Fondazione Svizzera di Cardiologia Con impegno contro le cardiopatie e l’ictus cerebrale Il defi brillatore impiantabile Informazioni per i pazienti Indice Introduzione 2 Il cuore e la sua funzione 2 Disturbi del ritmo cardiaco (aritmie) 3 Motivi per impiantare un defibrillatore 6 Il defibrillatore impiantabile (CDI) 7 La risincronizzazione 9 L’operazione 10 Rischi dell’operazione 10 Defibrillatore sottocutaneo 11 Controllo e regolazione del defibrillatore 11 Durata e sostituzione del defibrillatore 13 Medicamenti e defibrillatori 14 Vivere con un defibrillatore 14 Interferenze elettromagnetiche 16 Risposte a domande frequenti 16 Possibili interferenze elettromagnetiche 20 Introduzione Questo opuscolo è destinato a pazienti ai quali si deve inserire un cardioversore defibrillatore (CDI) ed a persone che già portano un apparecchio di questo genere. Spiega i benefici di un CDI e mostra le conseguenze e le misure precauzionali di cui occorre tener conto con l’impianto di questo apparecchio. Inoltre vi trova rispo- sta a domande poste frequentemente. Naturalmente questo opu- scolo non può fornire informazioni complete. Se quindi restano aperte delle questioni si rivolga al suo cardiologo, che vi rispon- derà volentieri. I CDI sono apparecchi complessi e affidabili che grazie al pro- gresso tecnologico sono diventati sempre più piccoli. A causa dell’incremento delle conoscenze mediche, col tempo sono aumentate anche le indicazioni per l’impianto di un apparecchio di questo genere, determinando una netta crescita del numero dei portatori di un CDI. Nel 2014 in Svizzera ne sono stati impian- tati oltre 1 100 nuovi, e il numero complessivo dei portatori di CDI ha superato gli 8 000. Il cuore e la sua funzione Il cuore è una pompa che spinge il sangue in tutto l’organismo, apportandovi così ossigeno e tutte le sostanze nutritive necessa- rie. È costituito di una metà destra e una sinistra. Ciascuna metà comprende un atrio e un ventricolo, separati da valvole cardiache che provvedono a far sì che il sangue possa scorrere in una sola direzione. Ad ogni battito del cuore gli atri pompano il sangue nei ventricoli, che si contraggono e lo fanno proseguire nelle arterie. Il genere maschile vale anche per quello femminile. 2 Il ritmo cardiaco è stabilito dal nodo sinusale, che adatta conti- nuamente la frequenza cardiaca alle esigenze dell’organismo. Attraverso gli atri, lo stimolo elettrico diretto ai ventricoli prove- niente dal nodo sinusale raggiunge uno speciale filtro, il nodo atrio-ventricolare (nodo AV). Da qui l’impulso elettrico, tramite il fascio di His e le fibre conduttrici dello stimolo, viene trasmesso alla muscolatura dei ventricoli, che per conseguenza si contrag- gono (figura 1). Questa successione di stimoli permette agli atri di riempire i ventricoli, per poi pompare il sangue nelle arterie e quindi agli organi del nostro corpo. In stato di riposo il cuore batte circa da 50 a 80 volte al minuto. Questa frequenza varia e si adatta continuamente all’attività fisica dell’individuo. Come sicuramente avrà notato, il cuore batte più rapidamente in caso di sforzo, stress o febbre. Quando lei riposa o dorme batte più lentamente. Disturbi del ritmo cardiaco (aritmie) Talvolta il ritmo cardiaco può essere disturbato da battiti provo- cati prematuramente. Sono chiamati extrasistoli ed hanno come conseguenza un ritmo cardiaco irregolare, che occasionalmente potrà avvertire tastandosi il polso. Extrasistoli si verificano sia nelle persone sane che nei cardiopatici. L’aritmia diventa più forte quando si ha una serie di battiti fuori tempo, può succedere rego- larmente o irregolarmente e durare alcuni secondi, minuti od occasionalmente persino parecchie ore. Si hanno aritmie in diverse cardiopatie. Possono manifestarsi come battito cardiaco troppo rapido, una cosiddetta tachicardia. Normalmente la stimolazione elettrica del cuore parte dal nodo sinusale. Se invece il ritmo rapido ha origine in un ventricolo è chiaramente patologico. Si parla