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I rapporti sino-sovietici dagli anni Venti agli anni Settanta PDF

81 Pages·2007·2.65 MB·Italian
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Università degli studi di Venezia “Ca’ Foscari” Facoltà di lingue e letterature straniere Corso di laurea specialistica in lingue e istituzioni economiche e giuridiche dell’Asia Orientale I rapporti sino-sovietici dagli anni Venti agli anni Settanta Seminario di Storia e Istituzioni dell’Asia Orientale Docente: Prof. Guido Samarani A cura di: Federico Abbasciano Anastasia Bocchi Ileana Marzano Marco Maria Fernando Scandolaro Anno accademico 2006-2007 Università Ca’ Foscari Lingue e Istituzioni Economiche e Giuridiche dell’Asia Orientale Indice Indice pag. 1 Introduzione pag. 3 Anni Venti L’episodio di Harbin: primo conflitto politico tra Russia e Cina pag. 5 Inizio delle relazioni politiche tra Sun Yatsen e Mosca pag. 7 Problemi nelle relazioni sino-sovietiche negli anni 1920-1921 pag. 9 Relazioni tra Cina e Comintern pag. 11 Il manifesto di Sun Yatsen e Adolph Joffe del 1923 pag. 13 Cina e fascismo pag. 15 Dagli anni Trenta alla visita di Mao a Mosca L’ombra del Comintern pag. 18 Stalin e la guerra sino-giapponese pag. 20 Gli accordi di Yalta e il Trattato sino-sovietico del 1945 pag. 21 Dopo la fondazione della RPC: Mao Zedong e Stalin a Mosca pag. 26 Il Trattato sino-sovietico di amicizia, alleanza e mutua pag. 29 assistenza Anni Cinquanta Inizio delle relazioni ufficiali tra Mao e l’URSS pag. 34 La Guerra di Corea pag. 35 La morte di Stalin pag. 38 Il XX Congresso del Partito Comunista e l’inizio dei disaccordi pag. 39 Anni Sessanta L’apertura delle polemiche pag. 43 La Conferenza di Bucharest pag. 54 Relazioni economiche sino-sovietiche pag. 56 La Conferenza di Mosca pag. 59 Il XXII Congresso del PCUS pag. 60 I confini sino-sovietici pag. 60 Tentativi di mediazione pag. 62 La crisi cubana e la Guerra sino-indiana pag. 64 Il Trattato Test-Ban pag. 65 Conflitti nelle organizzazioni e nei partiti internazionali pag. 67 La disputa fino alle dimissioni di Khrushchev pag. 68 La disputa dopo le dimissioni di Khrushchev pag. 69 La seconda Conferenza afro-asiatica pag. 70 Vietnam e relazioni sino-sovietiche pag. 70 La Rivoluzione Culturale e le relazioni sino-sovietiche pag. 72 I conflitti di confine pag. 73 Dopo gli anni Sessanta pag. 75 Bibliografia pag. 76 I rapporti sino-sovietici dagli anni Venti agli anni Settanta 2 Università Ca’ Foscari Lingue e Istituzioni Economiche e Giuridiche dell’Asia Orientale Introduzione I rapporti sino-sovietici dagli anni Venti agli anni Settanta 3 Università Ca’ Foscari Lingue e Istituzioni Economiche e Giuridiche dell’Asia Orientale Sicuramente la Russia fu già negli anni che precedettero la nascita della Repubblica Popolare l'influenza dominante sulla gioventù benestante cinese per quanto riguarda i problemi sociali, culturali, economici e politici del paese. Questo fu vero nelle aree controllate dal Kuomintang così come in quelle controllate dai comunisti. Ovunque in Cina quella gioventù aveva ferventi idee rivoluzionarie e l'impatto dell'ideologia Marxista fu notevole, giungendo quasi ad essere un sostituto per la religione. Egli era letteralmente adorato dai giovani cinesi, e Stalin era il leader straniero più popolare, il socialismo era dato come l'unico possibile tipo di golverno per la Cina nel futuro e la letteratura russa aveva il maggiore seguito nel paese (le opere di Maxim Gorky riuscirono a vendere più di qualunque scrittore cinese, eccezion fatta per Lu Xun). Tutto questo è ancora più sorprendente se si considera che le altre nazioni imperialiste straniere come America, l'Impero inglese, la Francia, la Germania, il Giappone e l'Italia avevano migliaia di lavoratori nell'ambito economico, politico, culturale e missionario sul territorio cinese, i quali si prodigavano attivamente per propagandare alle masse il credo delle loro nazioni, mentre al contrario la Russia sovietica non abbe nemmeno una singola scuola, chieso o perfino un gruppo di discussione in Cina dove le dottrine Marxiste-Leniniste potessero essere discusse legalmente. Secondo lo scrittore Brian Snow, che wisse in Cina nel periodo tra il 1929 ed il 1960 anche l'influenza che la cultura Russa esercitò nelle aree comuniste del paese fu per lo più indiretta, inoltre era veementemente opposta dal Kuomintang. E' opinione comune che da un punto di vista del pensiero l'influenza russa ebbe da sola un impatto maggiore di tutte le missioni cristiane insieme. Bisogna ricordare