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Il cinema italiano contemporaneo PDF

838 Pages·2007·3.333 MB·Italian
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Brunetta.qxp 20-09-2007 9:07 Pagina I i Robinson / Letture Brunetta.qxp 20-09-2007 9:07 Pagina II Di Gian Piero Brunetta nelle nostre edizioni: Cent’anni di cinema italiano 1. Dalle origini alla Seconda Guerra Mondiale Cent’anni di cinema italiano 2. Dal 1945 ai giorni nostri Brunetta.qxp 20-09-2007 9:07 Pagina III Gian Piero Brunetta Il cinema italiano contemporaneo Da “La dolce vita” a “Centochiodi” Editori Laterza Brunetta.qxp 20-09-2007 9:07 Pagina IV © 2007, Gius. Laterza & Figli Prima edizione 2007 Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Finito di stampare nel settembre 2007 SEDIT - Bari (Italy) per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN 978-88-420-8374-0 Brunetta.qxp 20-09-2007 9:07 Pagina V Introduzione La storia che mi accingo a raccontare abbraccia quasi la metà dell’in- tera esistenza del cinema italiano, parte dal momento più alto del suo intero sviluppo e ne segue i fasti, le trasformazioni, l’avvicendarsi ge- nerazionale e le crisi nei vari settori che ne hanno reso difficile il cam- mino degli ultimi decenni. Se si dovesse partire dalla misurazione dell’energia creativa e vi- tale riscontrabile non solo nel cinema, ma a tutti i livelli della vita na- zionale, gli anni Sessanta, da cui prende avvio questo volume, ci ap- paiono come la fase di massima carica e potenza di tutte le batterie di una delle storie più grandi e più ricche di tutto il cinema interna- zionale. Sia pure muovendosi tra molte contraddizioni il paese, per qualche tempo, sembra non conoscere ostacoli alla propria corsa verso condizioni di benessere e sviluppo inimmaginabili solo qual- che anno prima. La creatività esplode e ha una ricaduta su un terri- torio vastissimo, producendo contatti, travasi, intergamie tra i terri- tori dell’industria e quelli dell’arte e della cultura. Il cinema – in ogni caso –, che nel quindicennio precedente è stato il cantore e lo spec- chio attento e fedele della vita e storia quotidiana, di colpo sembra divenire il collettore privilegiato di quest’energia: la riceve e cerca di trasmetterla con onde circolari, che vanno a toccare anche i prodot- ti di genere, sfornati con i ritmi dell’industria automobilistica. Un paese che si è accontentato, per tutto il dopoguerra e negli an- ni della ricostruzione, dei due soldi di speranza, che ha guardato con ottimismo al futuro, stringendo i denti, continuando a fare sacrifici e a coltivare piccoli sogni impiegatizi di stipendio sicuro, che si è mo- torizzato grazie agli scooter, nell’affacciarsi agli anni Sessanta muta all’improvviso i propri ritmi, innesta una marcia, se non due, in più, muta in maniera profonda i modi della rappresentazione e narrazio- ne. Oltre a cogliere il mutamento improvviso e rapido della corsa V Brunetta.qxp 20-09-2007 9:07 Pagina VI collettiva al benessere e a registrare quello parallelo e connesso del mutamento delle maschere sociali, dei comportamenti, dei canoni etici, dei gesti, dei modi di parlare, del lessico e delle forme elemen- tari della comunicazione, il cinema allarga lo sguardo per andare ol- tre la superficie immediata del visibile e fare dello schermo un luo- go di confluenza e interazione di sogni e desideri, di rappresenta- zione del presente e di proiezione in avanti, di registrazione di tutti i mutamenti di vita, comportamenti e mentalità, oltre che dei modelli e paradigmi ideologici, morali, sessuali e culturali. Si osservano insieme, anche se con focali diverse, la storia passa- ta per dedurne nuove lezioni per l’oggi e il caotico sviluppo presen- te, entusiasmante, ma anche portatore di ansie, paure, perdite e tra- sformazioni irreversibili. Il tempo vissuto si dilata e vi confluiscono, in maniera inedita, prepotente e pluridimensionale, i tempi della me- moria, quello circolare della civiltà contadina e quello lineare della civiltà industriale. In nessuna fase della storia del cinema sono com- presenti diverse temporalità e metamorfosi così rapide e profonde che si scontrano con realtà, mentalità, gesti, condizioni ambientali, immutabili da secoli. Come tendenza dominante il cinema a cavallo degli anni Sessanta entra nella fase crescente del boom con non po- che resistenze e la schiera degli «apocalittici» supera nettamente quella degli «integrati»: da una parte lo spettacolo dell’Italia che cambia diventa fonte privilegiata di racconto, dall’altra quello stes- so spettacolo non nasconde le molte ombre e la modernità sembra presentare subito, assieme ai guadagni di superficie, danni in profondità e perdite vistose proprio sul piano dei tratti più positivi del carattere e dell’identità personale. A un primo sguardo d’insieme gli anni Sessanta ci appaiono, in ogni caso, come il decennio più innovativo in campo cinematografi- co per qualità e quantità di modi e forme di rappresentazione e af- fabulazione narrativa, sperimentazione e innovazione, rinnovamen- to dei quadri, continuità e senso di potente espansione della cine- matografia italiana nei mercati mondiali. Rispetto agli altri due mo- menti in cui il cinema è andato alla conquista del mondo – gli anni a cavallo della prima guerra mondiale e quelli del neorealismo –, in questo periodo la grandezza del cinema italiano si misura non solo in termini qualitativi, ma anche quantitativi. Dopo il 1968 qualcosa si spezza all’interno di un sistema che si rinnovava in continuazione. E tutte le tensioni accumulate nel de- VI