allora di tachicardia ventrico- lare. Il cuore batte molto rapidamente, da 160 a 240 volte al 3 1 2 4 3 9 5 11 10 12 13 14 6 8 7 15 1. Aorta 2. Vena cava superiore 3. Nodo sinusale 4. Atrio sinistro 10. Nodo atrioventricolare (AV) 5. Atrio destro 11. Valvola mitrale 6. Valvola tricuspide 12. Fascio di His 7. Vena cava inferiore 13. Branca sinistra e destra 8. Ventricolo destro 14. Ventricolo sinistro 9. Valvola aortica 15. Miocardio Figura 1: Anatomia e sistema di conduzione dello stimolo del cuore 4 minuto, non può più svolgere la sua funzione di pompa e assicu- rare un apporto sufficiente di sangue agli organi. Ciò può provo- care diversi sintomi quali palpitazioni, dispnea (respirazione diffi- coltosa), angina pectoris, mancamento, vertigini, sincope (perdita della conoscenza) o persino una morte improvvisa per arresto car- diaco. Se la tachicardia assume un ritmo ancor più rapido e caotico si parla di fibrillazione ventricolare. Spesso la fibrillazione ventrico- lare ha esito letale perché l’insufficiente attività di pompaggio del cuore porta all’arresto cardiaco. In alcuni casi i pazienti per- dono conoscenza e devono essere rianimati sul posto da soccorri- tori d’emergenza con un defibrillatore esterno che emette un impulso di corrente elettrica opportunamente dosato sul torace del paziente. Questo intervento si chiama defibrillazione ed è l’unica possibilità per interrompere la fibrillazione ventricolare e ripristinare il ritmo cardiaco normale. Il defibrillatore impianta- bile assume questa funzione automaticamente: sorveglia il cuore ininterrottamente e reagisce con degli impulsi elettrici o una sca- rica elettrica se il cuore manifesta un’aritmia ventricolare perico- losa. Il ritmo cardiaco può anche essere troppo lento, fenomeno chiamato bradicardia. Un battito cardiaco molto lento è spesso normale negli sportivi da competizione, ma nei pazienti cardio- patici può avere gravi conseguenze. In questo caso il defibrilla- tore impiantabile agisce come un pacemaker e impedisce una fre- quenza cardiaca troppo bassa. 5 Motivi per impiantare un defibrillatore Il CDI interrompe le aritmie ventricolari pericolose. Dei CDI sono già stati impiantati con successo a centinaia di migliaia di pazienti ed hanno salvato molte vite. Nel suo caso degli specialisti, in base ai risultati di diversi esami, consigliano l’impianto di un apparec- chio di questo genere. Questi esami, a seconda dell’anamnesi e della cardiopatia di base, comprendono diversi test destinati a valutare la presenza di un rischio di future aritmie ventricolari con possibilità di esito letale (morte improvvisa per arresto car- diaco). L’ecocardiografia (esame del cuore con ultrasuoni) mostra le dimensioni del cuore, valuta la funzionalità delle valvole cardia- che ed esamina l’attività del cuore quale pompa misurando la cosiddetta gettata sistolica (cioè la quantità di sangue inviata dal cuore nelle arterie ad ogni contrazione). Con la coronarografia (angiografia coronarica) si possono visualizzare le arterie corona- rie e individuare i restringimenti (stenosi), responsabili di un’an- gina pectoris o di un infarto. Con il test da sforzo eseguito su un cicloergometro o un nastro mobile si analizzano la frequenza car- diaca, il ritmo cardiaco e la pressione arteriosa svolgendo attività fisica. Con l’esame elettrofisiologico, infine, mediante degli elet- trodi introdotti temporaneamente nel cuore si cerca di provocare o di riprodurre una tachicardia ventricolare o una fibrillazione ventricolare. In base ai risultati di questi diversi esami è possibile decidere se nel suo caso entra in considerazione l’impianto di un defibrillatore interno. In linea di principio si raccomanda l’impianto di un CDI nelle seguenti situazioni: dopo rianimazione conseguente a fibrilla- zione ventricolare o arresto cardiaco, in presenza di tachicardia ventricolare dopo un infarto cardiaco, in caso di insufficienza car- diaca in fase avanzata (scarsa forza di contrazione dei ventricoli), 6 in