ebook img

I racconti della Bibliotechina aurea illustrata. Vol. 3. Racconti ai poli e allequatore PDF

214 Pages·2006·11.86 MB·Italian
Save to my drive
Quick download
Download
Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.

Preview I racconti della Bibliotechina aurea illustrata. Vol. 3. Racconti ai poli e allequatore

INTRODUZIONE Dai ghiacci eterni al torrido equatore La produzione libraria della casa editrice palermitana Salvatore Biondo era costituita in massima parte da testi scolastici, racconti per l'infanzia e roman- zi per ragazzi. L'impresa siciliana si affermb su tutto il territorio nazionale ne- gli anni a cavallo tra la fine dell'ottocento e gli inizi del Novecento, conqui- standosi una posizione rilevante nell'ambito dell'editoria dell'epoca. Dopo la morte del fondatore, avvenuta nel 1909, l'attività venne continuata dai suoi tre figli, Andrea, Luigi ed Eugenio, che ne modificarono la denominazione in Casa Editrice Salvatore Biondo dei Fratelli A., L. & E. Biondo, estenden- do i loro interessi anche al teatro e al cinema. Realizzarono, infatti, a Paler- mo un grande teatro di prosa e un elegante cinematografo, ancor oggi funzio- nanti. Oltre a Emilio Salgari, erano numerosi gli autori che scrivevano per gli im- prenditori siciliani, fra questi: Ida Baccini, Tullo Bazzi, Onorato Fava, Anna Vertua Gentile, Jambo, Emma Perodi, Elvira Simonatti Spinelli. Collabora- rono anche Edmondo De Amicis, con il volumetto Il mio ultimo amico (1917), e Luigi Capuana, con una serie di libri di lettura per le scuole elementari e diverse novelle, alcune delle quali furono pubblicate fra i primi numeri della u Bibliotechina Aurea Illustrata*. Nel dicembre 1922, la Salvatore Biondo venne trasformata in Società Ano- nima I.R.E.S. (Industrie Riunite Editoriali Siciliane). La nuova gestione con- tinub a pubblicare le collane stampate in precedenza che, in alcuni casi, fu- rono perfino arricchite con nuovi inserimenti. Conosciamo ancora poco sui rapporti intercorsi fra i Biondo ed Emilio Salga- ri. Le scarse notizie di dominio pubblico riguardano soprattutto i 67 racconti pubblicati nella collana della «Bibliotechina» con lo pseudonimo di capita- no Guido Altieri, che vennero presentati per la prima volta, alla fine del 1900, su *Psiche», periodico d'arte e letteratura dalla splendida copertina li- b-. I testi salgariani della ~Bibliotechinasc, he si alternano ai titoli di altri auto- ri, tra il n. 64 e il n. 251, si protrassero fino al 1906: venivano pagati dodici lire ciascuno e l'editore, com'era d'uso all'epoca, ne acquisiva la completa proprietà. Questo terzo volume raccoglie ventitré racconti le cui avventure hanno luo- go in due differenti zone climatiche: cinque sono, infatti, ambientati fra le gelide distese dei ghiacci eterni, mentre i rimanenti diciotto hanno invece come sfondo i torridi paesaggi del deserto africano o delle foreste equatoriali. Anche se cambia lo scenario, rimangono comunque intatti i motivi scate- nanti dell'avventura: la caccia, il salvataggio, le insidie della natura. Le avventure del cacciatore siberiano Roskoff, protagonista di tre racconti, I cacciato+ di lupi, Un'avventura in Siberia e Fra i ghiacci del Polo Artico, costitui- scono un piccolo ciclo dei ghiacci che valorizza in particolar modo la fauna, gli usi e i costumi di quelle fredde regioni. Diverse novelle hanno un fondamento storico. In particolare, Lo schiavo della Somalia narra la *storia vera» di Sadì Omar, un moretto salvato dalla schia- vitù da un marinaio italiano che lo conduce poi in Italia. L Perduta fra solitudini dell'Amazzoni presenta una vicenda realmente acca- duta alla fine del XVIII secolo: le peripezie di madame Godin, che intrapre- se la traversata del continente sudamèricano, dal Perii alla Guaiana france- se, nel golfo del Messico, per raggiungere il marito, gravemente ammalato. L'indomita donna ebbe il coraggio di attraversare da sola, poiché i suoi com- pagni erano morti per le febbri contratte durante il viaggio, senza viveri e armata solo d'un fucile, la foresta amazzonica, in un'estenuante marcia dura- ta tre mesi. L'eroe di Karthum è un racconto storico di straordinaria intensità, il cui pro- tagonista