foundation, un’organizzazione costituita allo scopo di promuovere una nuova edizione storico-critica delle opere complete di Jung, comprensiva anche di tutti i testi (manoscritti, seminari, carteggi) ancora inediti. Tra i suoi saggi tradotti in italiano: Fatti e artefatti. Su C. G. Jung, sul Club psicologico e su un culto che non è mai esistito (2004), Jung e la creazione della psicologia moderna. Il sogno di una scienza (2007) e Jung messo a nudo dai suoi biogra(cid:3052), anche (2008). Per Bollati Boringhieri ha curato il seminario di Jung La psicologia del Kundalini-yoga (2004) e ha pubblicato Dossier Freud. L’invenzione della leggenda psicoanalitica (2012), scritto con Mikkel Borch-Jacobsen. www.bollatiboringhieri.it www.facebook.com/bollatiboringhierieditore www.illibraio.it Prima edizione digitale aprile 2014 Prima edizione studio 2012 © 2009 The Foundation of the Works of C. G. Jung, Zürich © 2009 Sonu Shamdasani per l’Introduzione e l’apparato Titolo originale The Red Book: Liber Novus. A Reader’s Edition Edited and Introduced by Sonu Shamdasani W. W. Norton & Company, Inc., 500 Fifth Avenue, New York, NY 10110 W. W. Norton & Company Ltd., Castle House, 75/76 Wells Street, London, WIT 3 QT Traduzione di Giovanni Sorge, Maria Anna Massimello e Giulio Schiavoni Consulenza linguistica di Lieselotte Mangels Giannachi © 2010 e 2012 Bollati Boringhieri editore Torino, corso Vittorio Emanuele II, 86 Gruppo editoriale Mauri Spagnol Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore. È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata ISBN 978-88-339-7311-1 Impaginazione: Voltapagina, Torino IL LIBRO ROSSO EDIZIONE STUDIO GLI ANNI PIÙ IMPORTANTI DELLA MIA VITA furono quelli in cui inseguivo le mie immagini interiori. A essi va fatto risalire tutto il resto. Tutto cominciò allora, e poco hanno aggiunto i dettagli posteriori. La mia vita intera è consistita nell’elaborazione di quanto era scaturito dall’inconscio, sommergendomi come una corrente enigmatica e minacciando di travolgermi. Una sola esistenza non sarebbe bastata per dare forma a quella materia prima. Tutta la mia opera successiva non è stata altro che classificazione estrinseca, formulazione scientifica e integrazione nella vita. Ma l’inizio numinoso che conteneva ogni altra cosa si diede allora. CARL GUSTAV JUNG, 1957 Prefazione all’edizione studio Ormai più di un decennio è trascorso da quando la Erbengemeinschaft C. G. Jung autorizzò la pubblicazione del Libro rosso. Si cercò allora di mettere a fuoco, con un’attenta ri(cid:3066)essione, il tipo di pubblico cui destinare quest’opera a più livelli: lettori interessati alla storia della psicologia? lettori colti non specialisti? persone dotate di una particolare ricettività per la dimensione visiva e quindi sensibili soprattutto alle immagini? appassionati di calligra(cid:3065)a? collezionisti di edizioni artistiche? Quali aspetti porre in primo piano nella de(cid:3065)nizione del formato e del progetto editoriale in vista della pubblicazione? Non era facile trovare una risposta a queste domande, dal momento che, nella sua preziosità, anche la forma materiale dell’originale sembrava racchiudere un messaggio. Molte furono le proposte discusse e scartate, (cid:3065)nché la soluzione appropriata fu in(cid:3065)ne suggerita da W. W. Norton: un’edizione integrale in facsimile, quale quella che vide poi la luce nel 2009. Lo straordinario successo dell’opera, di(cid:3064)usa rapidamente in tutto il mondo e ormai disponibile in nove lingue, dimostrò che l’editore aveva visto giusto. Evidentemente, era possibile mettere in cantiere un’edizione in grado di rendere giustizia non solo alla poliedricità