che i comunisti cinesi entrarono volontariamente nel Comintern, e la loro unità d'intenti con il partito comunista russo sarebbe potuta essere liquidata in qualsiasi momento dai cinesi stessi. L'Unione Sovietica dunque era soprattutto un esempio vivente da imitare, non solo un alleato a cui appoggiarsi. Nonostante l'isolamento in cui vivevano i comunisti cinesi la prima costituzione dei soviet cinesi recitava già: “il governo sovietico di Cina dichiara la sua prontezza nel formare un fronte rivoluzionario unito con il proletariato mondiale e tutte le nazioni oppresse, e proclama che l'Unione Sovietica, la terra della dittatura del proletariato, è il suo leale alleato” Un esempio del non-isolamento ed internazionalismo dei comunisti cinesi fu l'intenso interesse che provarono per gli eventi successivi allo scoppio della guerra civile di Spagna. Venivano stampati speciali bollettini, le discussioni venivano incoraggiate e speciali discussioni vennero fatte nei dipartimenti politici e tra i soldati al fronte. Non era strano, in quel periodo trovare agricoltori delle aree rosse che conoscevano rudimentalmente i fatti riguardanti l'invasione italiana dell'Abissinia, e l'”invasione” tedesco- italiana della Spagna, per la quale le due potenze europee erano conosciute come gli “alleati fascisti” del loro nemico, il Giappone. Ovviamente all'adorazione dell'Unione Sovietica conseguirono le imitazioni delle idee, delle istituzioni, dei metodi e delle organizzazioni straniere. L'armata rossa cinese fu costituita basandosi sul modello dell'esercito russo, e molte delle sue tattiche militari vennero dall'esperienza sul campo dei russi. Le organizzazioni locali spesso seguirono il modello di quelle nate durante il periodo del Bolscevismo. E naturalmente, la linea politica, l'ideologia e la leadership furono sempre sotto la guida attiva dell'internazionale comunista, la qual cosa portò indubbiamente grandi benefici ai cinesi dalla possibilità di I rapporti sino-sovietici dagli anni Venti agli anni Settanta 4 Università Ca’ Foscari Lingue e Istituzioni Economiche e Giuridiche dell’Asia Orientale poter condividere l'esperienza collettiva della rivoluzione russa e dall'esperienza del Comintern. I rapporti sino-sovietici dagli anni Venti agli anni Settanta 5 Università Ca’ Foscari Lingue e Istituzioni Economiche e Giuridiche dell’Asia Orientale Anni Venti I rapporti sino-sovietici dagli anni Venti agli anni Settanta 6 Università Ca’ Foscari Lingue e Istituzioni Economiche e Giuridiche dell’Asia Orientale L’episodio di Harbin: primo conflitto politico tra Russia e Cina Il conflitto che sfociò tra gli interessi di politica estera sovietica e cinese è una pagina importante della storia delle relazioni tra i due paesi. Il conflitto fu messo in atto dal Concilio dei Deputati dei Soldati e dei lavoratori sovietico ad Harbin (Manciuria) che presero il potere su istigazione dei Bolsheviki locali nel Dicembre 1917, ma che fu presto sciolto dalle autorità cinesi. L’Armata Rossa, sulla scia della rivolta dell’Ottobre 1917, attraversò il confine dello Xinjiang, e passando dalla Mongolia giunse in Cina. Questo episodio fu analizzato da molti studiosi, che si focalizzarono principalmente sullo sviluppo delle relazioni diplomatiche durante il Gennaio e il Febbraio 1918. Con approcci e metodologie differenti essi hanno studiato principalmente il materiale relativo alla politica estera. I protagonisti della presa di Harbin, i Bolsheviki, guidati alla propria soggettiva visione della legge, giustificarono le proprie azioni in nome della lotta per la continuazione della rivoluzione Russa. Il presidente del Concilio motivò la presa di potere ad Harbin come azione necessaria per prevenire la nascita ed il consolidarsi di centri e basi della resistenza anti-sovietica in Cina. Il tre dicembre 1917 i Bolsheviki locali ad Harbin annunciarono che “ per ordine del Commissariato del popolo, il Concilio di Harbin dei Deputati de Soldati e dei Lavoratori è divenuto il rappresentante ufficiale del potere dello stato”. Lo stabilirsi dei Bolsheviki ad Harbin voleva essere la tappa iniziale di un’avventura militare internazionale. I Bolsheviki non erano minimamente turbati dal fatto che gli aderenti alla diplomazia tradizionale (ritenuta la giusta via per sviluppare relazioni internazionali) vedessero la presa di potere ad Harbin come un non autorizzato insediamento delle truppe rosse nel territorio cinese finalizzato ad istaurare il proprio regime come una grave violazione delle leggi internazionali accordate vigenti. Per legittimare