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Il divano occidentale-orientale PDF

365 Pages·1990·7.955 MB·German, Italian
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JOHANN WOLFGANG GOETHE IL DIVANO OCCIDENTALE-ORIENTALE A CURA DI LUDOVICA KOCH, IDA PORENA E FILIBERTO BORIO TESTO TEDESCO A FRONTE RIZZOLI INTRODUZIONE Proprietà letteraria riservata © 1990 RCS Rizzoli Libri S.p.A., Milano ISBN 88-17-18707-0 Titolo originale dell’opera: West-östlicher Divan Ida Porena ha tradotto e commentato Il libro di Suleika; Filiberto Borio ha tradotto le Note e dissertazioni; Ludovica Koch ha tradotto e commentato tutto il resto. Progetto grafico di Peter Gogel Copertina di Antonella Caldirola con una miniatura del 1370 dallo Säh-näme Prima edizione: ottobre 1990 STORIA DEL «DIVANO» «Orientaleggiare lo trovo assai pericoloso», scrisse Goethe al compositore Zelter: che gli stava musicando mediocremente le canzoni conviviali del Divano e si trovò così, senza gran merito e forse addirittura sconcertato, a ricevere straordinarie confidenze di lavoro. Era l’aprile del 1815; un’epoca di letture (orientali, appunto) quasi concluse, e di avanzata scrittura. So­ lo un mese dopo erano più di cento, le liriche pronte per la raccolta che già si chiamava Divano tedesco. E un’esperienza diretta, dunque, a fare scoprire a Goethe i pericoli nascosti neH’“orientaleggiare”. «Prima di accorgerte­ ne, ti scappa di mano e si alza in aria la più spregiudicata delle poesie, come un pallone riempito solo di gas razionali e spiri­ tuali». Non si tratta soltanto della qualità vertiginosa, astrat­ ta, che già i viaggiatori europei del Seicento avevano scoperto nella lirica persiana. Ma l’esperimento in sé, la ripresa di modi stranieri e di temi cifrati, appare a Goethe sempre più impre­ vedibile. Addirittura temerario: come l’aerostato della sua si­ militudine, che fugge chissà dove verso l’alto, e può strapparsi irrimediabilmente in qualunque istante. Inutile dire che la maggiore attrazione dell’aerostato, come dell’esperimento poetico a cui Goethe sta lavorando, consiste appunto in que­ sta latente minaccia di distruzione. La letteratura dell’Occidente ha guardato a levante, con in- 8 DIVANO OCCIDENTALE-ORIENTALE INTRODUZIONE quietudine e con desiderio, attraverso tutte le sue grandi che, un tempo, familiari a Goethe, perfino congeniali. Ma, epoche di espansione e di metamorfosi: neH’ellenismo, nel in un momento tanto sperimentale e segreto, nessuno di medioevo, nel barocco, nel decadentismo. «L’Oriente è questi generi esausti e, soprattutto, pubblici (evasivi, didat­ una specie di tesoreria a cui l’Occidente attinge a ogni rin­ tici) conserva il potere di interessarlo. verdire. Il bisogno di rovesciare il corso del sole e della sto­ Miracolosamente, il Divano riesce a tenere a distanza an­ ria non sembra un’ossessione sporadica della letteratura euro­ che il ben più vischioso, e ben più fertile, orientalismo dei pea, ma una sua funzione essenziale: dalVOäissea fino ai libri romantici. Con grandissima eleganza, con sicurezza sprez­ ancora non scritti che la chiuderanno. La barchetta collettiva zante e suprema, si sottrae alle suggestioni dell’esotismo, ai e individuale della mente continua a essere sbattuta dalla dop­ paesaggi onirici, agli erotismi cruenti; al colorismo acceso, pia spinta del fare e del disfare, che prende nomi sempre di­ ai profumi, agli stravaganti scintillìi; e naturalmente non versi. Cultura e natura, intelletto e istinto, azione e attrazione, fiuta