Brunetta.qxp 20-09-2007 9:07 Pagina VII cennio e prive di guida e riferimento politico esploderanno in modo caotico e incontrollabile, ma a quel punto diventerà ancor più evi- dente che qualsiasi sogno rivoluzionario – anche quello dell’imma- ginazione al potere – sarà destinato a rimanere tale e a trasferire sul- lo schermo luoghi e modi sempre più lontani e improbabili, o a de- generare nella realtà del decennio successivo dell’azione assassina e stragista delle frange terroristiche. Tra le prime vittime del nuovo de- cennio c’è sicuramente il potere dell’immaginazione sullo schermo. A partire dagli anni Settanta, l’avanzare della televisione e la na- scita delle televisioni private – che producono come effetto imme- diato un genocidio di spettatori, con una perdita secca di circa 50 milioni di biglietti l’anno –, l’attraversamento di uno dei periodi più difficili della storia della Repubblica italiana, la crisi dei generi, che avevano occupato il centrocampo della nazionale cinematografica, e non ultima la morte di alcuni maestri fanno sì che il paesaggio risul- ti di colpo impoverito, nonostante i successi internazionali di alcuni autori, e che molte spinte propulsive comincino a venir meno. La disgregazione del tessuto produttivo, la perdita della centra- lità di Cinecittà, l’emigrazione crescente di registi, attori, tecnici e maestranze verso le nuove frontiere televisive, che dalla fine degli an- ni Ottanta assieme allo Stato diventano i maggiori produttori cine- matografici, e da ultimo l’avvento del digitale producono un muta- mento progressivo, rapido e irreversibile di tutti gli aspetti e le ca- ratteristiche di un paesaggio che dall’avvento del sonoro aveva subi- to trasformazioni relativamente lente. Nulla muore, ma al tempo stesso nulla rimane uguale a se stesso nel medio periodo. La storia, che all’inizio del racconto rimane grande, si ridisegna su scala più ri- dotta in molti momenti, anche se in nessun periodo, grazie a qual- che autore, artigiano, film, cessa di costituire una fonte d’illumina- zione per il cinema mondiale o di ottenere riconoscimenti nei mag- giori festival internazionali. Mentre per quanto riguarda il primo cinquantennio è possibile ricorrere a metodologie e strumenti presi a prestito da varie disci- pline, coordinati soprattutto in funzione di un discorso propria- mente storico, per il secondo cinquantennio in cui si sono verificati mutamenti catastrofici, modificazioni profonde a tutti i livelli, ho cercato di raggruppare una serie d’insiemi, spesso privi di piani co- muni, nel modo più omogeneo e possibilmente coerente, cercando VII Brunetta.qxp 20-09-2007 9:07 Pagina VIII di far emergere elementi identitari ancora forti, segni innovativi as- sieme a segnali di nuove direzioni intraprese da nuovi autori. Mi rendo conto che le funzioni descrittive dominano quelle in- terpretative, ma soprattutto per i due ultimi decenni il prevalere di situazioni caotiche e lo stato di cronicizzazione della crisi impedisce di sistemare e tentare di stabilizzare, in un ordine accettabile, la gran- de quantità di figure vecchie e nuove che affollano il paesaggio. Mi auguro che l’affettività e la consapevolezza delle difficoltà dei pas- saggi e della lunga durata dei periodi di crisi non abbiano troppo of- fuscato la lucidità e il piacere nel comporre, illuminare e animare queste figure e paesaggi in un verosimile e non troppo riduttivo qua- dro d’insieme. Gian Piero Brunetta Padova-Asiago 2007 Brunetta.qxp 20-09-2007 9:07 Pagina IX Nota dell’Autore Sono trascorsi 28 anni dalla pubblicazione, presso gli Editori Riuni- ti, del primo volume della mia Storia del cinema italiano e 15 dalla seconda edizione in 4 volumi. Il nuovo editore mi ha dato l’oppor- tunità di farne rivivere in modo autonomo il quarto volume dopo un ampio aggiornamento e un completo restyling. In questi decenni il cinema italiano ha continuato a essere il mio quotidiano compagno di viaggio. L’allargamento degli orizzonti, che mi ha portato a occuparmi, dai primi anni Ottanta, di storia dello spettatore e del pre-cinema e, dalla metà degli anni Novanta, a idea- re e coordinare un’impresa di esplorazione della superficie dell’in- tero cinema mondiale, non ha impedito i frequenti ritorni in un ter- ritorio che non cessa di affascinarmi e di cui ho cercato di continua- re a raccontare le mille e una storia con tutti i mezzi a disposizione. Oltre a scrivere ben tre storie molto diverse dal punto di vista del- la struttura e del pubblico a cui erano rivolte e a dedicare la maggior parte dei miei corsi universitari al cinema italiano, ho partecipato e ideato, in Italia e all’estero, a svariate mostre sul pre-cinema e sul ci- nema. Non ho mai cercato di spezzare «il pane della mia scienza», ma ho soprattutto voluto manifestare in tutte le occasioni e con tut- ti i media che di volta in volta avevo a disposizione il piacere e la fe- licità che continuava a darmi quella grande storia, oltre all’orgoglio di poter parlare a pubblici di ogni tipo di quella che da subito mi è parsa l’arte guida del Novecento italiano, quella che è riuscita a rap- presentarne meglio la realtà materiale e quella immaginaria, le tra- sformazioni nel breve e lungo periodo di sogni e bisogni. Ero perfettamente consapevole, fin dalla genesi del primo pro- getto, che sarebbe stato meglio affrontare l’avventura in gruppo. Ma a un certo momento ho sentito che avrei potuto benissimo assumer- mi tutte le responsabilità e affrontare tutti i rischi e i piaceri dell’av- IX

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