Il futuro viene come un ladro nella notte: da un mese all'altro, da un anno all'altro, l'ufficio o la fabbrica dove lavoriamo si riempiono a poco a poco di sussurranti "colleghi" elettronici, di infallibili dirigenti fatti di microcircuiti, di pulsanti, di spie luminose. Accettiamo senza batter ciglio appartamenti sempre più piccoli, camere d'albergo ridotte a cubicoli, viaggi e divertimenti minuziosamente programmati; ci mettiamo l'auto, come un cappotto, per andare dal tabaccaio, camminiamo tra assordanti rumori che non sentiamo, compiliamo moduli che non comprendiamo, aspettiamo con pazienza il nostro turno davanti a sportelli cifrati, misteriosi, onnipotenti. Sappiamo oscuramente di vivere sull'orlo di qualcosa di grosso, ma la spinta, giorno per giorno, è leggera, insensibile: il mattino di oggi sembra uguale a quello di ieri. I racconti di questa antologia di fantascienza anglo-americana accelerano i tempi, ma di poco: partono da noi, dal nostro mondo, dalle nostre abitudini e complicazioni, dalle nostre paure e schiavitù. Non sono profezie, ma ipotesi, probabilità immediate. In ognuna di queste storie c'è l'ultima piccola spinta oltre l'orlo del futuro prossimo, dove potremo ritrovarci in fondo a un abisso o in vetta a una grande azienda, al 36° piano.