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I segreti dello spazio cinematograco PDF

284 Pages·2015·37.7 MB·Italian
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- I segreti dello spazio cinematografico - Un approccio semio-pragmatico per promuovere esperienze immediate nella realtà Tesi di Laurea di Héctor Chico. matricola 739399 Relatore | Luigi Bellavita Politenico di Milano Scuola del Design Corso di Laurea Magistrale in Design degli Interno A.A. 2014 | 2015 Indice 11 | Abstract - Premessa I luoghi cinematografici, racconto dei nostri sogni e ricordi 15 | Il film, un dramma con un significato per la nostra vita 19 | Luogo e nonluogo 21 | Il luogo (cinematografico) alla ricerca dello spettatore. 23 | L'ambiente 27 | La focalizzazione 29 | Gioco di sguardi 35 | Essere-vivamente-nel-mezzo 39 | Il paradosso dei luoghi 41 | Soggettivamente qui, ogget- tivamente là 49 | Note Vivere e costruire 100 | La composizione (o secondo gruppo dei codici visivi) il luogo (cinematografico) 100 | La prospettiva 102 | I margini del luogo 53 | La fabbrica delle immagini 104 | I modi del luogo 59 | Percepire le scene quotidiane 106 | L'illuminazione e cinematografiche 108 | Bianco&nero e colore 60 | Occlusione 110 | La mobilità (o terzo gruppo 62 | Altezze nel campo visivo dei codici visivi) 64 | Grandezza e densità relative 111 | Lo scruttamento della cinepresa 66 | Annebbiamento 114 | Il profilmico animato 68 | Messa a fuoco 117 | Organicità e disorganicità del luogo (cinematografico) 70 | Movimento prospettico 121 | Durata e frequenza del luogo 72 | Ombra e luce (cinematografico) 75 | Un rettangolo carico di emozi- 124 | Note one 79 | Scolpire il tempo 83 | L'esperienza comune della La polifonia della vita nei luoghi di narrazione visiva Andrej Tarkovskij, 85 | Pillow-shots Lars Von Trier 91 | Un uomo che vola sui tetti delle macchine all'interno di un tunnel ed Ingmar Bergman 92 | L'iconicità (o primo gruppo dei codici visivi) 129 | La polifonia della vita 92 | Della denominazione e riconoscimento iconico 130 | I paesi retorici 94 | Della trascrizione iconica 96 | Della composizione iconica 98 | Codici iconografici Andrej Arsen'evi(cid:254) Tarkovskij 293 | Un'ipotiposi spietata e candida 307 | Antichrist 313 | Un Eden iperbole 135 | Un poeta nel cinema. 327 | Melancholia 137 | L'infanzia d'Ivan 333 | Un eufemismo malinconico 143 | Un'infanzia ossimorica 345 | Nymphomaniac Vol. I e Vol. II 151 | Solaris 351 | L'analessi dell'autoliberazione 157 | Un chiasmo esistenziale 167 | Lo specchio Ingmar Bergman 173 | Ricordi sinestesici 187 | Stalker 193 | Una zona brachilogica 389 | Un regista fisico e metafisico 205 | Nostalghia 391 | Il settimo sigillo 211 | Zeugmi nostalgici 397 | L'asindeto prima della morte 223 | Sacrificio 411 | Come in uno specchio 229 | Sacrificio tautologico 417 | L'aferesi dell'angoscia 427 | Luci d'inverno Lars Von Trier 433 | La preterizione di una certezza messa a nudo 443 | Il silenzio 449 | L'epanodo del silenzio 241 | L'enfant terrible 463 | Persona 243 | Le onde del destino 469 | Antonomasia dell'immedesimazione 245 | Una fede allitterata 479 | Sussurri e grida 271 | Idioti 485 | Prosopopea dell'anima 277 | Un'idiozia reticente 499 | Sinfonia d'autunno 287 | Dancer in the Dark 505 | Diafora dell'angoscia umana 515 | Fanny e Alexander 521 | Tormente e Speranza, antitesi della vita Uno spunto progettuale 553 | Le figure retoriche come produttrici di esperienze imme- diate 556 | Indice iconografico 558 | Bibliografia 560 | Filmografia 563 | Sitografia 564 | Articoli e pubblicazioni 11 Abstract Un luogo è un agglomerato di (Tarkovskij), il dramma della vita Per lo svolgimento di questo lavoro, oltre alle elementi che “mette alla prova” la adulta (Von Trier) e la crisi esisten- figure retoriche ed al concetto della polifonia, razionalità