MIZRé uno strumento di divulgazione Direttore responsabile: Mauro Cerulli interna che presenta studi Comitato scientifico: Fabrizio Fiorini sul Martinismo, la Libera Muratoria e lo Gnosticismo. Luizio Capraro Arrigo Gareffi La raccolta (che non ha periodicità Antonino Bonanno ed é riservata ai soli membri della Associazione Culturale MIZR) non é in vendita www.mizr.eu e può essere stampata in proprio scaricandola gratuitamente. Pertanto non può essere considerata una testata giornalistica o un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001. ApisEditoriale Pag. 1 Aurelius Giochi iniziatici: Pag. 5 il Gioco dell’Oca MaathorNei segreti irrisolti Pag. 18 del SATOR (I parte) Aspasia Effetti delle personalità Pag. 33 nell’aprirsi all’assoluto e nel percorso trasmutatorio Ta-SeshatL’intelligenza Pag. 43 del cuore Hathor Go-RexLa preghiera Pag. 50 e il simbolismo del “Padre Nostro”, ponte tra uomo e Dio ADMLucifero: il portatore Pag. 59 della Luce massonica AntaresVuoi attendere? Pag. 69 Calendario Operativo 2016 Pag. 72 6 Anno 2 - n. - aprile 2016 “Finalmente ho raggiunto il MIO traguardo e risolto il segreto della MIAanima: io sono QUELLO a cui rivolgevo le preghiere, QUELLO a cui chiedevo aiuto. Sono QUELLO che ho cercato. Sono la stessa vetta della MIA montagna. Guardo la creazione come una pagina del MIO stesso libro. Sono infatti l’UNICO che produce i molti, della stessa sostanza che prendo da ME. Poichè TUTTO è ME, non vi sono due, la creazione è ME STESSO, dappertutto. Quello che concedo a ME stesso, lo prendo da ME stesso e lo do a ME stesso, l’UNICO, poichè sono il Padre ed il Figlio. Quanto a quello che voglio, non vedo altro che i MIEI desideri, che sgorgano da ME. Sono infatti il conoscitore, il conosciuto, il soggetto, il governante ed il trono. Tre in UNO è quello che sono e l’inferno è solo un argine che ho messo al MIO stesso fiume, allorchè sognavo durante un incubo. Sognai che non ero il SOLO unico e così IO stesso iniziai il dubbio, che fece il suo corso, finchè non mi svegliai. Trovai così che IO avevo scherzato con ME stesso. Ora che sono sveglio, riprendo di sicuro il MIO trono e governo il MIO regno che è ME stesso, il signore per l’eternità”. EDITORIALE Apis Per Tradizione (con la T maiuscola) si intende l’insieme di dottrine, riti, costumi, “modus pensandi” e “modus agendi” che, originando dagli albori della civiltà, sono stati trasmessi fino ai nostri giorni (“tradere”=”tramandare” è vocabolo che possiede la stessa radice appunto di Traditio=Tradizione) da alcuni Individui qualificati che sono riusciti a preservare l’insieme di tali antichi valori nonostante il grave declino della civiltà moderna. Pur avendo avuto modo di rielaborare ampiamente e, per certi versi, anche prenden- done le distanze, l’opera di Guenon e di Evola, indubbiamente i massimi esponenti moderni del pensiero Tradizionale, ritengo che l’essermi formato, negli anni della mia adolescenza, nello studio di tali autori mi abbia consentito di giungere alle successive esperienze Iniziatiche, cominciate subito dopo il compimento della maggiore età, già forte nei principi, nelle idee e nei valori.La rottura, totale ed incondizionata, che il pensiero di Evola e Guenon producono nei confronti di chi veramente ne assimili gli insegnamenti, con il mondo borghese e con i suoi effimeri valori, è stata certamente fondamentale nel consentirmi un immediata com- prensione dei principi profondi, atemporali, immutabili sui quali sono fondati i Sistemi Ini- ziatici a cui ho aderito. In quell’ambiente metapolitico (e nel quale, è bene ricordarlo, SI RISCHIAVA OGNI GIORNO LA PELLE, altro che certi “evoliani da salotto”che dispensano lezioncine in giro ma che frequentavano l’asilo o non erano neppure nati durante gli “anni di piombo”) frequentato in gioventù ebbi la fortuna di