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Il Corano e la sua interpretazione PDF

151 Pages·2018·1.508 MB·Italian
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Campanini_principi_Bauman 28/03/13 11.15 Pagina I Economica Laterza 648 Campanini_principi_Bauman 28/03/13 11.15 Pagina II Dello stesso autore in altre nostre collane: Introduzione alla filosofia islamica «Biblioteca di Cultura Moderna» (con K. Mezran) Arcipelago Islam. Tradizione, riforma e militanza in età contemporanea «Storia e Società» Campanini_principi_Bauman 28/03/13 11.15 Pagina III Massimo Campanini Il Corano e la sua interpretazione Editori Laterza Campanini_principi_Bauman 28/03/13 11.15 Pagina IV © 2004, Gius. Laterza & Figli www.laterza.it Edizioni precedenti: «Biblioteca Essenziale Laterza» 2004 Nella «Economica Laterza» Prima edizione giugno 2013 Edizione 1 2 3 4 5 6 Anno 2013 2014 2015 2016 2017 2018 Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Questo libro è stampato su carta amica delle foreste Stampato da SEDIT - Bari (Italy) per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN 978-88-581-0815-4 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Il Corano e la sua interpretazione Avvertenza. Si è adottata una traslitterazione delle parole arabe molto semplificata, senza riportare i segni diacritici. Si sono rispet- tati, invece, la ‘ayne la hamza(quando posta in mezzo o alla fine di una parola) e gli allungamenti. La ta-marbu¯taè stata omessa. I L’Islam e il Corano Il Corano è il libro sacro dell’Islam; nella cultura islamica è, per antonomasia, «il» Libro. Ma per comprendere in che sen- so e come il Corano rappresenti all’interno della cultura isla- mica il punto di riferimento essenziale, è necessario capire che cos’è l’Islam stesso. L’Islam è, naturalmente, una religione: si tratta di un’af- fermazione ovvia, perfino banale. È importante, tuttavia, te- ner presente che il nostro termine «religione» risulta, se non erroneo, almeno impreciso, per definire che cosa è propria- mente l’Islam1. In arabo, il nostro termine «religione» per in- dicare l’Islam si può tradurre in vari modi, ma il vocabolo for- se più onnicomprensivo e preciso è dîn. Il Corano afferma per almeno due volte che l’Islam è «il» dîn. Per esempio in 5,3: «Oggi ho perfezionato la vostra religione (dîn); ho effu- so su di voi la mia grazia e mi è piaciuto di darvi per religio- ne (dîn) l’Islam» (ma vedi anche 3,19). Orbene, che cos’è il dîn? Secondo una definizione largamente accettata2 esso si- 1Non è osservazione superficiale rilevare che, metodologicamente, con- cetti quali «religione» o «teologia» appaiono spesso problematici o addirit- tura equivoci. Nel prosieguo del discorso si cercherà di definire il senso del- l’espressione «religione islamica», che per il lettore non musulmano risulterà diverso, per esempio, da quello a lui noto di «religione cristiana». Allo stes- so modo, la teologia, in Islam, non è «studio di Dio», ma assume spesso ca- ratteri apologetici e dialettici, sia pure discutendo di res divinae. 2Cfr. la voce Dîndi L. Gardet, in Encyclopedie de l’Islam, 2aedizione, vol. II, Brill, Leiden 1961, pp. 301-2. 3 gnifica tre cose: l’îmân, l’ihsân, e l’islâm, ossia, rispettivamen- te, la fede, il retto comportamento e la sottomissione. La f ede dirige, il retto comportamento obbliga, la sottomissione im- plica la retribuzione ultraterrena. Un celebre hadîth (reso- conto di un detto o di un fatto del Profeta Muhammad) rac- conta il seguente aneddoto: Un giorno, mentre eravamo seduti accanto al Messaggero di Dio, ecco apparirci un uomo dagli abiti candidi e dai capelli di un nero intenso; su di lui non traspariva traccia di viaggio, ma nessuno di noi lo conosceva. Si sedette di fronte al Profeta, mise le ginocchia contro le sue e poggiando le palme delle mani