dell’individuo, e ancor ziale che nasce dall’immanenza sono stati presi fortemente in considerazione tre modelli. Il primo è quello sviluppato da prima, i suoi sensi ed i suoi senti- della morte (Bergman). Francesco Casetti e Federico di Chio nel loro libro menti. Lo scopo di questa analisi Analisi del film, applicato nella prima parte e è quello di fornire al progettista di La progettazione di uno spazio soprattutto nella seconda per analizzare i codici interni uno spunto che arricchis- che si avvale consapevolmente visivi all'interno di un luogo cinematografico. ca il proprio bagaglio progettuale, delle figure retoriche, può creare Il secondo è quello svolto da James E. Cutting attraverso uno strumento appar- dei luoghi che abbiano la capac- che studia, in modo accurato, il modo analogo tanente ad un campo seman- ità di offrire agli individui delle in cui percepiamo le scene quotidiane e quelle tico differente: la figura retorica. esperienze immediate - non solo cinematografiche, analisi da cui prende il nome Nel linguaggio scritto, le a livello di una fruizione razionale l'omonimo capitolo. Il terzo è la struttura portante di questo lavoro, ovvero, la semio-pragmatica figure retoriche sono quei pro- dello spazio, ma soprattutto di una proposta da Roger Odin nel suo libro De la fiction. cessi stilistici, letterari e poetici fruizione emozionale - nella re- Nella sua opera, il semiologo francese adotta un che conferiscono al discorso altà di tutti i giorni, dall’ambiente atteggiamento nei confronti del film che pone una specifica vivacità, ricchezza privato a quello pubblico, dal lo spettatore come un fruitore che vive la realtà ed espressività. In questa sede, micro- al macro-contesto. cinematografica a seconda del proprio bagaglio tali figure del discorso verranno esperienziale ed in base ad un'emotività pura. La affiancate ai luoghi cinemato- prima parte di questo lavoro rispecchia il modo in grafici di Andrej Tarkovskij, Lars cui Odin struttura il film sotto forma di racconto Von Trier ed Ingmar Bergman. (narrazione e narrativizzazione); la seconda parte riguarda la costruzione da parte dello spettatore Sono tre le ragioni principali: il di un mondo mentale, operazione che lui chiama cinema è, per antonomasia, il diegetizzazione; la terza parte corrisponderebbe mezzo più immediato per vivere a quello che Odin definisce vibrare al ritmo degli un’esperienza che inizialmente avvenimenti raccontati dato che attraverso le non ci appartiene ma che finisce figure retoriche si vuole far vibrare lo spettatore per arricchire la nostra esistenza; al ritmo degli ambienti creati dai tre registi per le figure retoriche possono fun- capire meglio quella che è la polifonia della vita. gere da catalizzatori che regolano Le figure retoriche e la polifonia sono una analogia il rapporto tra i protagonisti ed i di quelle che Odin chiama operazioni psicologiche ed enunciazionali: in primo luogo perché esse luoghi del loro agire, e nello stes- connettono il nostro desiderio a quello operante so modo riescono a mediare il nelle storie raccontate per capire meglio la vita rapporto tra noi, spettatori, e nelle sue fasi più eclatanti; in secondo luogo quella realtà che si dispiega sullo perché mettono i parametri filmici al servizio schermo; gli ambienti di questi del racconto, omologando le relazioni diegetiche tre registi esprimono in modo (relazioni esistenti tra gli elementi della diegesi) eclatante la diverse tappe del e quelle filmiche (relazione tra lo spettatore ed il nostro vivere terreno - l’infanzia mondo diegetico). I I luoghi (cinematografici), racconto dei nostri sogni e ricordi 14 15 Il film, un dramma con un significato per la nostra vita “Drammatizzare fa parte della nostra vita. Per lo meno una vol- ta al giorno reinterpretiamo, ad esempio, il tempo