Miguel IL CERVELLO UNIVERSALE LA NUOVA FRONTIERA DELLE CONNESSIONI TRA UOMINI E COMPUTER Uno dei venti scienziati più influenti del mondo e le sue stupefacenti ricerche al limite della fantascienza Miguel N icolelis Il cervello universale La nuova frontiera delle connessioni tra uomini e computer Traduzione di Allegra Panini· Biblioteea ''Bi 'feiiter-a" .. N. Inv ... 2~6.~~ N. Id . ................... . Koma capitale Biblioteche di Roma Biblioteca Enzo To1iora A 612.8 NIC Bollati Boringhieri Prima edizione gennaio 2or3 © 2on Miguel Nicolelis Titolo originale Beyond Boundaries: The New Neuroscience ofC onnecting Brains With Machines And How lt Will Change Our Lives Times Books, New York 2011 © 2013 Bollati Boringhieri editore Torino, corso Vittorio Emanuele II, 86 Gruppo editoriale Mauri Spagnai ISBN 978-88-339-2310-9 Schema grafico della copertina di Bosio.Associati www.bollatiboringbieri.it Stampato ih Italia da Grafica Veneta S.p.A. diTrebaseleghe (PD) ,. Indice 7 Prologo. Basta seguire la musica Il cervello universale 2I I. Che cos'è il pensiero? 43 2. Cacciatori di tempeste cerebrali 63 3· Il corpo simulato 92 4. Ascoltando la sinfonia cerebrale II6 5· Come fanno i ratti a sfuggire ai gatti I53 6. Liberare il cervello di Aurora I89 7. Autocontrollo 2I5 8. Viaggio della mente nel mondo reale 236 9· L'uomo che aveva per corpo un aereo 268 IO. Formare e condividere le menti 300 II. Il mostro nascosto nel cervello 6 INDICE 326 12. Fare i conti con un cervello relativistico 352 13. Di nuovo tra le stelle 38r Ringraziamenti 387 Bibliografia 405 Indice analitico Prologo: basta seguire la musica Quando i primi arpeggi del violino emersero tra le pareti di marmo dell'ampio salone per insinuarsi capricciosamente giù dalle scale, partendo dal secondo piano, fino a raggiungere l'en trata principale dell'edificio deserto dell'Istituto di medicina, non potei fare a meno di sentirmi disorientato a caµsa della totale assurdità della situazione. In fondo nessuno studente di medicina si aspetterebbe di ascoltare improvvisamente un con certo in piena notte mentre si sta prendendo una breve pausa fuori da un affollatissimo pronto soccorso. Ciononostante il mio disagio iniziale si affievoll ben presto grazie alla musica che come un soffio riusciva a diffondere nuova vita, speranza e voglia di avventura, in quella notte tropicale estiva e umida. Forse è per questo che, nonostante quegli arpeggi abbiano se dotto il mio cervello quasi un quarto di secolo fa, riesco ancora a ricordare in modo vivido quanto la sorprendente bellezza della melodia, non le singole note altrimenti prive di signifi càto, sia riuscita a produrre un richiamo che mi invitava a se guire il canto delle sirene. Rapidamente mi sono inerpicato sulle scale e in silenzio ho percorso uno stretto corridoio, ritro vandomi all'entrata dell'aula magna dove il «Vorspiel», il pre" ludio del Parsifal di Wagner, veniva suonato con impeto. Inca pace di resistere, seguii la musica ed entrai nellà sala. La mia delusione fu grande quando scoprii che il salone, con tutti i suoi lampadari sfavillanti, era completamente vuoto, con l'eccezione di un vecchio signore ben vestito e molto impe gnato nel tentativo di aggiustare un proiettore usurato e sfinito 8 PROLOGO .c he aveva rovinato negli anni una delle tante diapositive. Co struita alla fine degli anni venti del Novecento, la grande aula magna della Facoltà di medicina dell'Università di San Paolo era, come gli altri saloni della stessa facoltà, un esempio di ar chitettura elegante ed economica. Una pedana curata e simile a una scatola demarcava lo spazio in cui i prof es sori tenevano le loro lezioni; una pesante cattedra di legno, una sedia robusta e una lunga lavagna scorrevole molto consunta completavano il modesto campo d'azione dell'insegnante. Le sedie destinate agli uditori erano stipate in ripide file rettilinee che permette vano agli studenti che sceglievano, come me, le ultime file, di trovarsi ben oltre lo sguardo autoritario dei cattedratici du rante le loro interminabili lezioni. L'anziano signore, con i capelli bianchi tagliati corti che si intonavano all'immacolato camice da laboratorio, venne sor premdal rumore che feci aprendo la porta dell'aula. Cosl si rivolse a me rivelando il suo naturale sorriso tipicamente la tino. Senza interrompere la lotta con il proiettore, agitò la mano sinistra come se ci conoscessimo da anni. Sulla cattedra vidi, con mio disappunto, un giradischi, due altoparlanti dall' a spetto costoso e le copertine di alcuni dischi dei Berliner Philharmoniker: il responsabile dell'inatteso concerto notturno era dunque quel signore insosp~ttabile. «Venga avanti. Benvenuto. E tutto pronto. Ho ancora qual che problema con il proiettore questa sera, ma tra poco po~ tremo cominciare. Ah, dimenticavo, io sono il professor César Timo-Iaria, titolare del corso». Aveva appena finito di presentarsi quando il proiettore emise un forte suono metallico riversando la luce sullo schermo. Senza attendere la mia risposta, l'uomo cambiò rapidamente posizione e si .sistemò dietro il proiettore, assumendo un aspetto che ricordava quello di un ammiraglio pronto a combat tere, ritto sul ponte della propria nave. Dopo aver abbassato le luci e atteso che incominciasse il secondo brano del disco, inco minciò a far scattare le diapositive, con una gioia che ho visto e sperimentato soltanto da bambino, quando giocavo a calcio nelle strette strade del mio vecchio quartiere. Seduto da solo, al buio, cullato dalla musica del Tannhiiuser che echeggiava in BASTA SEGUIRE LA MUSICA 9 tutto il salone mentre immagini assolutamente insolite per un corso di medicina si inseguivano sullo schermo, sentii una certa irritazione mista a emozione, un sentimento mai provato du rante le lezioni che avevo seguito fino ad allora. «Ma di quale corso si tratta?», chiesi. «Introduzione alla fisiologia», rispose il professore senza guardarmi. . Guardai di nuovo lo schermo. Come tutti gli studenti di mediciµa avevo già seguito il corso introduttivo obbligatorio di fisiologia qualche anno prima ma, per quanto potessi sfor zarmi di ricordare, nessuna delle immagini che vedevo poteva essere messa in relazione con quanto avevo imparato allora. «Come mai ... », incominciai a chiedere. «Come mai, cosa, figliolo?», mi incalzò il professore conti nuando a non guardarmi. «Come può essere un'introduzione alla fisiologia? Le diapo sitive si riferiscono, voglio dire, sta mostrando soltanto ... » «Si?» Mi guardò, divertito dalla mia obiezione, come se que sta scena si fosse già ripetuta molte altre volte prima. «Vada avanti, mi dica che cosa trova tanto sorprendente ... » La musica, le immagini e il vecchio signore che teneva le zione nel bel mezzo della notte in una grande aula vuota, non c'era nulla che avesse un senso. Un po' perplesso e anche leg germente scocciato alla fine mi spiegai. «Le immagini che sta mostrando si riferiscono a stelle e galassie. Guardi, ora sullo schermo c'è un radiotelescopio. Che cosa c'entra? Come può essere una introduzione alla fisiologia?» «Beh, questo è l'inizio. Tutto è incominciato da lì, dal Big Bang siamo arrivati al cervello, in appena r 5 miliardi di anni, più o meno. Un bel viaggio, no? Ora le spiegherò che cosa intendo». Attraverso un'ininterrotta parata di brillanti galassie a spi rale, neonati ammassi stellari, allegre nebulose, comete ribelli e supernove esplosive, tutto felicemente accompagnato da una musica che sembrava composta appositamente da divinità uni versali, assistetti, diapositiva dopo diapositiva, alla presenta zione del dottor Timo-Iaria che narrava l'epica vicenda della IO PROLOGO comparsa della mente umana. I pianeti, una volta formati, sono rimasti senza vita. Su almeno uno però un esperimento interes sante portò alla comparsa, qualche miliardo di anni fa, dei mec canismi biochimici e genetici in grado di sostentare e duplicare la vita. E la vita sbocciò, lottò per non morire e, sempre piena di speranza e aspirazioni, cominciò a evolvere lungo molte vie, spesso fragili e in gran parte imprevedibili. Queste prime immagini lasciarono poi il posto a quella di due ominidi, una coppia, che camminavano fianco a fianco mi lioni di anni fa in una notte africana nell'attuale deserto di Afar, in Etiopia. E allora, proprio quando Tannhauser riesce infine ad allontanarsi dal Venusberg, rifiutando l'immortalità semplicemente in cambio della possibilità di vivere appieno l'esperienza umana, potei apprezzare l'attimo in cui quei re moti antenati, per la prima volta, guardarono il cielo infinita mente luminoso, pieni di timore reverenziale, mentre una tem pesta elettrica si scatenava nel loro cervello per cercare una risposta a domande che ancora oggi ci tormentano. Guardando il cielo con soggezione mista a curiosità, quei primi esseri umani diedero inizio a una lunga e nobile staffetta che, da allora, ci ha uniti tutti nella ricerca di risposte fondamentali sulla nostra esistenza, sulla coscienza e sul significato di tutto ciò che ci circonda. La nascita simbolica della scienza non avrebbe po tuto essere illustrata in modo migliore. Chiaramente l'anziano ammiraglio sul ponte sapeva bene come governare la propria nave. Le note conclusive del Coro dei' Pellegrini preannunciarono la diapositiva finale che, dopo essere stata proiettata sullo n schermo, indugiò dov'era mentre noi rispettavamo entrambi un solenne silenzio. La diapositiva si riferiva a una visione la terale del cervello umano. Dopo un paio di minuti, il dottor Timo-Iaria accese le luci e abbandonò la sua posizione accanto al proiettore avviandosi lentamente verso la porta della sala. Prima di uscire si voltò, come per salutare e invece disse: «Que sta è la prima lezione del corso sull'introduzione alla fisiologia umana, ma mi sono dimenticato di dirle che tengo anche un corso avanzato di neurofisiologia. Domani sera incomincio, le consiglio vivamente di partecipare anche a quello».