MAURO BUSSAMI IL DIRITTO DELL’OCCIDENTE GEOPOLITICA DELLE REGOLE GLOBALI IINAUOI © 2oio Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino www.einaudi.it ISBN 978-88-06-18577-0 Mauro Bussani Il diritto dell’occidente Geopolitica delle regole globali Einaudi Indice generale p. IX Prefazione Il diritto dell’occidente PARTE PRIMA L’assalto ai luoghi comuni 1. Diritti e giuristi 5 1. Eliche, stringhe e usure 6 2. Legge e diritto: una goffa equiparazione 8 3. Diritti senza giuristi 9 4. Chi dice le regole IPuqaha , i professori italiani e F. D. Roose velt) i4 5. Le catene di montaggio del diritto il. Giuristi e giustizia 16 1. Le bugie dei giuristi 17 2. Teorie e pratiche 18 3. La giustizia occidentale allo specchio del discorso pubblico 20 4. Il quando e il dove della giustizia in. Noi e gli altri 23 1. Tabelle ministeriali 23 2. Pensieri buffi 25 3. La struttura intima dei sistemi giuridici 25 4. Strati 28 5. Capi, terre e famiglie in Africa 31 6. Siyàsa, Dharma, Li, Giri: la forza odierna della tradizione 38 7. Lo sviluppo giuridico fra regole nostre e altrui vi Indice generale PARTE SECONDA Le regole globali fra tempo e geografia iv. Le premesse P- 43 1. Uniformità v. Concorrenza 46 2. La congiura degli innocenti v. Rule of law. di chi e per chi ? 48 1. 'Le rules of law 5i 2. Sovrapposizioni 52 3. Il diritto: una fabbrica del potere americano 54 4. Avvocati, studenti e Costituzioni: le fibre dell’espansione 58 5. La promessa di futuro 59 6. Rule Doctors 63 7. Cure senza storia 66 8. La fragilità progettuale del vecchio continente Vi. La globalità tradita. Dentro e oltre la crisi 72 1. Pressioni selettive 73 2. Domande tardive 74 3. I preparativi della tempesta 75 4. La crisi delle regole 78 5. La triste storia delle agenzie di rating 80 6. Le regole della crisi 85 7. Sotto il diritto, poco o niente vii. Intermezzo. L’ambiguo declino dello Stato 87 1. Lo spacchettamento dell’interesse nazionale 89 2. Lo Stato come abitudine 9i 3. Localismi vili. Rule-makers e rule-takers. Il caso del commercio globale 94 1. Poteri dispari, poteri irresponsabili 97 2. Grozio e la WTO 99 3. Diritto del commercio iniquo e poco solidale 108 4. Paradossi e cinismi 109 5. Commercio globale e scelte dell’occidente Indice generale VII IX. Il diritto dei giusti p. 113 I. Il rumore dei nemici 114 2. Corti e crimini 115 3- Noi non abbiamo confini: abbiamo dispute 119 4- I guai dei vinti 121 5- Grida nel buio 125 6. Visioni in transito I2Ó 7- Il mondo in tasca 128 8. Atrocità e simbolismi 130 9- Gentilezze Usa v. asprezze europee? PARTE TERZA I diritti umani:quando e dove? x. Carte, linguaggi e sconfitte 135 1. Moltiplicazioni 136 2. Radici 138 3. Diritti sulla carta xi. Diritti senza diritto 141 1. Diritti e politica 144 2. La frammentazione delle identità 147 3. Il dinamismo delle identità 148 4. Universale e relativo 149 5. Macro-particolarismi? 151 6. Al di qua del discorso xii. Le pratiche 152 1. La tortura come routine e la religione come libertà dalla satira 158 2. Donne 165 3. I popoli indigeni e i profeti del passato xiii. Un tempo per le soluzioni 170 1. Esercizi di indifferenza 171 2. Confetti al funerale ? 174 3. Esercizi di differenza 175 4. La scelta per il candore - Il candore delle scelte 180 5. Contro il vento Vili Indice generale PARTE QUARTA Diritto e democrazia xiv. La nostra democrazia e le tracce lunghe del (suo) diritto p. 185 1. Letizie e disincanti 185 2. Il primato della democrazia: questione di tempo 187 3.' Democrazia e diritti 189 4. Specialismo e secolarismo (Gregorio VII, re Andrea II e Podiebrad, mugnai e follatori) 191 5. Il diritto fra‘purezze’e totalitarismi xv. Derive ed espansioni 194 1. Arretramenti possibili 197 2. Accelerazioni ed etnocentrismi 198 3. Trapianti e rigetti 202 4. I limiti del nostro discorso 203 5. Una Global Court for International Aid 205 6. Oltre il democratic short-termism 206 7. Scelte risapute 211 8. Al posto delle conclusioni 213 Note Indici 321 Indice delle riviste citate in modo abbreviato 325 Indice degli autori citati 339 Indice analitico Prefazione Questo non è un libro di diritto, è un libro sul diritto. É una riflessione centrata su: il ruolo che il diritto svolge a li vello globale nel farsi dei fenomeni economico-sociali; e l’im piego del diritto stesso come lente d’ingrandimento per l’e same di alcune questioni che il discorso pubblico neglige, o non sa valorizzare, e che invece incidono in profondità sul modo di guardare al mondo in cui viviamo. Non sono parole nostre quelle che segnalano come «Ogni mutamento di sistema, di regime - da quello che ha condot to alle signorie del Trecento a quello sfociato nell’Assemblea costituente francese del 1789, dalla genesi dei Comuni alla formazione degli stati territoriali moderni, dalle riforme del l’assolutismo illuminato, alle moderne costituzioni - ha avu to il suo momento giuridico, coessenziale ad esso; e ha spes so avuto la sua preparazione nella prassi giuridica, o nel pen siero giuridico»1. Né vengono da chi scrive i moniti, puntuti, per