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Il Genere della Cittadinanza: Diritti civili e politici delle donne in Francia (1789-1915) PDF

247 Pages·2020·16.876 MB·Italian
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Vinzia Fiorino Il genere della cittadinanza Diritti civili e politici delle donne in Francia (1789-1915) viella Copyright C 2020- Viella s.r.l. Tutti i diritti riservati Prima edizione: giugno 2020 ISBN 978-88-3313-454-3 (carta) ISBN 978-88-3313-593-9 (ebook-pdf) Questo volume è stato pubblicato con un contributo del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'università di Pisa viella libreria editrice via delle Alpi. 32 1-00198 ROMA tei. 06 84 17 758 fax 06 85 35 39 60 www viella it Indice Introduzione 1. Il problema, la cronologia 9 2. L’approccio, il metodo 13 3. I temi, le traiettorie 19 1. Il cantiere rivoluzionario: dall'universalismo dei diritti alla famiglia “borghese" 1. Presedi parola 27 2. Patriarcato e universalismo sotto scacco: Mary Wollstonecraft e Olympe de Gouges 3 1 3. La solitudine del moderno 40 4. L’individualismo proprietario, le donne proprietarie 46 5. Cittadine in armi e arditi travestimenti 62 6. La «nature feminine» e una nuova «science de l’homme» 73 2. Il suffragio del popolo e i nuovi ordini simbolici 1. Solide tradizioni, coraggiose resistenze 87 2. Le sansimoniane i sansimoniani 92 3. 1848: il voto di tutti gli uomini 100 4. Nuovi ordini simbolici: il popolo unanime 113 5. Madri e sacerdotesse: la ricerca di un nobile archetipo 123 3. I movimenti suffragisti: le idee e le pratiche 1. L’Ottocento racconta il femminile: sentimentalismi e darksides 135 2. Maria Deraismes e la nuova razionalità repubblicana 145 3. Hubertine Auclert: il voto, i gesti e i diritti “degli altri” 156 4. Socialisti e cattolici: le oscillazioni di due importanti culture politiche 170 6 II genere della cittadinanza 4. La crisi di fine secolo e l’eclissi della rappresentanza 1. Sguardi imperialisti e nuove biopolitiche 187 2. Le masse sono femmine 195 3. Bizzarre rappresentanze politiche: il voto per fuochi 203 4. Madeleine Pelletiere la grande stagione collettiva 218 una riflessione conclusiva 237 Bibliografia 243 Indice dei nomi 251 Introduzione 1. Il problema, la cronologia La cittadinanza delinea uno spazio al cui interno gli esseri umani di- ventano soggetti titolari di diritti politici: il godimento di questi diritti - niente affatto uguali per tutti - segna la piena appartenenza a una civitas, ossia a una comunità politica. Per coloro che la abitano, il legame tra i singoli e lo Stato è segnato prioritariamente da un insieme di diritti e di do- veri; più interessante appare, però, la questione della costruzione dei suoi confini: chi sono gli esclusi e per quali ragioni, nel tempo, sono rimasti ai margini della cittadinanza? Qui. solo per alcuni aspetti, il concetto di citta- dinanza interseca quello di nazionalità in una relazione non sempre lineare. Le regole e le diverse concezioni che a partire dalla Rivoluzione francese hanno definito la civitas come ambito esclusivamente maschile, nonché i meccanismi di inclusione/esclusione che sono stati edificati nel corso del lungo Ottocento, sono al centro di questo libro; il genere la principale ca- tegoria interpretativa. Che cosa sono i diritti di cittadinanza e soprattutto quali significati possono assumere se osservati dal punto di vista di chi a lungo non ne è stato titolare? Tra i soggetti esclusi dalla moderna sfera politica troviamo, come è noto, le donne e i neri, ma anche i domestici, i matti, i criminali. Sulla base delle differenze di genere e di razza sono stati edificati, però, i principali criteri di esclusione dalla comunità politica, in quanto il loro ca- rattere naturale ha reso tale esclusione immodificabile: i domestici avreb- bero potuto emanciparsi, i matti rinsavire, i criminali pagare il debito con la giustizia; ma natura nonfacit saltns. 