meteorolog- ico - un fenomeno libero dalla nostra manipolazione diretta - rendendolo un’espressione del nostro personalissimo punto di vista: “Magnifico. Sta piovendo. Proprio oggi che sono giù di mo- rale. È sempre la stessa storia.” Oppure diciamo: “Non ricordo di aver mai sentito un caldo così soffocante”, per creare un le- game con le persone che vivono l’ambiente insieme a noi. Oppure: “Quando ero piccolo gli inverni erano più freddi e più lunghi”, per godere dell’esperienzia che porta con sé l’invecchiamento.” (Mamet, 2002; p.47). Nel suo libro I tre usi del coltel- lo, David Mamet spiega come il tempo sia impersonale, ma noi lo interpretiamo e lo sfruttiamo come elemento drammatico, lo carichiamo di senso e lo svilup- piamo come se fosse una trama, con lo scopo di comprendere il suo significato per il protagoni- sta, ovvero, per noi stessi. Dram- matizziamo il tempo, il passare Scena tratta dal film Muriel, il tempo di un ritorno (Alain Resnais, 1963). delle ore, il traffico e altri fenom- eni impersonali avvalendoci Hélène esce dall’appartamento. Questo spazio vuoto dall’esagerazione, dall’ironia, dal diventa l’elemento centrale della rappresentazione, sarcasmo, dal contrasto, dalla affermando il senso dell’assenza dell’uomo che la donna cercava, uomo che se ne è andato. sorpresa, strumenti impiegati 16 17 dal regista per creare fenomeni fatto che lui/lei si reca lì alla ricerca del È difficile, in definitiva, non vedere non ordinari dal punto di vis- tempo - o di quello perduto, o di quello le nostra vite come una rappre- che finora non ha trovato. L’uomo ci va ta emotivo. Drammatizziamo sentazione che ha noi stessi per alla ricerca di un’esperienza vitale, perché un avvenimento prendendo gli il cinema amplia, arricchisce e concen- protagonisti: dalla nostra infanzia eventi e riorganizzandoli, al- tra l’esperienza fattuale dell’uomo ma, ciè fino alla morte, passando attraver- largandoli, condensandoli, in facendo, esso non solo arricchisce, bensì so la complessità della vita adulta. l’allunga considerevolmente. Nel cin- modo da comprendere il signifi- I film, sono quel parallelismo dal ema autentico lo spettatore non è tanto cato personale che essi hanno uno spettatore quanto un testimone1. quale traiamo un significato pre- nella vita di ognuno di noi: in ciso da traslare nelle diverse fasi quanto protagonisti del dramma Riprendendo il concetto di del nostro vivere, del nostro pas- individuale che reputiamo sia la essenza dell’immagine cinemato- saggio temporale su questa terra. nostra vita, rendiamo il generale grafica sviluppata da Tarkovskij, e l’ordinario, particolare e og- essa è l’osservazione dei fatti e gettivo. Riordiniamo l’universo dei fenomeni della vita svolti nel in una forma comprensibile. tempo. L’immagine diventa au- tenticamente cinematografica Noi razionalizziamo, oggettivi- alla condizione che essa non solo amo e personalizziamo lo svol- viva nel tempo, ma che anche il gimento di questi eventi che si tempo viva in essa, e in ogni sin- trovano al’infuori di noi, esatta- gola inquadratura. Dal momento mente come facciamo per una che la nostra vita non è atem- rappresentazione, per un film. porale, un qualunque oggetto Il drammaturgo statunitense inanimato - un tavolo, una se- chirisce come, a proposito del dia, un bicchiere - inquadrato e dramma, ciascuno di noi spet- isolato da tutto il resto, non può tatori, parti attive di un pub- essere rappresentato separata- blico, interiorizziamo/intuiamo/ mente dal fluire del tempo, da creiamo/stabiliamo un signifi- un punto di vista senza tempo . cato filosofico del film. Poiché, in definitva, è un dramma con un Un film è godibile come la mu- significato per la nostra vita. Altri- sica, come il teatro, perché man- menti, perché lo guarderemmo? tiene attivo lo spettatore, infonde in