neppure da lontano i vapori dell’oppio. Dell’esotismo incognito e noto, diurno e notturno, nuovo e antico. L’Orien­ sono profondamente estranei a Goethe il senso della lonta­ te, paese inesistente e straordinariamente materno, terra men­ nanza, la passività, il rimpianto. Goethe ha imparato, inve­ tale e letteraria delle cose perdute, ha un cuore, anch’esso inesi­ ce, forse soprattutto dai grandi studi per la Farbenlehre, a stente, che funziona in eterno come uno di questi poli vuoti. cogliere in termini di rifrazione e riverbero la conturbante Ma il lavoro del Divano è d’altra natura. Come Goethe di­ vicinanza, la contemporaneità precaria, il chiaroscuro caoti­ ce, è “rischioso”, solitario e sorprendente. Sceglie di ignorare co di tutte le cose. Sa, dunque, che il punto d’arrivo della le ragioni collettive dell’antica gravitazione verso levante; cultura non è la capacità di cogliere a colpo d’occhio, come vuole esplorare, non ritrovare. Goethe parte, qui, con la men­ una configurazione armonica e chiusa, l’ordine ultimo del talità pragmatica di un avventuriero e un mercante, non con sapere: ma, al contrario, la conquista di una diottrica uni­ le ipotesi sulla storia di un archeologo. Non l’ha neppure pro­ versale, che percepisca la storia come una sconfinata bizzar­ gettato, il suo percorso: ma il pensiero vagabonda già, con ec­ ria luministica, un giro vertiginoso di raggi, di fuochi e di citazione, al seguito di chissà quale carovana, arrancando in spettri, un immenso teatro di illusioni ottiche, di proiezioni, groppa a un mulo «per qualunque sentiero, / dalle città al de­ di sovraesposizioni. serto». Un solo potente vortice sgretola e travolge passato e pre­ Si è lasciato alle spalle, per esempio, i temi e le forme orien­ sente, si solleva, si espande, precipita. E il grande tema del­ tali che la letteratura del Settecento europeo aveva tanto mas­ la polvere nel vento, che percorre tutto il Divano. Il volo sicciamente utilizzato: per scopi di critica della cultura, di sati­ secco e “selvatico” della polvere («il volo stesso della vita», ra, di utopia, di fantasticheria libertina e fiabesca. Tutte prati- si dice altrove) cancella i versi scritti nella sabbia, copre e ri­ scopre a capriccio le città del deserto, disfa i contorni, con­ fonde il terrestre con il celeste, trascina e smarrisce lo spiri­ ^ J. von Schlosser, Die Kunst des Mittelalters, Wien 1923 (tr. it. Torino, Einaudi, 19892, p. 47). to. Ma allo zenit della sua spirale, come toccando un confi­ IO DIVANO OCCIDENTALE-ORIENTALE INTRODUZIONE II ne proibito e troppo in alto, l’accecante tempesta di polvere no senza problemi a quelle più volgari».Le lingue, i libri, le si bagna improvvisamente di pioggia, si appesantisce, ricade figure, le storie del mondo si ammassano alla rinfusa nella e torna fertile. smisurata, irrequieta memoria di Goethe come dentro un uni­ Al mulinare indifferente della polvere una cultura spossa­ co «bazar, dove il colpo d’occhio non coglie solo le erbe, le ta affida le estreme possibilità del divenire e della metamor­ radici e i frutti esposti: ma anche i rifiuti gettati a terra, le buc­ fosi. Tutto è avvenuto da molto tempo, la storia degli uomi­ ce e i torsoli».5 ni si è conclusa, il loro spazio è angusto e consumato. Il Il vagabondaggio dentro a questo cosmo turbato, il sac­ progresso è una beffa, l’ordine un carcere: «Vuoi lavorare cheggio di questo sterminato bazar sono appunto il lavoro al mondo? E già finito».