incontrare persone come Roberto, Giorgio, Sandro, più vecchi di me di alcuni anni e con i quali nulla è mutato quanto ad affetto, intesa, intimità interiore, in una parola “idem sentire”: il primo ha seguito una Via Tradizionale speci- fica, totalmente relata alla nobile Via del Sublime, gli altri due, come me, hanno conosciuto 1 l’iniziazione Libero-Muratoria e quella Martinista; nessuno di loro è arretrato di un centimetro rispetto al rifiuto del mondo borghese, nessuno di loro ha smesso, neppure per un attimo, di vivere nella e per la Tradizione: adesso siamo tutti vecchi ma sono certo che, SE NE VALESSE ANCORA LA PENA (e ahimè ,non ne vale) rischieremmo ancora la pelle come facevamo da giovani, senza pensarci su. Ma coloro che non hanno avuto tale fortuna (cioè che non avevano un buon karma, come direbbe Roberto), che hanno attraversato certe esperienze iniziatiche oramai corrotti interiormente dal mondo del contingente e del finito, magari pensando in cuor loro di avere qualche vantaggio esteriore, ovvero profano, da tali loro esperienze, nulla hanno compreso, nel profondo del loro essere, delle iniziazioni, delle dottrine o dei rituali. Nessuna autentica trasformazione è avvenuta in loro, essi sono rimasti dei profani, con qualche sciarpa, cordone o collare in più, l’iniziazione virtuale non è dunque divenuta Iniziazione reale e basta guardarsi un poco attorno per capirlo. La loro totale incapacità di adesione ai principi della Tradizione, l’assenza in loro di quei valori fondanti, quali l’autentico spirito fraterno, il coraggio interiore (che inevitabilmente è sempre collegato anche con il coraggio fisico), il disinteresse materiale, la lealtà, il rispetto della parola data, la nobiltà d’animo, la generosità, li porta ad agire, sul piano iniziatico, nel medesimo meschino modo con cui si rapportano con il proprio piano 2 profano: fregando il prossimo, mentendo, pensando unicamente ai propri personali interessi e tornaconti, o davvero qualcuno di voi è portato a pensare che un tale che si comporta me- schinamente nella vita di ogni giorno possa, miracolosamente, assumere comportamenti no- bili, altruistici, luminosi, in ambito martinista o libero-muratorio? Costoro mentiranno sempre ben sapendo di mentire e si impegneranno in “alleanze variabili” unicamente finalizzate ai propri interessi contingenti e momentanei, perciò il nemico di ieri diventerà l’amico di oggi e poi ancora il nemico di domani, a seconda degli interessi del momento, ne più e nè meno di quanto,ad esempio,accade in politica! Costoro, comicamente, accuseranno sempre gli altri dei crimini e delle ciurmerie da essi commessi; è questa una tecnica tipica della controinizia- zione e coloro che possono, a ben diritto, definirsi “Uomini della Tradizione” ben conoscono tale tecnica e gli agenti che di essa si servono e a ben vedere, quando si va ad approfondire comportamenti, genesi e finalità di certi personaggi si finisce spesso per giungere a quella che Reghini definiva “quell’oscura potenza straniera installata sull’altra sponda del Tevere”. Ma esistono, per fortuna, persone che, avendo REALMENTE aderito a certi principi, agiscono non per interesse, nè per calcolo, ma UNICAMENTE perchè animati da autentiche motivazioni spirituali: Costoro si incontreranno tra Loro e si riconosceranno per ciò che sono, in un autentico e fraterno connubio, in modo naturale e facile, poichè condividono i medesimi valori ed il medesimo orrore nei confronti di certi “mestieranti esoterici”. Come tutti gli “Uomini della Tradizione”, Essi saranno forniti di una buona dose di ingenuità, poichè non possiedono la malizia e la furbizia dei mercanti, perciò potranno anche essere “fregati” una volta o due, ma poi non più. Esisteranno alcuni elementi di apparentemente strana similitudine tra di Loro, magari legati alle