il proprio operato K .Radek, leader Bolsheviko, affermò: “Revolutionary socialism, for as long as it has been around, has always insisted on, and recognized in fact, the right revolution had to interfere in the internal affairs of all nations”. I rapporti sino-sovietici dagli anni Venti agli anni Settanta 7 Università Ca’ Foscari Lingue e Istituzioni Economiche e Giuridiche dell’Asia Orientale La Cina, come altri paesi limitrofi alla Russia, era parte del progetto rivoluzionario dell’Armata Rossa, progetto che si sarebbe dovuto espandere a tutto il mondo. L’ordine nel Dicembre 1917 da parte di Lenin e Trotsky di “ devolvere due milioni di rubie agli uffici d’oltremare del Commissariato per gli Affari Esteri per le esigenze del movimento rivoluzionario internazionale” sortì un effetto bomba in Cina. Le autorità di Pechino presero immediate contromisure, inviarono numerosi telegrammi ai lords delle varie province, attuando una politica molto rigida nei confronti della propaganda e degli attivisti Bolsheviki. La “bomba” lanciata dai leader sovietici dilagò investendo tutta la Cina, favorendo la nascita di sentimenti anti-sovietici tra la popolazione cinese. Nel Gennaio 1918 Polivard (Deputato della Commissione per gli Affari Esteri) nella sua discussione con Li Shizhong (Segretario della missione cinese a Petrogrado) cercò di rassicurare le autorità cinesi, attraverso una serie di buone intenzioni. Infatti questo alto diplomatico russo asserì la volontà del governo sovietico di aiutare la Cina a diventare un paese Lenin e Trotsky indipendente in primis, ma impegnandosi anche su altri fronti come per esempio il supporto all’India nella propria guerra per l’indipendenza contro la Gran Bretagna. Buoni propositi atti a mantenere pacifiche le relazioni con Pechino. Bisogna dire che il materiale a disposizione dei ricercatori è molto esiguo. Degno di essere menzionato, al fine di comprendere meglio i rapporti tortuosi sino- sovietici, è il messaggio diplomatico inviato dal Concilio del Commissariato del Popolo Russo ai governi del Nord e del Sud della Cina il 25 Luglio 1919. Non appena fu resa nota l’esistenza di rapporti tra Cina e Russia, gli storici cinesi si affrettarono a convertire il termine “negoziazione” con “contatti”. Il loro intento era di definire le relazioni tra i due paesi come rapporti privati tra i loro rappresentanti. Questa volontà di celare la natura reale dei contatti sino-russi era dettata dalla necessità delle autorità cinesi di non contrariare gli altri membri dell’Entente, i quali si rifiutavano di riconoscere la Russia Sovietica. In rispetto alla volontà dell’Entente, la Cina rifiutò incontri ufficiali con le autorità sovietiche, ma in realtà aggirò semplicemente l’ostacolo, instaurando cioè relazioni ufficiose con gli agenti russi di politica estera. In conclusione, l’episodio di Harbin evidenzia come il tentativo di esportazione del modello sovietico rivoluzionario in Cina, si è rivelato un vero fiasco. La convinzione dei Bolsheviki, secondo i quali ovunque nel mondo, soprattutto in Cina, tutti i popoli oppressi dalle forze straniere fossero perfettamente idonee ad abbracciare il modello sovietico, si rivelò errata. I rapporti sino-sovietici dagli anni Venti agli anni Settanta 8 Università Ca’ Foscari Lingue e Istituzioni Economiche e Giuridiche dell’Asia Orientale Inizio delle relazioni politiche tra Sun Yatsen e Mosca Molti punti relativi ai rapporti tra Sun Yatsen, leader del movimento di liberazione nazionale in Cina, e il governo sovietico nei primi anni post-rivoluzione in Russia, sono ancora oscuri. E’ da domandarsi perchè negli anni Venti il governo sovietico decise di istaurare rapporti diplomatici proprio con Sun Yatsen piuttosto che, per esempio, con i militaristi cinesi del Nord e del Nord-Est della Cina che si disputavano l’autorità del governo di Pechino, ed esprimevano interesse nel stabilire rapporti con i rappresentanti della nuova Cina. Prima di esplorare queste relazioni è Sun Yatsen necessario ricordare le priorità della politica estera sovietica e il metodo utilizzato dalla leadership per consolidare le relazioni internazionali negli anni Venti. Tra il 1918 e 1920 l’intero territorio russo era interessato dal dilagare della guerra civile da un lato, e dall’invasione di forze straniere dall’Est e dall’Ovest dall’altro. Fondamentale per i russi era dunque la lotta contro l’intervento straniero, lotta da condurre attraverso gli strumenti della propaganda e della diplomazia. Durante la guerra civile e l’interventismo straniero la Russia