^ Ma la bufera del caso e del caos, il che si propone il Divano. È una ricerca tenace e dura, che non volo selvaggio degli ultimi detriti, ha appunto il potere di ria­ si concede abbandoni né vaghezze: che ha bisogno di un at­ prire il chiuso, di smuovere quello che è morto, di abbattere tacco rapace e di metodi spregiudicati. L’oggetto di cui inten­ le barriere, di dilatare l’angusto. Sull’esperienza si posa, come de appropriarsi è infatti difficile e sfuggente come un abba­ uno strato di terra nuova in fermentazione, un’irripetibile me­ glio, crudele come una chimera. La meta a cui si dirige è la scolanza di cose antiche e lontane. I sensi tornano vivi e acuti Fata Morgana per eccellenza, l’inganno originario che la cul­ come nel mattino del mondo: tura ha sempre teso a se stessa. La pretesa del Divano, tanto dimessamente presentato nelle E subito una vita ne germoglia, Note e dissertazioni, è in realtà la più alta e temeraria che un li­ si gonfia un lavorio sacro e segreto. bro si possa imporre. «Riunificare», come ha fatto Dio all’ini­ Nasce l’odore d’erba e nasce l’erba zio dei tempi, «tutte le cose separate da sempre».^ Costringe­ per tutte le regioni della terra? re, come il mitico poeta orientale che ha inventato, per amo­ re, la rima, a rispondersi la vita e la lingua, a “rimare” gli op­ Non solo la memoria privata, ma la storia, i miti, la geogra­ posti (quanti ossimori, nel DivanoV), a “trasparire” il buio nel­ fia umana turbinano dunque violentemente nell’immagina­ la luce e la luce nel buio, a “echeggiare” l’uno dentro l’altro zione, prima di ricomporsi nei versi. L’Eufrate straripa nel fenomeni estranei e nemici, a “ricomporsi il mondo frantuma­ Reno, il Mediterraneo dilaga all’improvviso confondendosi to”.® Una pretesa eretica di smodata ingordigia e, appun­ dentro al Mar Rosso e al Mar Nero. Come avveniva nella to, d’amore. Solo «per gli amanti Bagdad non è lontana».^ Il poesia classica persiana, «fluttua davanti alla fantasia una vita esterna in continuo movimento, nella quale tutti gli og­ Cfr. Note..., p. 590. getti hanno uguale valore, e le immagini più nobili si lega- ’ Cfr. Note..., p. 591. '^Ritrovarsi, p. 351. ’ “Felice infelicità”, “sobria ubriachezza” e tanti altri, tutti riferiti a misteriose esperienze di confine e d’estasi. 2 11 libro delle Massime, p. 241, * Il libro di Suleika, p. 321. ^ Vita universale, p. 93. ’ Il libro di Suleika, p. 319. 12 DIVANO OCCIDENTALE-ORIENTALE INTRODUZIONE 13 tema forse dominante nella ricchissima raccolta, il movi­ non sei che uno straniero ottenebrato mento universale che vela e disvela, nasconde e porta alla sopra la terra scuraP luce, i mille effetti di specchi, le schegge, i riflessi, le riso­ nanze, i riverberi, i balenamenti, certi sospesi arcobaleni e L’avventura mentale di ricerca e saccheggio, il progetto di crepuscoli (o certi lontani fraseggi di flauto) che “anticipa- amorosa devastazione della memoria comincia come raccolta di no”^^^ o “ripetono”^! segrete esperienze visive o sonore di con­ materiali. Fra il 1805 e il 1815, Goethe, che pure in passato ha giungimenti fra le cose, attimi perduti o ancora mai vissuti di studiato e scritto spesso di cose ebraiche e arabe,compra, o fusione col Tutto, non somigliano infatti anche troppo all’ir­ prende in prestito, e legge un’intera biblioteca. In folio e in resistibile spinta cosmica del Desiderio, al trasporto estatico e quarto. Tutti gli studi, i repertori, i resoconti più importanti, in distruttivo delFEros, potente come un vento o come un fiu­ materia d’Oriente, del Seicento e del Settecento europeo: Per­ me, che Hafez ha insegnato ai poeti occidentali una volta per sia, Turchia, India, paesi arabi. Sono grossi lavori: a volte di na­ tutte a riconoscere?!