è il leggendario generale Gordon, nella sua ultima, fatale lotta con- tro i rivoltosi capeggiati dal Mahdi, in Sudan. Fra i vari artisti che impiegarono il loro talento per le edizioni Biondo vi fu il fiorentino Corrado Sarri, specializzato in libri di favole, che, fra l'altro, rea- lizzb diverse illustrazioni per i racconti a firma Altieri apparsi nella ~Biblio- techina,. Si tratta di tavole in bianco e nero, dal tratto semplicistico ma sem- pre coinvolgente. La copertina di questo volume è scelta tra quelle realizzate da S. Talman per i racconti pubblicati da Sonzogno negli anni '30 dello scor- so secolo. Caterina Lombardo Awenture tra i ghiacci UN'AWENTURA IN SIBERIA - Quando mi accadde l'avventura che sto per raccontarvi - mi disse una sera Roskoff il siberiano - non ero più un giovanotto, anzi ero diventato un caccia- tore famoso in tutta la foce del fiume Obi. «Anche quell'anno l'inverno era stato freddissimo e moltissimi ghiacci si era- no accumulati sulle sponde del mare e presso lo sbocco del fiume. La naviga- zione era stata completamente interrotta, tutto essendo gelato. «Io avevo fatto delle frequenti scorrerie fino al mare, colla speranza d'incon- trare degli orsi bianchi; ma sempre inutilmente. Quegli insuccessi mi cruccia- vano non poco, avendo promesso ad un negoziante russo una mezza dozzina di pelli di quei feroci animali. «Un giorno vedo entrare nella mia capanna un giovane samoiedo, una specie di selvaggio, ma che conoscevo da lunga data, avendomi venduto parecchie volte delle pelli di lupo, di zibellini e di volpi. «"Papà Roskoff' mi disse, "io so che voi cercate degli orsi bianchi." «"Ne hai veduto qualcuno, Katiko?" gli chiesi, alzandomi vivamente. «"Ne ho anzi veduto parecchi, papà Roskoff' mi rispose. «"E dove?'' «''Sono sbarcati ieri mattina da un grande banco di ghiaccio, spinto dalle on- de sulle nostre spiagge." «Dovete sapere, mio giovane amico, - aggiunse Roskoff - che, quando al polo comincia il gelo, gli orsi bianchi, i quali sono quasi sempre affamati, hanno l'abitudine d'imbarcarsi sui banchi di ghiaccio e di lasciarsi trasportare dalle onde e dalle correnti. «Ai primi freddi le foche e le morse emigrano verso il sud, sicché gli orsi bian- chi, che si cibano di quegli anfibi, sono costretti a seguirli per non morire di fame. I RACCONTI DELLA BIBUOTECHINA AUREA ILLUSIRATA «l1m ale è che le foche e le morse sono nuotatrici perfette, vivendo quasi sem- pre in acqua, mentre gli orsi bianchi sono animali terrestri. «Sono però anche loro buoni nuotatori, essendosene veduti alcuni a trenta e perfino a quaranta miglia dalle terre più vicine. Comprenderete però che non potrebbero percorrere le cinque o seicento miglia che separano la Siberia dal polo. <<Nonpo tendo dunque seguire le foche e le morse nelle loro emigrazioni, co- me vi dissi, s'imbarcano ad un banco di ghiaccio affidandosi alla sorte. Qual- che volta riescono ad approdare sulle spiagge della Siberia. Sovente, invece, il banco di ghiaccio che li trasporta, scende in climi meno freddi, a poco a poco le acque lo rodono, lo consumano ed allora gli orsi finiscono coll'annegarsi. «Udendo la proposta di Katiko, potete immaginarvi se accettai subito di andar a trovare gli orsi che erano sbarcati. Sapendolo un buon tiratore, gli diedi una carabina a due colpi con parecchie cartucce, ci cacciammo nella cintura dei lunghi coltelli, ci fornimmo di provvigioni e lasciammo la capanna costeg- giando la riva destra dell'obi. «l1f iume era tutto gelato; fra i banchi di ghiaccio accumulati alla foce c'era un numero infinito di uccelli marini, i quali volteggiavano, facendo un baccano infernale. «Vi erano legioni di gabbiani, di procellarie, i funesti uccelli delle tempeste, amando trastullarsi fra i soffi poderosi degli uragani, di strolaghe e di pellicani, grossi volatili muniti d'un becco enorme, il quale contiene un sacco dove ven- gono collocati i pesci, che quegli uccellacci prendono molto destramente. «Dopo quattro ore di marcia faticosa, io e Katiko giungevamo sulle rive del mare. «Quale spettacolo offriva l'Oceano Artico! «Fin dove giungevano i nostri sguardi, non si vedevano che ghiacci colossali, confusamente addossati gli uni agli altri. Vi erano banchi immensi che misu- ravano parecchie miglia d'estensione, rotti da larghi crepacci che lasciavano vedere l'azzurra tinta del mare, e montagne di forme strane che rappresentava- no ora delle arcate, ora dei castelli diroccati, ora delle cupole semisfondate. «"IO non vedo alcun orso" dissi a Katiko, dopo d'aver osservato attentamente tutti quei ghiacci. "Che abbiano sentito il nostro avvicinarsi?" «"Tu sai, papà Roskoff, che quegli animali non stanno mai fermi'' mi rispose il samoiedo. "Ieri sera ne ho veduto due fra questi ghiacci, accompagnati da due orsacchiotti." «"Una famiglia intera." «"SI, papà Roskoff. Avevano uccisa una foca e stavano divorandosela." «"Allora li troveremo'' dissi. "Costruiamoci un ricovero e aspettiamo che il so- le tramonti." UN'AVVENTURA IN SIBERIA «I1 materiale non mancava. Coi nostri coltellacci tagliammo dei blocchi di ghiaccio e li collocammo gli uni sugli altri cementandoli con neve e formam- mo una specie di cupoletta sufficiente a contenerci entrambi. «Vi parrà strano, eppure entro quelle casette di ghiaccio ci si sta benissimo e non fa freddo. I1 calore dei nostri corpi è sufficiente a rendere la temperatura molto tollerabile. *Avendo portato con me una lampada a spirito, ci preparammo un thè bollen- te, poi accendemmo le nostre pipe, aspettando pazientemente che il sole tra- montasse. *Quando le tenebre invasero il mare e la pianura sulla quale ci trovavamo, misi in una scatoletta di latta del grasso e un pezzetto d'esca, la accesi e andai a collocare il recipiente a cinquecento passi dalla nostra casetta di ghiaccio. «Gli orsi hanno un fiuto meraviglioso e sentono a parecchie miglia l'odore del grasso che brucia. Immaginandosi che delle persone stiano cucinando, accor- rono subito per prendere parte al pasto e possibilmente per mangiare i cuochi. *Non mi ero ingannato sulle mie previsioni. Non era trascorsa un'ora quando Katiko, che spiava i dintorni da un foro aperto nella parete della capannuccia, si volse verso di me, dicendomi: *"Papà Roskoff, gli orsi si avvicinano". «"Quanti sono?" gli chiesi. *"È la famiglia che ho veduta ieri." «"Due orsi e due orsacchiotti?" «"Sì, papà Roskoff." «"Sono troppi per noi, però non ce li lasceremo scappare." «''xrerem~ restando nella capanna." «"Sì, Katiko" risposi. "Non sarebbe prudente assalirli all'aperto." «"E se dopo la scarica fuggono?" «"Ci faremo animo e l'inseguiremo. Lasciami vedere." «Mi accostai al pertugio e guardai nella direzione indicatami dal samoiedo. Quantunque la notte fosse scesa da qualche ora, il riflesso dei ghiacci spande- va una luce bastante a distinguere qualsiasi oggetto, anche ad una grande di- stanza. *Vidi subito la famiglia orsina. I1 maschio, che è assai più grosso e meglio svi- luppato delle femmine, precedeva il gruppo. «Era un animale di taglia gigantesca, uno dei più grossi che io avessi veduto fi- no allora, misurando non meno di ne metri dalla punta del muso al principio della coda. es'avanzava lentamente, con diffidenza, scuotendo incessantemente la testa. Ogni dieci o dodici passi si arrestava come se fiutasse l'aria. *Ad una ventina di metri veniva la femmina assieme ai due orsacchiotti, i I RACCONTI DELLA BIBLIOTECHINA AUREA ILLUSIRATA quali, ignari del pericolo, di tratto in tratto si saltavano addosso rotolandosi in mezzo alla neve. «Erano grossi come due cani di Terranuova. Pure, assalendoli, potevano pre- sentare anche loro qualche pericolo. «"Vengono verso di noi!" mi chiese Katiko. «"Sì, l'odor del grasso li attira" risposi. "Mi sembrano però molto diffidenti." «"Vuoi che strisciamo verso di loro, papà Roskoff!" «"Non commettiamo questa imprudenza, Katiko!" risposi. "Aspettiamo prima che vengano a tiro di carabina." «l1 maschio, di certo un vecchio molto astuto, continuava ad avanzarsi con prudenza. Quando trovava sul suo cammino qualche rialzo di ghiaccio, lo sali- va e di là ispezionava la pianura. 