promulgò innumerevoli note, memorandum indirizzati ai governi delle potenze estere per intraprendere una nuova forma di collaborazione diplomatica. Tale situazione comportò gravi difficoltà per i sovietici, che dovettero assumere un duplice atteggiamento: 1. Mantenere rapporti diplomatici con le forze estere 2. Contemporaneamente supportare il movimento rivoluzionario nei medesimi paesi stranieri L’intento di intraprendere una nuova linea diplomatica fu sviluppata da Lenin e dai suoi sostenitori, primi tra tutti Chicherin e L. Karakan. Essi istituirono il Commisariato del Popolo per gli Affari Esteri (Narkomindel); le iniziative di diplomazia e propaganda cominciarono a dare i loro frutti. Il rapporto del Narkomindel sul 7° Congresso dei Sovietici(Novembre 1918 Dicembre 1919) cita: “ In the East, The Soviet Governament harvests the fruits of its faithful, open and far-sighted policy, established from the very first days of its coming to power. Our official representatives, in I rapporti sino-sovietici dagli anni Venti agli anni Settanta 9 Università Ca’ Foscari Lingue e Istituzioni Economiche e Giuridiche dell’Asia Orientale spite of the willingness of some Asian governaments (for example of China) to establish relations with us, were not admitted due to the pressure of Entente, but the ideas of Russian Revolution serv the orient as a powerful means of waking up from a long hibernation...” Mentre Pechino avanzava lentamente gli accordi con i rappresentanti della nuova Russia, il corso delle circostanze indusse alla priorità di costituire relazioni con le potenze in opposizione al governo cinese. La linea della politica estere era coordinata con quella della Comintern (Organizzazione internazionale dei partiti comunisti. Fu fondata per iniziativa dei bolscevichi russi secondo i quali la rivoluzione d'ottobre aveva aperto, nella storia delle lotte del proletariato, una fase nuova per la conquista del potere politico, che rendeva prioritaria la difesa dello stato sovietico minacciato dalla reazione delle potenze occidentali). Fu proprio per questo motivo che Sun Yatsen apparve il personaggio chiave per la politica sino-russa. Mosca era soprattutto interessata a capire quale fosse l’atteggiamento di Sun Yatsen nei confronti della nuova Russia. Nel 1918 il leader cinese in occasione della vittoria rivoluzionaria in Russia mandò un inviato in Siberia per studiarne la situazione. Immediatamente informato dalle autorità del Narkomindel, Chicherin scrisse una lettera al capo del Governo del Sud della Cina a Canton, esprimendo la volontà di allacciare dei contatti ufficiali. La risposta Di Sun Yatsen fu tempestiva, nella sua lettera egli affermava che “ era estremamente interessato a conoscere l’organizzazione dei sovietici, del sistema militare e scolastico in Russia, e che sarebbe stato lieto di sapere qualsiasi cosa relativa a questi argomenti, e soprattutto relativamente all’educazione”. Il primo documento ufficiale è la Dichiarazione Sovietica, indirizzata al capo del governo di Canton nel Luglio del 1919, che delineava il programma per lo sviluppo delle relazioni sino-russe. Altro documento importante del 1920 è il Rapporto di Zhou Zi-qin, il quale afferma che “allo stato attuale delle cose il Governo di Canton può essere considerato la sola effettiva organizzazione in grado di implementare la propaganda comunista in Cina. Secondo la logica di Sun Yatsen, la realizzazione della democrazia sarebbe l’unica via per eliminare il militarismo e perpetrare riforme sociali”. La corrispondenza tra Sun Yatsen e i leaders sovietici divenne più abbondante nel 1922, dopo che Joffe fu inviato in Cina. A quel tempo la prima fase per stabilire rapporti tra il leader di Canton e la Russia era praticamente completata. Il principale risultato era il riconoscimento del reciproco interesse da entrambe le parti. Il famoso comunicato di Joffe e Sun Yatsen, che fissa le posizioni di entrambe le parti, manifesta la strada per una più profonda relazione tra le autorità sovietiche e Sun Yatsen. E’ perciò il caso di affermare che Sun Yatsen ha occupato un ruolo importante nella politica estera sovietica, determinato dal significato politico e pubblico che egli ha assunto nella storia della Cina. I rapporti sino-sovietici dagli anni Venti agli anni Settanta 10

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Relazioni economiche sino-sovietiche pag. 56. La Conferenza di Mosca pag. 59. Il XXII Congresso del PCUS pag. 60. I confini sino-sovietici pag. 60.
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