dell’opera, ma anche alle aspettative dei vari tipi di pubblico. L’elenco delle persone cui va attribuito il merito di questo successo è ormai considerevolmente lungo, ma due nomi spiccano su tutti e hanno diritto a una menzione speciale: Jim Mairs della W. W. Norton e Sonu Shamdasani della Philemon Foundation. La presente edizione studio riproduce il testo integrale dell’edizione originale, ed è diretta speci(cid:3065)camente a quanti intendono intraprendere un confronto approfondito con la documentazione letteraria dello sviluppo interiore di Jung. Se poi essa permetterà ai lettori di trarre da questo incontro con il Libro rosso maggior frutto per il loro personale sviluppo, si può star certi che una tale eventualità corrisponderebbe agli auspici di Jung. Luglio 2012 ULRICH HOERNI Stiftung der Werke von C. G. Jung Prefazione all’edizione originale L’esistenza del Libro rosso di Jung era largamente nota sin dalla pubblicazione di Ricordi, sogni, ri(cid:3053)essioni (1962), ma solo con la presente edizione esso viene reso accessibile al pubblico. Poiché la genesi dell’opera, descritta nella «autobiogra(cid:3065)a», è già stata ampiamente discussa nella letteratura secondaria, mi limiterò qui a qualche breve ragguaglio. Il 1913 fu un anno cruciale nella vita di Jung. Egli intraprese allora quella sperimentazione su se stesso che, in seguito, chiamò il suo «confronto con l’inconscio».1 Nel corso di questo esperimento, proseguito (cid:3065)no al 1930, sviluppò uno speci(cid:3065)co metodo di esplorazione psicologica – detto più tardi «immaginazione attiva» – (cid:3065)nalizzato a consentirgli di «andare alla base dei [propri] processi interiori», «tradurre le emozioni in immagini» e «cogliere le fantasie che [lo] sollecitavano dal sottosuolo».2 In un primo tempo Jung annotò le sue fantasie nei Libri neri, quindi le rielaborò aggiungendovi una serie di ri(cid:3066)essioni e le trascrisse in scrittura calligra(cid:3065)ca, corredandole di illustrazioni, in un volume rilegato in pelle rossa recante il titolo Liber novus. All’epoca Jung condivise le sue esperienze interiori solo con la moglie e poche altre persone (cid:3065)date. Poi, nel 1925, in occasione di una serie di seminari tenuti presso il Club psicologico di Zurigo, diede notizia del processo di trasformazione personale e professionale seguito alla rottura con Freud e descrisse il metodo dell’immaginazione attiva. Ma a parte ciò, lasciò trasparire ben poco dei suoi vissuti di quel periodo. I suoi (cid:3065)gli, per esempio, non furono messi al corrente della sua autosperimentazione né notarono alcunché di insolito in lui. Naturalmente sarebbe stato tutt’altro che facile spiegare loro ciò che gli stava accadendo. Era già un segno di benevolenza consentire loro di assistere mentre attendeva al lavoro di trascrizione calligra(cid:3065)ca o di illustrazione del testo. Così, per i discendenti di Jung, il Libro rosso è sempre stato avvolto da un’aura di mistero. Quando nel 1930 l’esperimento di autoinvestigazione ebbe termine, il volume, ancora incompiuto, fu messo da parte: continuò ad avere un posto d’onore nello studio, ma Jung non vi lavorò più per decenni. Le conoscenze che aveva conseguito in quella fase della sua vita sarebbero però con(cid:3066)uite nella sua opera scienti(cid:3065)ca. Nel 1959 egli tentò di concludere la trascrizione sulla base della vecchia minuta e rimise mano a un’immagine che non aveva completato. Cominciò inoltre a stendere un epilogo ma, per motivi sconosciuti, sia il testo calligrafico sia l’epilogo furono interrotti nel mezzo di una frase. Di fatto Jung, pur avendo preso in considerazione la possibilità di pubblicare il Libro rosso, non