^ Alla “beata” Sehnsucht che stana (come tura irregolare, mobile, capricciosa; più spesso di taglio scienti­ la farfalla) tutte “le cose vive” e le chiama a morire nelle fiam­ fico (etnografico, storico, letterario) e con pretese di comple­ me, per puro amore della candela accesaP^^ Non è più tempo tezza. Sono scritti in molte lingue, compreso il latino. Appar­ di accumulazione e ordinamento delle conoscenze, annuncia tengono a molti generi: enciclopedie, collezioni antiquarie e il Divano. Progresso e sistemi, a Oriente come a Occidente, letterarie, e soprattutto i racconti dei grandi viaggiatori, da sono logori come il tempo stesso. Chi non accetta con slancio Marco Polo al Settecento. di gettare quello che sa, che è, che possiede, per trovarsi in «Venuti al mondo con il desiderio di viaggiare» come cambio fra le mani un’esperienza di natura e valore ancora ignoti, chi resiste in fondo al suo angolo buio, chi ha orrore Cfr., ancora, Beato struggimento. del rischio mortale della “trasparenza” resta “torbido”,i'* im­ Gli studi biblici e le traduzioni dal Cantico dei Cantici del 1770; le traduzioni dai Corano del 1773; il progetto di dramma su Maometto del 1774, di cui rimane il penetrabile, opaco. Non sarà mai fatto per capire il suo tempo, monologo iniziale, il famoso Mahomets Gesang; la traduzione del Mahomet di Vol­ e il suo tempo non saprà che farsene di lui. La difficile formula taire, 1779; gli studi sul Pentateuco del 1797; le traduzioni (nel 1783) di poesia araba preislamica attraverso la raccolta di William Jones, Poeseos Asiaticae commentario- di Goethe è diventata la più famosa della poesia tedesca: rum libri sex, rist. Eichhorn, Lipsiae 1787; e la frequente utilizzazione delle Mille e una notte, dalla Neue Melusine e dal Märchen fino al Meister. Per esempio B. D’Herbelot de Molainville, Bibliothèque orientale ou Diction- Finché non lo fai tuo, naire universel, contenant généralement... tout ce qui regarde la connoissance des Peu- questo “muori e diventa”, ples de rOrient, Paris 1697 (trad. tedesca: Halle 1785-1790). Cito qui, fra le molte fonti documentate dai Diari di Goethe, solo quelle og­ getto di citazione diretta nel Divano: W. Jones, op. cit., Adam Olearius, Vermehrte neue Beschreibung der Muskowitischen und Persischen Reise, Schleswig 1663 e soprat­ Per. es. in Vorschmack, lett. “Pregustazione”, p. 440. tutto Colligterte und viel vermehrte Reise-Beschreibung, Hamburg 1696 (con le tradu­ " Cfr. i tanti usi di Nachklang, “eco”, nel corpo e nel titolo dei versi. zioni del Roseto e del Giardino di Sa‘di, delle favole di Lokman, di una raccolta di '2 A Hafis, str. i. proverbi arabi); H. F. von Diez, Denkwürdigkeiten von Asien in Künsten und Wissen­ Cfr. Beato struggimento, p. 97 e le note. schaften, Sitten, Gebrauchen..., i-ii, Berlin 1811-15; H. F. von Diez (trad.), Buch des Trübe è un’altra parola chiave che percorre tutto il Divano. Kabus oder Lehren des persischen Königs Kjekjawus für seinem Sohn Ghilan Schach, 14 DIVANO OCCIDENTALE-ORIENTALE INTRODUZIONE 15 Tavernier^“^ o mossi, come Pietro della Valle,daU’«impatien- Alle “cose meravigliose” Goethe, per la verità, non presta te desiderio» barocco «di riportare alla patria alcun dono di nessuna attenzione. E il personaggio stesso del viaggiatore novità pellegrine», questi