cui «Nessuna istituzione dello Stato è più importante delle nostre corti, né cosi pienamente fraintesa dai governa ti. ... Tuttavia l’opinione popolare sui giudici e sull’arte del giudicare è fatta principalmente di slogan vuoti, fra i quali includo le opinioni di numerosi giuristi e giudici quando scri vono o parlano del proprio lavoro. Tutto ciò è riprovevole, e rappresenta solo una parte del danno. Infatti il diritto ci interessa non solo perché lo usiamo per ottenere i nostri sco 1 A. Padoa Schioppa, Italia ed Europa nella storia del diritto, il Mulino, Bologna 2003, p.295. X Prefazione pi, egoistici o nobili che siano, ma perché il diritto è la no stra istituzione sociale più strutturata e rivelatrice. Se riusci remo a capire meglio la natura dell’argomento giuridico, co nosceremo meglio che tipo di persone siamo»2. Si tratta di ammonizioni celebri, autorevoli e ficcanti. Ep pure, la fragilità del diritto nei circuiti di produzione delle idee resta paradossale. Nessuno dubita seriamente che i sistemi giu ridici stiano in corrispondenza biunivoca con la cultura e la ci viltà, di cui sono frutto e seme. Nondimeno, i circoli scienti fici, intellettuali, mediatici e politici trattano quotidianamen te il diritto quale fonte di ‘codicilli’, ‘cavilli’, oppure come esercizio letterario, al più appendice di qualche corrente filo sofica. Cosi, quegli stessi circuiti, di fronte alle spinose que stioni poste dalle realtà locali e globali, finiscono per riserva re - con le eccezioni che incontreremo - le attenzioni maggio ri ai verba degli economisti, dei sociologi, degli scienziati della politica, spesso a loro volta ignari di come il diritto abbia in vece potentemente orientato, e sempre orienti, gli orizzonti su cui essi esercitano le loro scienze, e tutti noi pratichiamo le nostre scelte. 'Fila. Il diritto forgia in effetti prassi e destini, ed è attraverso il suo angolo visuale che tracceremo qui una storia e una crona ca di alcune vicende del pianeta, che ricevono d’abitudine al tre attenzioni e altre letture3. Sottraendo la nostra né triste né gaia scienza al gioco dell’incudine fra cavilli e filosofia, incon treremo allora regole che trovano differenti origini, giudici di 2 R. Dworkin, L'impero del diritto, il Saggiatore, Milano 1989, p. 17 (trad. it. da Law's Empire, Belknap Harvard University Press, Cambridge Mass. 1986). 3 Paradossale in apparenza, riduttiva nella sostanza, ma istruttiva di una realtà sottaciuta, è l’osservazione di C. Gearty, Can Human Rights Survive?, The Hamlyn Lectures 2005, Cambridge University Press, Cambridge 2006, p. 81: «Cabinet mi nisters ask not, “is the policy good for the country?” but rather “can we get it pa st the lawyers ?” » Prefazione XI varia toga, produttori di diritto di diversa legittimazione, stu diosi e avvocati, insieme ad attivisti, donne e bambine, indige ni e banchieri, torturatori e depredati, all’interno di una conti nua dialettica fra i ‘noi’ e gli ‘altri’, nonché tra i differenti gra di di ‘globalità’ - quella dei traffici, delle comunicazioni, delle idee - e di ‘località’ - quella delle comunità, delle tradizioni, delle identità - che la comprensione dei fenomeni impone. Alcuni fili conduttori tesseranno però la riflessione. Il primo è dato dall’attenzione per il diritto che incorpora, trascende, o attraversa la dimensione degli Stati, e delle regio ni del mondo in cui essi si collocano. E questo il livello del di scorso su cui è possibile cogliere i fattori di elaborazione e gli usi geopolitici di quel diritto che si vuole globale, insieme al le sue interrelazioni con la diversità delle culture e delle tradi zioni giuridiche, formali e informali, che abitano il pianeta. Analisi che a sua volta permetterà non solo di individuare gli strumenti con cui quel diritto determini o punti a guidare la produzione delle stesse regole domestiche e regionali, ma an che di esaminare i vettori che spingono l’espansione del dirit to globale e quelli che, muovendo da una eterogenea varietà di dimensioni ‘locali’, ne decretano gli insuccessi. Da sottolineare è solo (al di là che il termine regionale an drà qui riferito non a entità sub-statuali, ma all’insieme di giurisdizioni che appartengono a un’area geografica determi nata) che la nozione di diritto globale risulta ben diversa da quella di diritto internazionale. Quest’ultima descrive lo spa zio giuridico segnato dagli accordi fra Stati; il primo termi ne, invece, oltre a includere il secondo, incorpora sia il dirit to c.d. transnazionale, che dai confini delle giurisdizioni sta tali in principio prescinde, sia il diritto che esprime una vocazione planetaria in senso proprio4. Un altro filo conduttore si ritrova nella costante cura per 4 Sui livelli di discorso possibili in punto di dimensione giuridica: globale, in ternazionale, regionale, transnazionale, statuale territoriale, sub-statuale, non-sta- tuale, si veda per tutti W. Twining, Globalisation and Legal Theory, Northwestern University Press - Butterworths, Evanston 2000, p. 139.