10 Il genere della cittadinanza Il tema, che la storiografia mondiale ha a lungo e approfonditamente esplorato, trova spesso nella Rivoluzione francese il suo incipit: essa co- stituisce la «scena primitiva» della cittadinanza, ha scritto efficacemente Michelle Perrot1 e, per molti versi, un certo lessico che li ha visto i propri natali è ancora il nostro. La Rivoluzione resta, anche a mio parere, il gran- de e ineludibile contesto di riferimento per una serie di motivi che indiche- rò.2 Dichiarare solennemente l'uguaglianza di tutti gli uomini nei diritti e contemporaneamente negarla ad alcune categorie considerate diverse è, sul piano logico, una contraddizione che continua a interrogarci; anche perché queste esclusioni si sono rivelate nel tempo gravide di conseguenze, tanto da segnare ancora oggi soggetti non pienamente accolti, se non chiaramen- te tenuti fuori dai confini della civitas. La Rivoluzione francese rappresenta uno dei momenti fondativi della costruzione della moderna cittadinanza per molte ragioni; in primo luogo realizza un nuovo modello di rappresentanza politica incentrato su un princi- pio del tutto inedito e ancora oggi attivo e fondamentale nei sistemi politici: la sovranità popolare. Si delinea una diversificazione tra i diritti dell'uomo, solennemente proclamati nella Dichiarazione del 1789, e quelli politici, de- finiti sulla base del censo (secondo la Costituzione del 1791) o universali maschili (secondo la Costituzione del 1793); l'alternanza tra sistemi censi- tari e sistemi universalistici connoterà i successivi modelli di rappresentanza politica, ma il diritto di voto resterà a lungo appannaggio dei soli uomini. Il nuovo ordine disegna una più precisa distinzione tra sfera pubblica e sfera privata: a partire dal XVHI secolo, come è noto, la sfera pubblica, come “cosa di Stato”, si distingue più compiutamente da quella privata, come spazio della famiglia, luogo degli affetti, ambito del “particolare”; allo stesso tempo si assegnano in modo sempre più puntuale i corrispettivi moli sessuali. Nonostante le realtà concrete siano molto più complesse, tale divisione strutturerà nel profondo i sistemi giuridici e le relazioni tra i generi nei secoli successivi:3 l'attribuzione della sfera privata alle 1. Cfr. Pascale Barthélémy, Violarne Seblllotte Cuchet. Sons la citoyennete, le genre. m «Cho. Femmes. Genre; Hlstoire». 43 (2016). p. 7. 2. Aggiungo che nonostante questo studlo nguardl essenzialmente 11 caso francese, per la sua rilevanza paradigmatica vuole cogliere molte questioni cruclall di più ampia valenza. 3. un lungo dlbattlto mtemazlonale ha nmesso m discussione la semphclstica lden- tlficazlone dell'ambito domestico con 11 privato, che tuttavia rimane un potente costrutto culturale: cfr. Leonore Davldoff Al di la della dicotomiapubblico/privato: pensando ad una storia femminista per gli anni Novanta, m «Passato e presente», X 27 (1991). pp. 133-152. Introduzione 11 donne ha assunto i connotati di un vero e proprio precetto, un assioma indiscutibile che ha modificato quelle pur circoscritte flessibilità che nel passato avevano reso più interscambiabili i moli sessuali tra spazio pub- blico, privato e politico.4 Ha inizio quella sollecita preoccupazione per cui la partecipazione attiva delle donne nella sfera del mercato e della politica avrebbe comportato l’abbandono del lavoro di cura familiare fino alla loro mascolinizzazione. In questo momento si costruisce, infatti, un modello di femminilità incentrato sulla riservatezza, la docilità, la moderazione in opposizione all'arena politica sempre più rappresentata come luogo di scontri, di eccessi verbali e di passioni insane. La definizione del nuovo ruolo domestico per le donne se per un verso esalta il loro compito affet- tivo e pedagogico nei confronti dei figli, per un altro le immette in una più precisa forma di dipendenza dall’ atte tori tas del marito. L'antitesi tra l’affermazione del principio di uguaglianza che persegue una logica quan- titativa da un lato e la nuova famiglia, compiutamente scaturita dal Code Napoléon e legata a una logica tradizionalista e organicista dall’altro, sarà un tema di fondo che cercherò di analizzare sul lungo periodo. Si defini- sce, infatti, un modello di cittadinanza fortemente connotato sulla base del genere: la dipendenza dal marito, dopo quella dal padre, segna uno status di minorità che difficilmente rende accessibili alle donne i diritti di cittadinanza: d'altronde quest'ultima è costniita proprio sui nuovi concetti di «indipendenza» e di «libertà». Non solo. Diritti civili e (eventuali) dirit- ti politici nei sistemi giuridici ottocenteschi sono riconosciuti alle donne sempre sulla base della loro posizione in seno alla famiglia, mai in quanto soggetti autonomi. La definizione di una piena personalità giuridica, di una soggettività filosofica, di una propria individualità costituirà un per- corso del tutto peculiare per l’essere femminile.5 Per una prospettiva globale sul tema rinvlo a Ellzabeth Thompsori Public and Private in Middle Èastern Women'sHistory. m«Journal ofWomen:sHlstory»; 15/1 (2003). pp. 52-69 Si veda anche Jane Rendali Women and the Public Sphere. in «Gender & History». 