BARATARIA Collana diretta da Laura Dolfi 21 Lope de Vega El perro del hortelano Introduzione e commento di Fausta Antonucci e Stefano Arata Traduzione di Barbara Fiorellino Liguori Editore Lope de Vega Il cane dell’ortolano Introduzione e commento di Fausta Antonucci e Stefano Arata Traduzione di Barbara Fiorellino Liguori Editore Il presente volume è stato pubblicato con un contributo del Dipartimento di Studi Americani dell’Università degli Studi di Roma Tre, nell’ambito del progetto di ricerca co-finanziato dal MIUR «Il teatro spagnolo e l’Europa» Questa opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore (Legge n. 633/1941: http://www.giustizia.it/cassazione/leggi/ l633_41.html). 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Nella casa di Lope Le trinitarie scalze avevano piu` volte protestato. Il loro convento si trovava proprio accanto alla casa del capoco- micoAlonsoRiquelme,inquell’angolodiMadridchescen- devadallaPuertadelSolfinoallaresidenzadell’onnipotente duca di Lerma, di fronte al Prado. Tutti i pomeriggi il vociare degli attori impediva alle suore il raccoglimento necessario.Erail 16142. ForseRiquelme studiava con la sua compagnia l’allestimento di El perro del hortelano, una com- mediacheLopedeVegapotevaaverglivendutosolopochi mesi prima3. Idue si conoscevano da almeno quindici anni, 1 Al momento della sua immatura scomparsa, Stefano Arata aveva redatto solo una parte di questa Introduzione: ultima testimonianza della sua passione per il teatro spagnolo del Siglo de Oro. Confidando nella lunga consuetudine di ricerca e riflessione comune, ho portato a compimento il lavoro, perche´ potesse vedere la luce e raggiungere i lettori cui lui avrebbe voluto trasmettere il suo sapere e il suo entusiasmo. Non ho ritoccato il testo se non per minime correzioni; le parti aggiunte, delle quali mi assumo l’intera responsabilita`, sono racchiuse da parentesi quadre. Di Stefano Arata sono anche il prospetto metrico-tematico dei tre atti, nonche´ la quasi totalita` delle note al testo (quelle che ho ritenuto di aggiungere sono, anch’esse, tra parentesi quadre. Mie sono invece le note all’Introduzione). Naturalmente, questo libro e` dedicato alla memoria dell’amico e collega. 2 LoriferisceJ.Sa´nchezArjona,Noticiasreferentesalos analesdel teatroenSevilladesdeLopedeRuedahastafinesdelsigloXVII,Sevilla 1898, p. 126. Ringrazio Mimma De Salvo per avermi trovato la fonte di questo aneddoto. 3 Il 16 maggio 1616, Riquelme firma a Valladolid un contratto che lo impegna a rappresentare il successivo 21 giugno cinque commedie, tra le quali, oltre al nostro Perro del hortelano, El poder vencido(Ilpoteresconfitto) e la prima parte de Elprı´ncipeperfecto(Il 1 e il loro sodalizio, che aveva avuto alti e bassi, si era nuovamente rafforzato proprio nel 1614. Direttore di una delle compagnie piu` intraprendenti del regno, Riquelme svolgeva daanni un’attivita` incessante, portando in giro per tutta la penisola drammi, commedie e soprattutto autos sacramentales,quelleopereallegoricheinunsoloattonelcui allestimentosierarivelatounveromaestro,econcuiaveva ottenuto premi in numerose citta`. Lope abitava a un solo isolato dalla dimora di Ri- quelme,inunacasacongiardinocheavevaacquistatopochi anni prima con i guadagni ricavati dalla vendita delle sue commedie. Nel 1612 era rimasto vedovo della sua seconda moglie, e aveva preso gli abiti sacerdotali. Viveva con la governante Catalina, che si occupava dei suoi tre figli: Marcela e Lopito, avuti dall’attrice sivigliana Micaela de Luja´n, e Feliciana, la bambina frutto del suo ultimo matri- monio; l’altro amatissimo figlio, Carlos Fe´lix, era tragica- mente deceduto pochi anni prima. Nel 1614, Lope aveva 52 anni. Suo padre era un artigiano che aveva rivendicato presso le autorita` la sua condizione nobiliare, che di fatto gli veniva negata per il lavoro manuale cheesercitava.Dopo aver frequentato qual- che anno l’Universita` di Alcala´ de Henares, Lope si era imposto giovanissimo come il piu` acclamato drammaturgo delnuovoteatro.Daqualcheanno,inoltre,erastatoassunto come segretario privato dal duca di Sessa, un giovane e principeperfetto),anch’essediLope(datoriportatodaL.Ferna´ndez Mart´ın,Comediantes,esclavosymoriscosenValladolid.SigloXVIyXVII, Universidad de Valladolid, Valladolid 1988, p. 66). Poiche´ queste ultime due commedie sono del 1614, e poiche´ gia` da questa data sono documentati i rapporti piu` stretti tra Lope e Riquelme, e` possibilecheancheElperrodelhortelanosiadel1614.G.S.Morleye C.Bruerton,chemiseroapuntodellecongetturecronologichesulla produzionediLopebasatesuimutamentinell’impiegodellaversifi- cazione (congetture spesso rivelatesi esatte alla luce di successivi ritrovamentidimanoscrittidatati),propongonodalcantolorocome data probabile di composizione del Perro del hortelano il periodo 1613-1615(G.S.MorleyeC.Bruerton,Cronologı´adelascomediasde Lope de Vega, traduzione spagnola Gredos, Madrid 1968; edizione originale1940).D.McGradysiorientapiuttostoperil1615,basan- dosisu unriferimentointernoa Jero´nima de Burgos che denota il deterioramento dei rapporti tra questa attrice e Lope, avvenuto proprionel1615(Fuentes,fechaysentidode“Elperrodelhortelano”,in “Anuario Lope de Vega”, Barcelona, 1999, V, pp. 151-66). 2 rampantearistocratico per il quale Lope svolgeva gli incari- chi piu` vari e a volte sconvenienti, dal comporre versi encomiastici,ascriverelettered’amore,finoaprocacciarglii favori di attrici avvenenti e generose. Attraverso il duca di Sessa Lope sperava di introdursi nei circoli di corte che ruotavano intorno al reFilippo III. In particolare sperava di esserenominatocronistareale,unincaricodiprestigioeche gli sembrava un trampolino ideale per rivendicare quello status nobiliare per cui gia` suo padre aveva lottato presso il tribunale di Valladolid. Ma l’aristocrazia di corte aveva nei confronti del drammaturgo un atteggiamento ambivalente. Se da un lato richiedeva spesso i suoi servizi (relazioni di feste, allestimento di spettacoli ecc.), dall’altro lo conside- rava uno dei tanti servitori sul libro mastro di palazzo, un personaggio, tra l’altro, dalle origini oscure e dalla vita scandalosa. E il posto di cronista gli fu sempre negato. Durante tutta la sua vita, lui che sperava di essere ricono- sciuto dalla nobilta` di corte, si vide condannato ad essere l’idolo della moltitudine semi-analfabeta che accorreva ai teatripubbliciapagamento(icosiddetticorralesdecomedias). El perro del hortelano risponde a un modello formale cheil drammaturgo aveva perfezionato nel corso di un’atti- vita` ormai trentennale, e che faceva della comedia spagnola unprodottoche,purpartecipandodiunatendenzacomune del teatro europeo dell’epoca, se ne distingueva per molti aspetti determinanti. Comeavvenivain buona partedel teatroitaliano, fran- ceseeinglesecoevo,itestidiLopeeranolegatiall’attivita` di attoriprofessionisticherecitavanoneiteatripubbliciapaga- mento. A questi recinti di evasione, che in Spagna si chia- mavanocorrales, accorreva un pubblico eterogeneo, compo- sto nelle grandi citta` dalla piccola e media nobilta` urbana (hidalgos e caballeros), da donne, da studenti, da soldati, da artigiani. Quelle stesse commedie che trionfavano nei corra- les venivano avolte riproposte nelle ricche magioni dell’alta aristocrazia, piu` raramente nel teatro che il re si era fatto costruire nel cortile del palazzo, proprio sul modello dei corrales cittadini. Fin dal 1604 inoltre, i testi di Lope, dopo aver calcato per qualche anno i palcoscenici delle grandi citta` e della provincia, venivano dati alle stampe in grosse sillogi chiamate comunemente Partes de comedias. Per questo ampio ventaglio di pubblico, e di modalita` diricezione,cheandavadaisoldatidistanzanellemetropoli 3 alle dame dell’alta aristocrazia, e dall’ascolto nello scompo- sto rumore dei corrales fino alla lettura silenziosa a casa, Lope era riuscito a creare una formula teatrale che era una prodigiosa sintesi di esperienze drammaturgiche cinquecen- tesche.Da una parte, aveva ripreso la tradizione della com- media latina, e di quella erudita italiana, rendendole piu` flessibili con il rifiuto delle unita` aristoteliche e stemperan- dole degli aspetti piu` normativi; dall’altra, la lezione della Commediadell’Arte,conilsuoriccorepertoriodisituazioni comiche e con la centralita` dell’attore nell’economia dello spettacolo, era stata adattata a un impianto drammaturgico che manteneva la centralita` del testo scritto. A differenza della commedia italiana del Cinquecento, scritta prevalentemente in prosa, o del teatro elisabettiano, che alterna verso e prosa, le commedie del Siglo de Oro erano in versi ed erano tutte polimetriche. In El perro del hortelano, Lope ricorre a ben sette strofe diverse, che si alternanounaquarantinadivoltelungoipiu` ditremilaversi deltesto.Lapolimetriaservivainprimoluogoasottolineare il rango del personaggio. Le figure dell’autorita` (padri, re, principi),oipotentirivaliinamore(comeilconteFederico oilmarcheseRicardonellanostracommedia)siesprimono generalmenteconlagravita` degliendecasillabi(instrofeche vanno dalle ottave reali, alla terza rima fino agli endecasil- labi sciolti); i galanes, le dame e i servitori preferiscono invece l’ottosillabo, il verso tradizionale spagnolo. Una se- conda funzione della polimetria e` quella di sottolineare situazioni drammatiche codificate. Nella nostra commedia, quando un personaggio cerca di fissare un sentimento d’a- more, esponendolo in modo epigrammatico, ricorre alla forma chiusa del sonetto, e questo avviene ben nove volte4; per i resoconti retrospettivi, invece, ci si serve delle poten- zialita` narrative del romance (e` il caso di Trista´n quando raccontaalconteLudovicolafintabiografiadiTeodoro);la de´cima,infine,risultavafunzionaleacertisoliloquiintrospet- tivi, come lo straordinario assolo di Teodoro all’inizio del secondo atto. 4 Caso eccezionale nell’ambito della produzione drammaturgica diLope;sivedanoalriguardoS.G.Morley-C.Bruerton,Cronologı´a delascomediasdeLopedeVega,cit.,eleosservazionipertinentidiF. WeberdeKurlat,“Elperrodelhortelano”,comediapalatina,in“Nueva RevistadeFilolog´ıaHispa´nica”,Me´xico,1975,XXIV,2,pp.339-63 [357]. 4