caso di alto rischio di aritmia letale conseguente a malattie frequenti nei famigliari o di origine genetica (per esempio la sin- drome di Brugada). Inoltre per stabilizzare la sua cardiopatia può essere necessaria una terapia medicamentosa, che naturalmente sarà continuata dopo l’impianto del defibrillatore. Il defibrillatore impiantabile (CDI) Il defibrillatore è costituito di un involucro contenente una batte- ria e la complessa apparecchiatura elettronica che permettono di sorvegliare in permanenza il ritmo cardiaco e di intervenire all’oc- Involucro con batteria (CDI) Bobina elettrica Elettrodo Figura 2: Il defibrillatore impiantabile (CDI) Il defibrillatore viene collegato al cuore mediante un elettrodo situato nel ventricolo destro. 7 correnza. Gli apparecchi più recenti pesano circa 70 g con un volume di 40 cm3. Il defibrillatore viene collegato al cuore mediante un elettrodo situato nel ventricolo destro (figura 2). Talvolta si colloca un secondo elettrodo nell’atrio destro, e in alcuni casi si fissa inoltre un terzo elettrodo in una piccola vena situata alla superficie del ventricolo sinistro. Secondo il numero di elettrodi applicati si parla di sistemi ad una, due o tre camere. Il numero degli elettrodi dipende dai disturbi e dalla cardiopatia di base. Ad esempio, in casi particolari di insufficienza cardiaca si collocano tre elettrodi per poter ricoordinare nel tempo (risincro- nizzare) la contrazione dei ventricoli se essa non avviene regolar- mente oppure se il ventricolo sinistro, a causa di un disturbo di natura elettrica o meccanica, ha una gettata troppo bassa. Gli elettrodi trasmettono al defibrillatore informazioni sul ritmo cardiaco. All’occorrenza trasportano energia dalla batteria al cuore per stimolarlo o per emettere scariche di corrente o impulsi elettrici per interrompere un’aritmia ventricolare. Inoltre il defibrillatore svolge la funzione di un pacemaker, cioè man- tiene una frequenza cardiaca adeguata se essa minaccia di ridursi troppo (vedi in merito anche l’opuscolo «Il pacemaker (stimola- tore cardiaco)» della Fondazione Svizzera di Cardiologia). Quindi il CDI reagisce sia a frequenze cardiache troppo basse che a fre- quenze ventricolari troppo elevate e pericolose. Il CDI la protegge dalle conseguenze di un’aritmia ventrico- lare. Reagisce entro pochi secondi a un’aritmia pericolosa emet- tendo una stimolazione indolore più rapida dell’aritmia stessa e che la fa cessare nell’80% dei casi. Spesso il paziente non si accorge nemmeno che l’apparecchio ha agito. Se questa stimolazione non fa cessare la tachicardia il defibrillatore emette un impulso di cor- rente dosato (cardioversione). Se l’apparecchio constata che l’aritmia è una fibrillazione ventricolare emette molto rapida- 8 mente un impulso di corrente ad alta energia: si parla allora di defibrillazione (figura 3). Questi diversi impulsi elettrici sono più o meno dolorosi. La sensazione varia da un paziente all’altro e dipende dal fatto che il soggetto abbia perso conoscenza o no. Ritmo cardiaco Fibrillazione Scarica normale ventricolare elettrica Figura 3: Elettrocardiogramma durante una defibrillazione ad opera del defibrillatore impiantato L’elettrocardiogramma mostra l’oscillazione elettrica rapida e irregolare che caratterizza la fibrillazione ventricolare. Dopo la scarica elettrica si ripristina il ritmo cardiaco normale. La risincronizzazione Nel cuore sano, in tutte le pareti del ventricolo sinistro avviene una stimolazione elettrica quasi contemporanea (sincrona), che provoca una contrazione armonica del miocardio (muscolo car- diaco). In tal modo è garantita una funzione di pompa ottimale ed efficiente del ventricolo sinistro. Un ritardo della stimolazione elettrica può determinare delle contrazioni irregolari delle diverse zone della parete del ventricolo sinistro. È questo il caso in un cosiddetto blocco di branca sinistro e significa che una parte del ventricolo sinistro si contrae mentre un’altra è ancora rilassata. 9
Description: