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Il cinema americano contemporaneo PDF

229 Pages·2015·2.18 MB·Italian
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Biblioteca Universale Laterza 663 Alonge.indd 1 26/02/15 08:36 istituzioni dello spettacolo serie diretta da Luigi Allegri e Roberto Alonge volumi pubblicati La danza. Storia, teoria, estetica nel Novecento di Alessandro Pontremoli Teatro e avanguardie storiche. Traiettorie dell’eresia di Roberto Tessari Il cinema americano classico di Giaime Alonge e Giulia Carluccio Il cinema europeo di Mariapia Comand e Roy Menarini Metodologie di analisi del film a cura di Paolo Bertetto Il teatro dei registi. Scopritori di enigmi e poeti della scena di Roberto Alonge I maestri della ricerca teatrale. Il Living, Grotowski, Barba e Brook di Franco Perrelli Luce e ombra. Storia, teorie e pratiche dell’illuminazione teatrale di Cristina Grazioli L’artificio e l’emozione. L’attore nel teatro del Novecento di Luigi Allegri Il cinema asiatico. L’Estremo Oriente di Dario Tomasi Alonge.indd 2 26/02/15 08:36 Giaime Alonge Giulia Carluccio Il cinema americano contemporaneo Editori Laterza Alonge.indd 3 26/02/15 08:36 © 2015, Gius. Laterza & Figli www.laterza.it Prima edizione aprile 2015 Edizione 1 2 3 4 5 6 Anno 2015 2016 2017 2018 2019 2020 Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Questo libro è stampato su carta amica delle foreste Stampato da SEDIT - Bari (Italy) per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN 978-88-581-1475-9 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Alonge.indd 4 26/02/15 08:36 Prefazione Abbie Hoffman, uno dei leader del movimento contro la guerra del Vietnam, in un pamphlet del 1969 scrive che Easy Rider rap- presenta «il film di propaganda quasi perfetto»1. L’affermazione è interessante non tanto per ciò che ci dice su Easy Rider in sé. Che il film diretto da Dennis Hopper sia schierato in modo pro- grammatico dalla parte degli hippy, contro l’America conservatri- ce del presidente Nixon, è del tutto evidente anche a una visione superficiale. Ciò che qui ci interessa di quella affermazione sono piuttosto le sue implicazioni sul piano contestuale. Il fatto che Hoffman – un dirigente politico, non un artista, e meno che mai un cineasta – si interessi a Easy Rider, così come, più in generale, il fatto che nel corso del libro faccia vari altri riferimenti al cinema (dai B-movies alla produzione strettamente engagé, passando per il western), in qualche modo ci dice che per quella generazione il cinema contava. Certo, Hollywood aveva ormai perso la battaglia con la televi- sione, che nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta le aveva sot- tratto porzioni sempre più ampie di spettatori. Eppure, nel 1969, anche se erano visti da molte meno persone che nel 1939, i film rappresentavano ancora uno snodo vitale del dibattito politico- 1 A. Hoffman, Woodstock Nation: A Talk-Rock Album, Vintage Books, New York 1969, p. 11. v Alonge.indd 5 26/02/15 08:36 culturale. Proiettati sullo schermo di una sala, i film erano una forma diffusa di intrattenimento e di socializzazione, e uno stru- mento centrale di riflessione collettiva. Sarebbe stato così ancora per un decennio. Fino agli anni Ottanta, il cinema mantiene il suo posto privilegiato nell’immaginario e nella cultura delle società industriali. La diffusione dell’home video prima, e l’arrivo di Internet e dell’immagine digitale poi, trasformano il cinema in qualcosa di decisamente diverso. Non che il cinema si riduca a forma resi- duale, legata esclusivamente a un pubblico di nicchia. Però, pur rimanendo un ganglio vitale dell’intrattenimento di massa, il ci- nema si trova inserito in una rete intermediale in cui l’immagine in movimento è declinata nelle forme più diverse, dalla serialità televisiva ai videogiochi. In questo nuovo scenario, il cinema è solo una parte, ma certo una parte molto importante. Magari la quasi totalità dei film guadagna realmente solo grazie alla visione su piccolo schermo (televisore, computer, smartphone), eppure la proiezione in sala resta un evento cerimoniale ineliminabile, senza il quale tutto il processo di circolazione al di fuori della sala non si avvia. Dunque, il cinema americano degli anni Settanta, pur avendo caratteristiche nettamente distinte da quello del periodo classico (che va, grosso modo, dall’introduzione del sonoro, nel 1927, alla fine degli anni Cinquanta), presenta anche molti elementi di con- tinuità con il vecchio studio system. La New Hollywood – avremo modo di parlarne in dettaglio – si configura come un complesso intreccio di continuità e rottura con la ‘vecchia’ Hollywood. Per certi versi, la rottura autentica avviene dopo, con la parziale mar- ginalizzazione della visione in sala e il cambiamento della com- posizione anagrafica del pubblico (lo spettatore medio di oggi è molto più giovane di quello del 1939 o del 1969). Questa frattura, in quello che – in mancanza di una definizione migliore – chiamia- mo il cinema americano contemporaneo (in buona sostanza, tutto ciò che viene dopo il cinema classico), rappresenta la difficoltà principale con la quale abbiamo dovuto confrontarci lavorando al nostro libro. Nel volume precedente, Il cinema americano classico (uscito nel 2006), di cui questo libro è la prosecuzione ideale, avevamo incontrato altri problemi (uno sterminato corpus di film, una tra- vi Alonge.indd 6 26/02/15 08:36 dizione critica e storiografica molto articolata), ma non quello: il cinema hollywoodiano dagli anni Trenta ai Cinquanta rappre- senta un’entità sostanzialmente omogenea. Proprio a causa delle discontinuità che segnano il periodo che affrontiamo in questo nuovo volume, abbiamo ritenuto necessario aprire con due capi- toli a carattere schiettamente storico, che nell’altro libro mancava- no, per fornire al lettore la necessaria griglia diacronica. Detto questo, l’impianto complessivo del libro è simile a quel- lo di Il cinema americano classico: otto capitoli dedicati ciascuno a una questione chiave (e le questioni sono più o meno le stesse: il rapporto con il contesto socio-politico, i generi cinematografici, la nozione di autore ecc.). E come nell’altro volume, in ogni ca- pitolo la prima parte offre un’introduzione generale al problema in oggetto, mentre la seconda scende nello specifico, analizzando un singolo film. Qui come là, la scelta dei film ‘guida’ in parte è stata determinata dalla oggettiva centralità di quei titoli, e in parte, inevitabilmente, è di natura idiosincratica. Quello che proponiamo è un percorso all’interno di un territo- rio estremamente frastagliato, un territorio che in cinquant’anni, dalla fine dello studio system all’avvento dell’immagine digitale, ha attraversato una serie di straordinarie trasformazioni, al con- tempo produttive, estetiche e tecnologiche. G.A. e G.C. Torino, ottobre 2014 Alonge.indd 7 26/02/15 08:36 Alonge.indd 8 26/02/15 08:36 Il cinema americano contemporaneo Alonge.indd 1 26/02/15 08:36

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