intraprese i passi necessari per la realizzazione del progetto. Nel 1916 diede alle stampe in forma privata i Septem sermones ad mortuos, un breve componimento di sapore gnostico scaturito dal suo «confronto con l’inconscio»; ma il saggio redatto lo stesso anno su La funzione trascendente, ove viene descritta la tecnica dell’immaginazione attiva, rimase inedito (cid:3065)no al 1958. È lo stesso Jung a lasciar trasparire i motivi che lo dissuasero dal pubblicare il Libro rosso: in sostanza, si trattava di un’opera rimasta incompiuta, dalla cui realizzazione era stato «distratto», come spiegò nei Ricordi, dal suo crescente interesse per l’alchimia.3 A posteriori, egli descrisse il meticoloso lavoro di con(cid:3065)gurazione delle proprie fantasie nel Libro rosso come un tentativo necessario, ma fastidioso, di «elaborazione estetizzante». E ancora nel 1957 ebbe a de(cid:3065)nire i Libri neri e il Libro rosso scritture autobiogra(cid:3065)che che non dovevano essere incluse nel piano delle sue Opere in quanto di carattere personale e non scienti(cid:3065)co. Egli autorizzò nondimeno Aniela Ja(cid:3064)é a citarne brani nei Ricordi – una opportunità di cui peraltro la biografa fece un uso alquanto limitato. Nel 1961, alla morte di Jung, la proprietà del suo lascito letterario andò alla Erbengemeinschaft C. G. Jung, una società costituita dagli eredi allo scopo – al contempo un dovere e una s(cid:3065)da – di promuovere e realizzare la pubblicazione dei Gesammelte Werke. Nel testamento redatto nel 1958, Jung aveva espresso il desiderio – senza aggiungere ulteriori disposizioni – che il Libro rosso e i Libri neri continuassero a rimanere presso la famiglia. Ora, dal momento che il Libro rosso non era stato inserito nel piano generale dei Collected Works a suo tempo approvato da Jung, gli eredi ritennero che questa esclusione corrispondesse all’ultima volontà di Jung e che pertanto l’opera dovesse essere trattata alla stregua di un documento di natura squisitamente privata. Negli anni successivi ci si accontentò quindi di attendere alla conservazione degli inediti di Jung, come di un tesoro, escludendoli da qualsivoglia nuovo progetto editoriale. Sicché il Libro rosso rimase per oltre due decenni nello studio di Jung, sotto la tutela di Franz Jung che nel frattempo era subentrato nella casa paterna. Nel 1983, nella consapevolezza del valore unico e insostituibile del Libro rosso, la Erbengemeinschaft C. G. Jung depositò il volume calligra(cid:3065)co nel caveau di una banca. L’anno successivo il nuovo comitato esecutivo ne autorizzò la riproduzione fotogra(cid:3065)ca in cinque copie. In tal modo i discendenti di Jung ebbero, per la prima volta, la possibilità di esaminare l’opera in modo approfondito. L’estrema cura con cui il volume fu custodito ebbe i suoi vantaggi. Il suo buono stato di conservazione è dovuto, tra l’altro, proprio al fatto che esso è stato oggetto di consultazioni assai rare nel corso di decenni. Quando, dopo il 1990, i Gesammelte Werke – che come i gemelli Collected Works costituiscono una raccolta parziale degli scritti di Jung – erano ormai avviati a conclusione, il comitato esecutivo della Erbengemeinschaft decise di intraprendere un censimento sistematico di tutto il materiale inedito disponibile,

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Bollati Boringhieri, 2014 - 549 pagine, ISBN: 8833920941 Jung lavorò al Libro rosso – incomparabile verbale dei sogni e delle visioni che popolarono il suo «viaggio di esplorazione verso l'altro polo del mondo» – per oltre sedici anni, dal 1913 al 1930, e ancora in tardissima età lo definì
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