Loro vite, alle Loro esperienze giovanili, o ai Loro Nomi Iniziatici. Il Loro legame non sarà mai temporaneo, ma eterno e la Loro fraternità non muterà con il ritmo delle stagioni poichè Essi hanno il medesimo nobile scopo: quello di difendere la Tradizione e i Suoi valori, ma sarebbe pretendere troppo se ci illudessimo che ciò possa essere compreso dai più. Ebbene, oggi di “Tradizionale” nel c.d. “mondo iniziatico occidentale” c’è molto poco, ve- nendo quotidianamente stravolte le più elementari regole che da sempre contraddistinguono le Organizzazioni Iniziatiche Tradizionali. Così, a titolo di esempio, crediamo opportuno for- nire alcune chiarificazioni sulle corrette procedure da seguire nel caso della costituzione di Logge Martiniste. 3 É innanzitutto il caso di precisare che tali procedure sono state abbozzate inizialmente da Papus nei c.d.”Quaderni dell’Ordine” e successivamente ribadite e perfezionate dai Suoi Leggittimi Successori Francesi (Tèder - Bricaud - Chevillon - P. Encausse, etc.) ed Italiani. Val bene ribadire che, nel caso di specie nasce prima l’uovo della gallina ovvero, una Loggia Mar- tinista viene ritualmente costituita quando essendo stato creato un nuovo Iniziatore (S:::I::::I:::) secondo le previste e REGOLARI modalità, ad Egli viene affidata una nuova Loggia (Collina), possibilmente nel luogo ove Egli risiede. A tale Iniziatore viene dato il nome di “Filosofo Inco- gnito” della Loggia X, sita nella Collina di Y, all’Obbedienza dell’Ordine Martinista Z. Può viceversa accadere che la morte terrena o l’impedimento di un Filosofo Incognito inducano il Collegio dei S:::I:::I::: a nominare un nuovo Filosofo Incognito per dirigere i Lavori martinisti della Loggia rimasta priva della sua guida. Una Loggia Martinista non può, se si vuole rimanere fedeli alle Nostre Tradizioni, essere affidata ad altri se non ad un Superiore Incognito Iniziatore e qualunque deroga a tali principi, utilizzando Superiori Incogniti, Iniziati Incogniti o, addirittura, Associati Incogniti,(che Dio solo sa cosa potrebbero essere in grado di insegnare ad altri) per dirigere i Lavori di una Loggia Martinista equivale, ipso facto, a porsi fuori da ogni regolarità martinista! A meno che, invece che di Martinismo, non si stia parlando del gioco del Risiko, ovvero di una sorta di virtuale “controllo strategico” del territorio nazionale (o magari estero), della serie: metto tre persone lì, altre tre qui, tre ancora qua e poi dico di avere tot Logge! Analogo procedimento da Risiko viene seguito da alcuni Massonici Consessi (specie “egizi”) con “Logge”, “Capitoli”, “Collegi di Formazione” ubicati nel luoghi più disparati (talvolta anche esotici) ma che alla prova dei fatti risultano essere null’altro che “entità vir- tuali”, i cui componenti sovente neppure sanno di appartenere alla tale o all’altra “Obbe- dienza” o sono convinti di fare parte di una determinata Obbedienza DELLA QUALE VICEVERSA NON FANNO ASSOLUTAMENTE PARTE e se si guardassero attorno solo un pochino magari se ne accorgerebbero valutando un po’ meglio le cose e rendendosi conto a quale ridicolo li espongano i loro ineffabili “conducatores”! Dunque ricordiamo a questi inneffabili “controllori del virtuale” che l’UNICA cosa che essi dovrebbero imparare a controllare è la loro mente è che, se amano il gioco del Risiko (che noi pratichiamo con grande abilità da prima che la maggior parte di loro venisse al mondo o comunque da prima che apprendesse l’uso del linguaggio ed il controllo degli sfin- teri), siamo certamente disponibili a fare, in loro compagnia, una bella partita, all’unica con- dizione che ci consentano di utilizzare i carri armati che, sin dal lontanissimo 1978, anno della nostra prima partita a Risiko, siamo abituati ad usare: i neri! Non si equivochi! Nessun riferimento politico! Il nero è il colore del cordone dell’Associato Incognito, e anche quello del gabinetto di riflessione; il nero è il colore di una certa camera rituale del Rito Egizio alla quale siamo particolarmente legati, il nero indica la morte dell’Iniziato ad ogni singulto della vita profana, il nero è il colore del lutto e per tale motivo i Catari indossavano abiti di colore nero, a voler testimoniare il lutto per l’essere rinati in questa valle di lacrime, dominio del “princeps eius mundi”. Ecco, mettiamola così: a noi piace ricordare le nostre origini anche quando giochiamo!!! 