11 3 (1999). pp. 475-488 4 Una consolidata nflessione stenografica ha restittnto in temum dl maggiore plastl- cttà lo status di clttadino a nelle società dl antico reglme: cfr Slmona Feci. Mobil ite, Iraits et citayenneté Ies femmes Ians l Italie medievale et moderne, in «Clio Femmes; Genre. Hlstotre», 43 (2016), on lme: http: joumais.openedition.org dio 13153 (consultato il 12 marzo 2020) Si veda anche Cittadinanze, a cura di Slmona CeruttÉ Robert Descimon e Maarten Prak. num monogr dl «Quaderm storicl», 30/89 (1995) 5 II tema è stato al centro dell’ ampia ncerca di Anna Rossl-Doria: qui mi lmuto a nn- viare al suo Dareforma al silenzio. Scritti di storia politica delle donne. Roma. Vlella. 2007 Introduzione 11 donne ha assunto i connotati di un vero e proprio precetto, un assioma indiscutibile che ha modificato quelle pur circoscritte flessibilità che nel passato avevano reso più interscambiabili i moli sessuali tra spazio pub- blico, privato e politico.4 Ha inizio quella sollecita preoccupazione per cui la partecipazione attiva delle donne nella sfera del mercato e della politica avrebbe comportato l’abbandono del lavoro di cura familiare fino alla loro mascolinizzazione. In questo momento si costruisce, infatti, un modello di femminilità incentrato sulla riservatezza, la docilità, la moderazione in opposizione all'arena politica sempre più rappresentata come luogo di scontri, di eccessi verbali e di passioni insane. La definizione del nuovo ruolo domestico per le donne se per un verso esalta il loro compito affet- tivo e pedagogico nei confronti dei figli, per un altro le immette in una più precisa forma di dipendenza dall’ atte tori tas del marito. L'antitesi tra l’affermazione del principio di uguaglianza che persegue una logica quan- titativa da un lato e la nuova famiglia, compiutamente scaturita dal Code Napoléon e legata a una logica tradizionalista e organicista dall’altro, sarà un tema di fondo che cercherò di analizzare sul lungo periodo. Si defini- sce, infatti, un modello di cittadinanza fortemente connotato sulla base del genere: la dipendenza dal marito, dopo quella dal padre, segna uno status di minorità che difficilmente rende accessibili alle donne i diritti di cittadinanza: d'altronde quest'ultima è costniita proprio sui nuovi concetti di «indipendenza» e di «libertà». Non solo. Diritti civili e (eventuali) dirit- ti politici nei sistemi giuridici ottocenteschi sono riconosciuti alle donne sempre sulla base della loro posizione in seno alla famiglia, mai in quanto soggetti autonomi. La definizione di una piena personalità giuridica, di una soggettività filosofica, di una propria individualità costituirà un per- corso del tutto peculiare per l’essere femminile.5 Per una prospettiva globale sul tema rinvlo a Ellzabeth Thompsori Public and Private in Middle Èastern Women'sHistory. m«Journal ofWomen:sHlstory»; 15/1 (2003). pp. 52-69 Si veda anche Jane Rendali Women and the Public Sphere. in «Gender & History». 11 3 (1999). pp. 475-488 4 Una consolidata nflessione stenografica ha restittnto in temum dl maggiore plastl- cttà lo status di clttadino a nelle società dl antico reglme: cfr Slmona Feci. Mobil ite, Iraits et citayenneté Ies femmes Ians l Italie medievale et moderne, in «Clio Femmes; Genre. Hlstotre», 43 (2016), on lme: http: joumais.openedition.org dio 13153 (consultato il 12 marzo 2020) Si veda anche Cittadinanze, a cura di Slmona CeruttÉ Robert Descimon e Maarten Prak. num monogr dl «Quaderm storicl», 30/89 (1995) 5 II tema è stato al centro dell’ ampia ncerca di Anna Rossl-Doria: qui mi lmuto a nn- viare al suo Dareforma al silenzio. Scritti di storia politica delle donne. Roma. Vlella. 2007 12 Il genere della clttadmanza La Rivoluzione consegna in eredità alle società contemporanee ancora un altro codice culturale quanto mai robusto: in tribuna e in guerra le donne fanno scandalo. Non devono proferire discorsi politici, perché ciò implica un'autorità che non possono raggiungere: non devono difendere la patria con le armi perché è compito esclusivo degli uomini. L‘introduzione, nel 1793, del servizio di leva e il nesso, posto per la prima volta nella Costitu­ zione del 1795, tra partecipazione alle campagne militari e accesso ai diritti di cittadinanza renderanno ancora più evidente il connotato di genere della sfera politica e quindi ancora più esplicita r esclusione delle donne. È nel contesto rivoluzionario che, per la prima volta, si struttura una domanda, forte e diversificata, di uno spazio di diritti civili e politici. A parlare sono le donne a nome delle donne, collettivamente interpellate, per denunciare la parzialità deU'universalismo dei diritti, ma soprattutto per attribuire nuovi significati ai diritti solennemente pronunciati. Su questo tracciato interverranno anche i movimenti suffragisti e femministi delle successive generazioni: non si tratterà, però, solo di reiterare un cliché già noto, dal momento che diversi saranno i contenuti e le critiche avanzati nel tempo al sistema politico monosessuale.6 Il dibattito scientifico e la nuova «scienza dell'uomo», infine, proprio tra la fine del Settecento e i primi anni dell’llnpero conosceranno un gran- de impulso e saranno cniciali per la naturalizzazione delle differenze di genere, così come per quelle di razza. Come mostrerò, i nessi tra l'ambi­ to filosofico-scientifico e quello politico-costituzionale sono assai stretti, tanto che il primo fornirà una fondamentale e sostanziale legittimazione 6 Ho scelto di usare l’aggettivo "femminista’3 in nfenmento alle donne e al gruppl politicamente attlvi tra la Rivoluzione dell’ 89 e gli anm Ottanta Novanta delliOttocento sebbene il termine ancora non eslstesse (il suo mgresso nsale per li appunto alla fine del secolo) e qumdl ovviamente non nsulta m uso tra le stesse protagomste. Con 11 termine femminismo’; moltre; mdico la preclsa volontà dl apportare un camblamento profondo negli assettl politia e culturali complessivi a partire da una coscienza cnlica delle asmime- trie di genere uso invece l attnbuto ‘ emanclpazlomsta’1 - senza alcun lmplicito gmdizlo di valore - m riferimento a coloro che si sono battute per 11 raggiungimento dl una eguaglianza formale senza una rimessa m dlscusslone del tradlzionali ruoli di genere In sostanza, ag- ganclare la rivendlcazlone del dlrittl politlci alla lotta al sistema patriarcale e a un progetto dl cambiamento sociale plù generale, che investa nel profondo 1 rapporti tra i generi, segna la dlstmzlone con chl ha posto plù semplicistlcamente un problema di eguaglianza gmridi- ca Molto lmportante la recente nflesslone dl Perry Wlllson. che rintraccia anche il filo di un lungo dlbattlto sul tema: Confusione terminologica: 'femminismo " ed “emancipazioni- smo " nell Italia liberale, in «Italia contemporanea». 290 (2019). pp 209-229 Introduzione 13 all'esclusione delle donne dalla sfera pubblica. Quel dibattito scientifico è infatti qui letto e proposto unitariamente al discorso politico, nonché come uno dei pilastri della costruzione del nuovo concetto di cittadinanza. An- che questa è, ancora una volta, una novità affermatasi dopo la Rivoluzione francese e confermata nei decenni successivi. La cronologia proposta sembra riprendere la periodizzazione di Eric Hobsbawm; in verità, pur restando convinta del rilievo periodizzante della «duplice rivoluzione», preciso che questo testo si sofferma su quattro mo- menti specifici della storia francese, a mio avviso particolarmente rilevanti per cogliere i temi evidenziati. Si tratta in sostanza più di uno studio volto ad approfondire i principali nodi teorici e strutturali della questione che di una ricostruzione organica della storia dei movimenti femministi o dei diversi modelli di cittadinanza, di cui già disponiamo. Llintroduzione del- la categoria analitica di gender, d'altronde, impone un ritmo differente ai cambiamenti storici; muta la relazione tra antico e moderno, tra elementi tradizionali ed elementi innovativi, come non mancherò di sottolineare nel corso della trattazione. Nonostante la gender lrìstoiy, così come quella di altri soggetti •‘non previsti”, porti con sé l’esigenza di una diversa periodiz- zazione, il tema non è qui affrontato in modo specifico. Penso, tuttavia, che sia importante abbandonare ridea che ci siano nel divenire storico dei tur- ningpoints intesi come momenti puntuali di cambiamento, ma che sia più proficuo individuare delle fasi in cui si avviano dei “processi” che aprono a percorsi nuovi e differenti. Questi processi, se osservati dal punto di vi- sta dei soggetti “non previsti”, hanno temporalità diverse rispetto a quelle evidenziate dalla storia ricostruita in riferimento a un soggetto unico, a un solo protagonista del divenire storico. L’introduzione del prisma di genere, inoltre, dal momento che conduce a conclusioni generali diverse rispetto a quelle consolidate, porta a un ripensamento complessivo dei ritmi del cambiamento, come non mancherò di evidenziare/ 2. L‘approccio, il metodo Sotto il profilo metodologico ho tratto profitto dagli studi post-colo- niali e da quelli di gender, che, ormai da decenni, sottolineano con forza 7. Riflessiom interessanti in Lvnn Hunt. La storia culturale nell'età globale. Pisa. ETS. 2010.

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