viaggiatori sono a volte pedanti, a che lo interessa, non quello che sa e che dice. La curiosità et­ volte emozionati; piatti o iperbolici. Scrivono nel più gonfio e nografica, la fantasticheria esotica, T« eccitante paccottiglia di pomposo degli stili o, come Chardin,nel più scolastico. I quei luoghi»^^ lo lasciano freddo. Il colore locale non lo inte­ prìncipi li accolgono bene dappertutto; come una specie infor­ ressa affatto. Gli aneddoti lo colpiscono solo se ambigui o sim­ male, ma rispettata, di ambasciatori. I viaggiatori si vantano di bolici. Le citazioni su cui lavora il Divano sono tutte letterarie: convivere a lungo con i notabili in condizioni privilegiate, di ri­ tolte ai generi ‘alti’ dei più famosi poeti, come l’epica, il roman­ cevere le loro confidenze. Sanno quindi molte cose, e lo fanno zo in versi e il ghazal, o ai generi orali, popolari, anonimi, come vedere; misurano, pesano, collezionano, disegnano. Si guarda­ i proverbi e le parabole; e poi alla mistica, e al Corano. Dun­ no intorno non per ricordare per sé, ma per ridire poi. Fatica­ que, Goethe studierà, incarnato in Marco Polo, in Mandeville no, si ammalano, rischiano: ma hanno sempre in mente il pub­ e soprattutto in Pietro della Valle, l’antichissimo tipo indoeu­ blico che li aspetta, di ritorno in Occidente. Eppure, una volta ropeo e semitico del mercante narratore. Cederà la loro indo­ tornati, li coglie a sorpresa una curiosa, gelida distanza: dai pae­ mita curiosità, il loro sguardo pratico e affilato al protagonista si che hanno lasciato e dove forse non torneranno più, da quel­ implicito del Divano: che intravvediamo ora «su e giù per vie lo che hanno ritrovato e non riconoscono, e soprattutto da se rischiose fra le rocce»j^'* ora attendato insieme ai beduini nel stessi, che non sono più se non il loro stesso racconto, ormai deserto, con nelle orecchie stanche le urla dei cammelli e da­ svuotato e incredibile. Narrano e si ascoltano narrare, chi con vanti agli occhi un miraggio d’acque, «una striscia di mari men- distacco, chi con superiorità, chi con candida ammirazione: zogneri».^^ ^i^ri saranno i suoi diretti strumenti di lavoro, le «con la credulità per cui si dà fede a tutto ciò che si ode fonti da cui citare, i modelli da imitare. Le grandi antologie narrare, o nel desiderio di piacer col racconto di cose me­ poetiche di Diez, di Jones, di Olearius, di Hammer: le traduzio­ ravigliose».^^ ni di Gami, di Nezàmi e di Rumi. Quando si mette sistematicamente a queste letture, attraver­ sandole, componendole, con impazienza e pazienza, prag­ Berlin 1811; J. von Hammer-Purgstall, Fundgruben des Orients i-vi, Wien 1809-18; J. von Hammer-Purgstall, Geschichte der schönen Redekünste Persiens, mit einer Blüten­ matismo e passione, è probabile che Goethe cerchi all’inizio lese aus zweihundert persischen Dichtern, Wien 1818; K. E. Oelsner, Mahomed. Dar­ stellung des Einflußes seiner Glaubenslehre auf die Völker des Mittelalters, Frankfurt di seguire la linea di Herder. È stato Herder il primo ad aver­ a.M. 1810 e naturalmente il Corano, nella trad. tedesca di Th. Arnold, Lemgo gli fatto conoscere la poesia persiana, con le sue traduzioni da 1746. J. B. Tavernier, Les six voyages en Turquie, en Perse et aux Indes, i-ii, Utrecht 1712, Goethe lo legge in traduzione tedesca (Reis-Beschreibung in unterschiedliche Teile der Welt, nämlich in Türkei, Ägypten, Palästina, Persien, Ost-lndien..., i-iv, Ge­ nève 1674). Il libro di Suleika, p. 303. J. de Chardin, Voyage en Perse et