sulle sue cosce gli dis- se: «Oh Muhammad, dimmi che cos’è l’islâm». Il Messaggero di Dio disse: «L’islâm è che tu testimoni che non c’è altro dio che Allâh e che Muhammad è il Messaggero di Dio; che tu compia la preghiera rituale, versi la zakât[elemosina legale], digiuni nel mese di Rama- dân e faccia il pellegrinaggio alla Casa [la sacra moschea della Mec- ca], se ne hai la possibilità». «Tu dici il vero!», disse l’uomo. Ci sor- prese che fosse lui a interrogare il Profeta e ad approvarlo. L’uomo chiese allora: «Dimmi che cos’è l’îmân[la fede]». Il Profeta rispose: «È che tu creda in Dio, nei suoi angeli, nei suoi Libri, nei suoi Mes- saggeri e nell’Ultimo Giorno, e che tu creda nel decreto divino, sia nel bene che nel male». «Tu dici il vero!», replicò l’uomo che ripre- se dicendo: «Dimmi che cos’è l’ihsân[retto comportamento]». Egli rispose: «È che tu adori Dio come se lo vedessi; perché, se tu non lo vedi, certamente Egli ti vede». L’uomo disse: «Dimmi che cos’è l’O- ra [del giudizio finale]». Il Profeta rispose: «L’interrogato non ne sa più di chi lo interroga». [...] Dopo di che l’uomo sparì e io rimasi so- lo. Allora il Profeta mi chiese: «‘Omar, sai tu chi mi ha interroga- to?». Io risposi: «Dio e il suo Messaggero ne sanno di più». «Era Ga- briele», disse, «che è venuto per insegnarvi la vostra religione»3. In questa tradizione, l’islâmè definito nella sostanza come la pratica legale (il retto comportamento o ihsân) dei cinque pilastri della fede. Il più importante dei cinque pilastri è la pro- 3Al-Nawawî, Quaranta hadith, Cesi, Roma 1982, p. 36. E cfr. Il giardi- no dei devoti, a cura di A. Scarabel, Società Italiana Testi Islamici, Trieste 1990, pp. 30-31. 4 fessione che non vi è altro dio se non Iddio e che Muhammad è il suo Inviato (è la formula detta in arabo shahâda). Le due parti della shahâdanon compaiono collegate insieme nel Co- rano, ma il versetto 37,35 afferma che «non vi è altro dio se non Iddio» (lâ ilâh illâ Allâh); mentre il versetto 48,29 afferma che «Muhammad è l’Inviato di Dio» (Muhammad rasûl Allâh). Dunque, la professione di fede può essere composta a partire dal Corano. Ma l’islâmè qualcosa di più della professione di fede; è anche abbandono completo e fidente alla volontà di Dio: e questo è il significato primario, ben noto anche al lettore co- mune, del termine «Islam». Vi è, tuttavia, una seconda impli- cazione fondamentale. Il Dio cui ci si abbandona è Unico e l’U- nicità di Dio unifica la realtà della natura e la stessa realtà del- l’uomo. Si tratta di un principio filosofico che è stato molto ben descritto dal Fratello Musulmano Sayyid Qutb (1906-1966), autore di un fondamentale commentario coranico su cui si ri- tornerà nel capitolo V: L’Islam è la religione dell’unificazione tra tutte le forze dell’Es- sere; non per nulla è la religione dell’Unicità (tawhîd): Unicità di Dio, unificazione di tutte le religioni nella religione di Dio, unifor- mità nel messaggio trasmesso da tutti i profeti fin dall’alba della vita4. E ancora: L’essenza della vita, con tutte le sue varie specie, è una, e l’es- senza dell’uomo, con tutte le infinite variazioni e potenzialità uma- ne, è una. [...] L’unico scopo dell’Islam è determinare il significato dell’adorazione di Dio nella vita umana secondo il Corano. [...] La realizzazione di questo scopo rimane impossibile finché distingue- remo nella nostra vita due parti, la materiale e la spirituale. Esse de- vono invece venire connesse, nella nostra coscienza e nella nostra azione, in un’unica, armoniosa entità. La nostra nozione dell’Unicità 4La giustizia sociale nell’Islam, tradotta in W. Shepard, Sayyid Qutb and Islamic Activism. A Translation and Critical Analysis of «Social Justice in Islam», Brill, Leiden 1996, p. 33. 5

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