lui/lei un intimo piacere e dà L’essenza fondamentale del cin- forma alla sua capacità di sintesi ema è collegato con l’esigenza razionale: la sua capacità di im- umana di appropriarsi e di pren- parare una lezione - da un tempo dere coscienza del mondo: perduto, dal qui e ora, da un tem- po utopico/distopico - che è il suo Facciata del palazzo di Hélène, L’impulso normale della persona che va meccanismo di sopravvivenza. luogo dell’assenza. in una sala cinematografica consiste nel 18 19 Scene tratte dal film Luogo e nonluogo I figli della violenza (Luis Buñuel, 1950). Sopra: Casa di Pedro. Sotto: Il paese retorico della tragedia. Oltre che alla ricerca del tem- all’individualità solitaria, al pas- mento. Il segno che siamo chez po - perduto a ritrovato - lo saggio, al provvisorio e all’effimero. nous è che riusciamo a com- spetattore si reca al cinema prendere e ad accettare senza per scorgere i luoghi emozi- Il luogo, invece, è lo spazio nel troppe difficoltà i luoghi e le ra- onali che parlino della sua con- quale l’individuo riesce a ritro- gioni presentati dal nostro in- dizione in questo mondo. “Un varvisi pienamente, sostituen- terlocutore, il regista, senza bi- luogo, quindi, può definirsi do il rapporto fittizio fra lui/lei sogno di lunghe spiegazioni. come identitario, relazionale e e un nonluogo per un legame storico, uno spazio che non può che gli permetta di evidenziare Questi paesi retorici anelano definirsi identitario, relazionale e la sua posizione, il suo atteggia- l’eternità dei nostri sogni. Di- storico, definirà un nonluogo”3. mento, le sue emozioni. Un luo- ventano dei cantieri per la nos- go è caratterizzato dalle diverse tra esperienza che superano L’apparizione e la proliferazione possibilità di percorrere i suoi il presente da due lati: “sono di nonluoghi nella surmodernità - confini, dalla pluralità dei dis- luoghi che risvegliano la ten- termine coniato dall’antropologo corsi che si posso tenere al suo tazione del passato e del futuro”6. francese Marc Augè - impone alle “interno” e dal linguaggio specif- nostre entità individuali delle es- ico attraverso cui si esprime. perienze e prove, del tutto nuove, di solitudine. Con nonluogo si in- Questo non ci costringe in nes- dicano due realtà complementari sun modo, au contraire5, di- ma diverse: “quegli spazi costruiti venta lo spazio della nostra in rapporto a certi fini (trasporto, libertà emozionale. L’individuo transito, commercio, tempo libe- conquista la propria identità. ro) e il rapporto che ogni individ- uo intrattiene con questi spazi”4. Possiamo descrivere il luogo Il nostro diviene un mondo nel come un paese retorico dove il quale si nasce in clinica e si mu- personaggio è chez soi, a casa sua, ore in ospedale, in cui si molti- a suo agio, definizione propos- plicano, con modalità lussuose ta dal filosofo francese Vincent e brutali, i punti di transito e le Descombes. La questione non occupazioni provvisorie (le ca- riguarda tanto l’identificazione di tene alberghiere, i club vacanza), un territorio geografico quanto in cui si sviluppa una fitta rete di un territorio retorico. Nel caso mezzi di trasporto (gli aeroporti, del cinema, noi ci troviamoi chez le stazioni), in cui grandi maga- nous, a casa nostra, quando sia- zzini (i centro commerciali, i su- mo a nostro agio con la retorica permercati), un mondo in cui del regista con cui condividiamo siamo destinati all’anonimità, l’esistenza in quel preciso mo-

Description:
271 | Idioti. 277 | Un'idiozia reticente. 287 | Dancer in the Dark. 293 | Un'ipotiposi spietata e candida. 307 | Antichrist. 313 | Un Eden iperbole. 327 | Melancholia. 333 | Un eufemismo malinconico. 345 | Nymphomaniac Vol. I e Vol. II. 351 | L'analessi dell'autoliberazione. 389 | Un regista fisico
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