autres lieux de l’Orient, Amsterdam 1735. Egira str. 5. Come, con una certa ingiustizia, dice Girolamo Tiraboschi del della Valle. II libro del Malumore i, str. i. i6 DIVANO OCCIDENTALE-ORIENTALE INTRODUZIONE 17 Sa‘di.26 Negli stessi anni, la comparazione linguistica, per ope­ Un provvisorio, personale punto d’arrivo dei lunghi studi ra soprattutto di Franz Bopp, ha provato definitivamente la orientalistici sta dunque nel progetto di un’altra Egira. Solo parentela indoeuropea, e ipotizzato una Prima Lingua vicina una poesia fuggente, o meglio, solo una poesia di fuga sarà al sanscrito. Tutte le lingue storiche sono, dunque, anticipate capace di lasciarsi dietro l’avvilente Europa della Restaura­ e previste dalla Prima Lingua, come tutte le letterature del zione. Il rinnovamento dei temi, delle forze e delle forme mondo sono in embrione dentro a una Prima Letteratura uni­ andrà cercato nella fonte stessa della civiltà. Il viaggio nel versale e perduta. più remoto passato umano sarà anche un viaggio in tutte le Sono forse i princìpi di questa Prima Letteratura che Goe­ direzioni della storia, soggettiva e collettiva, e un viaggio the comincia col cercare, alla rinfusa, nella Bibbia, nella poe­ verso la durata e il futuro. sia beduina preislamica, nei classici del medioevo orientale. Ma la fuga che al Divano dà la parola d’ordine e il titolo Le tracce di un’utopia: la spontanea, originaria “Natura poe­ di apertura non si limiterà ad attivarne l’invenzione centra­ tante”.Perle gettate a riva dalla più furiosa mareggiata. Per­ le, né resterà solo un ambizioso metodo di lavoro, musicale le cadute dalla bocca, e subito infilate. Una lingua che produ­ e filosofico. Corre, infatti, nel libro anche un sottofondo co­ ca poesia per la semplice bellezza dei suoi suoni, per la giu­ stante di contraddizione, che si coglie più chiaramente a stezza dei suoi sensi. Una letteratura senza tempo, elementa­ una seconda lettura. E, insieme, un modo e un tema: una re, che fondi un’universale saggezza pratica. La speculazione “nausea del mondo”, come quella che il Coppiere cerca di che precede il lavoro vero e proprio del Divano è lasciata in guarire con le sue mandorle fresche, e una rottura anche vista nella lirica d’apertura. Egira: drammatica della voce: un tono assai personale di scontento e di insofferenza. Come per una spina del pensiero, per Laggiù, nella purezza, un’associazione stravagante e ribelle, per un inquieto, o ar­ nel giusto, io voglio immergermi rogante, inalberarsi della fantasia. Una smorfia di fastidio, negli abissi all’origine uno scoppio di “malumore”, una reazione troppo immedia­ della specie degli uomini, ta, un brusco gesto di rifiuto spezzano, magari, la più appas­ quando non si rompevano sionata evocazione. E un interessante effetto di doppiezza e la testa, ma apprendevano di distacco: un principio dispettoso che incrina l’unità del­ da Dio scienza celeste l’emozione attraverso un robusto contrappunto, o un ac­ nelle lingue terrestri. compagnamento sommesso, o una riserva ironica, o un fri­ volo controcanto. E che tema speciale è poi la fuga, dentro a un libro a sua Morgenländische Blumen. Herder, Über die Würkung der Dichtkunst auf die Sitten der Völker, in Sämtli­ volta concepito e costruito in forma di fuga. E un viaggio che Werke viii, p. 395. Cfr. già Hamann (Aesthetica in nuce, 1762): «Come fare per nel viaggio, un movimento nel movimento: ma non va nella ridestare la lingua estinta della natura dei popoli? Andando in pellegrinaggio