41f urbo doveva essersi accorto della nostra capannuccia e prima di avanzarsi voleva forse essere certo del numero delle persone che conteneva. «Ad un certo momento parve però che l'appetito fosse più forte della pru- denza, poiché vedemmo l'orso affrettare il passo dirigendosi verso di noi o meglio verso la scatola contenente il grasso, già ormai sciolto dall'ultima fiam- mata. «"Attento, Katiko" dissi al samoiedo. "11 briccone si avanza." «"Allora apro un pertugio." «Col suo coltello scrostò il ghiaccio ed in pochi istanti aprì un finestrino. «l'orso era già giunto a duecento meni. Trattenuto da un ultimo resto di diffi- denza, si fermò qualche minuto, fiutando a più riprese l'aria, poi mosse verso la scatola del grasso che esercitava sul ghiottone un fascino irresistibile. «Io avevo puntato la carabina e lo prendevo di mira. uKatiko, invece, mirava l'orsa, la quale si era arrestata alcuni passi più indie- tro, assieme ai due orsacchiotti. «"FUOCO!g" ridai. «Due spari rimbombarono quasi istantaneamente. L'orso aveva mandato un urlo acuto ed era caduto awoltolandosi fra la neve. «La femmina era pure stata colpita, poiché la vedemmo accostarsi al maschio, zoppicando. «"Sono nostri" gridai, slanciandomi fuori della capanna. «Avevo però gridato troppo presto vittoria! «Gli orsi polari, al pari dei grigi delle Montagne Rocciose dell'America del Nord, posseggono una vitalità straordinaria, difficilmente si riesce ad abbat- terli con una sola palla, a meno che non vengano toccati al cuore o al cer- vello. «Talvolta resistono ancora con otto o dieci palle nel corpo. «Appena giunti presso il maschio, lo vedemmo alzarsi di colpo, ergersi sulle UN'AVVENTURA IN SIBERIA zampe deretane e correrci addosso con foga irresistibile. I1 suo pelo giallastro era macchiato di sangue, nondimeno la ferita non doveva essere grave. «I1 suo assalto fu così improvviso, che non pensammo subito a scaricargli ad- dosso gli altri due colpi dei nostri fucili. ~Katikoc, he si trovava dinanzi a me, fu subito afferrato dal gigantesco anima- le, il quale se lo strinse subito al petto per soffocarlo contro il fitto pelame. «I1 bravo samoiedo non era però alle sue prime armi. Conoscendo la tattica degli orsi, fu pronto a puntare un ginocchio contro il ventre dell'animale, ed estrasse il coltellaccio. «Io non ero potuto accorrere in suo aiuto, perche l'orsa mi si era gettata ad- dosso colla speranza di fare altrettanto di me. «Con un salto però evitai la stretta e, puntato rapidamente il fucile, glielo sca- ricai sul muso, fracassandole una mascella. «Vedendola indietreggiare, approfittai per scagliarmi contro il maschio. Impu- gnato il fucile per la canna gli assestai alcuni colpi cosl poderosi da costringer- lo a lasciare la preda. «"Fuggiamo!" gridai al samoiedo, quando lo vidi libero. «I1 povero giovane aveva ricevuto delle profonde graffiature sulle spalle ed aveva avuto la giacca lacerata. Nulla però di grave. «Raccolse il fucile che durante la lotta gli era caduto e fuggimmo tutti e due riparandoci nella capannuccia. Con alcuni massi di ghiaccio turammo l'aper- tura che ci serviva di porta, poi ci precipitammo verso le due aperture. «Gli orsi non ci avevano segulto, tuttavia eravamo ben lontani dall'esser tran- quilli. Conoscevamo troppo bene quegli animali per illuderci sulle loro inten- zioni. ~"Katiko,"d issi "prepariamoci a sostenere un assedio in piena regola." «"Vengono ad assalirci, papà Roskoff?" mi chiese il samoiedo. «"Di questo sono certissimo" risposi. "Fortunatamente abbiamo dei viveri per un paio di giorni e le cartucce non ci mancano." «Mentre gli orsi indugiavano ad assalirci, visitai le ferite del giovane samoiedo. *Aveva ricevuto due graffiature profonde molto dolorose, nondimeno non pre- sentavano alcuna gravità. Le lavai con un po' d'acquavite e le fasciai alla meglio. «Avevo appena terminato quando vidi i due orsi dirigersi verso di noi, accom- pagnati dagli orsacchiotti. «Entrambi avevano il pelo macchiato e lasciavano sulla neve delle impronte sanguinose. I1 maschio specialmente, che aveva ricevuto la mia palla in mezzo al petto; pareva assai sofferente a giudicarlo dalle sue urla. «"Sono stati conciati per bene, tutti e due" mi disse Katiko. «"Hanno ancora tanto vigore da demolire la nostra casupola" risposi io. "Quel- le bestie hanno la pelle molto dura, mio giovane amico. Ah! I furbi!"

See more

The list of books you might like

Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.