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Il cielo aperto. Prediche per l'Avvento e il Natale PDF

392 Pages·1997·14.911 MB·Italian
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Eugen Drewermann IL CIELO APERTO Prediche per l'Avvento e il Natale a cura di BERND MARz Editrice Queriniana Titolo originale Der o/fene Rimmel. Predigten zum Advent und zur Weihnacht © 1990 by Patmos Verlag, Diisseldorf © 1997 by Editrice Queriniana, Brescia via Ferri, 75 - 25123 Brescia ISBN 88-399-1363-7 Traduzione dal tedesco di CLAUDIA MURARA Stampato dalla Tipolitografia Queriniana, Brescia Prefazione «Il ministero della predicazione sia adempiuto con fedeltà e nel debito modo. Questa poi attinga anzi tutto alla fonte della Sacra Scrittura e della Liturgia, quasi annunzio delle mirabili opere di Dio nella sto ria della salvezza, ossia nel mistero di Cristo, mistero che è in noi sempre presente e operante, soprattutto nelle celebrazioni liturgiche» (Concilio Vaticano II, Costituzione sulla Sacra Liturgia). Con questa sobria formulazione i Padri conciliari descrivevano nel 1963 il compito della predica e del predicatore. Il mistero di Cristo è in noi sempre pre sente, insegnavano, e la predicazione deve attingere alla fonte della Sacra Scrittura. Con Eugen Drewer mann questa prospettiva diviene realtà. Per lui la Bib bia non è una miniera di massime pie, bensì una vo ce viva, un appello alla conversione, alla svolta e alla trasformazione: Giovanni Battista è l'immagine rifles sa del Redentore del mondo; Maria; la madre di Dio, ha un volto umano; Giuseppe, il padre dalla fede prag- 6 Prefazione matica, segue un sogno incerto; la stalla di Betlemme cela già in sé il luogo della crocifissione sul Golgota; l'impresa rischiosa che i Magi compiono mettendosi in cammino nobilita gli 'astrologi' facendone dei re: verità del cristianesimo che possono essere percepite interiormente, ma non 'sapute' e 'comprese'. Il linguaggio di Drewermann predicatore è autenti co e vitale, attinge agli strati profondi (e reconditi) dell'anima, agli abissi dell'uomo, scavalca distanze di millenni, si addentra nei territori di confine di cultu re e religioni a noi estranee, eleva l'uomo avvicinan dolo a Dio, abbraccia il cosmo e l'universo, concilia trascendenza e immanenza. Le immagini poetiche tro vano il loro luogo reale, le situazioni drammatiche tro vano soluzione nella protezione divina, l'impensabile trova la sua base nel fondamento di tutti i fondamenti, la storia biblica la .sua prosecuzione nel presente: «Dov'è Betlemme, e dov'è il luogo in cui Dio può nascere? Betlemme non è la città venti chilometri a sud di Ge rusalemme, poiché il vangelo della nascita di Gesù non narra l'inizio della vita di Gesù, bensì narra in realtà l'inizio della nostra vita resa umana, la storia del no stro divenire uomini. Perciò Betlemme è ovunque gli uomini sanno soffrire per la disumanità e sono affa mati e. assetati della giustizia divina. Solo al loro cuo re Dio è tanto vicino da poter vivere in esso». Così come i testi evangelici condensano gli eventi, raccontano parabole, rappresentano incisivamente le Prefazione 7 azioni, riprendono e variano i temi, anche le prediche di Drewermann sono la descrizione dinamica di un cammino, e non la statica indicazione di un traguar do (stabilito con atteggiamento saccente): «Ciò che Gesù intende è che non abbiamo bisogno di cono scere il cammino dell'altro, e obiettivamente non lo conosciamo. L'unica cosa che dovremmo fare è ac compagnare l'altro dove egli stesso desidera andare per raggiunge're la sua casa». Una simile teologia del cammino implica partenza, sosta e riposo, arretramento e deviazione, passione instancabile e sfinimento mor tale. La lotta di Giacobbe allo Iabbok continua (G en 32,23-24), in ogni momento della storia del mondo. Nelle sue prediche Drewermann percorre il cam mino dei Vangeli. Menziona cose note e scopre cose nuove. Ciò che inizialmente apparirà di tanto in tan to come una ripetizione, dischiude nello straniamen to un senso più profondo, apre nuove dimensioni, in verte e combina i consueti schemi di pensiero e di esperienza, decifra inaspettati piani di realtà. Al con cetto, spesso (fra-)inteso in senso superficiale e tec nico, di 'meditazione', di contemplazione riflessiva, di raccoglimento religioso, viene in tal modo assegnato il suo vero contenuto. Impressione ed espressione con notano entrambi i lati di una stessa realtà, che viene a coincidere con Dio. Bonn, settembre 1990 Bernd Marz Prima domenica di Avvento Poiché come fu ai giorni di Noè, così sarà alla ve nuta del Figlio dell'uomo: come in quei giorni prima del diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tut ti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo. Al lora due uorl!ini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata. Vegliate dunque! Perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Que sto considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe .e non si la scerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti, perché non immaginate l'ora in cui il Figlio del l'uomo verrà. (Ciclo A) Mt 24,37-44 Ogni volta che si tratta di prendere decisioni ulti- 10 Il cielo aperto me la nostra vita sprofonda in una zona intermedia tra salvezza e pericolo, e parlare di Dio, a seconda di come ci si rapporta, assume il carattere di una pro messa o di una minaccia. È bello passeggiare sulla riva del mare con lo sguar do che si spinge lontano, fino ai limiti dell'orizzonte. Ma quando nell'atmosfera l'afa è durata troppo a lun go e sulla costa grava un campo di bassa pressione, da lontano avanzano le nubi temporalesche e la tem pesta minaccia di scoppiare. Il vento ulula oltre il ter rapieno, e il mare infrange sulla spiaggia creste di schiuma. Chi potrebbe reggere allora la vista del ma re? Ci si rannicchia dietro l'argine, protetti dai tetti di canne, e si lasciano il mare e il suo fragore al vo lo delle procellarie e dei gabbiani. Un certo modo di vivere deve temere Dio come uno scassinatore, come un ladro, come un pericolo im prevedibile, e queste parole di Gesù sulla venuta del Figlio dell'uomo sono indubbiamente tra le sue pa role più tristi e più angoscianti. Ma davvero si tratta di un futuro lontano, o invece queste parole scon volgenti contengono in realtà le esperienze che Gesù fece già con i suoi contemporanei? Per quanto Gesù parli di sé in maniera velata, mol te sue allusioni lasciano trapelare che in lui vive tut to ciò che ci si aspetta dalla salvezza e che si trova personificato nella figura di un venturo Figlio del l'uomo. Non si dovrebbe sperare in un futuro remo-

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