4 GIOCHI INIZIATICI: IL GIOCO DELL’OCA Aurelius “L’oca, nelle tradizioni nordiche, è un animale totemico, a dorso del quale viaggiano sciamani, fanciulli predestinati alla gloria, e talvolta anche streghe (…) Letto in controluce il Gioco dell’Oca può insegnare cose profonde, segreti dell’arte del viaggio, quello grande che porta fin nelle valli oscure della morte senza smarrire la luce del ritorno – anch’esso grande ritorno – all’Uno” R. Borsani Il ruolo del gioco Per definizione viene inteso come gioco: “qualsiasi attività liberamente scelta a cui si de- dicano, singolarmente o in gruppo, bambini o adulti, senza altri fini immediati che la ricreazione e lo svago; sviluppando ed esercitando nello stesso tempo capacità fisiche, manuali e intellettive” (Dizio- nario Treccani) Nella sua estensione in etologia, il gioco è l’insieme di azioni istintive e apprese, con cui alcune specie di mammiferi e di uccelli sviluppano forme attive di apprendimento per lo più attraverso combi- nazioni di movimenti che simulano situazioni (caccia, lotta, ecc.) di importanza vitale per l’animale. Il gioco è per l’animale il primo contatto attivo con la realtà. E così anche per il cucciolo d’uomo, Il gioco, non è solo “rappresentazione” ma è la vera e primigenia realtà, il primo piano del- l’esistenza, è l’ambiente di vita reale in cui inizia a sviluppare le proprie facoltà fisiche e men- tali; per il bambino è prima creazione e poi ri-creazione. Nell’iniziare a ragionare sul gioco troviamo che il comune senso di tutti i giochi è il tentare di raggiungere qualcosa, e questo qualcosa, la vittoria, il successo, viene raggiunto at- traverso l’abile applicazione delle regole che strutturano il gioco stesso, lasciando alla coor- dinazione motoria, all’immaginazione e al pensiero astratto la capacità di gestire le difficoltà insite nel gioco. Pedagogicamente il bambino impara meglio se stimolata dal gioco. Se il gioco fisico, da cortile, è il terreno per lo sviluppo di capacità motorio-coordinative, e la vittoria è la conquista di un’abilità fisica, nella versione “di gioco da tavolo”diventa esercizio per collaudare e sviluppare facoltà intellettive, dove logica, calcolo e capacità di pensiero astratto diventano gli elementi di sviluppo e fi- nalità del gioco. Dobbiamo quindi intendere il gioco non come attività secondaria ma attività primaria e originaria presente in ogni forma di vita! J. Huizinga: Homo ludens, Einaudi: “Il gioco è più antico della cultura, perché il concetto di cul- tura, per quanto possa essere definito insufficiente- mente, presuppone in ogni modo convivenza umana, e gli animali non hanno aspettato che gli uomini in- segnassero loro a giocare!” La sostanziale differenza del gioco del- l’adulto e quello del bambino è proprio nell’at- 5 6 teggiamento con cui si gioca, mentre un bambino si diverte a fare sul serio e impegna il suo tempo con grande coinvolgimento nel gioco, un adulto declassa il gioco a divertimento o pas- satempo. Un adulto si diverte giocando. Un bambino vive giocando! “L’universo del gioco…possiede caratteristiche magiche naturali dove… esiste una ritualità di passaggi che potremmo definire ermetiche”. Il Lanzi fa notare come nel gioco diventa possibile ciò che nella vita ordinaria del- l’adulto