nel­ l’Arabia Felice, in crociata nei paesi d’Oriente, ricreando la loro magia». stessa direzione. Prende spesso la forma dell’impazienza i8 DIVANO OCCIDENTALE-ORIENTALE INTRODUZIONE 19 erotica, della “libertà in catene”, antico ossimoro amoroso, ha la stessa natura del Desiderio e una spinta più forte. È il deH’eterno sottrarsi dentro un sogno o dietro un ventaglio Desiderio, allora, che deve venire a patti con lei. della donna inseguita. Oppure tocca il grande tema della perdita inarrestabile di tutte le cose: il dileguarsi delle for­ Da dove tanta angoscia, ora per ora? ze, lo svaporare di un profumo, lo svanire di una visione, La vita è breve, il giorno l’attenuarsi del “gioco dei sensi”, la dispersione di una notte lungo. E continuamente stellata verso il mattino. Altrove, il punto di fuga è invece la smania il cuore di andarsene: rivincita, sul fatale venir meno delle cose, dell’impulso va­ non so se verso il cielo, gabondo; un’apertura imprevista d’orizzonti, un’infilata ma andarsene lontano, suggestiva di spazi, un capriccioso scorcio visivo che non fuggire da se stesso P conduce in nessun luogo. Goethe studia l’arabo, riempie fogli e fogli di esercizi calligra­ E sempre avanti, e sempre fici. Ma una rinascita letteraria ha un prezzo più alto anche orizzonti più estesi, del più alto sforzo letterario. Esige, per esempio, che si metta­ e tutto il nostro viario no a rischio gli attenti equilibri della memoria. Goethe tenta fingeva un infinito la via di un privato ritorno alle origini. Ci sono nature, confi­ fuggire, e azzurra, dietro derà molto più tardi a Eckermann, con il privilegio di una il deserto e le schiere, doppia adolescenza. A sessantacinque anni, nell’estate del una striscia di mari menzogneri?^ 1814, parte improvvisamente da Weimar, diretto alla Rena- nia dove è nato. Wiesbaden, Erfurt, Eisenach, Fulda, Fran­ Infine, suprema doppiezza, la voglia di fuga piiò ripiegarsi al­ coforte. l’interno e attaccare l’avventuriero stesso, come una debolez­ Ha con sé la recentissima traduzione completa del Divano za o come una malattia. Ritardare il suo viaggio, minarne la di Hàfez.^o Finora Goethe ha incontrato Hàfez solo per fram­ decisione, metterne in dubbio la meta, minacciarne la conclu­ menti, e l’ha trovato «incomprensibile, inapprezzabile».^^ sione. Ma nessun viaggiatore è degno di questo nome se non Leggendolo la prima volta per esteso, tutti gli studi preceden­ si è avviato anche per questa strada a ritroso, bruciandosi al­ ti trovano all’improvviso un orientamento. Puntano ora, al­ meno una volta allo spleen: che è insonnia, irrequietezza fi­ l’opposto, verso il supremo artificio; verso una forma capace sica, melanconia, paralisi, disgusto di sé. Perché la torbida Sehnsucht soggettiva, incapace di gettarsi a volo nelle fiamme, Il libro delle Massime, 6, p. 241. resistente al trasporto cosmico, sorda alle vertigini mistiche. Der Divan von Mohammed Schemseddin Hafis, aus dem Persischen zum ersten Male übersetzt von Joseph von Hammer i-ii, Stuttgart-Tübingen 1812-13. Tutti i rife­ rimenti a jffifez, nelle note, saranno fatti a questa traduzione. Il libro del Malumore, i, p. 209. Da un abbozzo per la Nota «Von Hammer» {Paralipomenon 125b). 