è improbabile o assurdo, si esce cioè dal mondo logico-razionale per entrare in quello analogico–simbolico, via di accesso ad uno stato di coscienza superiore che è il mondo spiri- tuale. È proprio questo aspetto di spiazzamento della gabbia ermeneutica della ragione che dà al gioco adulto una versione ri-creativa. Ma è possibile che ci siano giochi in cui si possono trovare elementi di sviluppo ini- ziatico? Stando al parere di autorevoli studiosi in molti giochi amati dai bambini si celerebbero tutta una serie di significati esoterici, in modo particolare il gioco della campana secondo Pa- trick Rivière in “Alchimia e Spagiria” lo ricondurrebbe all’albero sefirotico cabalistico, e secondo Mircea Eliade il gioco dell’oca farebbe rivivere ai bambini l’emozione degli antichi viaggi dei cavalieri erranti, dei pellegrinaggi iniziatici (pellegrino= estraneo, colui che è fuori dalla sua terra, e la terra è rappresentativa dagli schemi mentali ordinari). Le affascinanti ipotesi di molti autori fanno intendere la possibilità dell’uso intenzio- nale dei giochi come veicoli culturali alchemici ed esoterici, come accaduto nel Rinascimento con i Tarocchi e i giochi delle carte, che nella loro apparente ludicità trasmettono simboli e si- gnificati superiori per chi li sappia intendere. L’uomo adulto nella via iniziatica altro non è che un bambino. 7 Il gioco dell’oca che prenderemo in esame, ha sicuramente presente questo spirito di- dattico-iniziatico, ed una eredità esoterica: una mappa simbolica del viaggio spirituale da se- guire come simbolo dell’esistenza dell’uomo che attraversa la propria vita (rappresentata dal tavoliere con le figure) tra avventure e sventure fino ad arrivare, dopo la morte, al seno della Magna Mater, rappresentando un cammino iniziatico, in cui il complesso intreccio dei caratteri simbolici che lo compongono sembrano nascondere un messaggio da scoprire, da svelare. Il Gioco dell’Oca Il gioco dell’Oca è uno dei più famosi passatempi per l’infanzia e la sua popolarità si basa sulle poche regole presenti, dove non sono richieste abilità fisiche o intellettuali per in- terpretarle. In esso la sorte sembra essere l’elemento chiave, e i dadi, gli aiuti esterni occasio- nali rappresentati dalle oche e le caselle trabocchetto ne fanno un imprevedibile ed interessante mezzo di intratteni- mento. La vera essenza e attrattiva del gioco è proprio questa sorta di progressione per accidenti, governata dall’apparente capriccio del caso o della fortuna, lasciando spazio alle più suggestive interpretazioni. Anticamente si chiamava anche Giardino dell’Oca perché la méta da raggiungere è lo spazio centrale che raffi- gura un giardino ove l’animale passeggia beatamente, e già il termine “giardino” evoca immagini d’immediata compren- sione. Gli Egizi, avevano un gioco analogo chiamato del “Serpente”. Scrive, a tale proposito, Marina Cepeda Fuentes: “il percorso sotterraneo del viaggio che deve essere compiuto se si vuole raggiungere il Centro di tutte le cose, la lenta marcia del de- stino (i dadi NdR) si accelera con l’intervento divino quando il caso vuole che si trovi l’animale sacro, l’oca. Allora il giocatore salta sulle sue miserie quotidiane e riprova la sorte. Il gioco finisce nel Regno dei Beati, dove si arriva dopo la morte”. Si racconta che Palamede, re d’Eubea, abbia inventato molti giochi per intrattenere i soldati greci durante l’assedio di Troia e tra questi uno molto simile al gioco dell’Oca. A Creta nel 1908 viene scoperto “il Disco di Phaites” datato presumibilmente intorno 2000 A.C. , si tratta di un disco piatto di argilla cotta di circa 20 centimetri di diametro in cui sono incise 61 caselle distribuite a spirale con 242 segni. É certamente la rappresentazione di un viaggio fan- 8
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