20 DIVANO OCCIDENTALE-ORIENTALE INTRODUZIONE 21 di aprire suirillimitato il finito, di manifestare, nel det­ so tutti gli altri. Il nome di Dio si rinchiude nella breve cifra to, l’indicibile e l’impensabile. Non sarà dunque più l’insegui­ di un sigillo. Il «contravveleno» si annida nel suo contrario, mento di una nebbiosa “poesia naturale”, ma una sfida al diffi­ il «veleno di vipera». Le conchiglie bruciate manifestano cile, al vertiginoso Hàfez, che darà il via al Divano di Goethe. nella loro fosforescenza la natura estranea del fuoco. A Wiesbaden, passando le acque, Goethe scrive una prima L’esperienza è una totalità mobile, senza scarti e senza cen­ serie di “poesie a Hàfez”. A Francoforte, nell’autunno, cono­ tro. E la poesia è fatta a imitazione dell’esperienza. Non co­ sce la giovane Marianne Jung, che sta per sposare il banchiere mincia, non ordina e non finisce, ma «ruota come il fir­ von Willemer. Marianne, con cui Goethe avrà nell’arco di mamento». un’estate una singolare e intensissima storia d’amore, suggeri­ Anni dopo, Goethe dirà di aver visto, nel metodo di Hà­ sce al Divano il personaggio letterario di Suleika. Un ragazzo fez, un tipo di poesia adatto a se stesso vecchio. «Incondi­ intelligente e sensibile a cui Goethe si affeziona, August zionato abbandono all’insondabile volontà di Dio, contem­ Wilhelm Paulus, suggerisce l’altro incantevole personaggio di plazione serena della mobile attività terrena, che si ripete Saki, il coppiere adolescente. Le condizioni esterne per la fin­ sempre in circolo o a spirale, amore, inclinazione che oscilla zione da cui nascerà il canzoniere ci sono ormai tutte. Il Diva­ fra due mondi, tutto il reale spiegato e risolto nel simbo­ no esce definitivamente dalla fase di progettazione: prende lo.»^2 Chi ha cercato di scoprire proprio nel Divano se esista corpo (una trentina di testi alla fine dell’agosto 1814), e molte uno “stile della vecchiaia”, capace di spiegare la Tempesta co­ delle sue voci. me l’ultimo Platone,^^ ha insistito su questo chiaro sguardo Le prime poesie sono nel genere conviviale dei gesellige Lie­ dall’alto, su un senso aperto e geometrico dell’ordine. Ma il der: ma assumeranno, orientate al Libro del Cantore e al Libro senso dell’ordine, in chi ha molto vissuto, è anche libero e te­ del Coppiere, un significato più introverso e simbolico. Altre merario. Vagheggia apertamente il suo contrario. Nutre una estraggono, da insolite esperienze di viaggio, un’epifania e palese passione per la dissoluzione e il disordine. una profezia. Soprattutto, appare formato fin dall’inizio un E questo il pericolo che Goethe ravvisava nel suo “orienta- avventuroso programma poetico. L’appropriazione del meto­ leggiare”? Che accadrà a chi maneggia una poesia «piena di do, più ancora che dei temi di Hàfez. gas razionale e spirituale», astratta e leggera come un aerosta­ Il temerario equilibrio del sensibile e del soprasensibile, af­ to, e intanto desidera che gli sfugga di mano, salga sempre più fidato a cifre sempre diverse. «Lo sforzo amorevole e acutissi­ veloce, si gonfi fino a esplodere e faccia ricadere una pioggia mo di scorgere in ogni oggetto la sua qualità più segreta.» di frammenti dappertutto? È necessario che la spinta creativa L’«arguzia» barocca che «permette di scoprire senza sforzo e quella distruttiva si compensino. Che, «dal cielo, la poesia rapporti fra le cose più lontane». L’«innocenza eterna del- l’agire», che innesta il principio del caos nel cuore stesso del disegno. La presenza simultanea, nella mente, dei fatti del Lettera a Zelter, 11-5-1820. ” P. Stöcklein, Wege zum späten Goethe, Darmstadt, Wissenschaftliche mondo e del tempo: ognuno in moto dentro, contro, attraver­ Buchgesellschaft, 1970, pp. 331-61.

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